Diabete, pesano esposizione allo smog e grado di istruzione
Nel 2025 si stima che il 65% delle persone con diabete vivrà nelle città. Il diabete è una patologia sempre più connessa a urbanizzazione, inquinamento e contesti sociali e culturali. Tuttavia è anche una malattia strettamente legata allo svantaggio socioeconomico e il 15% dei casi è legato all’esposizione allo smog.
Solo in Italia si stimano oltre 5 milioni di persone con diabete, tra cui 3,5 milioni diagnosticate e circa un milione e mezzo senza diagnosi. Si tratta di una crescita del 60% negli ultimi vent’anni. Nel mondo la malattia sta assumendo sempre più i contorni di una vera e propria emergenza sanitaria.
Il diabete mellito sarà al centro delle riflessioni del forum multidisciplinare “Panorama Diabete – Prevedere per prevenire” promosso dalla Società Italiana di Diabetologia. Dal 21 al 24 maggio a Riccione ne discuteranno i maggiori esperti italiani di questa patologia.
Le cause del diabete e il ruolo dell’inquinamento
Tra le cause del forte incremento rientra anche l’eccessiva urbanizzazione, che comporta uno stile di vita più sedentario. Nel 2025 il 65% delle persone con diabete vivrà nelle aree urbane, nel 2040 saranno il 75%. Non a caso l’International Diabetes Federation e l’OMS individuano nella città la frontiera calda del contrasto alla crescita della patologia.
Un ruolo importante lo svolge anche l’inquinamento atmosferico. Infatti, l’associazione con il diabete di tipo 2 è ormai presente nella letteratura scientifica. Si stima una percentuale del 15% circa a livello mondiale dei casi in cui l’esposizione prolungata allo smog, mediata dall’adiposità e dall’infiammazione di basso grado potrebbe avere un ruolo nella patogenesi del diabete mellito.
Inoltre influisce una insufficiente consapevolezza dei fattori di rischio comportamentali, lo stress psicosociale e l’accesso inadeguato alle cure e all’educazione sanitaria. Se da un lato le minori risorse economiche tendono ad ostacolare il passaggio ad abitudini di vita più sane e spesso anche più costose, dall’altro lato la letteratura scientifica riporta un rischio di diabete nelle persone meno istruite mediamente superiore del 60%. Tra le donne le disuguaglianze sono ancora maggiori in tutte le classi di età.
Il peso delle disuguaglianze sociali
Tutti questi aspetti verranno affrontati nel corso di diversi simposi durante le quattro giornate di lavoro. “Il diabete mellito – dichiara il Presidente SID, Angelo Avogaro –, una delle più frequenti malattie croniche non trasmissibili, emerge non solo come conseguenza di stili di vita inappropriati ma come conseguenza di contesti socio-economici degradati. È importante anche ricordare che il diabete è non solo strettamente connesso ad obesità ma anche a diverse forme di neoplasie: tutte queste informazioni verranno discusse da autorevoli esperti del settore. Per questi motivi il paziente con diabete deve trovare un ruolo centrale nell’organizzazione sanitaria dedicata alle cronicità, altro tema che sarà affrontato durante la sessione di apertura da esperti non solo nel campo della medicina ma anche di politica sanitaria”.
“Accanto alla forma più prevalente di diabete mellito, ovvero di tipo 2, ad insorgenza soprattutto nell’età adulta – dichiara il Presidente Eletto SID, Raffaella Buzzetti – si tratterà il diabete tipo 1, patologia che riconosce un’insorgenza nel bambino e l’adolescente ma anche nell’età adulta. Si esporranno i più recenti studi al riguardo in tema di terapia, sia relativi alle più nuove molecole di insulina che alle recentissime terapie appena approvate dalla Food and Drug Administration, l’ente regolatorio americano. Tali terapie, al momento in discussione all’EMA, riguardano l’approvazione di un nuovo farmaco potenzialmente prescrivibile nei familiari di persone con il diabete tipo 1 e a rischio a loro volta di ammalarsi di questa patologia”.