Nasce l’alleanza mondiale contro il cancro
Si chiamerà «AMOR», acronimo di Alianza Mundial Oncologica en Rede. La proposta è del direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi, perché «se il tumore è un problema planetario – dice il manager – va trattato attraverso relazioni mondiali. Dunque, occorre che i sistemi sanitari di tutto il mondo siano organizzati in rete, al fine di garantire condivisione delle conoscenze e sostenibilità». Con una pagina intera sul giornale più diffuso del Sud America, El Tiempo, per la prima volta in questa fetta di mondo si parla del modello multidisciplinare, della medicina personalizzata, quale approccio ideale alla battaglia globale che va fatta contro il cancro. E a parlarne è il direttore generale del Pascale. Concetti che Bianchi ha espresso nel convegno di presentazione del più grande ospedale oncologico dell’America Latina, tenutosi a Bogotà. E’ qui che Bianchi lancia Amor, l’alleanza mondiale basata sulla rete oncologica, come uno spartiacque nel modo di combattere i tumori, oltre il proprio territorio nazionale. Tant’è che il Pascale viene considerato, oggi, nell’America Latina come uno dei più importanti centri del mondo per le cure oncologiche.
L’accordo
All’indomani della chiusura dei lavori il Pascale ha siglato un accordo con l’Istituto dei tumori di Bogotà per quanto riguarda la robotica, prevedendo la formazione dei medici colombiani, l’elettrochemioterapia, gli studi clinici congiunti sul vaccino contro il cancro metastatico al seno triplo negativo, che inizieranno nel 2018. Inoltre è stato stilato un protocollo con l’Università FUCS per un master biennale in oncologia che si svolgerà in Colombia con docenti dell’Istituto napoletano. Ma la vera rivoluzione per la sanità del sud America è nella collaborazione che il Pascale ha messo a disposizione per quanto riguarda la rete oncologica. Portando ad esempio l’Istituto dei tumori di Napoli, il direttore Bianchi ha spiegato il sistema della rete.
Modelli a confronto
«L’approccio multidisciplinare – ha detto il manager a Bogotà – è lo strumento migliore per affrontare il tumore. Nel nostro Istituto siamo organizzati in dipartimenti d organi con personale altamente specializzato che si dedica esclusivamente e con alta specializzazione alla ricerca e al trattamento di ogni distretto corporeo. Le attività sono condotte congiuntamente attraverso un gruppo oncologico multidisciplinare che studia il singolo caso clinico e propone la strategia di cura condivisa. La rete – ha continuato Bianchi – è l’unica risposta alle 4mila persone che ogni giorno, nella sola comunità Europea, muoiono di cancro. Questa non è una statistica, è una grande guerra planetaria. Ogni guerra che provocasse questo numero di vittime sarebbe riportata, ogni giorno, nei titoli dei quotidiani e nei telegiornali. E invece accade che ognuno di noi combatte la sua piccola battaglia nei propri reparti o nei propri ospedali. Si deve lavorare invece con un respiro ed una prospettiva globali».
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