Acromegalia e fragilità scheletrica: lo studio sull’efficacia dei farmaci
L’acromegalia è una malattia rara causata da un’eccessiva produzione dell’ormone della crescita. Da circa 15 anni si sa che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica e presentano fratture vertebrali, vera e propria complicanza dell’acromegalia. Uno studio appena pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism che vede Humanitas come capofila, ha per la prima volta indagato l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nell’osteopatia acromegalica. Ne ha parlato il professor Gherardo Mazziotti, Responsabile della Sezione Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteometaboliche in Humanitas, docente di Humanitas University e primo autore dello studio.
Acromegalia e fragilità scheletrica
“Fino agli anni Duemila si pensava che i pazienti con un eccesso di ormone della crescita avessero anche ossa più resistenti del normale. Nel 2005 fui tra gli autori del primo studio al mondo (condotto dal gruppo dell’Università di Brescia in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma) che segnalava la presenza di fratture vertebrali in donne in post-menopausa con acromegalia. Questo studio fu il primo di molti altri che confermarono i nostri primi risultati evidenziando la presenza di fratture vertebrali anche nei maschi, con percentuali variabili dal 15 al 40% dei pazienti. A distanza di 15 anni sappiamo che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica, che purtroppo non viene misurata in maniera affidabile con l’esame MOC-DEXA, ma che richiede l’utilizzo di metodiche sofisticate che hanno consentito di caratterizzare le alterazioni microstrutturali alla base della fragilità scheletrica del paziente affetto da acromegalia. Si parla di osteopatia acromegalica: un’alterazione della struttura ossea che coinvolge in maniera selettiva le vertebre e predispone i pazienti a sviluppare fratture vertebrali. Come in altre forme di osteoporosi, in acromegalia le fratture vertebrali causano disabilità, dolore cronico e compromissione della qualità della vita”, spiega il professor Mazziotti.
Come migliorare la salute scheletrica di questi pazienti?
“Idealmente, una diagnosi precoce di acromegalia e un trattamento efficace della malattia consentono di prevenire le fratture vertebrali, così come molte altre complicanze dell’acromegalia. Tuttavia, nella real life la diagnosi di acromegalia è purtroppo spesso ritardata e molti pazienti risultano esposti per molti anni a un’eccessiva secrezione dell’ormone della crescita che, oltre a incrementare il rischio cardiovascolare e quello legato alla comparsa di neoplasie, condiziona un aumento significativo del rischio fratturativo. Va inoltre sottolineato che i pazienti possono presentare persistenti alterazioni della microstruttura ossea con persistente aumento del rischio di fratture vertebrali anche quando l’acromegalia è controllata dalla terapia. Si è così giunti alla conclusione che fosse necessario un trattamento specifico per le ossa, prosegue lo specialista”.
Lo studio BAAC guidato da Humanitas
“Il nostro ultimo lavoro è uno studio multicentrico che vede il coinvolgimento di 9 centri italiani dedicati al trattamento di soggetti acromegalici. È uno studio di real life che rileva come nella pratica clinica vengano curati con farmaci anti-osteoporotici circa il 20% dei pazienti con acromegalia. Si tratta del primo studio che indaga l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nel trattamento dell’osteopatia acromegalica: la terapia anti-osteoporotica risultava essere efficace nel prevenire le fratture vertebrali solo in presenza di acromegalia attiva. In quelli con malattia controllata, invece, la terapia non consentiva di ridurre e normalizzare il rischio fratturativo”.