Tempo di lettura: 2 minutiC’è chi sottovaluta le calorie liquide, come se fossero meno importanti di quelle assunte con il cibo solido, ma non è così. Bevande, succhi di frutta, energy drink e alcolici sono spesso un concentrato di zuccheri.
In tutto il mondo, il consumo globale di bevande zuccherate è in aumento, ma per fortuna l’ Italia è in controtendenza.
Una recente ricerca della City University London e della University of North Carolina pubblicata sulla rivista medica Lancet Diabetes & Endocrinology rivela che la dieta del mondo sta diventando più dolce, nonostante le politiche e le campagne a favore della riduzione del consumo di zuccheri. Cile, Messico e Usa in vetta ai consumi di calorie liquide. In Italia invece sono calati del 10% negli ultimi 5 anni.
Resta un dato di fatto: quando si ha sete, la cosa migliore da bere è l’acqua (che non ha calorie e va bevuta in quantità più elevate quando le temperature sono più alte e se si esegue un allenamento intenso).
In condizioni normali, la formula per sapere quanti ml di acqua si devono bere al giorno, è un calcolo semplice: 30 ml x kg di peso = ml al giorno.
Gli esperti avvertono: anche alcune bevande considerate “sane” hanno molte calorie. Gli smoothie che si trovano nel supermercato, ad esempio, sono composti principalmente da frutta e per questo hanno un alto contenuto di fruttosio.
Per non parlare dell’alcol che ha 7 calorie al grammo (tante quante in 1 grammo di grasso) e per questo è molto calorico e andrebbe bevuto con moderazione o evitato del tutto. Insomma, nella scelta meglio prediligere le bevande fatte in casa oppure fare attenzione alle quantità.
Infine, per avere un’idea di quante calorie liquide sono contenute in alcune bevande, si può partire da una semplice lista dei drink più famosi.
Analcolici:
* Bibite gassate (per es. coca cola) (250 ml) = 105 calorie, 9 zollette di zucchero
* Tè freddo (250 ml) = 70 calorie, 6 zollette di zucchero
* Smoothie di frutta (250 ml) = 135 calorie, 10 zollette di zucchero
* Succo d’arancia (250 ml) = 115 calorie, 8 zollette di zucchero
* Energy drink (250 ml) = 116 calorie, 9 zollette di zucchero
* Yogurt alla frutta (250 ml) = 250 calorie, 6 zollette di zucchero
* Drink isotonici (250 ml) = 60 calorie, 5 zollette di zucchero
Alcolici:
* Vino bianco, dolce (250 ml) = 250 calorie, 5 zollette di zucchero
* Vino rosso (250 ml) = 210 calorie, ½ zolletta di zucchero
* Birra (250 ml) = 100 calorie, 0 zollette di zucchero
* Piña colada (250 ml) = 235 calorie, 9 zollette di zucchero
promuoviamo salute
Over 65, attenti alla “triade infernale”
PrevenzioneOver 65? Secondo l’Istat l’Italia sta vivendo una vera e propria «rivoluzione grigia», ma non sempre gli anni in più sono vissuti in salute. Nel 2016 l’aspettativa di vita per entrambi i sessi ha compiuto un balzo in avanti di ben 5 mesi (da 80,1 a 80,6 anni per gli uomini e da 84,6 a 85,1 per le donne) recuperando quasi interamente il calo del 2015. Gli italiani con oltre 65 anni sono oramai più di 13,5 milioni su un totale di 60,5 milioni, vale a dire il 22,3 per cento della popolazione. L’altra faccia della medaglia è però legata al fatto che chi taglia il traguardo dei 65 anni spesso deve fare i conti con problemi di salute: il 48,6% degli over 65 italiani presenta una situazione di multicronicità (3 o più malattie croniche) e circa il 35% convive con dolori fisici, da moderati a molto forti.
La triade infernale
Oltre alle malattie croniche, una minaccia importante pende sugli over 65: la «triade infernale» delle malattie infettive a cui sono esposti gli anziani, con un impatto importante sulla loro salute, aspettativa e qualità di vita: Influenza, malattie da Pneumococco, in particolare la Polmonite Pneumococcica e l’Herpes Zoster e la sua complicanza più dolorosa, la nevralgia post-erpetica. Oggi sono disponibili strategie vaccinali in grado di prevenire queste tre malattie, offerte gratuitamente nel nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019: la vaccinazione antinfluenzale, che riduce complicanze, ospedalizzazioni e morti dovute a tale infezione; la vaccinazione con vaccino pneumococcico coniugato, seguita da una dose di vaccino polisaccaridico, in grado di ridurre i casi di Polmonite Pneumococcica e le malattie invasive da pneumococco, e la vaccinazione contro l’Herpes Zoster, che riesce a ridurre con una sola dose i casi di questa malattia e soprattutto la nevralgia post-erpetica, una delle complicanze più gravi che causa dolore incoercibile e disabilità.
L’importanza dei vaccini
Vaccinare anche gli adulti è l’orientamento di istituzioni e società scientifiche che deve però scontrarsi, oltre che con i pregiudizi antivaccinali, con il diffuso paradigma che considera i vaccini una misura di prevenzione riservata all’infanzia. È compito anche dei media promuovere un invecchiamento in salute attraverso la corretta informazione sull’uso dei vaccini e le opportunità di prevenzione per le persone over 65. Come farlo è il tema del Corso di Formazione Professionale L’importanza di vaccinarsi a ogni età. Il ruolo dei media su un grande tema di sanità pubblica, promosso dal Master di I livello «La Scienza nella Pratica Giornalistica» (SGP) della Sapienza Università di Roma con il supporto incondizionato di MSD.
[wl_chord]
Sma, iniziano le infusioni con il farmaco salvavita
Ricerca innovazioneVia alle prime infusioni di farmaco salvavita per i bambini affetti da Sma (atrofia muscolare spinale). Nell’attesa che venga finalizzata la mappa della rete ospedaliera italiana dove sarà possibile somministrare la terapia Nusinersen – recentemente approvata dall’Agenzia del Farmaco – i 23 centri prescrittori già autorizzati dalle Regioni, hanno avviato l’iter sanitario per effettuare le prime iniezioni spinali, per le quali c’è bisogno di figure specializzate e formate, nonché di ricovero in day hospital di almeno 24 ore. Ad accendere la prima luce di speranza sui piccoli pazienti e sulle loro famiglie è stato l’IRCCS Burlo Garofalo di Trieste – che ha eseguito la prima infusione del trattamento – nei prossimi giorni sarà la volta del NeMo di Milano e del Santobono Pausillipon di Napoli.
Arruolamento
«Le richieste per ricevere il nuovo farmaco sono in progressivo aumento – sottolinea il presidente di Famiglie SMA Daniela Lauro – e occorrono figure professionali nell’ambito delle malattie neuromuscolari e almeno un centro per ogni regione che possa somministrare in sicurezza il farmaco. Abbiamo effettuato una web conference con oltre 250 partecipanti, dove i cinque centri che negli scorsi mesi hanno attuato il programma compassionevole (NeMo di Milano, Roma e Messina; Gaslini di Genova e Bambino Gesù di Roma), l’associazione Famiglie Sma (Genitori per la Ricerca sull’Atrofia Muscolare Spinale) e Asamsi (Associazione per lo Studio delle Atrofie Muscolari Spinali Infantili), hanno risposto ai molteplici quesiti posti dai genitori dei piccoli pazienti. Questa è una fase molto delicata, che dobbiamo gestire con grande cautela: l’arruolamento dei pazienti, le modalità e le priorità d’accesso verranno definite caso per caso, previa valutazione da parte dei medici dell’ente di riferimento, che frattanto dovrà avere personale preposto adeguatamente formato».
Un traguardo epocale
Proprio per far fronte a quest’ultima esigenza, Famiglie Sma sta già utilizzando i fondi raccolti attraverso la campagna di sensibilizzazione lanciata grazie al supporto di Checco Zalone e del trial biker Vittorio Brumotti: «Questo per noi è un momento storico – conclude Lauro – se siamo arrivati a questo traguardo epocale è grazie a chi ha avuto il cuore per comprendere che la nostra non è solo una battaglia contro una patologia, ma contro la rassegnazione davanti a un destino segnato. Abbiamo dato visibilità alla malattia, abbiamo sostenuto una terapia oggi possibile e concreta, abbiamo “fatto rete”: piccoli grandi successi che ci spingono a guardare con fiducia al futuro. C’è ancora molto da fare: in questo momento la priorità è cercare di dare l’accesso a Spinraza a quante più persone e nel più breve tempo possibile. La somministrazione del farmaco a pieno regime comporta anche la definizione degli standard di cura: sono emersi aspetti nuovi, a volte complessi da organizzare. Famiglie Sma sarà in prima linea anche in questo passaggio cruciale. Come sempre».
[wl_faceted_search]
Calorie liquide: esistono e sono sottovalutate
AlimentazioneC’è chi sottovaluta le calorie liquide, come se fossero meno importanti di quelle assunte con il cibo solido, ma non è così. Bevande, succhi di frutta, energy drink e alcolici sono spesso un concentrato di zuccheri.
In tutto il mondo, il consumo globale di bevande zuccherate è in aumento, ma per fortuna l’ Italia è in controtendenza.
Una recente ricerca della City University London e della University of North Carolina pubblicata sulla rivista medica Lancet Diabetes & Endocrinology rivela che la dieta del mondo sta diventando più dolce, nonostante le politiche e le campagne a favore della riduzione del consumo di zuccheri. Cile, Messico e Usa in vetta ai consumi di calorie liquide. In Italia invece sono calati del 10% negli ultimi 5 anni.
Resta un dato di fatto: quando si ha sete, la cosa migliore da bere è l’acqua (che non ha calorie e va bevuta in quantità più elevate quando le temperature sono più alte e se si esegue un allenamento intenso).
In condizioni normali, la formula per sapere quanti ml di acqua si devono bere al giorno, è un calcolo semplice: 30 ml x kg di peso = ml al giorno.
Gli esperti avvertono: anche alcune bevande considerate “sane” hanno molte calorie. Gli smoothie che si trovano nel supermercato, ad esempio, sono composti principalmente da frutta e per questo hanno un alto contenuto di fruttosio.
Per non parlare dell’alcol che ha 7 calorie al grammo (tante quante in 1 grammo di grasso) e per questo è molto calorico e andrebbe bevuto con moderazione o evitato del tutto. Insomma, nella scelta meglio prediligere le bevande fatte in casa oppure fare attenzione alle quantità.
Infine, per avere un’idea di quante calorie liquide sono contenute in alcune bevande, si può partire da una semplice lista dei drink più famosi.
Analcolici:
* Bibite gassate (per es. coca cola) (250 ml) = 105 calorie, 9 zollette di zucchero
* Tè freddo (250 ml) = 70 calorie, 6 zollette di zucchero
* Smoothie di frutta (250 ml) = 135 calorie, 10 zollette di zucchero
* Succo d’arancia (250 ml) = 115 calorie, 8 zollette di zucchero
* Energy drink (250 ml) = 116 calorie, 9 zollette di zucchero
* Yogurt alla frutta (250 ml) = 250 calorie, 6 zollette di zucchero
* Drink isotonici (250 ml) = 60 calorie, 5 zollette di zucchero
Alcolici:
* Vino bianco, dolce (250 ml) = 250 calorie, 5 zollette di zucchero
* Vino rosso (250 ml) = 210 calorie, ½ zolletta di zucchero
* Birra (250 ml) = 100 calorie, 0 zollette di zucchero
* Piña colada (250 ml) = 235 calorie, 9 zollette di zucchero
promuoviamo salute
Melanoma, arriva il vaccino con microalghe
Ricerca innovazioneArriva dalla natura, è un componente vegetale, un nuovo tassello nella lotta al melanoma. L’Istituto di chimica biomolecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Icb-Cnr), in collaborazione con il dipartimento di Clinica interna e sperimentale dell’Università della Campania e il Centro di eccellenza per le ricerche biomediche dell’Università di Genova, ha identificato un nuovo componente per la preparazione di vaccini e dimostrato la sua efficacia contro un modello sperimentale di melanoma. Il Sulfavant, questo il nome del preparato, deriva da prodotti naturali presenti in microalghe marine e in piante terrestri e agisce stimolando le cellule dendritiche, prima linea di difesa del sistema immunitario e responsabili del riconoscimento di agenti pericolosi per l’organismo. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature. Il nuovo composto è stato brevettato e l’Istituto del Cnr ne sta progettando lo sviluppo attraverso un accordo con la società spin-off BioSEArch, nata dalla collaborazione con la Stazione Zoologica Anton Dohrn.
Riprogrammare le cellule
«A concentrazioni molto basse il composto attiva le cellule dendritiche e ne riprogramma le funzioni, potenziando la difesa naturale dell’organismo e conducendo all’eliminazione di cellule tumorali o di agenti patogeni, come i batteri», spiega Angelo Fontana dell’Icb-Cnr. «Anche considerando l’origine naturale della molecola e l’assenza di tossicità rilevata, i primi studi indicano che il composto è utilizzabile per lo sviluppo di trattamenti in varie malattie e ci rendono fiduciosi che possa trovare impiego nella preparazione della nuova generazione di vaccini sintetici, compresi quelli in sviluppo per scopi terapeutici. Per il momento, in un modello sperimentale di melanoma, la somministrazione di Sulfavant insieme a un antigene immunogenico sintetico (sostanza che, somministrata, provoca una risposta immunitaria specifica nel ricevente) ha indotto un’efficace protezione che ha sensibilmente ridotto lo sviluppo della neoplasia rispetto al campione di controllo non trattato».
Cosa sono gli adiuvanti
I composti che potenziano la risposta immunitaria evocata dagli antigeni sono chiamati adiuvanti e sono necessari per la preparazione dei vaccini di ultima generazione, inclusi quelli in fase di studio per aumentare la risposta immunologica contro i tumori. «Le cosiddette immunoterapie sono un nuovo e promettente approccio nella lotta ai tumori, il successo di questa forma di trattamento è anche legato all’efficacia con cui le sostanze adiuvanti sono in grado di stimolare la fisiologica capacità dell’organismo di eliminare le cellule con mutazioni cancerogene e di tenere sotto controllo o inibire la formazione di nuovi tumori – continua Fontana -. A rendere particolarmente interessante il risultato ottenuto con Sulfavant sono le caratteristiche farmaceutiche del nuovo composto e il fatto che risulti efficace nel trattamento di modelli di neoplasie aggressive come il melanoma».
[wl_chord]
Leucemia, arrivato un nuovo farmaco intelligente
News Presa, Ricerca innovazioneUna speranza in più per i pazienti campani affetti da leucemia linfatica cronica, il tumore del sangue che colpisce con maggior frequenza. Protagonista di questa pagina di buona sanità è l’Azienda ospedaliera della Federico II, in prima linea nella lotta alle leucemie e ai linfomi. L’azienda ospedaliera universitaria di Napoli è infatti tra i maggiori Poli ematologici ed oncologici di alta specialità del Mezzogiorno, un ruolo confermato dai numeri: ogni anno registra infatti circa 450 ricoveri ordinari, 11.500 accessi al day hospital e 15.000 prestazioni ambulatoriali.
L’attività di ricerca
Particolarmente intensi sono gli studi portati avanti in campo biomedico, con un centinaio di protocolli di ricerca clinica sui nuovi farmaci e sulle nuove modalità di cura che stanno aprendo nuove prospettive per i pazienti. Ad esempio, per le malattie neoplastiche del sangue sono tempi di grandi progressi ed oggi è possibile offrire a ciascun paziente terapie sempre più mirate e personalizzate, basate sulle caratteristiche genomiche del suo tumore, come le nuove forme di terapia basate su farmaci in grado di attivare la morte programmata delle cellule tumorali nei pazienti con leucemia linfatica cronica, una patologia che in Campania conta circa 300 nuove diagnosi l’anno.
Patologia in aumento
La leucemia linfatica cronica, che in Italia ogni anno registra circa 3.000 nuove diagnosi, è una malattia tumorale cronica che colpisce il midollo osseo e il sangue. E’ la più comune delle leucemie che si sviluppano negli adulti e di solito si manifesta nelle persone di età più avanzata. In questi pazienti la prognosi è spesso particolarmente sfavorevole. L’ematologia italiana è fra le prime al mondo nella cura delle leucemie e linfomi con una rete di centri specializzati d’eccellenza. come l’Azienda Ospedaliera Federico II di Napoli, un esempio unico di integrazione tra Ricerca, Diagnostica Avanzata e Clinica.
Nuovi farmaci
«Oggi in Italia – spiega Fabrizio Pane, direttore del reparto di Ematologia e Trapianto di Midollo -disponiamo di un nuovo farmaco “intelligente” per la cura di pazienti con leucemia linfatica cronica. Si tratta del primo di una nuova classe di farmaci in grado di attivare la morte programmata delle cellule tumorali, incluse le cellule cancerose nei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica. I risultati stanno dimostrando che questa nuova terapia orale è in grado di offrire tassi importanti di risposta globale anche in pazienti con quadri clinici difficili da trattare. Una nuova forma di trattamento che nei pazienti per cui è indicata dovrebbe permettere di dichiarare la leucemia linfatica cronica eradicata cioè, di fatto, scomparsa o talmente residuale da non essere rilevabile con gli strumenti diagnostici oggi disponibili. Per questi pazienti oggi si può ragionevolmente ipotizzare di interrompere la terapia mentre finora le cure prescritte erano a vita».
[wl_navigator]
Musica. Perché odiamo le canzoni dopo averle ascoltate troppe volte?
News PresaC’è una spiegazione psicologica se il tormentone estivo, amato e canticchiato durante l’estate, l’anno dopo appare lontano e privo di appeal. Succede a molte persone: ascoltano tante volte una canzone e, alla fine, la odiano. Verne, giornale leggero de El País spiega come tutto dipenda dalla sovrastimolazione dei centri del piacere. Ripetuto per troppe volte, lo stesso stimolo si usura e perde il suo potenziale evocativo: perciò le canzoni smettono di piacere. Anche The Independent ha affrontato la questione: una parte del cervello, durante l’ascolto, anticipa il momento preferito della canzone (ad esempio, il ritornello), l’altra parte libera endorfina nell’attimo in cui l’anticipazione viene confermata. A lungo andare, però, la dinamica di anticipazione-conferma perde forza. Il piacere che ne deriva da quella musica, ormai privo di ogni effetto-sorpresa, diminuisce.
Gli effetti potenti della musica sul cervello sono noti ormai da tempo agli scienziati, per questo la musica viene utilizzata anche come strumento terapeutico, o come stimolo ritmico per il movimento. La musica riduce l’ansia, la depressione, il dolore, rafforza le funzioni sociali, induce modificazioni cerebrali e attiva le aree del sistema dei neuroni specchio. L’ascolto della musica colpisce una serie intricata di sistemi di elaborazione cerebrali, come quelli connessi all’elaborazione sensoriale-motorio, o implicati nella memoria, nelle emozioni o cognizioni mentali o nelle fluttuazioni dell’umore.
Oltre alla sovraesposizione, subentra anche il “condizionamento”: meccanismo per il quale stimoli diversi vengono associati a emozioni ed esperienze contemporanee. Una canzone, quindi, può risvegliare ricordi ed emozioni ormai lontani e risultare odiosa. In altre parole, se la canzone è legata ad un momento particolare che si vuole dimenticare, perché ad esempio è stata ascoltata insieme a una persona con la quale è finita una relazione, ecco che la canzone trascinerà con sé ogni ricordo.
Gli scienziati, però, fanno una distinzione: quanto più una musica è complessa e tanto più lontano sarà il momento in cui smetterà di piacere. Questo spiega perché le canzoni commerciali estive, basate su motivetti elementari passano presto di moda. Le grandi melodie classiche, più difficili e raffinate, continuano invece a piacere e ammaliare anche dopo anni di ascolto.
promuoviamo salute
Microrganismi: maxi progetto mondiale li ha censiti tutti. C’è l’Italia
News PresaCosa c’entrano i microrganismi con la salvaguardia della salute umana? Lo spiega Stefano Mocali, il coordinatore del team di microbiologi del suolo del CREA che hanno partecipato all’Earth Microbiome Project (EMP), la prima banca dati mai realizzata delle specie di microrganismi presenti nel microbioma terrestre. “Pur costituendo la maggior parte della biodiversità che ci circonda – spiega Mocali – sono comunemente ignorati, conoscerli è fondamentale sia per debellare potenziali pericoli per la salute umana, animale e vegetale (es. patogeni), sia per sostenere e valorizzare le produzioni agroalimentari, salvaguardare l’ambiente e promuovere i servizi ecosistemici in genere. I microrganismi – continua il ricercatore – rivestono un ruolo essenziale nella regolazione dei cicli biogeochimici del suolo e del mare, nella bonifica di suoli e di acque contaminate, nella difesa delle produzioni agricole, senza contare le numerose applicazioni biotecnologiche nei settori agroalimentari e farmaceutici”.
Un’impresa titanica, se si pensa che ci sono più microrganismi in terra che stelle nel cielo e che nel nostro corpo abbiamo più batteri che cellule. Il progetto, cui hanno aderito oltre 160 istituti di ricerca e più di 500 scienziati da tutto il mondo, è stato avviato nel 2010 e condotto grazie a metodi di analisi e di confronto dei dati raccolti, appositamente sviluppati e condivisi con tutti i partecipanti proprio per ridurre le possibilità di sovrapposizioni ed errori nella classificazione delle specie. E i primi risultati, appena pubblicati su Nature, sono straordinari: il 90% delle circa 27-28.000 specie di microrganismi censiti non è presente in alcun database esistente, era cioè del tutto sconosciuto.
Il CREA – uno dei due partecipanti italiani, con l’Università Federico II di Napoli – ha contribuito utilizzando dati e campioni di suolo di una prova storica di quasi 25 anni di mais in monosuccessione, svolta presso l’azienda sperimentale del CREA, Agricoltura e Ambiente a Fagna (in provincia di Firenze), in cui le relazioni tra pianta, suolo e microrganismi sono ben definite. I ricercatori del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria hanno contribuito a caratterizzare la diversità microbica nel suolo, uno dei comparti ambientali con la maggiore presenza di organismi “non classificati”. Oltre ad evidenziare la maggior diversità microbica delle comunità “libere” rispetto a quelle associate ad altri organismi ospiti (ad eccezione della rizosfera), i risultati hanno dimostrato che i microrganismi del suolo presentano una strategia evolutiva diversa da quelli associati all’uomo o agli animali. Questi primi dati dimostrano che i microrganismi del suolo presentano una maggiore diversità genetica e una migliore capacità adattativa agli stress ambientali (es. oligotrofia, pH acido, ecc.) rispetto ai microrganismi di altri comparti ambientali, dimostrandosi una vera e proprio miniera di biodiversità capace di plasmarsi e modificarsi con l’ambiente.
Ma gli studi sono solo all’inizio. Il prossimo passo prevede l’implementazione del database attuale con altri studi, includendo anche aree geografiche, matrici e organismi che non sono stati ancora considerati (es. funghi). Successivamente, si cercherà di comprendere come i microrganismi interagiscono con altri organismi un determinato ambiente e come ne condizionino struttura e funzioni. Un esempio potrebbe essere la relazione tra il microbiota del suolo con le sue proprietà e la qualità dei prodotti agroalimentari tipici di uno specifico territorio (es. vino).
promuoviamo salute
L’europa dichiara guerra ai super batteri
PrevenzioneLa battaglia alle antibiotico-resistenze diventa un caso europeo, si parte dalle unità di terapia intensive. Antarctica (acronimo di ANTimicrobiA Resistance CriTical Care) è il progetto che unisce le più importanti società scientifiche europee Escmid (European society of clinical microbiology and infectious diseases) e Esicm (European society of intensive medicine) per contrastare la resistenza antimicrobica nelle terapie intensive delle strutture ospedaliere.
L’Italia al centro
L’iniziativa è stata presentata dalla Società italiana di terapia antinfettiva (Sita) in vista dell’European Antibiotic Awareness Day. Lo scopo del progetto è di mettere a punto un manifesto per sensibilizzare i professionisti che operano nelle terapie intensive ospedaliere, dove c’è un uso importante di antibiotici e dove i pazienti sono più suscettibili ad avere germi resistenti. Secondo gli ultimi studi, ogni anno sono circa 25mila i pazienti che contraggono infezioni antibiotico-resistenti. Uno step successivo al Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), lanciato dal Governo agli inizi di settembre e ispirato all’approccio «One Health», con il coinvolgimento di tutti i settori interessati (medicina umana, veterinaria, ricerca, zootecnia).
Lotta ai super batteri
Tra i nemici più agguerriti il KPC: Klebsiella Pneumoniae Carbapenemasi-produttrice, considerato un killer in quanto, in oltre il 50% dei casi, è ormai resistente a tutti gli antibiotici, inclusi i carbapenemi – l’ultimo baluardo. Ma sono pericolosi anche altri batteri, come Pseudomonas aeruginosa, MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) ed Enterococco resistente. «Il nostro Paese ha reagito tardivamente al problema delle antibiotico-resistenze èed è stato richiamato ufficialmente dal Centro europeo per il controllo delle malattie – spiega Claudio Viscoli, presidente SITA, presente al convegno – ora ci rivolgiamo ai medici di famiglia, sappiamo che di antibiotici ne vengono prescritti troppi senza necessità».
Super bug
Negli ospedali dell’Unione europea fino al 50% degli antibiotici vengono usati in modo eccessivo o inappropriato. E in Europa il consumo di questi farmaci specifici per il trattamento delle infezioni multiresistenti è raddoppiato tra il 2010 e il 2014, con il nostro Paese che si segnala per l’alto consumo, 27,8 dosi ogni mille abitanti al giorno.E secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, agli attuali tassi di incremento delle antibiotico-resistenze da qui al 2050, i super bug saranno responsabili di almeno 10 milioni di decessi annui diventando la prima causa di morte per il mondo. Già oggi in Europa, ci sono ogni anno 4 milioni di infezioni da germi antibiotico-resistenti con 25 mila decessi(nel mondo sono circa 700.mila). Mentre in Italia le infezioni correlate all’assistenza o intra-ospedaliere colpiscono ogni anno cica 284 mila pazienti (dal 7% al 10% di quelli ricoverati), e fino a settemila decessi.
[wl_faceted_search]
Nonni e nipoti, istruzioni per l’uso
News PresaI nonni? Sono un “fattore di rischio” per la salute dei nipoti. Già, inaspettatamente, la salute dei più piccoli viene spesso messa a repentaglio proprio dai nonni. Anche se c’è l’attenuante dell’amore incondizionato. La notizia arriva dall’università di Glasgow, ed è il risultato di uno studio pubblicato da Plos One, che ha passato in rassegna 56 ricerche precedenti sul tema.
Niente regole
Ovviamente si tratta di un paradosso, ma il vero problema è che i nonni tendono a nutrire i nipotini in maniera sbagliata, a far fare loro poco esercizio e anche a fumare in loro presenza. I ricercatori si sono concentrati su sei diversi ambiti, dall’esposizione al fumo o all’alcol a quella al sole. Sulla base degli studi, scrivono i ricercatori, sono emerse delle pratiche sbagliate che possono influire sulla salute dei bambini. Ad esempio, tendono a nutrire troppo i bambini, usando spesso il cibo come ricompensa e favorendo il consumo di zuccheri e grassi. Anche sull’attività fisica sono troppo indulgenti, permettendo ai bambini di essere sedentari. Per quanto riguarda il fumo gli studi notano una maggiore propensione dei nonni a fumare in presenza dei bambini rispetto ad esempio ai genitori. «Le evidenze indicano – concludono gli autori – che i nonni hanno un impatto negativo sui fattori di rischio dei nipoti».
Quando sono i nonni ad avere la peggio
Va detto che nel rapporto nonno-nipote, fondamentale per far funzionare le famiglie moderne (nelle quali i genitori sono costretti entrambi ad orari di lavoro terribili), spesso a rimetterci di più in fatto di salute sono proprio i nonni. I nipotini sono infatti dei perfetti veicoli di contagio per l’influenza e i nonni, loro malgrado, finiscono per ammalarsi con una frequenza doppia rispetto a quanti di nipotini non ne hanno, o semplicemente non restano molto tempo a contatto con loro. Per questo motivo è ancor più importante che gli anziani scelgano di fare il vaccino antinfluenzale. Fatto questo, riuscire ad instillare un pizzico di intransigenza in più nei confronti dei nipoti non sarà un problema.
[wl_chord]
Papa Francesco apre sul fine vita: “cure proporzionali alla persona”
News Presa“Si possono sospendere le cure quando non sono proporzionali”: così Papa Francesco apre uno spiraglio sul fine vita. Il Pontefice ha spiegato come sia “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”. Francesco lo ha scritto nel messaggio al convegno sul “fine vita” promosso dalla Pontificia Accademia invitando a “un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.
La Lettera era indirizzata a monsignor Vincenzo Paglia e ai partecipanti al Meeting regionale europeo della World Medical Association. Il Papa ha citato la Dichiarazione sull’eutanasia del 5 maggio 1980, con la consapevolezza dei successi raggiunti dalla medicina in campo terapeutico, ponendo l’accento su come “gli interventi sul corpo umano diventino sempre più efficaci, ma non sempre risolutivi”, Una scelta, quella di sospendere le cure – ha aggiunto il Pontefice, secondo quanto riporta Radio Vaticana – che assume responsabilmente il limite della condizione umana mortale, nel momento in cui prende atto di “non poterla più contrastare”, “senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere”. Un’azione, dunque, “che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte”.
Per Papa Francesco, sono tre gli aspetti da considerare: “L’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. La dimensione personale e relazionale della vita – e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere – deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano. In questo percorso – ha sottolineato il Pontefice – “la persona malata riveste il ruolo principale. Lo dice con chiarezza il Catechismo della Chiesa Cattolica: ‘Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità’. È anzitutto lui che ha titolo, ovviamente in dialogo con i medici, di valutare i trattamenti che gli vengono proposti e giudicare sulla loro effettiva proporzionalità nella situazione concreta, rendendone doverosa la rinuncia qualora tale proporzionalità fosse riconosciuta mancante”.
Un’altra preoccupazione del Papa, oltre alla difficoltà di valutazione oggettiva, è la disuguaglianza terapeutica “presente anche all’interno dei Paesi più ricchi, dove l’accesso alle cure rischia di dipendere più dalla disponibilità economica delle persone che dalle effettive esigenze di cura”.
Promuoviamo salute