Tempo di lettura: 2 minutiL’indipendenza da un partner violento si ottiene con un buon livello d’istruzione e un lavoro, anche se non sempre bastano. A cercare risposte al fenomeno è il rapporto “Una via d’uscita dalla violenza”, che ActionAid lancia in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e che sarà presentato il 30 novembre al Parlamento Europeo a Bruxelles. Tra i dati emerge come l’indipendenza economica sia un fattore decisivo. Tuttavia, a volte le donne maltrattate, pur lavorando, non possono usare i propri soldi liberamente: le spese sono controllate dal partner e non conoscono nemmeno il reddito della propria famiglia.
Cofinanziato dalla Ue, realizzato per il progetto “WE GO!”, il rapporto racchiude raccomandazioni alle istituzioni per le politiche di “empowerment” economico delle donne vittime di violenza. Lo studio, si basa sul profilo economico di chi si rivolge ai Centri antiviolenza, in tutto sono state intervistate 552 persone in 4 Paesi europei: Bulgaria (1 Centro antiviolenza), Grecia (6), Italia (3) e Spagna (2). L’82,5% di queste donne ha un basso livello di indipendenza economica: solo il 17,5% è indipendente, nonostante il 40,9% lavori; il 59,1% non ha lavoro. Il 73,7% ha figli a carico e solo il 13,3% vive in una casa propria, contro il 14,8% che ne condivide la proprietà con il marito/partner. Il 53% delle donne ha subito forme di violenza economica: il 22,6% dichiara di non avere accesso al reddito familiare, il 19,1% non può usare i suoi soldi liberamente e per il 17,6% le spese sono controllate dal partner; il 16,9% non conosce il reddito familiare, il 10,8% non può lavorare. Il 32,5% ha 30-39 anni, il 29,2% ha 40-49 anni, il 21,8% ha 18-29 anni, il 16,5% è ‘over50’.
La maggioranza ha una buona istruzione: il 38,8% un diploma di scuola superiore, il 22,7% ha studi universitari. Il 29,6% si ferma alla primaria o secondaria di primo grado, solo il 9% ha un livello d’istruzione inferiore alla scuola primaria. Le violenze durano a lungo: il 23,7% ha subito dai 5 ai 10 anni, il 26,5% per oltre 10 anni. Se l’autore è partner o marito, aumentano le donne che subiscono per lunghi periodi: il 27% la subisce dai 5 ai 10 anni e il 32,7% per oltre 10 anni. L’autore della violenza è spesso marito/compagno (41,7%) o ex-marito/ex-compagno (48,7%). Lo studio è un punto di partenza, ma c’è ancora molto da fare.
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Tumore del colon: intervista al Dott. Labianca
News Presa, PodcastViolenza sulle donne, la Campania dice basta
News Presa«Se subisci violenza ricordati che non sei sola, se subisci violenza rivolgiti a chi può aiutarti». Questi due concetti, apparentemente semplici, sono il messaggio lanciato in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne dai cosiddetti “sportelli rosa” delle aziende ospedaliere, universitarie e non, della Campania.
Il Policlinico Federico II
Lo ha fatto il Policlinico federiciano, con due giornate di consulenza gratuita per le donne che vivono condizioni di disagio nei propri ambienti di lavoro. Domani (martedì 28) e giovedì 30 novembre, dalle 10.00 alle 14.00 sarà possibile per le donne accedere gratuitamente allo Sportello Rosa che si trova al III piano dell’edificio 13 (Via Sergio Pansini,5). Lo Sportello Rosa, guidato da Umberto Carbone, medico del lavoro, con la referente psicologa psicoterapeuta Elisabetta Riccardi è parte del Dipartimento di sanità pubblica e di Farmacoutilizzazione diretto da Maria Triassi.
Le attività
Lo Sportello Rosa, attivo dal 2013, fornisce informazione sui potenziali rischi lavorativi che le donne possono correre al lavoro più o diversamente dai colleghi maschi, in particolare il rischio da stress e da fenomeni quali il mobbing, le molestie, lo stalking. Offre consulenza medico-psicologica integrata per la valutazione dello stato di salute e di disagio in rapporto con le condizioni di lavoro (diagnosi eziologica), anche quelle del lavoro domestico. Inoltre, offre ausilio nell’iter del riconoscimento della causa lavorativa attraverso la redazione di una relazione tecnica di sostegno alla valutazione della correlazione tra disagio/malattia percepiti e diagnosticati e condizioni lavorative avverse o patogene. E infine, garantisce supporto psicologico finalizzato all’elaborazione del disagio vissuto in ambito lavorativo.
Il Cardarelli
Realtà diversa, ma sempre creata per aiutare le donne vittime di violenza, è il Centro Dafne del Cardarelli. La struttura, voluta dal Dg Ciro Verdoliva, ha registrato nel suo primo anni di vita numeri impressionanti. Dal 1 gennaio al 31 ottobre 2017 sono state 144 le donne vittime di violenza.[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=oZSZuOjIRv8[/youtube] Il Centro, che vede come responsabile la dottoressa Elvira Reale, prevede un percorso rosa è un percorso di prima accoglienza nel pronto soccorso ospedaliero dedicato alle donne che subiscono violenza di ogni tipo (non solo fisica e sessuale, ma anche psicologica e stalking) ed ai loro figli minori vittime di maltrattamento assistito. Il Centro Dafne – codice rosa, è un luogo dove le pazienti potranno trovare il dovuto sostegno da parte delle psicologhe dell’Associazione Salute Donna, ma anche la consulenza necessaria ad inserire in cartella un referto che chiarisca, e dia valore legale, al danno psicologico che è conseguenza della violenza fisica o morale. «Le nostre psicologhe sono pronte ad accogliere e sostenere tutte le pazienti che vorranno rivolgersi a noi» spiega Elvira Reale. «Questo percorso, oltre che essere un adempimento previsto dalla legge, è il primo fondamentale passo per una possibile uscita dalla violenza. La direzione generale del Cardarelli ci ha sostenuto con forza e riteniamo che la formazione continua del personale sia cruciale anche come prevenzione del femminicidio».
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Perché stare troppo seduti fa male. Come sopravvivere all’ ufficio
News PresaStare troppo seduti rovina la salute. Tuttavia basta poco per contrastare i danni, anche se si lavora per molto tempo seduti alla scrivania.
Da uno studio condotto dalla University of Texas Southwest Medical Center è emerso che stare seduti durante il giorno può annullare i benefici di un allenamento fatto di mattina. Per esempio, se si fa una corsa di 60 minuti ma poi si sta seduti per 10 ore in ufficio, si perde circa l’80% dei benefici dell’allenamento. Ecco perché gli esperti consigliano di scegliere le scale anziché l’ascensore, fare una passeggiata in pausa pranzo e impostare una sveglia ogni ora e fare 2 minuti di esercizio alla scrivania, allungando le gambe e alzandole da terra più volte.
La postura
I risvolti più negativi sono dati dalla postura scorretta. Sedere per molto tempo in una posizione sbagliata può dare mal di schiena e muscoli del collo contratti. Gli esperti raccomandano: la schiena deve essere dritta e la parte bassa supportata dallo schienale della sedia. Lo schermo del computer dovrebbe essere all’altezza degli occhi per evitare di incurvare le spalle. I piedi dovrebbero toccare a terra e le braccia e le gambe devono essere rilassate (e formare un angolo di 90 gradi).
Dolori muscolari
Stando tutto il giorno seduti si disattivano i muscoli dei glutei. Ogni muscolo, se non è usato così spesso, finisce per non funzionare più correttamente. Non usando i glutei, i muscoli del bacino e delle cosce si irrigidiscono e c’è un maggior rischio di dolori alla schiena, alle ginocchia, al collo e alle spalle.
Alzarsi dalla sedia e fare qualche esercizio per attivare i muscoli dei glutei metterebbe al riparo dai rischi, secondo la ricerca.
Più rischio di ammalarsi
Alcuni studi dimostrano che avere una vita sedentaria accresce i rischi di avere malattie cardiache, il diabete del tipo 2 e persino il cancro. Non basta quindi muoversi di più in ufficio, la salute si protegge con una vita in movimento.
Stare seduti porta a stare più seduti
Qando finisce una giornata intensa, l’unica cosa che molti vorrebbero è tornare a casa, mettersi sul divano e guardare la tv. A questo punto è importante ricordare perché bisogna muoversi. Il consiglio è quello di andare in ufficio a piedi o in bici o salire e scendere dal bus qualche fermata prima della propria destinazione per fare due passi in più.
Infine, si bruciano meno calorie stando seduti, esattamente il 30% in meno.
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Violenza sulle donne, contro l’isolamento serve indipendenza economica
PrevenzioneL’indipendenza da un partner violento si ottiene con un buon livello d’istruzione e un lavoro, anche se non sempre bastano. A cercare risposte al fenomeno è il rapporto “Una via d’uscita dalla violenza”, che ActionAid lancia in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e che sarà presentato il 30 novembre al Parlamento Europeo a Bruxelles. Tra i dati emerge come l’indipendenza economica sia un fattore decisivo. Tuttavia, a volte le donne maltrattate, pur lavorando, non possono usare i propri soldi liberamente: le spese sono controllate dal partner e non conoscono nemmeno il reddito della propria famiglia.
Cofinanziato dalla Ue, realizzato per il progetto “WE GO!”, il rapporto racchiude raccomandazioni alle istituzioni per le politiche di “empowerment” economico delle donne vittime di violenza. Lo studio, si basa sul profilo economico di chi si rivolge ai Centri antiviolenza, in tutto sono state intervistate 552 persone in 4 Paesi europei: Bulgaria (1 Centro antiviolenza), Grecia (6), Italia (3) e Spagna (2). L’82,5% di queste donne ha un basso livello di indipendenza economica: solo il 17,5% è indipendente, nonostante il 40,9% lavori; il 59,1% non ha lavoro. Il 73,7% ha figli a carico e solo il 13,3% vive in una casa propria, contro il 14,8% che ne condivide la proprietà con il marito/partner. Il 53% delle donne ha subito forme di violenza economica: il 22,6% dichiara di non avere accesso al reddito familiare, il 19,1% non può usare i suoi soldi liberamente e per il 17,6% le spese sono controllate dal partner; il 16,9% non conosce il reddito familiare, il 10,8% non può lavorare. Il 32,5% ha 30-39 anni, il 29,2% ha 40-49 anni, il 21,8% ha 18-29 anni, il 16,5% è ‘over50’.
La maggioranza ha una buona istruzione: il 38,8% un diploma di scuola superiore, il 22,7% ha studi universitari. Il 29,6% si ferma alla primaria o secondaria di primo grado, solo il 9% ha un livello d’istruzione inferiore alla scuola primaria. Le violenze durano a lungo: il 23,7% ha subito dai 5 ai 10 anni, il 26,5% per oltre 10 anni. Se l’autore è partner o marito, aumentano le donne che subiscono per lunghi periodi: il 27% la subisce dai 5 ai 10 anni e il 32,7% per oltre 10 anni. L’autore della violenza è spesso marito/compagno (41,7%) o ex-marito/ex-compagno (48,7%). Lo studio è un punto di partenza, ma c’è ancora molto da fare.
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Parkinson, una giornata per la speranza
News PresaIncontri tra pazienti, caregivers, neurologi. Per la Giornata nazionale Parkinson, sabato 25 novembre (dalle 9.30) prenderà vita «Parkinson: Idee per conoscere». L’iniziativa sarà ospitata a Napoli nella sala del Capitolo del Convento San Domenico Maggiore, in Vico San Domenico 18. La giornata porta la firma del Centro Parkinson della Prima Clinica Neurologica dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, in collaborazione con l’Ambulatorio Parkinson del Cardarelli e con l’Associazione Parkinson Parthenope. Il programma? Una serie di incontri tra i pazienti e tutte quelle figure sanitarie coinvolte nella gestione della malattia. L’incontro servirà a parlare di tutti gli argomenti «caldi», che troppo poco riescono a trovare spazio durante le visite: dalla ricerca sulle nuove terapie, alla riabilitazione.
Le iniziative
Sono tante le iniziative messe in campo in occasione della Giornata nazionale dedicata alla malattia, promossa da Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus e Accademia LIMPE-DISMOV. L’appuntamento, giunto alla sua nona edizione, ha l’obiettivo di sensibilizzare ed educare la popolazione e non solo. Partono due importanti iniziative: l’avvio del primo studio italiano multicentrico osservazionale per la valutazione dei fattori di rischio e dei fattori protettivi della malattia di Parkinson e un concorso per premiare le idee di volontariato «Il tuo progetto per combattere il Parkinson». Il concorso, realizzato grazie al contributo di Charming Italian Chef e della Federazione Italiana Cuochi, invita le Associazioni pazienti e il mondo del volontariato a elaborare e presentare progetti finalizzati al miglioramento della qualità della vita delle persone con malattia di Parkinson. Tutti i dettagli del concorso sono disponibili cliccando qui.
Eccellenza
Il Centro Parkinson dell’Ateneo Vanvitelli porta avanti ormai da anni due tecniche terapeutiche innovative, in grado di migliorare la qualità di vita del paziente: l’infusione intestinale di levodopa, farmaco cardine nella terapia del Parkinson, che viene somministrata continuamente e direttamente nell’intestino dall’esterno, azionando una piccola pompa che il paziente porta a tracolla; la Stimolazione cerebrale profonda (DBS), praticata in collaborazione con l’equipe di Paolo Cappabianca, neurochirurgo dell’Università “Federico II”, che attraverso il posizionamento di due elettrodi in strutture nervose situate profondamente nel cervello e deputate al controllo dei movimenti, consente di modularne il funzionamento. Nel corso degli ultimi anni il Centro Parkinson, coordinato da Alessandro Tessitore, ha intensamente sviluppato queste due tecniche con ottimi risultati.
«Quando la selezione del paziente è accurata – spiega il professor Alessandro Tessitore – queste terapie garantiscono una stimolazione continua e una risposta terapeutica costante, in grado di contrastare i sintomi invalidanti di questa fase della malattia».
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118 campano in protesta: «Così ci ammazzano»
News PresaMedici e operatori dell’emergenza tutti riuniti per protestare, per chiedere di essere ascoltati. Si potrebbe pensare a qualche recriminazione sugli stipendi o sugli orari di lavoro, anche su questo ci sarebbe da dire, ma l’appello lanciato ieri è diverso. Gli operatori e i medici del 118 campano hanno un problema ben più serio e urgente da risolvere: vengono spesso massacrati di botte dai familiari dei pazienti che cercano di soccorrere. Già, la realtà è questa. In un sistema che ha grandissime lacune spesso si generano tensioni, e le tensioni diventano aggressioni. Verbali, se va bene, altrimenti sono botte da orbi. Tanti per farsi un idea, non molto tempo fa un infermiere in servizio per il 118, durante un intervento finito con il decesso del paziente, ha rischiato di essere defenestrato. La morte del paziente non aveva nulla a che vedere con il lavoro svolto sul campo dai medici e da tutto il personale, semplicemente non era riuscito il miracolo.
L’iniziativa
Stanchi dei continui attacchi, ma anche comprensibilmente spaventati, i camici bianchi si sono ritrovati in una sorta di flash mob ieri al Loreto Mare. La scelta della location non è stata causale, visto che l’ospedale è tra quelli di frontiera. Simbolicamente gli operatori dell’emergenza in protesta si sono concessi 30 secondi di silenzio. L’iniziativa è stata organizzata dall’Associazione professionisti dell’emergenza territoriale, è come un’onda sta travolgendo (positivamente) ogni presidio sanitario, ogni ospedale della Campania. «Solo 30 secondi di silenzio – spiega il presidente dell’associazione Natale De Falco – perché il nostro lavoro non può fermarsi neanche per un minuto. Ma il nostro sarà un silenzio assordante, un silenzio che le istituzioni non potranno far finta di non sentire».
Tutti hanno indossato le pettorine «antiproiettile» ideate e distribuite dall’Ordine dei Medici di Napoli proprio in occasione di una campagna contro la violenza voluta all’inizio del mandato da Silvestro Scotti. Proprio Scotti è stato tra i primi ad arrivare al Loreto Mare, per sostenere la richiesta di aiuto degli operatori del 118 e manifestare solidarietà a quanti sono stati vittime di violenza nel compiere il proprio lavoro. «L’unico modo per cambiare le cose – ha detto – è che intervenga il legislatore e faccia in modo che su questi casi si proceda d’ufficio. Così facendo, senza l’esigenza di una denuncia di parte, sono certo che molti ci penserebbero prima di aggredire quello che a tutti gli effetti sarebbe da considerare un pubblico ufficiale».
La politica
Per Emilio Borrelli (Verdi) «Per ridurre le aggressioni ai danni del personale sanitario, soprattutto quello delle emergenze, la strada da seguire è quella di far seguire azioni penali agli atti di violenza e, per farlo, le forze dell’ordine devono contestare ai responsabili il reato di interruzione di pubblico servizio, così non è necessaria la querela di parte dell’aggredito per poter procedere raccogliendo e facendo proprie le richieste degli operatori sanitari, prima di continuare con la richiesta alle direzioni generali di ospedali e Asl a richiedere il pagamento dei danni e a costituirsi sempre parte civile nei processi contro i violenti». Intanto, i medici e tutto il personale dell’emergenza stanno postando sulla pagina Facebook Nessuno tocchi Ippocrate dei video contenenti questo appello ai cittadini.
Buono come il pane, oppure no? Studio su Scientific Report di Nature
News PresaIl pane prodotto con grani antichi è veramente più buono e più salubre di quello prodotto con grani moderni? Da cosa dipendono le caratteristiche fisiche, chimiche ed organolettiche del pane?
Un team di ricercatori del CREA, del centro di Cerealicoltura e Colture industriali, ha studiato l’interazione fra 4 importanti fattori della panificazione (genotipo di frumento, tecnica di macinazione, agente lievitante e tipo di cottura) e le proprietà chimiche, fisiche e organolettiche del pane, precisandone il ruolo nel determinare sapore ed odore. Ne è emerso che ciò che influenza in maniera decisiva il prodotto finale è il tipo di macinazione (pietra piuttosto che cilindri), seguita dagli altri fattori (varietà impiegata, tipo di lievitazione, cottura). Contrariamente a quanto comunemente si pensa, il genotipo grano antico o grano moderno risulta apprezzabile solo nel determinare l’aspetto e la consistenza della crosta e della mollica. L’agente lievitante (lievito di birra o pasta madre) ha effetto principale sull’alveolatura e sull’odore, mentre la cottura (forno a legna o a gas) ha un ruolo marginale. Sono, quindi, le tecniche di lavorazione della granella e degli impasti a rendere di fatto il pane veramente profumato e gustoso. In tal modo, lo studio CREA, pubblicato sui Scientific Report di Nature, destituisce di fondamento la convinzione che il pane di grani antichi, rispetto a quello di grani moderni, abbia un sapore o un odore migliore.
Questo è il risultato di un esperimento ad hoc, in cui sono state utilizzate due varietà di grano duro: una antica con taglia alta e bassissimo indice di glutine e l’altra moderna con taglia bassa e alto indice di glutine. La granella ottenuta è stata quindi macinata con 2 diverse tecniche, lievitata con 2 diversi agenti e infine è stata cotta in 2 diversi tipi di forno fino ad ottenere 16 tipologie differenti di pani. Sono stati analizzatigli odori, il contenuto proteico, l’indice di glutine, le ceneri, le fibre solubili e insolubili, il colore, il sapore, la consistenza della mollica, l’alveolatura, insieme ad una valutazione sensoriale dei pani.
Tale studio potrebbe avere ricadute dirette per l’industria di trasformazione (panifici, pastifici, industria dei dolci) consentendo lo sviluppo di nuovi prodotti con caratteristiche sensoriali ben precise ma soprattutto offre al consumatore un strumento per operare delle scelte più consapevoli e, magari anche economicamente più convenienti, sottraendosi all’influenza di mode alimentari spesso dettate da disinformazione.
Tumore del colon, con la prevenzione ci si salva la vita
Partner, PrevenzioneIl cancro del colon retto è una delle neoplasie più temute. Certamente una malattia insidiosa, perché nella maggior parte dei casi i polipi non danno sintomi. Solo nel 5% dei casi possono dar luogo a piccole perdite di sangue rilevabili con un esame delle feci per la ricerca del cosiddetto sangue occulto. Di questo nemico di parlerà sabato 25 (alle 11.00 circa) ai microfoni di Radio Kiss Kiss. L’appuntamento è ancora una volta con la prevenzione, nello spazio che Good Morning Kiss Kiss realizza in collaborazione con PreSa. Assieme al professor Roberto Labianca cercheremo di fare il punto su questa neoplasia, tra incidenza e fattori di rischio, cercheremo di capire se esiste un modo di prevenire il cancro del colon, soprattutto modificando in positivo le abitudini alimentari e gli stili di vita (ma anche con lo screening diagnostico). E ancora, metteremo in luce le novità terapeutiche per la guarigione dalla malattia quando è nella fase iniziale e, infine, proveremo a tracciare le prospettive per il futuro per la cura della malattia nella fase avanzata.
Diritto all’oblio, Google dice no all’applicazione globale regole Ue
PrevenzioneGoogle si è impegnata per adeguarsi al diritto all’oblio, la norma adottata dall’Unione Europea, un diritto sacrosanto che è stato al centro di polemiche a lungo, soprattutto per via dei casi di cronaca che hanno visto come protagoniste vittime incapaci di difendere la propria dignità.
Ora, però, nuovi casi portati davanti alla Corte europea di giustizia minacciano il buon equilibrio raggiunto da Google con le autorità europee per la privacy. Scrive così Kent Walker, senior vice president e general counsel di Google, in un post sul blog dell’azienda: “fin dall’inizio ci siamo detti preoccupati dalla norma sul diritto all’oblio, ma abbiamo fatto di tutto per rispettarla, in un dialogo costante con le autorità nazionali per la protezione dei dati”, riferendo che ad oggi Google ha gestito richieste per eliminare quasi 2 milioni di risultati di ricerca in Europa e ne ha già rimossi oltre 800.000, facendo attenzione, indica il general counsel, a non cancellare elementi che restano di interesse pubblico perché, come decretato anche dalla Corte di Giustizia Ue, non ricadono nel diritto all’oblio. “Pensiamo che sia stato raggiunto un buon equilibrio che ora due nuovi casi mettono a rischio”, secondo Walker, perché Google si oppone alla rimozione di informazioni che conservano pubblica rilevanza.
Il primo caso riguarda quattro persone che sostengono che la legge dell’Ue protegge i dati personali sensibili e che tra tali dati rientrano le opinioni politiche e la fedina penale, per cui risultati di ricerca online che contengono queste informazioni andrebbero rimossi. Per Google, se la Corte di Giustizia accoglierà la richiesta, si darà “carta bianca alle persone che vogliono sfruttare le leggi sulla privacy per nascondere informazioni di pubblico interesse, come le opinioni politiche di un deputato o la fedina penale di un pubblico ufficiale”, scrive Walker. Questo cancellerebbe il “diritto a sapere” che è fondamentale quanto il diritto all’oblio se le informazioni riguardano personaggi che rappresentano i cittadini nel mondo politico o negli enti pubblici.
Il secondo caso invece si riferisce alla irrisolta questione dell’applicazione geografica del diritto all’oblio: la Corte di Giustizia Ue deve decidere se è confinata all’Europa, come vorrebbe Google, o si estende, come chiedono in molti nella Commissione europea, a livello globale. “Noi e molti altri soggetti, da Wikimedia a gruppi dei media e associazioni in difesa dei diritti umani, siamo convinti che nessun paese può imporre le sue regole a tutto il resto del mondo”, afferma Walker. Per Google, togliere i link in tutti i suoi siti globali, non solo quelli europei, violerebbe una norma internazionale e sarebbe un incentivo per altri paesi, come i regimi autoritari, a cercare di imporre le loro regole al resto del mondo. Nei prossimi giorni l’UE è chiamata a valutare le richieste.
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I ragazzi dell’ INT realizzano un fumetto e sfidano il tumore con i supereroi
News PresaSi chiama “Loop” il fumetto che racconta le storie di supereroi scritte dagli adolescenti dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano (INT). Dopo «Palle di Natale» del 2016 diventato da subito virale, quest’anno i ragazzi hanno ideato delle graphic novel per raccontare le loro paure e le sfide che affrontano ogni giorno, con l’aiuto del Progetto Giovani e dell’associazione Bianca Garavaglia. L’anno scorso è stata la volta di «Smile! It’s Christmas Day» la canzone rap che ha avuto 8 milioni di visualizzazioni sul web. Oggi, i ragazzi tornano con il libro a fumetti che parla della battaglia di sette ragazzi che si affidano a un eroe per esorcizzare la paura. Super Mike, per esempio, alter ego di Riccardo, capace di guarire istantaneamente dalle ferite. O Alex, con la super vista. O ancora KimBright, l’avatar di Camilla, capace di sapere in anticipo quello che provano le persone. Andrea Ferrari, pediatra oncologo e ideatore del Progetto giovani, sottolinea la necessità di questi ragazzi di unire le forze per un progetto comune. Un bel risultato che ha fatto emergere i talenti dei ragazzi.
Secondo l’associazione Bianca Garavaglia c’è un enorme problema legato ai pazienti adolescenti affetti da tumore. Dei circa mille ragazzini italiani fra i 15 e i 19 anni che ogni anno scoprono di avere un tumore, solo una minoranza riesce a raggiungere un centro di eccellenza, riceve le migliori cure possibili e viene curato secondo protocolli clinici. La maggior parte, invece, resta in una “TERRA DI NESSUNO” tra il mondo dell’oncologia pediatrica e il mondo dell’oncologia medica dell’adulto. Tutto questo si associa, purtroppo, all’evidenza che i pazienti adolescenti hanno minori probabilità di guarire dei bambini, a parità di condizione clinica.
Il progetto
Gli adolescenti ricoverati presso l’ INT oggi, possono accedere a servizi loro dedicati quali il supporto psicosociale e le misure di conservazione della fertilità ed usufruire di ambienti di cura dove possano continuare a svolgere, almeno in parte, le proprie attività anche durante le terapie. Per questo ABG ha realizzato all’interno del Reparto di Pediatria dell’ INT tre spazi dedicati ai giovani ricoverati: un’aula studio, un’aula multifunzionale adibita all’incontro coi coetanei ed allo svago ed una palestra per rendere il luogo di cura un posto un po’ “speciale”.
Il Futuro
Anche il progetto Giovani rientra nella Convezione con l’ INT 2015-2017, in particolare ABG nei prossimi tre anni si impegnerà a sostenere: un educatore con il compito di organizzare e gestire gli eventi, i progetti e i corsi di formazione dei ragazzi, uno psicologo clinico specificatamente dedicato che svolga anche attività di ricerca in ambito psicologico-clinico ed un medico contrattista con il compito di gestire le problematiche cliniche dei soli pazienti adolescenti.
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