Charlie Gard, brutte notizie dagli esami
Oggi una nuova udienza per il piccolo Charlie Gard, la cui sorte sembra essere ormai segnata dallo stallo nato per una battaglia legale che sembra infinita. In attesa che l’Alta Corte di riunisca, dal Regno Unito, purtroppo, è arrivata una doccia gelata per i Gard e per le migliaia di persone che sono vicine alla famiglia tramite i social. Per il Great Ormond Street Hospital di Londra, infatti, l’esito dell’ultima risonanza magnetica di Charlie Gard confermerebbe «una lettura molto triste» della situazione clinica.
Connie in lacrime
Molto triste è anche il modo nel quale la famiglia Gard avrebbe appreso la notizia. L’informazione sarebbe venuta fuori durante la seduta tecnica convocata in vista dell’udienza decisiva che si terrà oggi e domani. A parlarne al giudice è stata la rappresentante legale del Gosh, Katie Gollop, che ha scatenando l’ira del papà di Charlie, Chris Gard, davanti alle lacrime della moglie Connie Yates. Gard ha usato parole dure verso il legale dell’ospedale (le avrebbe gridato “malvagia”, secondo i media britannici) per aver reso pubbliche informazioni cliniche prima che venissero visionate dalla famiglia. Un concetto ribadito dal legale dei genitori, Grant Armstrong, che ha confermato il fatto che i Gard non avessero ancora avuto accesso al referto, arrivato poco prima dell’udienza. Tanto che il legale del Gosh ha precisato poi che non intendeva «provocare sconvolgimenti».
Gli ultimi test
Charlie Gard è stato sottoposto nei giorni scorsi a diversi test, ben due risonanze e un elettroencefalogramma. Questi esami saranno anche necessari al giudice, che presto sarà chiamato a prendere una decisione sul destino del piccolo. Tutti sperano che il giudice conceda al piccolo Charlie Gard la chance di un trattamento sperimentale su cui lavora il medico Usa Michio Hirano, ma, – come sostenuto dal legale dell’ospedale – il trattamento sarebbe inutile e sarebbe più opportuno interrompere i supporti vitali.
Ritardi nelle cure
In questa lotta contro il tempo non si può ignorare la posizione della famiglia Gard, cioè che si sarebbe dovuto trattare Charlie nel mese di gennaio, quando secondo loro gli esami non mostravano danni cerebrali irreversibili. In effetti anche l’esperto statunitense, collegato da New York durante una precedente udienza, aveva sottolineato che gli esami non sembravano suggerire «un danno strutturale maggiore». Difficile dire chi abbia ragione, se i medici inglesi o i genitori che vorrebbero portare il figlio in America.
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