Con molta cura: l’esercizio quotidiano dell’amore: il libro di Cesari nato da Fb
Per mesi ha tenuto inchiodati allo schermo dei telefoni e dei computer migliaia di persone a tutte le ore del giorno. Si stringevano tutte attorno a un uomo e la sua pagina Facebook, dalla quale spargeva parole meravigliose sulla bellezza della vita umana, di cui ne sapeva apprezzare il valore soprattutto ora che lottava contro la malattia. Severino Cesari, assieme a Paolo Repetti, è stato il padre della riuscita collana di Einaudi ‘Stile Libero’ e uno dei più importanti editori italiani degli ultimi decenni. Dalla sua mente fioriva la letteratura su carta, finché un giorno ha deciso di aprire un profilo sul social più diffuso al mondo. È successo nel 2014 negli anni successivi a un trapianto di rene e alla lotta contro un cancro “subdolo e geniale” e poco prima di vedersela con un secondo tumore e varie ischemie.
«Io sono nient’altro che la cura che faccio. E non sono solo nel farla. La cura presuppone l’esercizio dell’amore. Non c’è altra vita che questa, questa vita meravigliosa che permette altra vita. In una ghirlanda magica, un rimandarsi continuo». Un animo forte e combattivo che non perde mai di vista l’amore per gli altri e per se stessi. Fu sua moglie Emanuela a spingerlo: «mi disse: tu hai bisogno di aprirti, non di chiuderti, Facebook può essere l’occasione. (….) La guardai con commiserazione, come chi è abituata a vedere il lato più semplice delle cose. Il giorno dopo, cautamente, ero al computer, a scrivere». Da qui nasce un libro e la letteratura di Cesari ritorna su carta:
“Con molta cura” mette in fila i post più luminosi apparsi sul profilo. Severino Cesari è morto il 25 ottobre e i commenti di scrittori e intellettuali che a loro volta lasciavano scie di luce, con la loro arte di tramutare la profondità degli animi in parole, sono ancora visibili su Fb. Il libro invece promette una lettura priva di distrazioni, di like e di faccine.
Tanti personaggi surreali animano il racconto della sua vita reale. C’è il farmacista Sebastiano, i medici di Quantico, l’ospedale dove viene curato e troneggia il pino Achille, le scaglie della luna dell’Esquilino, il rene trapiantato Emilio, i Pulitori Selvaggi delle Strade nelle notti senza pace. Sono proprio le parole a fornire l’ancora di salvezza e l’osservazione ‘religiosa’ delle cose minute fornisce a Severino le “fonti inaspettate della gioia”, dall’infermiera Miss Universo che deve fargli la puntura e cerca le vene distrutte dagli aghi al cappuccino di riso del Micky Bar alle mazzancolle al mercato del pesce.
«L’esercizio quotidiano dell’amore, questo infine auguro a tutti. Non c’è altro, credete».
«Se non avete sottomano l’opportunità di una cura da fare – scherzo, ma fino a un certo punto! – potete però sempre prendervi cura. Prendervi cura di voi stessi, e di quelli cui volete bene. E magari anche degli altri. Non c’è davvero altro, credete. Questo è davvero importante, penso allora: non è vita minore questa mia che adesso mi è data, è vita e capacità e voglia di sorridere alla vita».
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