Tempo di lettura: 4 minutiL’inclusione è un valore per l’intera comunità. Eppure i modelli organizzativi spesso non riescono a tutelare i diritti delle persone con disabilità intellettive. Spesso sono le associazioni a colmare le lacune. Sulla sostenibilità di un percorso di emancipazione concreta delle persone con disabilità si è discusso di recente in un incontro in Puglia, a Lecce, promosso dalla Fondazione Div.ergo – ONLUS.
Inoltre la Fondazione Div.ergo – ONLUS di Lecce è appena risultata vincitrice del “Premio Internazionale Inclusione 3.0”, per la categoria inclusione sociale e lavorativa, organizzato dall’Università degli Studi di Macerata.
Inclusione e lavoro, il dibattito
Nell’incontro leccese, dal titolo: “Lavoro o lavoretti? – esperienze, prospettive e ostacoli per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità intellettiva”, rappresentanti delle associazioni e mondo accademico, con il supporto delle Istituzioni, si sono confrontati. Tra le sfide da affrontare, vi è l’immagine che inchioda le persone con disabilità intellettiva nel ruolo di semplici destinatari di politiche assistenziali, ostacolando la loro piena inclusione nel mondo del lavoro.
Dall’analisi è emerso come i giovani con disabilità intellettiva si trovino dinanzi al continuo ricorso ad esperienze di formazione post scolastiche che – spesso – difficilmente sfociano in veri percorsi lavorativi. Assumono, invece, la forma dell’espediente per occupare il tempo, sottolinea la fondazione. Se il mercato non è disposto a pagare il costo dei beni sociali, allora è necessario realizzare un modo per moltiplicare forme sostenibili di impresa sociale. L’incontro ha cercato di individuare – con l’aiuto del prof. Carlo Lepri – i cambi di paradigma sociali e culturali. Inoltre ha indagato i passaggi legislativi necessari a tutelare l’esercizio dei diritti di cittadinanza secondo i principi di autodeterminazione e non discriminazione, in coerenza con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18.
Persone con disabilità intellettiva, eterni bambini. L’importanza di immaginarsi adulti
“Inizia a prendere spazio una rappresentazione legata all’idea adulta della persona con disabilità intellettiva e non secondo un’immagine infantilizzante”, mette in luce la fondazione. Spesso per le persone con disabilità intellettiva i progetti di vita autonoma sono impantanati nella gestione delle problematiche della quotidianità. Si scontrano con la fatica dei genitori di vedere il figlio in prospettiva e ad agire dei distanziamenti necessari. Difatti, molte di queste persone, nella loro condizione di disabilità, stentano a realizzare i normali processi di contrapposizione ai genitori, ad uscire dal nucleo familiare, perpetuando, invece, forme di simbiosi e di dipendenza.
Molto dipende dal contesto e dall’approccio di chi è parte della rete sociale delle persone con disabilità intellettiva. È importante, invece, decostruire l’immagine del bambino per costruire quella dell’adulto.
Lavoro e inclusione: tre esperienze a confronto
Il lavoro, accanto al suo valore remunerativo, assume un carattere di generatore di benessere e di promozione della vita umana. Si tratta di un’occasione di socializzazione ed è un organizzatore del tempo. Per questo molte esperienze di inclusione lavorativa che si riducono a poche ore a settimana rischiano di essere poco significative. Il lavoro, qualunque esso sia, è per ciascuno partecipazione al bene comune. Infine, il lavoro è fonte di identità, fa acquisire dei ruoli, una funzione sociale.
Spunto per queste riflessioni è stata la restituzione dei risultati dei progetti “Trasformiamoci”, presentato dalla presidente dott.ssa Annalisa Paradiso, e del progetto “Essenze”, presentato dalla dott.ssa Maria Teresa Pati, presidente della Fondazione Div.ergo – ONLUS, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e dalla Regione Puglia, Assessorato al Welfare nell’ambito della misura “Puglia Capitale Sociale 3.0” Linea A.
Agricoltura sociale per l’inclusione di giovani con disabilità intellettiva
Trasformiamoci, promosso dalla cooperativa Filodolio con il sostegno di Fondazione Prosolidar, ha realizzato percorsi di agricoltura sociale che hanno coinvolto cinque giovani con disabilità intellettiva, impegnati, dapprima, nel recupero e nella coltivazione di oltre quattro ettari di terreno incolti o abbandonati, con la produzione di ortaggi, grano, legumi, micro-ortaggi, zafferano e topinambur, e poi nella trasformazione dei prodotti orticoli e nel confezionamento e distribuzione.
Altra esperienza innovativa promossa da Fondazione Div.ergo – ONLUS è quella del progetto “Laboratorio creativo Div.ergo”, laboratorio di creazione di prodotti artigianali, che sul tema dell’inclusione lavorativa ha mosso importanti passi. Dal 1° marzo 2024 saranno assunte altre due giovani con disabilità intellettiva, grazie al contributo di Chapron Charity Foundation, che si aggiungeranno ai 4 già assunti dal 2016 in poi. In totale sono tre contratti a tempo indeterminato e tre contratti a tempo determinato.