Medici, una categoria ad alto rischio violenza
Non sono tempi facili per chi indossa un camice. Lo ha ribadito anche Francesco Rocco Pugliese, presidente della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) ascoltato in Commissione Sanità del Senato:«Gli operatori sanitari sono 16 volte più a rischio di violenza degli altri lavoratori», e in particolare «gli operatori dei Dipartimenti di Emergenza, e prevalentemente gli infermieri, rischiano di subire comportamenti violenti».
Assuefatti alla violenza
Purtroppo, ha precisato Pugliese, «il fenomeno è assolutamente sottodimensionato, poiché normalmente vengono denunciate solo le aggressioni in cui sono riportate lesioni gravi», e questo è dovuto probabilmente al fatto che gli operatori sono ormai assuefatti alle aggressioni, soprattutto verbali, che considerano facenti parte del loro lavoro. In loro prevale, ha aggiunto Pugliese, «il senso di rassegnazione e frustrazione». La gestione del fenomeno, per la Simeu, deve avvenire attraverso interventi sul contesto, sugli operatori, sui media e legislativi. Il ddl 867 “Disposizioni in materia di Sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie”, in discussione al Senato, è “indispensabile” ma è necessario anche «risolvere il problema del sovraffollamento del pronto soccorso, che determina allungamento dei tempi di attesa, scarsa possibilità di comunicazione e ridotti tempi di assistenza». Così come è necessario, ha concluso Pugliese, «formare gli operatori a tecniche di comunicazione per la gestione dei pazienti difficili».
Picchiate me
Uno che non si è mai tirato indietro nella difesa dei camici bianchi, e che tra i primi ha compreso la gravità del fenomeno, è il segretario generale Fimmg Silvestro Scotti. Nell’aprile del 2018, un momento particolarmente caldo dal punto di vista delle aggressioni, scrisse una lettera aperta che colpì molto l’opinione pubblica.
A tutti quelli che pensano che sia giusto picchiare un medico che cerca di fare il proprio dovere nei limiti di un’organizzazione che non dipende da lui, di una logistica che non dipende lui, di una condizione di malattia la cui evoluzione – nonostante il suo impegno – non potrà cambiare voglio dare un’occasione: picchiate me!!
A tutti quelli che rivolgendosi in una sede di continuità assistenziale (ex guardia medica), e trovando una donna, pensano per questo di essere “i più forti” e la aggrediscono dico: picchiate me!!
A tutti quelli che in un pronto soccorso, senza considerare il diritto di assistenza di tutti, penseranno di farsi giustizia da soli senza una prova, senza una possibile difesa, senza una condanna, ma solo certi delle proprie ragioni figlie solo d’ignoranza e asocialità dico: picchiate me!!
A tutti quelli che solo perché un’autoambulanza, a loro avviso e nella tensione di un’emergenza, appare arrivare in ritardo o non si reca nell’ospedale che loro credono più adatto. A quanti aggrediscono medici ed equipaggio e poi sono gli stessi che se sono nel traffico non danno spazio ai mezzi di emergenza o vanno in ospedale per le ragioni più inappropriate – determinando loro stessi le ragioni dell’attesa in pronto soccorso dico: picchiate me!!
A tutti quelli che considerano che un medico debba essere aggredito perché magari ha assistito al meglio il paziente che ha di fronte (sulla base di regole che impongono di dedicare immediate attenzioni ai casi più gravi per poi passare a tutti gli altri), ma piuttosto credono che debba dedicarsi prima di tutto a loro, perché sono arrivati prima o perché hanno deciso che sono loro i più gravi, dico: picchiate me!!
Picchiate me! Perché così in un atto solo avrete simbolicamente fatto “ingiustizia” verso tutti i medici della provincia di Napoli, ma anche verso tutti i medici di famiglia, di continuità assistenziale (ex guardia medica) e di emergenza sanitaria territoriale (medici del 118) da me rappresentati a livello nazionale e sono tanti!!
Picchiate me! Poiché come tutti i medici aggrediti, non riconosciuti in un ruolo di pubblico ufficiale, non rischierete nulla. Perché come medico, qualunque cosa mi facciate sceglierò sempre di non essere contro di voi con una denuncia. Così, fintanto che sarà necessaria una querela di parte, in assenza dell’attivazione immediata di un procedimento d’ufficio, nessuno vi imputerà di nulla.
Picchiate me! Così nessuno dei nostri figli penserà domani alla professione del padre o della madre come una professione degna di un riconoscimento sociale, ma piuttosto penserà che sia una professione indegna, da correggere addirittura con la violenza e con pene corporali. E tutto questo in uno Stato che non difende chi difendendo il diritto alla salute si prende cura di del senso stesso dello Stato, come il dovere civile di essere sempre al fianco dei più fragili, gli ammalati.
Picchiate me! Così in un atto solo potete dare un messaggio forte a tutti quelli che domani penseranno di affrontare un percorso di studi tra i più lunghi e i più complessi, armati solo dall’idea di poter fare la professione più bella del mondo, per poi scoprire che questa cosa la pensano solo loro e non la società civile per cui si adoperano.
Picchiate me! Se pensate che se qualcuno ha picchiato un medico ha fatto bene, anche se semplicemente non lo dite ma lo manifestate con il silenzio verso un atto che sa solo di vigliaccheria e che per quanto non lo comprendiate sta levando un diritto anche a voi.
Picchiate me! Anche se forse non sarò l’ultimo, mentre mi starete picchiando, pensate che nel prossimo futuro ce ne saranno sempre di meno a farsi picchiare. Fino al punto di non trovarne nessuno. Allora si che avrete fatto giustizia, ma di un’unica cosa, del vostro diritto di essere assistiti e curati. E in fondo solo allora capirete che se Picchiate me, picchiate voi stessi.