Tempo di lettura: 2 minutiDa tempo si parla di glifosato: un principio attivo contenuto nell’80 per cento dei diserbanti usati in agricoltura. Ad esempio è presente nella frutta, nella carne e nei cereali; senza trascurare naturalmente l’acqua superficiale e di falda. Insomma, si trovano tracce di glifosato un po’ dovunque, anche nei tanti prodotti che si utilizzano per togliere le erbacce dai marciapiedi, dai binari e dai parchi giochi per bambini.
L’Europa discute e cerca di capire a quale decisione arrivare: se rinnovare l’autorizzazione all’uso e alla produzione del Glifosato scaduta a dicembre oppure no. Intanto si confondono le idee degli agricoltori e dei consumatori. L’Unione Europea valuta ogni singola sostanza chimica e ogni miscela commercializzata, lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) valuta invece agenti generici e anche correlati con altre sostanze chimiche e soprattutto l’esposizione professionale o ambientale e le prassi culturali e comportamentali. Da qui la contrapposizione: se alcuni studi indicano che determinate miscele a base di Glifosato potrebbero essere tossiche, cioè danneggiare il DNA, altri considerano solo il principio attivo e non evidenziano tale effetto. Principi scientifici contraddittori all’interno delle stesse istituzioni. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, infatti, fa parte della stessa OMS che ha valutato improbabile che il glifosato causi il cancro. Anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) aveva sostenuto che è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli alimenti”. La scienza comunque non è univoca in questo caso, soprattutto quando si parla di prodotti così diffusi, il glifosato è spesso associato a eccipienti che ne moltiplicano la tossicità.
L’Europa, intanto, ancora non riesce a prendere una decisione. La sostanza sta attraversando il processo di revisione con cui la Commissione Europea aggiorna l’autorizzazione per le sostanze chimiche oppure la ritira. In nessun caso il Comitato permanente Ue su piante, animali, alimenti e mangimi, incaricato della decisione, è riuscito a raggiungere una maggioranza qualificata, cioè un parere compatto del 55 per cento dei 28 Stati membri, che deve anche rappresentare almeno il 65 per cento della popolazione europea.
Intanto, un quarto report è atteso per il 2017 dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) e potrebbe rimettere in discussione lo stato dell’arte sui rischi del glifosato, nonché le eventuali decisioni già prese dall’Europa. Si tratta di scegliere sul principio scientifico che tuteli la salute sopra ogni altro interesse.
Italiani: in media due dosi di farmaci al giorno
Economia sanitaria, Prevenzione, Ricerca innovazioneNello scorso anno ogni italiano ha consumato in media 1,8 dosi di farmaci al giorno: una spesa di 28,9 miliardi di euro, in crescita (+8,6 per cento) rispetto all’anno precedente. Lo dicono i dati del rapporto Osmed dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) presentato ieri a Roma. Dai numeri emerge che il 76,1 per cento della spesa per le 1,9 miliardi di confezioni di medicinali è stato rimborsato dal Servizio sanitario nazionale (Ssn).
Diminuisce invece il consumo di antibiotici, ma la percentuale di inappropriatezza nelle prescrizioni resta alta (sopra il 30 per cento).
Per quanto riguarda le strutture sanitarie pubbliche: hanno visto un aumento (+24,5 per cento)
dei costi per i nuovi farmaci innovativi, come ha spiegato il presidente Aifa Mario Melazzini, soprattutto quelli per il trattamento dell’epatite C. ”Dal punto di vista dei consumi – ha dichiarato Melazzini – i dati mostrano invece un andamento sostanzialmente stabile. Confermate le differenze di genere con le donne che presentano una prevalenza media d’uso maggiore rispetto agli uomini”.
Nelle Regioni, il Lazio registra i consumi maggiori (1.248,9 dosi ogni 1000 abitanti die), seguito dalla Puglia (1.235,7 DDD/1000 ab. die) e dalla Sardegna (1.219,1 DDD/1000 ab. die). La spesa lorda pro capite è maggiore in Campania (222,5 euro pro capite), seguita da Puglia (214,8 euro) e Calabria (208,9 euro). ”I medicinali per il sistema cardiovascolare si confermano la categoria maggiormente consumata dagli italiani, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici e dai farmaci per il Sistema Nervoso Centrale – ha spiegato Luca Pani, direttore generale dell’agenzia -. I medicinali a brevetto scaduto rappresentano quasi il 70 per cento dei consumi’‘. Ed è ”in aumento – ha concluso – anche l’utilizzo dei biosimilari, soprattutto delle eritropoietine (+49 per cento) e della somatropina (+21,5 per cento), con effetti positivi sulla spesa farmaceutica”
Europa divisa sul rinnovo del Glifosato
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneDa tempo si parla di glifosato: un principio attivo contenuto nell’80 per cento dei diserbanti usati in agricoltura. Ad esempio è presente nella frutta, nella carne e nei cereali; senza trascurare naturalmente l’acqua superficiale e di falda. Insomma, si trovano tracce di glifosato un po’ dovunque, anche nei tanti prodotti che si utilizzano per togliere le erbacce dai marciapiedi, dai binari e dai parchi giochi per bambini.
L’Europa discute e cerca di capire a quale decisione arrivare: se rinnovare l’autorizzazione all’uso e alla produzione del Glifosato scaduta a dicembre oppure no. Intanto si confondono le idee degli agricoltori e dei consumatori. L’Unione Europea valuta ogni singola sostanza chimica e ogni miscela commercializzata, lo IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) valuta invece agenti generici e anche correlati con altre sostanze chimiche e soprattutto l’esposizione professionale o ambientale e le prassi culturali e comportamentali. Da qui la contrapposizione: se alcuni studi indicano che determinate miscele a base di Glifosato potrebbero essere tossiche, cioè danneggiare il DNA, altri considerano solo il principio attivo e non evidenziano tale effetto. Principi scientifici contraddittori all’interno delle stesse istituzioni. L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, infatti, fa parte della stessa OMS che ha valutato improbabile che il glifosato causi il cancro. Anche l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (la Efsa) aveva sostenuto che è “improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo e propone nuovi livelli di sicurezza che renderanno più severo il controllo dei residui negli alimenti”. La scienza comunque non è univoca in questo caso, soprattutto quando si parla di prodotti così diffusi, il glifosato è spesso associato a eccipienti che ne moltiplicano la tossicità.
L’Europa, intanto, ancora non riesce a prendere una decisione. La sostanza sta attraversando il processo di revisione con cui la Commissione Europea aggiorna l’autorizzazione per le sostanze chimiche oppure la ritira. In nessun caso il Comitato permanente Ue su piante, animali, alimenti e mangimi, incaricato della decisione, è riuscito a raggiungere una maggioranza qualificata, cioè un parere compatto del 55 per cento dei 28 Stati membri, che deve anche rappresentare almeno il 65 per cento della popolazione europea.
Intanto, un quarto report è atteso per il 2017 dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) e potrebbe rimettere in discussione lo stato dell’arte sui rischi del glifosato, nonché le eventuali decisioni già prese dall’Europa. Si tratta di scegliere sul principio scientifico che tuteli la salute sopra ogni altro interesse.
Staminali, una nuova scoperta del Cnr
News Presa, Ricerca innovazioneUn nuovo importante passo nella comprensione dei meccanismi che regolano le cellule staminali. La scoperta arriva da uno studio del team diretto da Antonio Simeone dell’Istituto di genetica e biofisica “Adriano Buzzati-Traverso” del Consiglio nazionale delle ricerche (Igb-Cnr) di Napoli. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Reports, svela ora il ruolo di rilievo del gene regolatore Otx2 nella definizione dello stato delle cellule pluripotenti in vivo e in vitro e che questo dipende dal legame che esso ha con il gene Nanog. Otx2 è un gene regolatore noto anche per avere una funzione essenziale nello sviluppo del cervello. In parola povere, grazie a questo studio, i ricercatori sanno ora che il gene Otx2 potrebbe contribuire al controllo di queste cellule attraverso la regolazione diretta dell’espressione di questi fattori cruciali.
Contro i tumori
Il tema è molto complesso ma può avere implicazioni molto pratiche. Questa ricerca potrebbe avere infatti importanti risvolti in campo applicativo, visto che le cellule staminali embrionali hanno forti punti di contatto con le cellule staminali di alcuni tumori. Entrambe sono infatti immortali e questo significa che cogliere i meccanismi che controllano lo stato delle cellule staminali embrionali potrebbe aiutare a comprendere quelli delle staminali tumorali, oppure sviluppare delle strategie per interferire con il loro mantenimento.
Un ricercatore lavora su una coltura di staminali
Alla base della vita
Va precisato che esistono due tipi principali di cellule staminali pluripotenti, cioè capaci di generare tutti i tipi di cellule staminali somatiche, le cellule staminali embrionali (Esc) e le cellule staminali dell’epiblasto (EpiSc). Le prime corrispondono in vivo alle cellule dell’epiblasto precoce della blastocisti (nome che ha l’embrione prima di impiantarsi nell’utero) e le seconde a quelle dell’epiblasto maturo dell’embrione che si è appena impiantato nell’utero, per cui le seconde derivano dalle prime. Le cellule dell’epiblasto dell’embrione, oltre a perpetuarsi come fanno tutte le cellule staminali, sono anch’esse caratterizzate dall’essere pluripotenti. Infatti da queste derivano tutte le cellule dell’organismo.
Vaccino per il cancro, non più un sogno In Europa già partiti i primi trial clinici
Prevenzione, Ricerca innovazioneVaccino per il cancro. Ricercatori e scienziati li chiamano “vaccini terapeutici”; sono vaccini che non servono a fare prevenzione, si somministrano a chi è già malato. Una delle applicazioni più interessanti di questi vaccini si prospetta in campo oncologico, questo significa che in un futuro non lontano li useremo per guarire dal cancro. In diversi Istituti di ricerca europei (molti dei quali sono in Italia) i vaccini per il cancro stanno diventando realtà, e si sta arrivando ai trial clinici.
L’idea alla base di diverse ricerche è quella di potenziare in laboratorio il sistema immunitario del paziente, “istruendolo” a riconoscere e ad aggredire le cellule cancerose. Questa, semplificando non poco, si chiama “immunoterapia” e i vaccini contro il cancro ne costituiscono una parte importante. Si potrebbe arrivare presto ad un vaccino universale.
Cambia insomma l’approccio alla malattia. Se il cancro fosse il nostro bersaglio, le terapie tradizionali potrebbero essere considerate come cartucce di un fucile da caccia: colpire un bersaglio è più facile se si usa una rosa di pallini, ma si fanno più danni. Con l’immunoterapia è come sostituire il fucile da caccia con un fucile di precisione. Un solo colpo per centrare il bersaglio, in maniera estremamente selettiva. Si tratta di terapie che in parte stanno già arrivando e in parte arriveranno nei prossimi anni. Insomma, un futuro più vicino di quanto si possa credere. In questo contesto merita di essere menzionata la scoperta della proteina Mical2, definita la proteina “amica” dei tumori, perché favorisce la proliferazione delle cellule malate. Cancellarla significherebbe bloccare le metastasi. La scoperta è arrivata da un gruppo internazionale coordinato dall’Italia, con la Scuola Superiore Sant’ Anna di Pisa. Altro Istituto che è molto avanti nella ricerca che porterà ad un vaccino terapeutico contro il cancro è l’Istituto Nazionale Tumori – Pascale di Napoli, in questo caso si cerca di combattere i tumori del fegato e presto si arriverà ai trial clinici. Si tratta naturalmente di un grandissimo passo in avanti, e certamente di una speranza concreta per un futuro non troppo lontano.