Tempo di lettura: 6 minutiL’Istat ha analizzato la qualità della vita degli italiani. Gli indicatori del Bes (benessere equo e sostenibile), in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Il valore dei 12 domini
Nel 2018 è stata realizzata un’indagine sulle opinioni della popolazione nei confronti dei domini di benessere dell’attuale framework di misurazione statistica, con l’obiettivo di rilevare quanto sono considerati significativi nel definire la qualità della vita. Ne è emerso che tutti i 12 domini del Bes sono considerati importanti (voti medi degli intervistati tra 7,4 e 9,5). Il punteggio più alto è dato alla salute, mentre il dominio “politica e istituzioni” raccoglie in media il punteggio più basso. Nelle valutazioni ci sono importanti differenze nel confronto tra generazioni e tra livelli di istruzione. I giovani di 18-29 anni danno più importanza alle relazioni sociali (con una distanza di 0,7 nel punteggio medio rispetto ai più anziani), alla capacità di ricerca e innovazione nonché al benessere inteso come soddisfazione per la propria vita (entrambi +0,6). Le persone di 65 anni e più, invece, sono più sensibili alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai più giovani). Chi ha almeno la laurea mostra, rispetto alle persone con livello di istruzione più basso (al massimo licenza media), molta sensibilità ai temi connessi a innovazione (+0,9) e paesaggio (+0,7) e considerano rilevanti per il proprio benessere anche il lavoro e la politica (entrambi +0,6). Le persone con un livello di istruzione più basso danno, invece, maggiore peso alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai laureati).
L’andamento del Bes
Nell’ultimo anno di disponibilità dei dati, la situazione del complesso delle misure del Bes è in miglioramento: quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano una variazione positiva rispetto all’anno precedente mentre risultano inferiori ma significative le percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono stabili (29,1%). I domini che esprimono la maggiore diffusione degli andamenti positivi sono Innovazione, ricerca e creatività (86% di indicatori con variazione positiva), Benessere economico (80%) e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (67%). Il dominio Relazioni sociali, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra le maggiori criticità nel breve periodo.
Il confronto con il 2010 mostra una più chiara tendenza positiva, il 53,4% degli indicatori confrontabili presenta variazioni positive (62 su 116). Questo risultato è in parte associato ai decisi miglioramenti del dominio Salute (80% degli indicatori in miglioramento) e di quello Ambiente (9 indicatori su 14 variano positivamente). Tuttavia, c’è anche la quota di indicatori che peggiorano (36,2%), evidenziando un gap rispetto al pieno recupero delle condizioni di benessere sperimentate prima dell’ultima crisi economica, specialmente per i domini Relazioni sociali, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico.
Salute e Istruzione
Peggiorano Salute e Istruzione, interrompendo il trend positivo degli ultimi anni. Per quanto riguarda la sicurezza si registra invece un miglioramento. Segnali positivi emergono nel Benessere economico, con riferimento alle condizioni economiche minime, nel Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, nel Paesaggio e patrimonio culturale, nell’Ambiente e nell’Innovazione, ricerca e creatività.
Gli indici compositi relativi alla soddisfazione per la vita, alle relazioni sociali e alla partecipazione politica mostrano un arretramento che, nel caso dei primi due, si estende anche al confronto con il 2010.
Qualità della vita: profili territoriali
L’analisi degli indicatori compositi conferma il gradiente Nord-Mezzogiorno già osservato nei precedenti rapporti. Sui 15 indici compositi considerati, i valori di quelli del Nord sono in 12 casi superiori a quelli del Centro, che evidenzia una situazione più favorevole solamente rispetto ai compositi di Politica e istituzioni, Omicidi e Innovazione, ricerca e creatività. In 14 casi, sia il Centro sia il Nord hanno valori superiori a quelli del Mezzogiorno, con l’unica eccezione costituita dai reati predatori.
Un diverso tipo di analisi, che considera le posizioni regionali rispetto ai 5 gruppi definiti dai quintili, il primo caratterizzato dalla situazione più problematica (il quintile della difficoltà), l’ultimo da quella relativamente più favorevole (il quintile dell’eccellenza) segnala una situazione molto favorevole per Trento e Bolzano, rispettivamente con il 62,8% e il 57,4% degli indicatori che ricadono nel “quintile dell’eccellenza” e meno del 10% all’estremo opposto, nel “quintile della difficoltà”; seguono altri due territori a statuto speciale, la Valle d’Aosta e il Friuli-Venezia Giulia. Un profilo di benessere medio-alto caratterizza Lombardia ed Emilia-Romagna. La più alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” si trova in tre regioni del Mezzogiorno, Calabria, Sicilia e Campania, per le quali oltre la metà degli indicatori Bes ricade nel 20% con i valori più bassi.
fanno eccezione solo Piemonte e Liguria, che si discostano dalle altre regioni settentrionali per una quota piuttosto bassa di indicatori nel quintile dell’eccellenza; in Abruzzo e Sardegna, dove la situazione del benessere è più positiva rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno; nel Lazio, che presenta un profilo del benessere particolarmente polarizzato in virtù di un’alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” (più vicino all’Abruzzo che alle altre regioni del Centro) insieme a una quota di indicatori nel “quintile dell’eccellenza” superiore a quelle di tutte le altre regioni centrali.
Aspetti multidimensionali del benessere
Due gli approfondimenti tematici presentati nel Rapporto: il primo analizza le relazione tra il Benessere soggettivo (misurato attraverso la percentuale di persone che sono molto soddisfatte della propria vita) e altri indicatori riferiti al benessere, concentrandosi su tre fasi specifiche: prima, durante e dopo la crisi economica che ha interessato l’Italia; il secondo si concentra sull’analisi delle disuguaglianze verticali per regione in alcuni domini del Bes.
Le condizioni di salute costituiscono il principale determinante del benessere soggettivo; tuttavia, nell’anno di maggiore intensità della crisi economica (2013), quando la percentuale di persone molto soddisfatte della propria vita ha raggiunto i livelli minimi, l’effetto delle condizioni di salute diminuisce.
Nei tre anni considerati si conferma la forte associazione tra la disponibilità di risorse economiche adeguate e buone condizioni abitative e la soddisfazione per la propria vita; i mutamenti dello scenario economico non sembrano quindi avere avuto effetti apprezzabili su questo legame.
La partecipazione sociale e il coinvolgimento nelle attività di volontariato corrispondono a un maggiore benessere soggettivo sia nel 2013 sia nel 2017. A partire dalla crisi la sfera delle relazioni sociali acquisisce, quindi, una maggiore influenza sulla soddisfazione per la propria vita.
Infine, la partecipazione alle attività culturali mostra un effetto significativo solo nel 2013, risultando associata ad alti livelli di soddisfazione.
Rispetto all’analisi delle disuguaglianze verticali tra le regioni, le misure calcolate mostrano alti livelli di disuguaglianza oltre che nel reddito anche nella soddisfazione per la vita e nell’istruzione.
Il divario tra le regioni italiane è significativo, sia considerando la distanza tra chi è più soddisfatto e chi è meno soddisfatto della propria vita, sia rispetto agli anni di istruzione.
Anche se le disuguaglianze maggiori si riscontrano sempre nel Mezzogiorno, il confronto tra le graduatorie regionali mostra che in diversi casi la posizione delle regioni rispetto alle tre dimensioni considerate non segue strettamente il gradiente Nord-Sud: Lombardia e Lazio mostrano alti livelli di disuguaglianza per il reddito; Marche e Umbria per la soddisfazione per la vita; la Toscana per l’istruzione.
Le principali novità nei domini del Bes Salute
Nel 2017 si interrompe di nuovo il trend di crescita della speranza di vita, dopo la flessione del 2015, con una riduzione del tradizionale vantaggio delle donne. La maggiore longevità femminile si accompagna a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media ancora 22,2 anni, di cui il 58% con limitazioni nelle attività; per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19 anni, di cui solo il 47% con limitazioni.
Procede con grande difficoltà la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione dell’attività fisica (scende da 39,4% a 37,9% la percentuale di persone che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero). Un maggiorenne su 5 è sia in eccesso di peso sia sedentario, due condizioni che, se compresenti, possono costituire un serio rischio per la salute.
Istruzione
I principali indicatori dell’istruzione e della formazione si mantengono molto inferiori alla media europea; particolarmente critica la dinamica dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (14% dei giovani di 18-24 anni) in crescita dopo 10 anni di ininterrotta diminuzione, specialmente al Nord.
Il digital divide, misurato in termini di competenze digitali, penalizza fortemente gli anziani, che dichiarano competenze avanzate solo nel 3% dei casi. Ne deriva, per questa fascia di popolazione, una esclusione generalizzata dai vantaggi della società dell’informazione.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto a quelli medi europei (72,2%), con un divario più ampio per le donne. Le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella provincia autonoma di Bolzano.
Lievi miglioramenti si registrano per la sicurezza sul lavoro: il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente continua a ridursi, raggiungendo nel 2016 quota 11,6 infortuni per 10mila occupati (12,1 nel 2015).
Benessere economico
Torna ai livelli del 2010-2011 il reddito aggiustato lordo disponibile pro capite delle famiglie, che ammonta a 21.804 PPA (Parità del Potere d’Acquisto), risultando inferiore dell’1,7% alla media europea e del 7,8% alla media dell’area Euro.
In peggioramento nel 2017 l’incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l’8,4% degli individui (da 7,9%) mentre i dati sui redditi, riferiti al 2016, mostrano una lieve flessione della quota di persone a rischio di povertà (20,3% contro 20,6%).
Relazioni sociali
Nel medio periodo si registra un quadro di progressivo impoverimento delle relazioni sociali per tutte le ripartizioni geografiche, confermato anche nell’ultimo anno. L’unico elemento positivo è l’aumento delle istituzioni non profit attive in Italia, che crescono del 2,1% in un anno e sono 56,7 ogni 10 mila abitanti nel 2016.
Prosegue nel 2017 il calo della partecipazione politica (“parlare di politica”, “informarsi”, “partecipare on line”) che tocca un nuovo minimo (59,4%, – 3,4 punti percentuali rispetto al 2016).
Peggiora la disponibilità di una rete amicale e parentale alla quale fare riferimento: la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare scende dall’81,7% all’80,4%; la diminuzione si concentra proprio nelle regioni del Mezzogiorno, che già presentavano i livelli più bassi, con un aumento delle differenze territoriali.