Così longevi, saremo tutti pazienti
di Marco Trabucco Aurilio
Saremo tutti pazienti! Scongiuri a parte, i recenti dati sullo stato di salute degli italiani parlano chiaro: aumenta l’aspettativa di vita ma, parallelamente, aumentano le malattie croniche. Quasi 24 milioni di cittadini soffrono di una malattia cronica, ipertensione e diabete su tutti. Nella stessa direzione anche le patologie oncologiche con quasi mille nuove diagnosi al giorno con aumento dell’incidenza principalmente negli over 65. In uno scenario con il quale realisticamente dobbiamo abituarci a convivere, per questo è fondamentale l’equazione “medico – paziente – cura”. Proprio parlando di cure, è innegabile che la ricerca in campo farmaceutico abbia fatto passi da gigante: dall’oncologia con terapie innovative sia in termini di efficacia che di riduzione degli effetti collaterali alle malattie rare, dove si tutela il diritto alla salute con soluzioni terapeutiche realizzate anche per poche persone – i cosiddetti “farmaci orfani”.
Il medico e gli operatori sanitari in genere hanno visto nel corso della storia un’evoluzione relazionale nel rapporto con i pazienti molto discontinua. Dal medico ippocratico del “prendersi cura” e della centralità del paziente, ai forti passi indietro dei secoli dal Trecento al Seicento dove non è più il soggetto-paziente ad essere centrale, ma soltanto la malattia e la disfunzione. Non dilungandoci oltre nella storia, possiamo certamente dire che oggi nella società iperconnessa e dei tuttologi del web, il medico ha il difficile compito non solo di coinvolgere, ma spesso di convincere. L’empowerment dei pazienti e cittadini diventa, quindi, elemento imprescindibile per una corretta attuazione delle politiche sanitarie. Il recente decreto sui vaccini ne è un esempio calzante: proteste di molte mamme all’esterno del Ministero, Regioni che fanno ricorso contro il decreto e soliti antivax infestatori seriali del web che impazzano. Pur fortemente convinti, come sempre ribadito anche su queste pagine, dell’alto e insostituibile valore in termini preventivi e sociali dei vaccini, non si può non evidenziare una discutibile strategia comunicativa del decreto, a dimostrazione che senza condivisione e confronto, dal piccolo ambulatorio di paese fino alla partecipazione delle associazioni nei tavoli istituzionali(Agenas e Aifa su tutti) non esiste programmazione sanitaria.