Tempo di lettura: 4 minutiNel 2016 in Italia oltre 950 minori hanno subito violenza sessuale e 6 su 10 sono bambine. Numeri impressionanti che sono cresciuti nell’ultimo anno. Delle 21 vittime d’omicidio volontario il 62% erano bambine, in un quadro in cui la pornografia e prostituzione minorile crescono: +20% dal 2015. Nella Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze che si celebra oggi, l’associazione Terre des Hommes ha presentato la sesta edizione del Dossier “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo.
Il numero totale dei minori vittime di reato non è mai stato così alto da un decennio, raggiungendo la cifra di 5.383 minori (+6% rispetto al 2015). I dati Interforze della Polizia di Stato sui minori vittime nel 2016 elaborati da Terre des Hommes sono stati illustrati alla presenza del Presidente del Senato, Pietro Grasso.
La maggior parte sono femmine: nel 2016 le vittime erano in media il 58%, ma questa percentuale aumenta in tutti i reati a sfondo sessuale. Le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne, ovvero bambine al di sotto dei 14 anni forzate ad assistere ad atti sessuali.
Colpisce il dato degli omicidi volontari consumati: più che raddoppiati in un anno (da 13 a 21 minori vittime) il 62% era una bambina o adolescente. Cresciuto del 23% il numero di vittime minori di abuso di mezzi di correzione o disciplina (266 nel 2016), ovvero botte fino ad andare in ospedale e arrivare a una denuncia. Più in calo rispetto al 2015 gli atti sessuali con minori di 14 anni (-11%), dove però le vittime sono ancora 366, per l’80% bambine, e la detenzione di materiale pornografico, che segna -12%, con 58 vittime, il 76% femmine.
Nella Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, dai dati presentati da Unicef e Terre des Hommes emerge prima di tutto il legame tra situazioni di violenza e negato accesso all’istruzione, ecco perché l’Unpa, Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni, in un focus sulla situazione dei 125 milioni di bambine nate nel 2006 in tutto il mondo, ha dichiarato: “Il futuro del mondo sarà determinato dal destino delle ragazze di 10 anni”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha posto l’attenzione soprattutto sul versante dell’accesso all’istruzione: “Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più giusto e soprattutto più equo”. L’Unicef quest’anno approfondisce il tema ‘Empower girls’ ricordando che “1,1 miliardi di ragazze nel mondo rappresentano una risorsa di potere, energia e creatività e i milioni di ragazze in emergenza non costituiscono un’eccezione”. È però vero che durante i conflitti bambine e adolescenti “hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di non frequentare la scuola rispetto ai ragazzi”. Invece è proprio l’educazione la prima arma contro la violenza.
“Serve un impegno sempre maggiore del Governo per trovare fondi per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere – ha dichiarato Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes – che orienti gli interventi sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo”.
Nella fotografia scattata dalla sesta edizione del dossier, i diritti delle bambine e delle ragazze continuano ad essere negati. In alcuni settori e in alcune aree geografiche ci sono miglioramenti, ma non riescono a invertire il trend. Nel mondo quasi 2 bambine su 3 tra i 10 e i 14 anni subiscono regolarmente punizioni corporali, mentre circa 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni sono vittime di rapporti forzati.
In base alle stime dell’OMS, le donne e le ragazze che hanno subito una mutilazione genitale sono circa 200 milioni e vivono prevalentemente in 30 Paesi. Il Paese dove sono più diffuse è la Somalia, dove interessa praticamente tutte le donne (98%). Il dossier punta i riflettori anche sul fenomeno dei matrimoni precoci, che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, la scomparsa dei matrimoni precoci si tradurrebbe in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati. Da baby spose a baby mamme il passo è breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. Non solo: ogni anno, circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100mila le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%. In base alle stime della Banca Mondiale, eliminare i matrimoni precoci permetterebbe di salvare la vita – entro il 2030 – a due milioni di bambini che riuscirebbero a sopravvivere oltre i cinque anni d’età, mentre altri 3,6 milioni non soffrirebbero di malnutrizione acuta.
A questi benefici si sommano quelli dell’aumento della frequenza scolastica. Secondo l’ultimo report dei Millennium Goals, tra il 2000 e il 2011 soprattutto, il numero di bambini esclusi dalle elementari si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni.
Infine un viaggio tra i banchi di scuola. L’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere di Terre des Hommes ha raccolto il punto di vista di circa di 2mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni su violenza di genere, stereotipi e pericoli della rete. Secondo il 77,1% degli intervistati l’alibi della ‘provocazione’ da parte della donna sull’uomo maltrattante fortunatamente non regge. Solo che tra i maschi questa percentuale scenda al 66,8%, mentre il 53,9% dei ragazzi pensa che tutto sommato la ‘violenza è frutto di una perdita momentanea di controllo’.
La violenza di genere si combatte soprattutto partendo dagli stereotipi e dai comportamenti quotidiani. Il 24,3% di ragazzi pensa che gli uomini non debbano partecipare alle attività domestiche, mentre il 36,3% è convinto che occuparsi della casa e della famiglia è compito delle donne. “Queste percentuali – conclude il rapporto – sembrano mostrare un cammino ancora molto lungo da percorrere in un Paese che da anni discute di eguaglianza di genere e di violenza”.
Bambine. In Italia record di abusi sessuali su minori nel 2016
News PresaNel 2016 in Italia oltre 950 minori hanno subito violenza sessuale e 6 su 10 sono bambine. Numeri impressionanti che sono cresciuti nell’ultimo anno. Delle 21 vittime d’omicidio volontario il 62% erano bambine, in un quadro in cui la pornografia e prostituzione minorile crescono: +20% dal 2015. Nella Giornata Internazionale delle Bambine e delle Ragazze che si celebra oggi, l’associazione Terre des Hommes ha presentato la sesta edizione del Dossier “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo.
Il numero totale dei minori vittime di reato non è mai stato così alto da un decennio, raggiungendo la cifra di 5.383 minori (+6% rispetto al 2015). I dati Interforze della Polizia di Stato sui minori vittime nel 2016 elaborati da Terre des Hommes sono stati illustrati alla presenza del Presidente del Senato, Pietro Grasso.
La maggior parte sono femmine: nel 2016 le vittime erano in media il 58%, ma questa percentuale aumenta in tutti i reati a sfondo sessuale. Le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne, ovvero bambine al di sotto dei 14 anni forzate ad assistere ad atti sessuali.
Colpisce il dato degli omicidi volontari consumati: più che raddoppiati in un anno (da 13 a 21 minori vittime) il 62% era una bambina o adolescente. Cresciuto del 23% il numero di vittime minori di abuso di mezzi di correzione o disciplina (266 nel 2016), ovvero botte fino ad andare in ospedale e arrivare a una denuncia. Più in calo rispetto al 2015 gli atti sessuali con minori di 14 anni (-11%), dove però le vittime sono ancora 366, per l’80% bambine, e la detenzione di materiale pornografico, che segna -12%, con 58 vittime, il 76% femmine.
Nella Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, dai dati presentati da Unicef e Terre des Hommes emerge prima di tutto il legame tra situazioni di violenza e negato accesso all’istruzione, ecco perché l’Unpa, Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni, in un focus sulla situazione dei 125 milioni di bambine nate nel 2006 in tutto il mondo, ha dichiarato: “Il futuro del mondo sarà determinato dal destino delle ragazze di 10 anni”.
Il presidente del Senato Pietro Grasso ha posto l’attenzione soprattutto sul versante dell’accesso all’istruzione: “Colmare il gap tra i sessi e permettere a milioni di bambine di studiare meglio e più a lungo significa, in prospettiva, costruire un mondo più giusto e soprattutto più equo”. L’Unicef quest’anno approfondisce il tema ‘Empower girls’ ricordando che “1,1 miliardi di ragazze nel mondo rappresentano una risorsa di potere, energia e creatività e i milioni di ragazze in emergenza non costituiscono un’eccezione”. È però vero che durante i conflitti bambine e adolescenti “hanno una probabilità 2,5 volte maggiore di non frequentare la scuola rispetto ai ragazzi”. Invece è proprio l’educazione la prima arma contro la violenza.
“Serve un impegno sempre maggiore del Governo per trovare fondi per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere – ha dichiarato Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes – che orienti gli interventi sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo”.
Nella fotografia scattata dalla sesta edizione del dossier, i diritti delle bambine e delle ragazze continuano ad essere negati. In alcuni settori e in alcune aree geografiche ci sono miglioramenti, ma non riescono a invertire il trend. Nel mondo quasi 2 bambine su 3 tra i 10 e i 14 anni subiscono regolarmente punizioni corporali, mentre circa 120 milioni di ragazze con meno di vent’anni sono vittime di rapporti forzati.
In base alle stime dell’OMS, le donne e le ragazze che hanno subito una mutilazione genitale sono circa 200 milioni e vivono prevalentemente in 30 Paesi. Il Paese dove sono più diffuse è la Somalia, dove interessa praticamente tutte le donne (98%). Il dossier punta i riflettori anche sul fenomeno dei matrimoni precoci, che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti. Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, la scomparsa dei matrimoni precoci si tradurrebbe in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (nel 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati. Da baby spose a baby mamme il passo è breve: nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. Non solo: ogni anno, circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza. Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100mila le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta le bambine rappresentano ben il 20%. In base alle stime della Banca Mondiale, eliminare i matrimoni precoci permetterebbe di salvare la vita – entro il 2030 – a due milioni di bambini che riuscirebbero a sopravvivere oltre i cinque anni d’età, mentre altri 3,6 milioni non soffrirebbero di malnutrizione acuta.
A questi benefici si sommano quelli dell’aumento della frequenza scolastica. Secondo l’ultimo report dei Millennium Goals, tra il 2000 e il 2011 soprattutto, il numero di bambini esclusi dalle elementari si è quasi dimezzato, passando da 102 milioni a 57 milioni.
Infine un viaggio tra i banchi di scuola. L’Osservatorio sulla violenza e gli stereotipi di genere di Terre des Hommes ha raccolto il punto di vista di circa di 2mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni su violenza di genere, stereotipi e pericoli della rete. Secondo il 77,1% degli intervistati l’alibi della ‘provocazione’ da parte della donna sull’uomo maltrattante fortunatamente non regge. Solo che tra i maschi questa percentuale scenda al 66,8%, mentre il 53,9% dei ragazzi pensa che tutto sommato la ‘violenza è frutto di una perdita momentanea di controllo’.
La violenza di genere si combatte soprattutto partendo dagli stereotipi e dai comportamenti quotidiani. Il 24,3% di ragazzi pensa che gli uomini non debbano partecipare alle attività domestiche, mentre il 36,3% è convinto che occuparsi della casa e della famiglia è compito delle donne. “Queste percentuali – conclude il rapporto – sembrano mostrare un cammino ancora molto lungo da percorrere in un Paese che da anni discute di eguaglianza di genere e di violenza”.
Pazienti politraumatizzati, il Cardarelli fa scuola
News PresaApproccio multimodale
Capitale della chirurgia
Tennis&Friends: oltre 14000check-up nell’evento di prevenzione
Eventi d'interesse, News PresaOltre 14.000 controlli effettuati e circa 2000 contatti nel punto informativo. Di cui 1.720 Tiroide, 1.370 Colesterolo e Diabete, 775 Cuore, 535 Pneumologia, 540 Fegato, 1.000 Medicina dello sport, 1.215 Metabolismo vascolare, 735 Ginecologia e Senologia, 570 Longevità, 420 Oculistica, 1.800 Otorino, 700 Odontoiatria, 700 Pediatria, 260 Psicologia, 720 Dermatologia e 950 Rianimazione. Oltre 30.000 le presenze al Villaggio. Sono questi i numeri di Tennis&Friends, che sabato e domenica scorsa ha visto scendere in campo al Foro Italico personaggi dello sport e dello spettacolo, mentre le equipe mediche della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli eseguiva controlli gratuiti ai partecipanti.
Al momento di assegnare i premi: vincitrici al primo posto sono stati la coppia Max Gazzè-Paolo Bonolis, seguita da Max Giusti-Neri Marcorè. Al terzo posto la coppia Mara Santangelo-Francesco Testi. Li ha premiati il presidente del CONI Giovanni Malagò, alla presenza del direttore generale Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Enrico Zampedri, sulle note dell’inno di Mameli interpretato dalla banda dell’Aeronautica Militare. Giunta alla 7a edizione, Tennis & Friends unisce salute, sport e spettacolo. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno delle massime istituzioni, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Salute, Aereonautica Militare, Polizia di Stato, Roma Capitale, Regione Lazio, C.O.N.I., F.I.T., F.I.S.E., F.I.R. e con la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Quest’anno sono stati impiegati oltre 18.000 mq di Villaggio della Salute, con 22 diverse specialistiche, ogni equipe sanitaria multidisciplinare di professionisti della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, ha eseguito gratuitamente visite specialistiche con esami diagnostici.
Lo scopo è promuovere la prevenzione, educare a un corretto stile di vita e all’importanza della diagnosi precoce. Quest’anno le aree sanitarie sono passate da 15 sono passate a 22 aree specialistiche diverse, in 70 postazioni sanitarie e diagnostiche. L’equipe sanitarie del Gemelli,della Polizia di Stato e dell’Aereonautica Militare hanno coperto le aree sanitarie di: tiroide, cuore, fegato, longevità, otorinolaringoiatria, polmone, dermatologia, odontoiatria, pediatria, oculistica, check up metabolico – vascolare, ipertensione arteriosa, alimentazione e obesità, diabete e colesterolo, eco doppler vascolare, psicologia, salva una vita, medicina dello sport; un’area curata dalla FISE, è stata anche destinata alla riabilitazione equestre.
Tennis&Friends quest’anno si è dedicata anche alle scuole primarie e secondarie di primo grado del Comune di Roma, in collaborazione con lo sportello della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli: insieme contro il bullismo e il Cyberbullismo, sono stati realizzati incontri con gli youtubers più seguiti dai ragazzi: Dexter, Mike Show Sha, Brazo Crew, mediatori gli specialisti psicologi.
C’era inoltre la Federazione Italiana Rugby, un’area dell’Aeronautica Militare, nella quale è stato posizionato un aereo delle Frecce Tricolori MB339 ed un simulatore di volo e l’unità mobile della Polizia Scientifica, che ha mostrato al pubblico le tecniche di indagine scientifica.
Promuoviamo salute
Abuso di alcol. Cosa si rischia a lungo andare?
Stili di vitaIl 20% dei giovani tra 11 e 17 anni fa abuso di alcol, mentre il 17% dei ragazzi tra 18 e 24 anni pratica il Binge Drinking, una moda che prevede “il bere al solo scopo di ubriacarsi”. Una tendenza dai risvolti gravissimi per la salute, soprattutto se si considera che in giovane età l’organismo è ancora in grado di metabolizzare completamente l’alcol. L’alcol ha effetti diretti su molti organi, in particolare su fegato e sistema nervoso centrale, creando una dipendenza superiore perfino alle droghe illegali più conosciute.
Il rischio aumenta in gravidanza. L’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma che dopo 40-60 minuti dall’assunzione di bevande alcoliche da parte della madre, il feto raggiunge la stessa concentrazione di alcol nel sangue.
I rischi della “Sindrome feto alcolica” sono: deficit della crescita pre e/o postnatale, anomalie cranio-facciali, disfunzioni del sistema nervoso centrale.
Alcol e guida
Il 30% degli incidenti stradali è causato dall’ abuso di alcol. Mettersi alla guida dopo aver bevuto oltre limiti, significa guidare con un’alterazione della percezione delle capacità cognitive e un rallentamento dei riflessi. Il codice della strada non lascia dubbi: il limite legale di alcolemia (concentrazione di alcol nel sangue) alla guida non deve superare 0,5 g. per litro. Invece 0 g è il limite alcolemico per i guidatori sotto 21 anni di età o patentati da meno di tre anni per i guidatori professionali.
Bere si può, ma responsabilmente.
Per limitare il rischio di superare il limite consentito, basta anche solo seguire semplici accortezze, come ad esempio bere solo durante i pasti e mai a digiuno. Privilegiare le bevande a bassa gradazione alcolica (birra e vino), non mescolarle tra loro e limitare i superalcolici. Fare attenzione all’interazione tra farmaci e alcol. Il bere moderato è una pratica socialmente accettata e fa parte di un rituale di socialità, ma l’eccesso di alcol può avere conseguenze gravissime sulla salute. Le linee guida condivise dalla maggior parte della comunità scientifica indicano dei limiti entro i quali il consumo di alcol si può considerare moderato: 2-3 unità alcol alcoliche (36 g) giornaliere per gli uomini; 1- 2 unità alcolemica (24 g) giornaliere per le donne. Una unità alcolica 12 g giornaliere per gli ultrasessantacinquenni. 0 unità alcoliche per i ragazzi sotto i 16 anni. Un’unità alcolica corrisponde a 12 g di etanolo, cioè circa quello contenuto in una lattina di birra da 33 cl., o in un bicchiere di vino da 125 cc., oppure in un bicchierino di superalcolico da 40 cc.
promuoviamo salute
Obesità grave, è allarme in Campania
News Presa, Stili di vitaCurvy è bello, è questo il concetto che sempre più spesso si va affermando tra le donne in risposta alle anoressiche taglie 38 imposte nel mondo della moda. Per gli uomini ovviamente non si parla di curvy, ma secondo un detto partenopeo la pancia da’ sostanza. Tutto bene, se non fosse che la Campania è sempre più una regione in sovrappeso. E’ infatti uno scenario drammatico quello dell’impatto dell’obesità sulla salute e sul welfare. Uno scenario molto grave nella nostra regione, dove, secondo il Rapporto Passi 2012-2015 del Ministero della Salute, il 13% della popolazione è obesa, ma la percentuale sale a 23% tra i minori. Questo significa arrivare a malattie croniche che portano alla perdita della vista, patologie renali, tumori e, non ultimo, un costo sociale che è maggiore rispetto a quello provocato dal tabacco e dall’alcool messi insieme.
Maglia nera
«La Campania ha il triste primato in Italia della maggiore prevalenza dell’obesità in adulti e bambini e dovrebbe dotarsi di una rete per la terapia multidisciplinare, sia per assistere i pazienti, sia per diminuire gli alti costi sociali della malattia», spiega il presidente del Ceinge Pietro Forestieri, che ha fatto il punto sul problema dell’obesità nel corso di Alfa Omega, la sezione di convegni medici della Settimana della Prevenzione a Napoli. Il tema è stato affrontato in occasione dell’Obesity Day che si celebra oggi: nel pomeriggio si svolge un incontro sul «Innovazioni in tema di obesità» a cui partecipano anche gli specialisti Paola Vairano, Ludovico Docimo e Silvia Savastano.
Approccio multidisciplinare
Per affrontare l’obesità serve una terapia multidisciplinare, ma questo significa seguire i pazienti dal punto di vista metabolico, dietologico e chirurgico. Non va dimenticato, e Forestieri lo ricorda con forza, che l’obesità è una malattia gravissima che porta a patologie che mettono a rischio funzioni vitali. In più l’obesità comporta un elevatissimo costo sociale. Oggi investire in centri anti-obesità vuol dire programmare un risparmio di spese che presto non saranno più sostenibili. In Gran Bretagna vengono eseguiti 50mila interventi di chirurgia per eliminare l’obesità, altrimenti il costo sociale della malattia sarà insostenibile tra 20 anni per il sistema sanitario inglese. Da noi, in Italia vengono eseguiti solo 5mila interventi l’anno. Tra le malattie a cui porta l’obesità c’è ovviamente anche il diabete, la cui cura comporta un costo elevatissimo a carico del servizio sanitario nazionale.
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Tedeschi: ecco tutte le novità in campo neurologico
News Presa, PartnerE’ uno degli appuntamenti più attesi dell’anno per tutti gli addetti ai lavori, è il XLVIII Congresso Società Italiana Di Neurologia. Gioacchino Tedeschi (professore di Neurologia all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”) approda ai microfoni di Radio Kiss Kiss per spiegare ai radioascoltatori quali sono le principali novità in campo neurologico, si pensi ad esempio alle innovazioni nella terapia di alcune malattie rare, della profilassi dell’emicrania e delle nuove terapie biologiche per la demenza. E ancora, si parlerà dei temi affrontati a Napoli nel corso del Congresso e del ruolo della neurologia italiana nel mondo. Tutto questo, e molto altro, nel corso di Good Morning Kiss Kiss, con la conduzione di Max Giannini, nello spazio realizzato in collaborazione con il network di prevenzione e salute PreSa. Sabato 14 ottobre, dalle 11.00 circa.
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Sedentarietà e rischi. Come allenarsi ad ogni età secondo l’Oms
News Presa, Stili di vitaMalattie cardiovascolari, diabete, depressione e alcuni tipi di tumore. Sono alcune delle patologie collegate alla scarsa attività fisica. In Italia il 5% delle morti è causato da una vita sedentaria. Lo scarso movimento, infatti, soprattutto nelle persone più anziane, provoca anche l’insorgenza di problemi articolari e ossei, artrite e osteoporosi. La sedentarietà e concausa dell’aumento di peso e dell’obesità. Non solo: le conseguenze possono essere anche di tipo psicosomatico. La sedentarietà non risponde alle esigenze del corpo: può influire sull’umore e può determinarne un calo, oppure indurre stati di depressione e invecchiamento precoce. Avere una vita con una regolare attività fisica porta grandi vantaggi. Lo sport o semplicemente il movimento fanno bene alle persone di ogni età: nei bambini l’esercizio promuove lo sviluppo armonico e favorisce la socializzazione. Negli adulti diminuisce il rischio di malattie croniche e migliora la salute mentale. Praticare esercizio fisico in modo regolare moderato potenzia il funzionamento di cuore e polmoni, migliora l’agilità e gli equilibri e aiuta a sviluppare (nei bambini) o a rafforzare (negli adulti e anziani) l’apparato osseo, articolare e muscolare. Dal punto di vista del benessere psicologico, anche in questo caso, i vantaggi sono tanti: riduce l’ ansia, la depressione e il senso di solitudine e può anche essere un buon modo per socializzare. Inoltre, l’esercizio fisico aiuta a prevenire il sovrappeso, perché regola l’appetito e amenta il numero di calorie bruciate e diminuisce la voglia di fumare. L’organizzazione mondiale della sanità fornisce dei suggerimenti su una corretta attività fisica a seconda delle fasce di età. Per i bambini e i ragazzi (5/17 anni): almeno 60 minuti al giorno di moderata attività, includendo almeno tre volte alla settimana esercizi per la forza, come giochi di movimento e attività sportive. Per gli adulti (18/ 64 anni) almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa in sessioni di almeno 10 minuti per volta, con rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno due volte la settimana. Per gli anziani dai 65 anni in poi, le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute.
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Pineta Grande, il successo di un intervento rivoluzionario
News Presa, Ricerca innovazioneSostituire una valvola del cuore operando attraverso un’arteria. Quello che in passato poteva sembrare un miraggio fantascientifico è da tempo realtà, il passo in avanti è stato riuscire ad inserire con la stessa tecnica una valvola «fuori misura». Potrebbe sembrare una banalità, un tecnicismo da camice bianco, ma non è così. Grazie a questo intervento di ultima generazione si apre infatti una speranza, e anche qualcosa in più, per molti pazienti altrimenti inoperabili. La tecnica di base è la cosiddetta «Tavi»: sostituzione attraverso un catetere delle valvole aortiche con la quale si riesce ad intervenire per la stenosi aortica degenerativa
Patologia in costante aumento
Se la Campania si conferma sempre più all’avanguardia nel campo dell’interventistica cardiovascolare, va anche detto che la patologia è in aumento. Colpisce principalmente i soggetti anziani, dopo i 70 anni ha una prevalenza del 5% . Nella nostra regione ne soffrono circa 4.000 pazienti, 1.000 dei quali andrebbero trattati con questo intervento. La stenosi aortica degenerativa determina un graduale indebolimento del muscolo cardiaco con conseguente insufficienza cardiaca mentre parallelamente aumenta il rischio di morte improvvisa se il paziente non riceve un trattamento adeguato. Si stima che la mortalità è del 30% per anno dall’inizio dei sintomi, addirittura leggermente superiore rispetto al tasso di mortalità causato dal cancro al polmone.
Nuove speranze
La grande novità del 2017, come detto, è la nuova valvola «fuori misura», impiantata per la prima volta in Italia dal dottor Arturo Giordano, direttore del reparto di Interventistica Cardiovascolare del Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castelvolturno, e conosciuta dagli addetti ai lavori con il nome di EVR 34, prodotta da Medtronic. La novità consiste nel fatto che per la prima volta si è riusciti ad inserire in un catetere di meno di 6 millimetri una valvola che una volta rilasciata raggiunge 34 millimetri di diametro. Queste dimensioni consentono di dare nuove speranze a quanti erano esclusi dalla Tavi, perché anatomicamente non trattabili con le protesi in commercio. «I pazienti che fino ad oggi erano quindi destinati a morte quasi certa erano il 10% dei 1.000 che annualmente necessitano di questo intervento – spiega Giordano -. Per cui possiamo dire di aver “recuperato” a nuova vita almeno 100 pazienti l’anno. E’ stato accertato inoltre che i migliori risultati si ottengono in centri che hanno eseguito più di 200 interventi l’anno e la nostra esperienza, di circa 600 interventi l’anno effettuati da me e dal mio gruppo (composto dal Dott. Paolo Ferraro, Nicola Corcione, Stefano Messina, Gennaro Maresca e Giuseppe Biondi Zoccai), ci ha permesso di essere i primi a poter utilizzare questa nuova protesi per i pazienti campani e per quanti afferiscono al nostro centro da fuori regione».
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Cattiva alimentazione. I tumori associati a troppa massa grassa
Alimentazione, PrevenzioneL’obesità oggi colpisce circa 640 milioni di persone adulte e 110 milioni di bambini e adolescenti. Numeri destinati ad aumentare, secondo le stime, soprattutto nelle società occidentali. Il sovrappeso, però, ha un prezzo molto alto. In particolare, un’indice di massa corporea superiore del 40% al proprio peso ideale aumenta del 70% il rischio di morire di infarto, del 400% quello di morire per diabete, del 35% quello di sviluppare un tumore.
L’aumento del rischio è direttamente proporzionale all’aumento dell’indice di massa corporea, in maniera molto simile sia negli uomini che nelle donne. L’IMC (indice di massa corporea) è un dato biometrico espresso dal rapporto tra il peso e il quadrato dell’altezza di un individuo, che identifica il peso forma della persona.
I tipi di tumore legati maggiormente all’aumento di peso sono quelli del colon retto, dell’esofago, dell’utero, del seno (soprattutto per le donne in post menopausa), del rene e del pancreas. Un ruolo fondamentale è giocato dall’alimentazione. Mangiare troppo e seguire una dieta ipercalorica può causare sovrappeso e obesità, quindi aumentare i rischi di malattie cardiovascolari, tumori e diabete.
Già nel lontano 2002 l’International Agency for Research on Cancer aveva dimostrato come evitare un eccessivo aumento di peso riduca il rischio di tumore al colon, all’esofago, al rene, alla mammella e all’utero. Un recente lavoro condotto da un team di ricercatori internazionali IARC e basato sulla revisione di 1000 studi presenti in letteratura scientifica, ha identificato altri 8 tipi di tumore, associati alla presenza di un’eccessiva massa grassa (tumore allo stomaco, alla vescica, al pancreas, alle ovaie, alla tiroide, di menangioma e di mieloma multiplo).
I risultati sono stati pubblicati su The New Engalnd Journal of Medicine.
La prevenzione parte dalla nutrizione, mangiando sano e con gusto. Uno stile alimentare corretto (che prevede l’assunzione bilanciata dei vari nutrienti) aiuta a costruire, rafforzare e fornire l’energia quotidiana per il buon funzionamento del corpo e della mente. Una sana alimentazione rende più forti, perché fortifica il sistema immunitario e contribuisce a proteggere l’organismo.
Avere una corretta alimentazione fin dalla gravidanza è il modo migliore per conservare un buono stato di salute nella fase materno-infantile. Secondo gli esperti, infatti, questo rende più facile l’apprendimento nei bambini e la produttività negli adulti. Una dieta bilanciata si costruisce giorno dopo giorno, attraverso l’assunzione equilibrata di cibi in grado di fornire un giusto apporto proteico e calorico. Non esistono né cibi “cattivi” né cibi “buoni”, ma cibi salutari (frutta, verdura farinacei e pesce) e meno salutari (cibi zuccherati, cibi eccessivamente salati, carni rosse e grassi di origine animale). Tra i principali accorgimenti da seguire, ci sono: consumare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, aumentare il consumo di legumi e di pesce (almeno 2/3 volte a settimana), preferire carni magre e limitare il consumo di carni rosse, preferire gli oli vegetali, limitare il consumo di sale, moderare il consumo di alimenti e bevande dolci, bere un litro e mezzo d’acqua al giorno.
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Lavoro e salute, gli infermieri i più a rischio
News PresaSono quelli che spesso stanno più a contatto con i pazienti, alle volte anche a rischio della pelle. E non è un modo di dire. Secondo primo Osservatorio Italiano 2017 sulla Sicurezza per gli operatori sanitari, gli infermieri sono la categoria più esposta in ambito ospedaliero: il 75% degli incidenti consiste in punture e lesioni, il 25% in contaminazione con sangue e liquidi biologici. Ma solo 1 ospedale su 2 utilizza dispositivi di sicurezza. Addirittura la metà degli ospedali italiani non rispetta le regole di sicurezza nell’uso di aghi, e questa è una delle principali cause di incidenti a rischio biologico per gli operatori sanitari. Con 130 mila casi l’anno, questo tipo di incidenti rappresenta una vera e propria emergenza nel nostro Paese, quasi 100 mila esposizioni, come detto, consiste in punture accidentali con aghi e lesioni da taglienti e il 25% da contaminazioni mucose e cutanee con sangue e altri liquidi biologici.
Lavoro a rischio
Per Gabriella De Carli, infettivologa presso l’Istituto nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani: «L’Italia ha una eccellente legislazione sulla sicurezza del lavoro, tuttavia per quanto attiene l’adozione dei dispositivi di sicurezza, che dovrebbero andare a sostituire gli strumenti che l’operatore usa quotidianamente per svolgere il suo lavoro e che lo mettono a rischio di infezioni, molto deve essere ancora fatto». Anche i dati più recenti mettono in luce una disomogeneità di utilizzo a livello italiano. Quella dell’infermiere, insomma, è e resta una professione ad altro rischio infortunistico.
Al servizio del paziente
L’infermiere, seguendo il paziente 24 ore su 24, è infatti la figura che più degli altri a che fare con taglienti e pungenti come gli aghi per le flebo, per la terapia iniettiva e per i prelievi, bisturi, forbici e quanto altro per il cambio delle medicazioni, e il numero di infortuni a rischio biologico è ancora molto alto. Il 63% degli incidenti coinvolgono aghi cavi, la metà dei quali pieni di sangue, il 19% aghi pieni, il 7% bisturi. Circa il 75% delle esposizioni si verifica quindi in relazione a procedure per le quali sono in larga misura disponibili dispositivi intrinsecamente sicuri. Possiamo affermare che gli infermieri sono la categoria maggiormente esposta al rischio anche perché rappresentano i 2 terzi del totale degli operatori. La speranza è che presto la politica metta mano a questa situazione, introducendo controlli e norme più stringenti.
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