Ipercolesterolemia: 80% dei pazienti non raggiunge valori target, Aifa approva nuovo trattamento first in class
Fino all’80% dei pazienti affetti da ipercolesterolemia non riesce a raggiungere i target di colesterolo LDL raccomandati dalle nuove linee guida internazionali. Nonostante assuma terapie ipolipemizzanti, rimane ad un rischio maggiore di sviluppare eventi come infarto o ictus.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità del trattamento first-in-class di acido bempedoico e dell’associazione a dose fissa di acido bempedoico ed ezetimibe. Il trattamento riguarda i pazienti adulti i cui livelli di colesterolo LDL (C-LDL) nel sangue restano troppo elevati nonostante l’assunzione di trattamenti come le statine e altre terapie ipolipemizzanti. In Italia l’acido bempedoico e la sua associazione a dose fissa con ezetimibe sono prescrivibili in regime di rimborsabilità tramite una scheda di prescrizione.
Le malattie cardiovascolari (MCV) rappresentano oggi la prima causa di morte nel mondo. Si stimano circa 17,9 milioni di decessi ogni anno, di cui l’85% causati da infarto o ictus. In Italia le malattie cardiovascolari sono responsabili del 35.8% di tutti i decessi (32.5% negli uomini e 38.8% nelle donne), superando i 230.000 casi annui. Solo nel 2017, 47.000 dei decessi dovuti a MCV sono stati attribuiti a ipercolesterolemia.
Ipercolesterolemia, “the lower the better”
“The lower the better”: più basso è il livello di C-LDL di una persona, minore è il suo rischio cardiovascolare. Le più recenti linee guida per la gestione delle dislipidemie (ESC/EAS 2019) hanno rivisto gli obiettivi C-LDL indicando un target di <55mg/dL nei pazienti a rischio molto alto e <70mg/dL per i pazienti a rischio alto. Più dell’80% dei pazienti non raggiunge il target di C-LDL, nonostante l’assunzione di trattamenti come le statine e altre terapie ipolipemizzanti. Ciò determina un aumento del rischio di infarto o ictus, responsabili dell’85% dei decessi causati da malattia cardiovascolare aterosclerotica.
Negli studi clinici condotti su oltre 4.000 pazienti a rischio alto e molto alto di eventi cardiovascolari, l’acido bempedoico e la sua associazione a dose fissa con ezetimibe hanno dimostrato riduzioni significative del C-LDL con un buon profilo di tollerabilità. Grazie al suo specifico meccanismo d’azione, l’acido bempedoico non viene attivato nel muscolo scheletrico, riducendo così il potenziale di effetti indesiderati muscolo-correlati come le mialgie.
“L’accumulo di lipidi nella parete dei vasi sanguigni, soprattutto di quelli trasportati dalle LDL (le lipoproteine aterogene per eccellenza) è in grado di causare una infiammazione del vaso, un processo noto come aterosclerosi. La aterosclerosi determina la formazione di placche, che complicandosi limitano il flusso di sangue al cuore o al cervello, con conseguenze che possono essere in alcuni casi fatali.
L’evidenza è ormai chiara ed indiscutibile: il colesterolo delle LDL è una causa diretta e comprovata di eventi come infarti, ictus e, quindi anche e, di morte per malattie cardiovascolari su base ischemica. Di conseguenza, le ultime linee guida dell’ESC invitano a ridurre il più possibile il C-LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, nelle persone ad alto rischio. – ha spiegato Marcello Arca, Past President della Società Italiana per lo studio della Aterosclerosi (SISA) – La disponibilità in Italia dell’acido bempedoico e dell’associazione fissa di acido bempedoico ed ezetimibe fornirà nuove importanti opzioni terapeutiche per aiutare i pazienti a raggiungere i loro obiettivi di colesterolo LDL”.
Ridurre i livelli di C-LDL
L’acido bempedoico è un nuovo trattamento orale, first-in-class (primo nel suo genere con questo meccanismo d’azione). Va assunto una volta al giorno e può essere associato ad altri trattamenti ipolipemizzanti per ridurre ulteriormente i livelli di C-LDL. L’acido bempedoico fornisce ai pazienti una riduzione aggiuntiva dal 17 al 28% del C-LDL in aggiunta alle statine alla massima dose tollerata, con o senza altre terapie orali ipolipemizzanti. Negli studi clinici è stata osservata una riduzione di circa il 18% del C-LDL con le statine ad alta intensità e una riduzione del C-LDL fino al 28% nei pazienti che non assumevano statine. Invece l’associazione fissa acido bempedoico/ezetimibe, ha dimostrato una riduzione di circa 38% del C-LDL rispetto al placebo, in aggiunta alla terapia ipolipemizzante di background.
“L’acido bempedoico rappresenta un nuovo efficace strumento nell’armamentario terapeutico soprattutto per i pazienti a più alto rischio cardiovascolare che non hanno raggiunto gli obiettivi terapeutici nonostante le terapie ipolipemizzanti in corso, e per i pazienti intolleranti. – ha dichiarato Fulvio Colivicchi, Presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) – “Questo farmaco ha il vantaggio di poter essere associato a qualsiasi terapia ipolipemizzante, di avere un buon profilo di tollerabilità e di essere facilmente accessibile dal momento che potrà essere prescritto sia dagli specialisti che dai medici di medicina generale.”
Il meccanismo d’azione
L’acido bempedoico è un profarmaco che agisce sul noto processo di sintesi del colesterolo, a monte del target epatico delle statine, inibendo un nuovo target molecolare: l’ATP citrato liasi (ACL), un enzima coinvolto nella produzione di colesterolo nel fegato.
L’associazione a dose fissa di acido bempedoico ed ezetimibe è un nuovo trattamento orale in monosomministrazione giornaliera che combina due metodi complementari per ridurre il colesterolo in una singola compressa orale da assumere una volta al giorno. L’acido bempedoico inibisce la produzione di colesterolo nel fegato, mentre l’ezetimibe riduce l’assorbimento del colesterolo alimentare nell’intestino.
Grazie al suo specifico meccanismo d’azione, l’acido bempedoico non è attivo nel muscolo scheletrico, pertanto non si prevede che possa provocare effetti indesiderati muscolo-correlati come ad esempio le mialgie.
L’ipercolesterolemia non ha sintomi evidenti
“L’ipercolesterolemia è una malattia silenziosa, perché non ha sintomi evidenti, ma ormai le evidenze scientifiche hanno dimostrato che contribuisce in modo sostanziale ad eventi come infarti e ictus, con un impatto devastante sulla vita dei pazienti e delle loro famiglie.
Siamo sempre molto partecipi ogni volta che in Italia vengono messi a disposizione nuovi trattamenti che aiuteranno i troppi pazienti che risultato non aderenti ai trattamenti prescritti, spesso proprio a causa di effetti collaterali delle terapie, o che non riescono comunque a raggiungere i target ottimali di C-LDL”- ha dichiarato Emanuela Folco, Presidente della Fondazione Italiana per il Cuore – “E contemporaneamente auspichiamo che si rinsaldi sempre di più la collaborazione di tutti gli attori coinvolti, affinché cresca in primis la consapevolezza del pubblico sui gravi rischi della ipercolesterolemia e si realizzi una più solida alleanza medico-paziente”.