Tempo di lettura: 3 minutiLa relazione annuale del Pni 2016 è stata da poco pubblicata sul sito del ministero della Salute. Comprende i dati sulla sicurezza alimentare. Tutte le regioni sono state promosse, tranne due: Sicilia e Sardegna.
Il Piano nazionale integrato (Pni) è il documento che orienta i controlli ufficiali per la sicurezza alimentare e per la lotta alle frodi lungo l’intera filiera produttiva, in funzione dei rischi.
È stato approvato dagli Stato-Regioni a dicembre 2014, il Pni 2015-2018 integra le attività di controllo sulle produzioni alimentari che sono integrate con quelle relative ad altri ambiti correlati, quali sanità e benessere animale, alimentazione zootecnica, sanità delle piante e tutela dell’ambiente.
E ogni anno il ministero fa il punto su come è andata nell’anno precedente.
Le singole attività di controllo sono raggruppate in macroaree (Alimenti, Mangimi, Benessere animale, Sanità animale, Sanità delle piante, Attività a carattere trasversale).
Nello scorso anno, i Servizi igiene degli alimenti e nutrizione ed i Servizi veterinari dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL hanno controllato 275.382 unità operative (impianti e attrezzature dei locali, strutture e mezzi di trasporto), delle quali 54.141 hanno mostrato infrazioni durante le ispezioni. Nel 2016 sono stati conferiti ai laboratori del controllo ufficiale 39.944 campioni di alimenti, bevande e materiali e oggetti a contatto con alimenti, su cui sono state effettuate 98.995 analisi, delle quali 931 irregolari.
La Relazione per il 2016 relativa al PNI 2015-2018, oltre a illustrare i dati di attività di tutte le Amministrazioni che partecipano al Piano, comprende anche una specifica sezione dedicata alle quattro filiere scelte quali obiettivi strategici del Pni 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare.
E riporta un quadro d’insieme di tutte le informazioni disponibili sulle attività svolte lungo queste filiere.
La relazione descrive le attività svolte dalle Autorità competenti nell’ambito di: Alimenti; Benessere animale; Importazioni e scambi; Mangimi; Sanità animale; Sanità delle piante; Sottoprodotti.
Illustra poi i risultati ottenuti in queste attività, con particolare riferimento alle non conformità riscontrate e raccoglie le misure adottate per garantire l’efficacia del piano,suddividendole in : Azioni Correttive: relativo alle misure adottate nei confronti degli operatori per garantirne la conformità. Si tratta, per lo più, di azioni conseguenti al riscontro di non conformità; pertanto il Capitolo 3a comprende le stesse aree di interesse dei capitoli precedenti; Interventi per il miglioramento del sistema dei controlli: relativo alle azioni tese a garantire l’efficace funzionamento del controllo ufficiale. Sono presenti anche argomenti trasversali, quali la Formazione e le attività istituzionali svolte dai Laboratori Nazionali di Riferimento.
Il capitolo sulle verifiche illustra i risultati dei sistemi di verifica atti a garantire la qualità, l’imparzialità, la coerenza e l’efficacia dei controlli ufficiali. I sistemi di verifica adottati in Italia sono:
– Audit sulle autorità competenti e sugli organismi di controllo;
– Monitoraggio dei livelli di assistenza (LEA) in sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti;
I prinipali elementi utili per la valutazione sono riuniti e distinti in tre sottocapitoli:
– Obiettivi PNI 2015/2018: fornisce un quadro d’insieme di tutte le attività ricadenti nelle quattro filiere scelte per gli obiettivi strategici del PNI 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare;
– Analisi Critica e Conclusioni: illustra l’autovalutazione effettuata da ciascuna amministrazione relativamente alle attività descritte nei capitoli precedenti
– Integrazioni e Valutazione: comprende le sezioni “Ulteriori elementi di analisi” e “Valutazione”. In particolare:
C’è poi un capitolo che desrcive ulteriori elementi di valutazione tra cui il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF); l’ambiente; i Corpi di polizia: Capitanerie di Porto, CC Politiche Agricole e Alimentari, CC Tutela della Salute, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza; il flusso EFSA per le zoonosi.
Infine è pubblicato il documento di valutazione complessiva e analisi critica dei dati in funzione della sicurezza degli alimenti, predisposto dall’Istituto Superiore di Sanità sulla base di tutti gli elementi illustrati nella relazione.
La valutazione è stata organizzata e condotta dal Comitato LEA, ed è quindi strutturata per i suoi obiettivi e in particolare per l’erogazione del 3% del Fsn alle 16 Regioni sotto verifica se hanno raggiunto l’ adempienza in tutti gli adempimenti verificati. In ogni caso, parallelamente, già dal 2012 la verifica è stata estesa, limitatamente agli aspetti alimentari e veterinari, a tutte le Regioni e Provincie Autonome.
Nel 2015 sono risultate adempienti per AAJ 19 Regioni, l’80,95% del totale tenendo conto anche dell’evidenza del superamento, in tempi successivi a quelli dell’anno di verifica, di alcune insufficienze rilevate in corso di istruttoria. Sono state “bocciate” in sostanza solo Sicilia e Sardegna.
Tempo perso: ci fa guadagnare in salute. L’analisi
Psicologia, Stili di vitaSe non avete mai avuto quella strana sensazione di “aver perso tempo”, potreste essere tra i pochi fortunati (forse avete scoperto il Sacro Graal o la Pietra Filosofale). Per tutti gli altri una riflessione sistemica potrà dare indicazioni sulla misteriosa faccenda ‘tempo perso’.
Un monito arriva da un saggio Capo Tuiavii di Tiavea (Nuova Zelanda), secondo il quale: “il papalagi” – l’uomo bianco – ha una grave malattia che gli impedisce di vivere il tempo a sua disposizione. Intrappolato nella sua angosciante sensazione di non averne mai abbastanza, l’uomo bianco cerca di afferrare il tempo, ma questo, come un serpente, gli sguscia via tra le mani. Poche parole, ma di evidente saggezza.
Cominciamo, allora, dall’inizio: cos’è il tempo? E’ quella intuizione secondo cui “i singoli eventi si susseguono e sono in rapporto tra di loro (per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi – Treccani)”, anche se la relazione tra passato e presente non è cosi lineare.
In un’ottica sistemica, infatti, la chiave sta proprio nella messa in discussione della visione lineare con la quale ci poniamo delle domande e alle quali riteniamo di dover trovare una risposta di tipo causa-effetto. La stessa domanda “perché ho perso tempo?” sembra proprio una di quelle trappole della comunicazione paradossale che ci imbriglia nelle strettoie del giudizio della nostra coscienza spingendoci a controllare il tempo.
Giudizio e controllo (qui sì che bisognerebbe prendersi un po’ di tempo per studiare). Diciamo che il giudizio limita la visione del tempo stesso, trasformandolo in un tiranno: c’è poco tempo, si deve fare qualsiasi cosa in tempo, senza tempo perso. Giudichiamo e controlliamo ciò che è inaccettabile, tentando così di prevenire la variabilità del comportamento, la nostra imprevedibilità e quella degli altri.
Il controllo è antico quanto l’uomo, è fondamentale per la sopravvivenza dell’intera specie umana (senza controllo non ci sarebbe stata possibilità di difesa) ed è un comportamento adattivo: quando ci sfugge di mano, passando da strumento di crescita ed evoluzione a strumento di interdizione e repressione, produce quella sensazione sottile, di non farci sentire liberi.
Per coltivare il nostro benessere psicofisico è necessario riformulare il concetto di ‘tempo perso’, capovolgerne il senso fino a divenire coscienti che trovare il tempo per donarselo nel qui ed ora (in fondo il “presente” non è un “dono”?) allevia la sensazione di sentirsi schiavi degli eventi, di vivere una vita che non ci appartiene fino in fondo. Illudersi di poter controllare il tempo giudicandolo come perso, è forse “la malattia” dalla quale il capo Tuiavii vuole salvare l’uomo bianco: “Dobbiamo liberare il papalagi dalla follia, annunciargli che dall’alba al tramonto esiste più tempo di quanto l’uomo possa averne bisogno”. Superare la visione lineare vuol dire sperimentare “l’essere cerchio”, cioè quel luogo in cui non ha senso chiedersi dove si inizia e dove si finisce, se viene prima l’evento A” piuttosto che l’evento B. In quest’ottica è possibile riconsiderare la modalità di collocare gli eventi, interrogandoci sul contesto più ampio in cui “ho perso tempo”, fino a capovolgere la domanda stessa in : “cosa ci ho guadagnato?”. “Rimanere distesi sulla propria amaca a osservare l’alba” come propone il capo Twavi, leggere un buon libro, impegnare il proprio tempo per amare e amarsi, come sottolinea Pennac, è sempre un tempo rubato, diciamo al “dovere di vivere”.
La salute psicologica passa proprio da qui: imparare a coltivare piccolo tempo perso, concedersi quel tempo per vivere appieno, esperienze e emozioni e per capire cosa ci appassiona.
Spesso viviamo in modo frammentario, preoccupati delle gioie e dei dolori passati o di quelli del futuro. Alcuni autori suggeriscono che nella crescita di ogni individuo è fondamentale imparare ad essere, “liberarsi dal passato e dal futuro, buoni o cattivi che siano” per divenire ciò che si è.
Il tempo stesso non “si trova” ne “si perde”: il tempo semplicemente è. Sarà forse che il Sacro Graal, la nostra Pietra Filosofale, è proprio nel riconsiderare quello che per alcuni resta solo un ausiliare da imparare a memoria, e cioè il verbo Essere. Il segreto per ricongiungersi al tempo potrebbe essere proprio nello sperimentare questo verbo a partire dalla sua “coniugazione propria” e cioè quella che coniuga (sposa) l’esistere, il sentire, il trovarsi, lo stare, con sé e con l’altro, sin dal famoso qui ed ora.
Dott.ssa Amelia Cozzolino
Psicologa e Psicoterapeuta
Socio ordinario Sippr
Charlie Gard, si spegne ogni speranza
News PresaOccasione persa
Rammarico
Enoc, qui non si sarebbero sospese cure
«Non so perché l’ospedale inglese abbia deciso di sospendere le cure al bimbo, so che qua da noi questo non sarebbe avvenuto». Così Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù. «Non so se Charlie si sarebbe potuto salvare, ma so che si è perso molto tempo in molti dibattiti legali che non sono serviti a nulla». Intanto, i genitori di Charlie Gard sono rientrati martedì all’Alta Corte di Londra perché vogliono che il bimbo venga trasferito a casa prima di staccare la spina. L’ospedale dove Charlie è ricoverato, il Great Ormond Street, ha invece dei dubbi sul suo spostamento. Lo rende noto il Daily Mail. Lunedì i genitori hanno annunciato di voler porre fine alla loro battaglia: «E’ tempo che vada e che stia con gli angeli». Gli ultimi ad arrendersi, in lacrime di fronte a Nicholas Francis, giudice dell’Alta Corte di Londra, sono stati proprio la mamma e il papà di Charlie, Connie e Chris, non senza lanciare uno straziato «j’accuse» finale ai medici del Great Ormond Street Hospital e alla giustizia britannica per aver scelto al posto loro di dire basta già 5 mesi fa innescando un contenzioso legale che potrebbe aver consumato il fattore tempo.
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Ospedale Caserta: arresti per corruzione. Commenta Macchia (Ispe-sanità)
News Presa“La notizia dell’arresto, per appalti in sanità, all’ospedale di Caserta riapre le porte al caso di Mafia Capitale dei giorni scorsi, se non altro per alcune analogie concettuali – ha dichiarato Francesco Macchia, Presidente Ispe-Sanità –. La presenza del medico e manager dell’ospedale nonché cugino dell’ex boss dei casalesi potrebbe far credere ad un sistema verticale come quello di Mafia Capitale nel quale uno solo era il regista. In entrambi i casi, l’aggravante di mafia è assente, in quanto il dirigente casertano avrebbe ‘agito nel suo personale interesse, non per quello dei casalesi’ e, a Roma, il profondo sistema corruttivo messo in moto dall’associazione criminale non sarebbe ascrivibile a un sistema mafioso. Senza entrare nell’interpretazione del rapporto mafia-corruzione, questi fatti servono a ricordare che, In Italia, la corruzione è un fatto sistemico e generalizzato e che se non tutto il malaffare è mafia, ‘la corruzione è incubatrice di tutte le mafie’, come sostiene il capo della Polizia Franco Gabrielli e quindi, va combattuta con tutti i mezzi.”
Un altro elemento che emerge dall’operazione della Direzione investigativa antimafia di Napoli (che ha arrestato 8 dirigenti e funzionari della direzione sanitaria dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta e imprenditori napoletani e casertani nel settore dei servizi sanitari e ospedalieri) riguarda gli ambiti dei reati contestati. “Gli appalti truccati all’ ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta – aggiunge Macchia – riguardano in particolare mensa, pulizie e sanificazione. Attraverso il libro bianco di ISPE- Sanità da tempo abbiamo messo a fuoco che uno degli ambiti di maggiore presa della corruzione sanitaria sono proprio i servizi non sanitari come la pulizia, il riscaldamento e le mense.”
In conclusione, il Presidente di ISPE- Sanità afferma che “per la corruzione così come per le mafie, nel nostro Paese c’è una pericolosa tendenza a girare lo sguardo dall’altra parte fino a che eventi come questo di Caserta richiamano tutti alla realtà dei fatti.”
Libro Bianco consultabile qui.
Pronte le prime linee guida per la salute dei migranti
PrevenzioneI continui sbarchi di migranti sulle coste italiane sono il segno di un’emergenza umanitaria che non accenna a terminare. Profughi e rifugiati arrivano da ogni parte del mondo in cerca di salvezza e trovano nella solidarietà italiana il sostegno sperato. E’ comprensibile che anche da parte di quelle popolazioni che prestano soccorso ci siano però delle preoccupazioni e dei dubbi sui rischi che tornino a mietere vittime malattie che sembrano lontane.
Accoglienza consapevole
Per eliminare le incertezze e i dubbi l’Istituto superiore di sanità ha preparato un documento che contiene le prime linee guida per i controlli sanitari ai migranti intercettati dal sistema di accoglienza italiano. Il documento, preparato assieme all’Istituto Nazionale per la promozione della salute (Inmp) e alla Società Italiana di medicina delle Migrazioni è stato presentato alla Camera e verrà inviato a tutti gli operatori. Le linee guida sono state prodotte sulla base di 1.059 documenti scientifici, sono state prese in considerazione le principali malattie infettive e diffusive (tubercolosi, malaria, epatite B e C, HIV, parassitosi, infezioni sessualmente trasmissibili) e alcune patologie cronico-degenerative (diabete, anemie, ipertensione, carcinoma cervice uterina). Gli esperti hanno elaborato delle raccomandazioni di taglio clinico-organizzativo, incardinandole all’interno di un percorso che va dalla valutazione iniziale in fase di soccorso alla visita medica completa in prima accoglienza, fino alla presa in carico vera e propria dei migranti nella seconda accoglienza.
Appropriatezza clinica
«Le linee guida – ha spiegato Concetta Mirisola, presidente dell’Inmp – promuovono l’appropriatezza clinica e organizzativa, evitano gli sprechi e la medicina difensiva che si basa su informazioni sbagliate». Walter Ricciardi, presidente dell’Iss ha invece sottolineato che il nostro Paese è uno dei pochi che garantisce a tutti l’assistenza sanitaria. «Ci sono studi – ha affermato – che dimostrano che i paesi che si occupano bene della salute dei migranti si occupano bene anche di quella dei cittadini». Il documento copre tutte le fasi dell’accoglienza. Ben vengano le linee guida, che colmano un vuoto che si crea tra lo sbarco e quando vanno nel centro di accoglienza.
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Il diabete nei giovani: Intervista al Dott. Lamenza
PodcastImmunoterapia, una nuova chance contro il cancro
Ricerca innovazioneNella lotta al cancro i farmaci tradizionali hanno dato e ancora oggi possono dare molto. Tuttavia, per gli oncologi la strada del futuro è «nell’alleanza» con il sistema immunitario del paziente, scegliendo la cosidetta immunoterapia oncologica. Questo tipo di approccio si basa sull’impiego di sostanze che agiscono sul sistema immunitario, una complessa rete integrata di mediatori chimici e cellulari, di strutture e processi biologici, per difendere l’organismo da qualsiasi forma di insidia chimica, traumatica o infettiva, limitando gli effetti collaterali.
Un’eccellenza del Sud
Una delle novità più interessanti per le migliaia di pazienti del Mezzogiorno è che da qualche settimana questa terapia viene impiegata anche nell’IRCCS “Giovanni Paolo II” anche per il trattamento del tumore alla vescica. Il nuovo alleato dei pazienti pronto a scagliare le proprie armi contro il nemico, il carcinoma uroteliale delle vie urinarie, è un farmaco innovativo e, in quanto immunoterapico, agisce attivando e ritemprando il sistema immunitario, in grado quindi a colpire le cellule malate dall’interno. Dopo la recente approvazione da parte della Food and Drug Administration e in attesa dell’utilizzo commerciale del farmaco, l’Istituto tumori di Bari ha aderito a uno studio internazionale che ne permetterà l’erogazione ai pazienti con carcinoma della vescica in progressione dopo un trattamento chemioterapico.
Una chance in più
«Molti pazienti affetti da carcinoma uroteliale in uno stadio avanzato e metastatizzato, refrattario al trattamento chemioterapico, ora avranno una nuova opzione terapeutica- spiega il dottor Emanuele Naglieri, medico dell’unità operativa di Oncologia Medica del “Giovanni Paolo II”- I risultati incoraggianti ci hanno spinto a rendere possibile la somministrazione anche presso il nostro Istituto, così da garantire un’offerta terapeutica in linea con le eccellenze del territorio, evitando i cosiddetti viaggi della speranza». Il nuovo approccio terapeutico che sta provando a vestire i panni di Davide, ha tutte le carte in regola per abbattere Golia, il carcinoma uroteliale, un killer insidioso più frequente negli uomini che rappresenta il 90% di tutti i tumori della vescica, nonché la nona forma di cancro al mondo per diffusione, responsabile della morte di circa 145.000 persone ogni anno.
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Alta montagna in vacanza. Esperti sul posto verificano rischio ipertensione
PrevenzioneL’ipertensione arteriosa, detta “il killer silenzioso” per la sua asintomaticità, è ancora oggi il principale fattore di rischio per malattie cardiovascolari in tutto il mondo. Colpisce il 40 per cento della popolazione adulta occidentale. In alta montagna, oltre i 2500 metri di altitudine la pressione arteriosa sale in modo significativo, ma comincia a modificarsi già a quota 1800.
Soprattutto nel periodo di vacanza, il numero di persone, con o senza problemi cardiovascolari, che vanno in alta montagna è altissimo, ecco perché la Società italiana contro l’ipertensione arteriosa (Siia), la Commissione medica centrale del Club alpino italiano e la Società italiana di medicina di montagna(Simem) hanno deciso di organizzare una campagna di informazione su questi temi.
Per garantire un approccio sicuro alla montagna, domenica in 16 rifugi di montagna gli escursionisti potranno verificare la propria condizione di rischio e il modo in cui reagiscono all’esposizione all’alta quota. Gli esperti di medicina di emergenza in montagna di Eurac Research gestiranno la postazione informativa del rifugio Martello (Bolzano), sulle Dolomiti.
Spesso chi ha valori della pressione elevati non ne è consapevole perché questo disturbo non presenta sintomi. I rischi collegati all’ipertensione, però, sono seri e salendo in alta montagna possono aggravarsi. Per prevenirli la Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa, il Cai e la Società Italiana della Medicina di Montagna hanno promosso una campagna di sensibilizzazione.
La campagna di sensibilizzazione “La pressione arteriosa in montagna”, “Blood pressure at moderate and high altitude” ha come scopo promuovere in chi si avvicina alla montagna la consapevolezza sulle reazioni dell’apparato cardiovascolare a quote moderate e alte.
Disturbo bipolare: strumento valuta rischio nei bimbi
Bambini, PsicologiaVolevano riuscire a stimare il rischio di sviluppare il disturbo bipolare tra i figli di coloro che ne soffrivano. Così, un team di ricercatori, coordinati da Danella Hafeman dell’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, ha messo a punto uno strumento per analizzare i dati del Pittsburgh Bipolar Offspring Study (che riguardava bambini dai 6 ai 17 anni, figli di genitori che soffrivano di disturbo bipolare di tipo I e II, reclutati tra il 2001 e il 2007 e seguiti per più di nove anni).
In totale, 412 bambini sono stati ritenuti a rischio, di cui circa la metà erano femmine, con un’età media di 12 anni alla prima visita. Cinquantatré giovani, il 13%, hanno sviluppato BPSD durante il periodo di follow-up, a un’età media di 14 anni, inclusi 18 con disturbo bipolare I o II. Questi partecipanti hanno totalizzato 1.058 visite, di cui 104, circa il 10%, precedevano l’inizio della BPSD, mentre 66 visite, il 6,3%, sono state seguite dal passaggio a disturbo bipolare entro cinque anni.
Lo strumento messo a punto dai ricercatori fa un calcolo del rischio tra 0 e 100%. Un medico, dunque, “potrà decidere di monitorare sia un bambino con rischio di conversione del 60%, sia uno con rischio 5%”, ha sottolineato la ricercatrice americana. Inoltre, il calcolatore potrebbe aiutare a valutare l’impatto dei diversi farmaci su chi è a rischio e se gli stabilizzatori dell’umore, o gli antidepressivi, influenzano il rischio di conversione. Secondo Myrna Weissmann, epidemiologa del Columbia University Medical Center di New York, lo studio è “molto interessante” perché considera una malattia psichiatrica a livello di patologie cardiovascolari o di alcuni tumori.
“Credo che il passo successivo sia monitorare elettronicamente alcuni fattori di rischio come il sonno e i momenti di attività”. Così si potrebbe individuare precocemente la malattia, migliorando i risultati del trattamento, ha sottolineato l’esperta, che non era coinvolta nello studio.
Lo studio è stato pubblicato su JAMA Psychiatry.
Sicurezza alimentare: i risultati del Pni2016. Bocciate Sicilia e Sardegna
AlimentazioneLa relazione annuale del Pni 2016 è stata da poco pubblicata sul sito del ministero della Salute. Comprende i dati sulla sicurezza alimentare. Tutte le regioni sono state promosse, tranne due: Sicilia e Sardegna.
Il Piano nazionale integrato (Pni) è il documento che orienta i controlli ufficiali per la sicurezza alimentare e per la lotta alle frodi lungo l’intera filiera produttiva, in funzione dei rischi.
È stato approvato dagli Stato-Regioni a dicembre 2014, il Pni 2015-2018 integra le attività di controllo sulle produzioni alimentari che sono integrate con quelle relative ad altri ambiti correlati, quali sanità e benessere animale, alimentazione zootecnica, sanità delle piante e tutela dell’ambiente.
E ogni anno il ministero fa il punto su come è andata nell’anno precedente.
Le singole attività di controllo sono raggruppate in macroaree (Alimenti, Mangimi, Benessere animale, Sanità animale, Sanità delle piante, Attività a carattere trasversale).
Nello scorso anno, i Servizi igiene degli alimenti e nutrizione ed i Servizi veterinari dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL hanno controllato 275.382 unità operative (impianti e attrezzature dei locali, strutture e mezzi di trasporto), delle quali 54.141 hanno mostrato infrazioni durante le ispezioni. Nel 2016 sono stati conferiti ai laboratori del controllo ufficiale 39.944 campioni di alimenti, bevande e materiali e oggetti a contatto con alimenti, su cui sono state effettuate 98.995 analisi, delle quali 931 irregolari.
La Relazione per il 2016 relativa al PNI 2015-2018, oltre a illustrare i dati di attività di tutte le Amministrazioni che partecipano al Piano, comprende anche una specifica sezione dedicata alle quattro filiere scelte quali obiettivi strategici del Pni 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare.
E riporta un quadro d’insieme di tutte le informazioni disponibili sulle attività svolte lungo queste filiere.
La relazione descrive le attività svolte dalle Autorità competenti nell’ambito di: Alimenti; Benessere animale; Importazioni e scambi; Mangimi; Sanità animale; Sanità delle piante; Sottoprodotti.
Illustra poi i risultati ottenuti in queste attività, con particolare riferimento alle non conformità riscontrate e raccoglie le misure adottate per garantire l’efficacia del piano,suddividendole in : Azioni Correttive: relativo alle misure adottate nei confronti degli operatori per garantirne la conformità. Si tratta, per lo più, di azioni conseguenti al riscontro di non conformità; pertanto il Capitolo 3a comprende le stesse aree di interesse dei capitoli precedenti; Interventi per il miglioramento del sistema dei controlli: relativo alle azioni tese a garantire l’efficace funzionamento del controllo ufficiale. Sono presenti anche argomenti trasversali, quali la Formazione e le attività istituzionali svolte dai Laboratori Nazionali di Riferimento.
Il capitolo sulle verifiche illustra i risultati dei sistemi di verifica atti a garantire la qualità, l’imparzialità, la coerenza e l’efficacia dei controlli ufficiali. I sistemi di verifica adottati in Italia sono:
– Audit sulle autorità competenti e sugli organismi di controllo;
– Monitoraggio dei livelli di assistenza (LEA) in sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti;
I prinipali elementi utili per la valutazione sono riuniti e distinti in tre sottocapitoli:
– Obiettivi PNI 2015/2018: fornisce un quadro d’insieme di tutte le attività ricadenti nelle quattro filiere scelte per gli obiettivi strategici del PNI 2015-2018: olio d’oliva, latte e derivati, molluschi bivalvi, miele ed altri prodotti dell’alveare;
– Analisi Critica e Conclusioni: illustra l’autovalutazione effettuata da ciascuna amministrazione relativamente alle attività descritte nei capitoli precedenti
– Integrazioni e Valutazione: comprende le sezioni “Ulteriori elementi di analisi” e “Valutazione”. In particolare:
C’è poi un capitolo che desrcive ulteriori elementi di valutazione tra cui il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF); l’ambiente; i Corpi di polizia: Capitanerie di Porto, CC Politiche Agricole e Alimentari, CC Tutela della Salute, Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza; il flusso EFSA per le zoonosi.
Infine è pubblicato il documento di valutazione complessiva e analisi critica dei dati in funzione della sicurezza degli alimenti, predisposto dall’Istituto Superiore di Sanità sulla base di tutti gli elementi illustrati nella relazione.
La valutazione è stata organizzata e condotta dal Comitato LEA, ed è quindi strutturata per i suoi obiettivi e in particolare per l’erogazione del 3% del Fsn alle 16 Regioni sotto verifica se hanno raggiunto l’ adempienza in tutti gli adempimenti verificati. In ogni caso, parallelamente, già dal 2012 la verifica è stata estesa, limitatamente agli aspetti alimentari e veterinari, a tutte le Regioni e Provincie Autonome.
Nel 2015 sono risultate adempienti per AAJ 19 Regioni, l’80,95% del totale tenendo conto anche dell’evidenza del superamento, in tempi successivi a quelli dell’anno di verifica, di alcune insufficienze rilevate in corso di istruttoria. Sono state “bocciate” in sostanza solo Sicilia e Sardegna.
Charlie Gard, brutte notizie dagli esami
News PresaOggi una nuova udienza per il piccolo Charlie Gard, la cui sorte sembra essere ormai segnata dallo stallo nato per una battaglia legale che sembra infinita. In attesa che l’Alta Corte di riunisca, dal Regno Unito, purtroppo, è arrivata una doccia gelata per i Gard e per le migliaia di persone che sono vicine alla famiglia tramite i social. Per il Great Ormond Street Hospital di Londra, infatti, l’esito dell’ultima risonanza magnetica di Charlie Gard confermerebbe «una lettura molto triste» della situazione clinica.
Connie in lacrime
Molto triste è anche il modo nel quale la famiglia Gard avrebbe appreso la notizia. L’informazione sarebbe venuta fuori durante la seduta tecnica convocata in vista dell’udienza decisiva che si terrà oggi e domani. A parlarne al giudice è stata la rappresentante legale del Gosh, Katie Gollop, che ha scatenando l’ira del papà di Charlie, Chris Gard, davanti alle lacrime della moglie Connie Yates. Gard ha usato parole dure verso il legale dell’ospedale (le avrebbe gridato “malvagia”, secondo i media britannici) per aver reso pubbliche informazioni cliniche prima che venissero visionate dalla famiglia. Un concetto ribadito dal legale dei genitori, Grant Armstrong, che ha confermato il fatto che i Gard non avessero ancora avuto accesso al referto, arrivato poco prima dell’udienza. Tanto che il legale del Gosh ha precisato poi che non intendeva «provocare sconvolgimenti».
Gli ultimi test
Charlie Gard è stato sottoposto nei giorni scorsi a diversi test, ben due risonanze e un elettroencefalogramma. Questi esami saranno anche necessari al giudice, che presto sarà chiamato a prendere una decisione sul destino del piccolo. Tutti sperano che il giudice conceda al piccolo Charlie Gard la chance di un trattamento sperimentale su cui lavora il medico Usa Michio Hirano, ma, – come sostenuto dal legale dell’ospedale – il trattamento sarebbe inutile e sarebbe più opportuno interrompere i supporti vitali.
Ritardi nelle cure
In questa lotta contro il tempo non si può ignorare la posizione della famiglia Gard, cioè che si sarebbe dovuto trattare Charlie nel mese di gennaio, quando secondo loro gli esami non mostravano danni cerebrali irreversibili. In effetti anche l’esperto statunitense, collegato da New York durante una precedente udienza, aveva sottolineato che gli esami non sembravano suggerire «un danno strutturale maggiore». Difficile dire chi abbia ragione, se i medici inglesi o i genitori che vorrebbero portare il figlio in America.
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