Tempo di lettura: 5 minutiIl Glifosato, ritenuto probabile causa di tumori per l’uomo dall’AIRC si potrà utilizzare liberamente per altri 5 anni. È quanto stabilito dall’Unione Europea, dopo la votazione di lunedì 27 novembre in merito al rinnovo dell’autorizzazione per l’uso agronomico del fitofarmaco. Diciotto Paesi hanno votato a favore, solo nove sono stati contrari (Italia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Grecia, Cipro, Lettonia, Malta e Ungheria) e un astenuto (Portogallo). A spostare l’equilibrio verso il rinnovo è stato il voto della Germania che ha trainato Bulgaria, Romania e Polonia, tutti Stati che in precedenza si erano astenuti non permettendo il raggiungimento della maggioranza qualificata. Il voto favorevole tedesco potrebbe essere stato influenzato dall’acquisizione da parte della Bayer (gruppo agro-chimico), una delle principali industrie tedesche, della Monsanto (colosso internazionale che per anni ha prodotto e continua a produrre glifosato e che attualmente fornisce sementi ogm resistenti all’ erbicida). Nel mese di settembre 2016, infatti, la Bayer ha sottoscritto un accordo di circa 66 miliardi di dollari con la Monsanto per la sua acquisizione. L’operazione, però, ad oggi non si è ancora concretata a seguito dell’azione dell’autorità dell’antitrust e dalla Commissione Europea la quale sostiene che tale fusione possa diminuire drasticamente la competizione nell’ambito delle sementi OGM e dei fitofarmaci. In risposta a questa ipotesi prospettata dalla Commissione Ue, nell’ottobre 2017 ha comunicato la cessione, per circa 6 miliardi di euro, di svariate fette della sua produzione di fitofarmaci e di sementi alla Basf (gruppo agro-chimico sempre tedesco). La Commissione Europea si dovrebbe esprimere in data 8.01.2018.
Cos’è il Glifosato?
Il glifosato è un erbicida introdotto in agricoltura negli anni Settanta del secolo scorso dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup. Ha avuto una grande diffusione perché alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistergli: distribuendo il glisofato sui campi si elimina ogni erbaccia o pianta tranne quella resistente che si desidera coltivare. Si aumenta così la resa per ettaro e si riduce l’impegno per l’agricoltore. Per la sua bassa tossicità rispetto agli erbicidi usati all’epoca è stato da subito molto usato anche in ambienti urbani per mantenere strade e ferrovie libere da erbacce infestanti. È attualmente l’erbicida più usato al mondo anche per la caratteristica di rimanere negli strati superficiali del terreno e di essere degradato e distrutto con relativa facilità dai batteri del suolo. Il brevetto della Monsanto è scaduto nel 2001 e da allora il glifosato è prodotto da un gran numero di aziende.
In passato la lotta alle infestanti veniva fatta attraverso la rimozione manuale e, ove possibile, meccanica, come spiega il Dr. Luciano O. Atzori, Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute, sul portale Alimenti e Sicurezza dello Studio ABR. Oggi, spiega l’esperto, soprattutto nell’agricoltura intensiva, si preferisce controllare le piante infestanti attraverso l’uso di sostanze chimiche (erbicida), perché riducono i costi agronomici e aumentano le produzioni, infatti ci sono oltre due mila agrofarmaci contenenti glifosato regolarmente registrati nell’UE, nonostante possano provocare comunque la formazione spontanea di piante infestanti erbicida – tolleranti, inquinamento ambientale, danneggiamento delle piante coltivate, ecc.
I rischi
L’ AIRC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – organismo dell’OMS) ha classificato il glifosato come “probabile causa di tumori” in quanto in grado di danneggiare il DNA. A riprova di ciò vi sono soprattutto studi sui topi che hanno dimostrato che il glifosato è in grado di causare tumori nei reni e nel tessuto connettivo. Invece, parere più cauto è stato dato dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la quale ritiene il glifosato “probabilmente non cancerogeno”. Quest’ultimo parere è stato al centro di polemiche e contestazioni da parte della comunità scientifica e non solo, a seguito delle scoperte che stanno emergendo dai “Monsanto Papers” e dall’ipotesi secondo cui il parere dell’EFSA in alcune parti, inerenti i rischi derivanti dall’uso del glifosato, sarebbero un “copia-incolla” dell’istanza di rinnovo dell’autorizzazione prodotta dalla Monsanto. Alcuni scienziati ritengono che molte di queste ricerche eseguite (in vitro e sugli animali) hanno preso come riferimento il principio attivo di questo erbicida (N-(fosfonometil)glicina, C3H8NO5P), dimostrando la relativa pericolosità della sostanza pura, ma negli erbicidi in commercio il principio attivo non viene mai utilizzato “puro” bensì combinato con altre sostanze che interagendo con il glifosato determinerebbero la reale pericolosità di questi erbicidi. Altri studi mostrano come il glifosato possa agire da Interferente Endocrino (IE), che si sommerebbe ai tanti interferenti endocrini con si entra in contatto quotidianamente. Gli interferenti endocrini (detti anche perturbatori o distruttori endocrini) sono costituiti da sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti, in molti prodotti di consumo di uso comune, ma anche come sostanze naturali. Questi interferenti riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino umano e non solo, in quanto possono “spegnere”, “accendere” o “modificare” i segnali inviati dagli ormoni.
Gli OGM – organismi geneticamente modificati
A seguito del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato in ambito UE l’opinione pubblica, molte associazioni ambientaliste e di categoria e i media si stanno ponendo domande sulla reale pericolosità del glifosato. “Tutto questo legittimo disquisire – spiega Il dott. Atzori – sta facendo perdere di vista il vero “fuoco” della questione e cioè gli OGM”. “In passato – continua – il glifosato era usato soprattutto prima della semina per eliminare le eventuali erbacee presenti nel terreno invece negli ultimi anni è adoperato anche successivamente alla semina, ma per poter fare ciò bisogna coltivare specifiche colture OGM resistenti al glifosato. Grazie alle moderne tecnologie vengono inseriti nelle piante da coltivare specifici geni modificati in vitro i quali riescono a conferire a questi vegetali una buona tolleranza all’erbicida. Queste Piante Geneticamente Modificate (PGM), cioè trasgeniche, acquisiscono questa tolleranza grazie a differenti strategie quali l’iperproduzione dell’enzima EPSP, il ridotto assorbimento del glifosato e l’incrementata capacità di degradazione nei confronti di questo erbicida. Nell’UE la coltivazione di piante GM è pressoché vietata, ma non l’importazione quindi non è raro mangiare carne di pollo, di bovini, di suini e altri alimentati ottenuti con farine di soia, di orzo, ecc. ricavate da PGM”. Le sementi geneticamente modificati Round-up Ready tolleranti al glifosato sono molto commercializzate negli Stati Uniti, Argentina, Brasile, Sudafrica e Cina. Nel frattempo la ricerca continuerà il percorso di valutazione dei rischi ambientali e per la salute umana. L’uso degli erbicidi a base di glifosato intanto continuerà a contribuire alla riduzione della biodiversità specialmente in alcune colture (quali il mais e la soia) e concorrerà al consolidamento del monopolio delle sementi geneticamente modificate.
In Italia
L’Italia ha mantenuto sin dall’inizio una posizione ferma dando la precedenza alla tutela della salute umana e alla difesa dell’ambiente. Grazie ai Decreti del Ministero della Salute del 9.08.2016 e del 6.09.2016, nel nostro Paese si sono imposti dei divieti come l’uso dei formulati contenenti l’ammina di sego polietossilata, è vietato l’impiego del glifosato nelle aree pubbliche (parchi, giardini, aree scolastiche interne, campi sportivi, ecc.), nei terreni a forte componente sabbiosa (in quanto il glifosato potrebbe percolare con facilità nelle sottostanti falde acquifere inquinandole) e prima della raccolta dei cereali. Però tutti gli altri impieghi agronomici rimangono permessi. Ancora più severa è la Francia che oltre ad avere imposto dei divieti interni vuole eliminare totalmente l’uso del glifosato entro tre anni. In ambito europeo, invece, per ora viene meno il Principio di Precauzione previsto dall’art. 7 del Regolamento (CE) 178/2002 il quale attesta, che quando ci sono minacce di serio danno, l’assenza di certezze scientifiche non deve essere utilizzata come ragione per ostacolare misure di prevenzione della salute umana.
promuoviamo salute
Smartphone e social, attenti ai più piccoli
BambiniSempre più irrequieti, sempre più schiavi delle tecnologie. E’ questo il profilo degli adolescenti di oggi, schiacciati tra smartphone, social e videogame. Un fuoco incrociato che minaccia la salute degli adolescenti che, alle prese con queste e altre tecnologie, perdono preziose ore di sonno che mettono a repentaglio lo sviluppo stesso del loro cervello, li mettono a rischio di impulsività e possono favorire l’insorgere di disturbi psichici nel caso vi sia una predisposizione latente del giovane. A lanciare l’allarme è Claudio Mencacci, direttore del dipartimento neuroscienze e salute mentale dell’ASST FBF-Sacco di Milano, autore, insieme a Gianni Migliarese, psichiatra del FBF, del libro «Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza» (Pacini Editore) presentato a Milano.
La deprivazione di sonno
Gli adolescenti tendono a dormire meno di 6 ore almeno il 10% delle notti. A 18 anni il 75% dei ragazzi dorme meno di 8 ore e solo il 3% dorme più di 9 ore, spiega Mencacci. La deprivazione di sonno, specie se cronica, può produrre conseguenze a lungo termine in termini di formazione dei circuiti cerebrali. Un’altra minaccia per lo sviluppo cerebrale dell’adolescente, afferma Migliarese, è l’esposizione a sostanze stupefacenti; il 33% degli studenti italiani, circa 800.000, ne ha provata almeno una tra alcool, cannabis, vecchie e nuove droghe. Tutte le molecole psicotrope impattano in modo significativo sulla maturazione cerebrale dell’adolescente, con livelli di gravità che differiscono da sostanza a sostanza e da modalità di assunzione.
Insoddisfazione
Tra i dati emersi durante la presentazione del libro anche quelli sull’insoddisfazione personale: un adolescente su dieci è globalmente insoddisfatto della propria vita. Il pericolo è che le fragilità tipiche di questo delicato periodo di vita sfocino in veri e propri disturbi psichici. Smartphone e social, in questo senso, giocano un ruolo non secondario. Circa il 10% (dati ISTAT) si dichiara globalmente insoddisfatti della propria vita, delle proprie relazioni amicali, familiari e della propria salute. I dati epidemiologici nazionali e internazionali riscontrano tassi simili di ragazzi con manifestazioni depressive o sintomi d’ansia. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori tossici che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche. Su queste condizioni è poi necessario intervenire per tempo, visto che i trattamenti precoci, grazie all’elevata plasticità del cervello nel periodo adolescenziale, sono associati ad ottime risposte cliniche.
Un Natale salutare: intervista allo chef Defila
PodcastSanità Day, in Campania «vorrei ma non posso»
News PresaCentinaia di foto e un solo slogan: «vorrei ma non posso». E’ l’adesione simbolica dei medici campani al Sanità Day, lo sciopero nazionale indetto per dire basta ai tagli al servizio sanitario pubblico e per protestare contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale. L’esigenza di organizzare una forma alternativa di sciopero è nata in Campania proprio da anni di turn over che hanno ridotto all’osso il personale. Se tutti i medici avessero deciso di incrociare le braccia non sarebbe venuta meno solo l’elezione (interventi programmati) ma anche l’emergenza. Così, molti camici bianchi si sono limitati a farsi immortalare con un cartello di protesta.
Il sindacato
Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed spiega che «andare avanti così non è più possibile. A livello nazionale, e ancor di più in regioni come la Campania, ci sono difficoltà organizzative che ricadono sul lavoro di tutti i giorni. In regione le dotazioni organiche sono ridotte all’osso dal blocco del turnover, in Campania anche solo cercare di applicare le regole europee sull’orario di lavoro è stato, ed è, un grosso problema. Questo per non parlare dei precari, che non vedono un futuro ma che sono chiamati a reggere le sorti dell’intero sistema. Mi chiedo se sia possibile andare avanti in questo modo, con medici che sono costretti a cumulare ore di straordinario, a lavorare notte e giorno anche in età avanzata, spesso senza la possibilità di andare in ferie e di riposare. Forse è il momento di chiederci quale sanità vogliamo per il Paese. Siamo talmente responsabili – continua Bruno Zuccarelli – che ad un richiamo all’ultimo momento del Direttore Generale dell’Istituto Pascale, per non rallentare l’attività assistenziale per i pazienti neoplastici, non abbiamo scioperato! Così però si lede un legittimo diritto costituzionale».
Liste d’attesa
Nonostante in Campania si sia registrata un’adesione responsabile, sono moltissimi gli interventi d’elezione che sono saltati. Questo significa che nelle prossime settimane gli interventi si cumuleranno a quelli in programma, creando inevitabilmente un allungamento delle liste d’attesa. Tra le situazioni al limite c’è quella del Pascale, dove la direzione generale ha scelto di precettare tutti i camici bianchi, con l’obiettivo di non creare problemi o ritardi a pazienti che sono colpiti da tumore.
Cure odontoiatriche, a Napoli nasce un nuovo centro
News PresaIn Campania un bambino su due, al di sotto dei 12 anni, ha problemi ai denti. Si arriva addirittura al 100% se si guarda poi ai bambini diversamente abili o con patologie sistemiche gravi e gravissime.
Per rispondere ai bisogni di questi pazienti e delle loro famiglie nasce il Centro di odontoiatria pediatrica in sedazione che sarà inaugurato domani (mercoledì 13 dicembre alle ore 9.30) presso il DAI Testa Collo del Policlinico Federico II (Ed. 14, II piano).
Un grande cuore
La realizzazione del reparto, che nasce nell’ambito dell’Odontoiatria Pediatrica diretta da Aniello Ingenito, è stata promossa dal Cardinale Sepe a nome della Chiesa diocesana di Napoli, grazie ai fondi raccolti durante l’asta di beneficenza dello scorso Natale e agli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti per assistere alla trasmissione Rai “Made in Sud”. «Siamo grati al Cardinale Sepe per il sostanziale supporto offertoci per la realizzazione del Centro – sottolinea Vincenzo Viggiani, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II – che consentirà di rispondere alle problematiche patologiche di pazienti così fragili e fortemente sofferenti e di essere più vicini ai bisogni delle loro famiglie. Attraverso il Centro di odontoiatria pediatrica in sedazione l’offerta assistenziale del Policlinico Federico II si arricchisce ulteriormente per migliorare la qualità delle cure e dell’assistenza in Regione Campania e sul territorio nazionale»
Dotazioni all’avanguardia
Il Centro è dotato di tutti gli arredi per la degenza dei bambini e dei loro familiari e delle apparecchiature elettromedicali più avanzate ed idonee a gestire le cure orali dei bambini diversamente abili o affetti da gravi patologie sistemiche che risultano molto complesse, tenuto conto dell’elevato grado di rischio e della mancanza di collaborazione da parte dei giovani pazienti. «Il Centro – aggiunge Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia e Direttore del DAI Testa-Collo dell’Azienda – permetterà di operare in sedazione sia inalatoria che farmacologica, con l’assistenza degli anestesisti, e di eseguire tutte le possibili procedure odontoiatriche, dalla prevenzione alle terapie riabilitative, attraverso le più avanzate tecnologie, a completamento di quanto già attualmente offerto nel reparto ambulatoriale ed in sala operatoria in anestesia generale». L’odontoiatria pediatrica del Policlinico Federico II rappresenta, infatti, un’area assistenziale di elevata specializzazione professionale, totalmente dedicata alle cure orali del paziente in età evolutiva, molto apprezzata sul territorio regionale e meridionale in genere, tanto da aver invertito il flusso di migrazione sanitaria verso altre regioni.
Procedure complesse
Grazie a questa nuova struttura sarà possibile realizzare tutte le procedure, anche conservative, rapidamente, in sedazione lieve e moderata, ridando la completa funzionalità del cavo orale e, si spera anche il sorriso a bambini che soffrono. Generalmente, infatti, le procedure odontoiatriche in sedazione sono essenzialmente di tipo estrattivo, comportando una menomazione che accompagna il paziente nel tempo, compromettendo gravemente qualità ed aspettativa di vita. Grazie al nuovo centro sarà possibile migliorare l’approccio terapeutico, con un metodo altamente innovativo che fino ad oggi potevamo offrire solo in anestesia generale.
Dieta: è più sano mangiare a orari precisi o quando si ha fame?
AlimentazioneUno dei principali stimoli che invia il corpo è quello della fame. L’ormone che trasmette l’appetito è chiamato grelina ed è prodotto nel pancreas e nel rivestimento dello stomaco. Si presenta con delle fitte allo stomaco che segnalano che c’è bisogno di energie. Ma il corpo invia anche un altro importante segnale: quello della sazietà. Questo stimolo si presenta soltanto 20 minuti dopo il pasto, per questo è importante mangiare piano. Che siano tre pasti principali o sei pasti meno abbondanti, 20 minuti dopo aver mangiato si può capire se si ha ancora bisogno di cibo oppure no.
I nutrizionisti consigliano di non protrarre a lungo la fame, soprattutto se si sta cercando di perdere peso, per evitare abbuffate. Inoltre, un calo di zuccheri nel sangue è pericoloso per chi soffre di diabete.
Mangiare ad orari precisi evita invece di arrivare troppo affamanti ad un pasto. Uno studio della Oxford University di 15 casi, portato avanti dagli studiosi Brad Jon Schoenfeld, Alan Albert Aragon e James W. Krieger ha dimostrato che mangiare piccoli pasti ma più di frequente aiuta a perdere peso.
Tuttavia, mangiare a orari precisi può diventare un’abitudine e questo può voler dire assumere calorie anche quando non sono necessarie. Invece di perdere peso si potrebbe ottenere l’effetto contrario. Questo metodo non è comodo per tutti inoltre, e per molti significa ignorare del tutto i segnali di fame che manda il corpo in modo naturale.
Insomma, seguire degli orari precisi fa bene alla dieta, ma è importante non mangiare forzatamente anche se non si ha fame. Inoltre è importante saper riconoscere lo stimolo giusto della fame che potrebbe invece essere dettato dall’ansia o dalla noia. Riconoscere i segnali chiaramente è il primo passo per seguire una dieta sana.
A Bari un incontro «con le donne per le donne»
News PresaMercoledì 13 dicembre le donne che hanno sofferto li dramma di una diagnosi di tumore saranno le protagoniste del convegno «Con le donne per le donne». L’appuntamento è nella sala conferenze del Giovanni Paolo II di Bari, l’occasione per promuovere la migliore qualità di vita delle donne colpite direttamente o indirettamente dal cancro, ma anche interagire con le reti oncologiche regionali, gli istituti tumori, le associazioni e i movimenti femminili, per istituire un comitato interassociativo che sia appunto «con le donne e per le donne» e che sviluppi argomenti e proposte innovative.
Capire la sofferenza
L’incontro di mercoledì guarda insomma alle donne che hanno attraversato il dolore in diverse sfaccettature: tumore, paura, solitudine. A quante non si sono rassegnate a un futuro più roseo, a quelle a cui il destino ha dato una seconda possibilità, non a caso è pensato da «FAVOlosamente donna» in collaborazione con l’Istituto tumori di Bari. Considerato che in Italia ogni anno su oltre 170mila donne piove addosso una diagnosi di tumore e di queste, circa 70mila, sono in età lavorativa, il dibattito di mercoledì metterà al centro le tematiche più sensibili legate alla malattia, declinandole al femminile: dalla prevenzione alla medicina di genere, dal benessere psicologico e sessuale alla nutrizione in tutte le fasi del percorso di cura, dalla tutela del desiderio di maternità dopo il cancro alla cura dell’immagine corporea, dall’equo riconoscimento della disabilità oncologica nel rispetto della persona al diritto alla riabilitazione come parte integrante delle cure, dalla tutela del lavoro per lavoratrici malate o caregiver al diritto alle cure palliative ed alla terapia del dolore.
Salute di genere
Durante il convegno che sarà aperto dal padrone di casa, il direttore generale Antonio Delvino, interverrà anche il ministro della salute, Beatrice Lorenzin su «Il genere come determinante di salute. Lo sviluppo della medicina di genere per garantire equità e appropriatezza della cura», sulle «Iniziative legislative a tutela del benessere psicofisico delle donne – Ruolo della Commissione Pari Opportunità» parleranno Luigi D’Ambrosio Lettieri e Emilia Grazia De Biasi, componenti della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Riscaldamento in casa può causare problemi respiratori. Il focus
PrevenzioneLa salute dipende anche dal riscaldamento della propria abitazione. Come si fa ad avere una casa calda, ma in modo efficiente, evitando allergie e di contribuire all’inquinamento atmosferico – già oltre il livello di guardia in molte città del Nord Italia? Uno studio comparativo realizzato dall’area Combustione e Ambiente della società Innovhub, dà qualche consiglio su come limitare i danni. La manutenzione degli impianti è una priorità. Spesso quella che si fa è cattiva o non sufficiente e crea anche inquinamento. Questo riguarda la semplice pulizia quotidiana: una stufa per il riscaldamento a legna o a pellet non pulita può dare una variazione dal 10 fino al 100% delle emissioni di Pm; anche un sistema tradizionale non è esente da rischi.
La fuliggine è uno dei pericoli maggiori. Secondo quanto reso noto dalla redazione Medical Care di Humanitas quella prodotta dalla combustione è un micro-inquinante ambientale con le stesse caratteristiche dello smog urbano e può diventare una fonte di irritazione per le mucose, particolarmente rischiosa per i pazienti già colpiti da malattie dell’apparato respiratorio. Poi ci sono le emissioni generate da apparecchi a gas, gpl, gasolio che hanno un impatto ambientale, soprattutto per quanto riguarda il particolato ed il benzo(a)pirene che sono tra gli inquinanti più pericolosi.
Allora come si migliora l’aria in casa?
Tra le tecnologie utilizzate per ottenere un riscaldamento degli ambienti più efficiente ed ecosostenibile c’è la Ventilazione Meccanica Controllata termodinamica (VMC); ma
al di là del sistema adoperato, è sempre importante non riscaldare troppo gli ambienti. La temperatura in casa non dovrebbe mai superare i 22°, soprattutto in presenza di soggetti affetti da patologie asmatiche, poiché l’aria troppo calda può minare la salute delle mucose che ricoprono le pareti bronchiali, causando difficoltà respiratorie. Insomma, non è un fatto “soltanto” di inquinamento. Un’aria interna troppo calda e secca che non viene filtrata in modo corretto, può influire sulla salute delle vie aeree, già più a rischio con l’arrivo delle sintomatologie influenzali.
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WEF: donne, giovani e laureate più penalizzate nel lavoro. Report 2017
News PresaIn Italia non esiste parità di genere, ma il problema è più grande e coinvolge anche i giovani e le persone istruite. A dirlo è la classifica generale nel Global Gender Gap Report 2017 del World Economic Forum (Wef) che su 144 Paesi del mondo, vede l’Italia ottantaduesima. Siamo dietro alla Grecia. In un anno il calo è stato di ben 22 posizioni.
L’Italia è la peggiore d’Europa, con esclusione di Cipro e Malta, ma anche di Paesi asiatici come Russia, Filippine, Kazakhstan, Mongolia, Bielorussia, Thailandia, o africani come Ruanda, Burundi, Kenya, Uganda, Botswana, o centro-sudamericani come Colombia, Argentina, Messico.
Eppure – in tema di squilibri – l’Italia ha leggi contro la discriminazione femminile, contro la violenza domestica, contro la discriminazione delle figlie nei diritti di successione, per la tutela delle mogli nelle cause di separazione e pure uno dei congedi parentali per le neomamme tra i più generosi al mondo. Ma queste leggi servono a poco nel mercato del lavoro, perché le politiche di sostegno alla conciliazione tra vita e lavoro sono pressoché inesistenti.
Secondo il Wef l’Italia ad oggi non è un paese a misura di una giovane donna istruita. Il 61,5% delle donne che lavorano in Italia non vengono pagate per niente o non adeguatamente, contro il 22,9% degli uomini.
L’unica cosa in cui l’Italia eccelle nella classifica del World Economic Forum è l’educazione. Le iscrizioni delle donne all’università superano infatti quelle maschili di 36 punti percentuali. A completare il percorso di studi è il 17,4% della popolazione femminile, contro il 12,7% dei maschi. Tuttavia le donne lavorano meno. La disoccupazione è più alta tra le donne (12,8% contro il 10,9%) così come le persone senza lavoro scoraggiate (40,3% contro il 16,2% degli uomini).
La disoccupazione triplica tra i giovani e ancora di più tra le giovani donne: la disoccupazione giovanile femminile è quasi di quattro punti percentuali più alta di quella giovanile maschile (37,6% a 33,8%). Inoltre, ogni giorno, una donna lavora 512 minuti contro i 453 di un suo collega; le donne lasciano molto di più e molto prima il mercato del lavoro.
Nel Rapporto, emerge in particolare che in Italia il Parlamento è formato solo dal 31% da donne, e nei ministeri la loro presenza è limitata al 27,8%. Insomma, soprattutto per quanto riguarda il potere politico, il divario di genere (anche se ridotto rispetto al passato) è comunque molto ampio e si è allargato negli ultimi dieci anni.
Siamo al 90 esimo posto come partecipazione alla forza lavoro e al 103esimo posto per salario percepito (gli uomini guadagnano di più delle donne).
A livello globale il divario di genere, spiega il Wef, è al 68% e si è comunque allargato. Con questi ritmi, ci vorranno 100 anni per colmarlo rispetto agli 83 stimati lo scorso anno: si tratta di una stima fatta a livello globale, come media tra i 61 anni dell’Europa occidentale e i 168 anni nel Nord America. Eppure, segnala il Wef, se si colmasse la parità di genere il Pil del mondo aumenterebbe di 5,3 miliardi di dollari. Sui 144 paesi presi in esame, l’Islanda si conferma al primo posto nel quale il divario è all’88%. Nella top ten, oltre ai paesi scandinavi, c’è anche il Nicaragua e la Slovenia mentre gli Usa perdono posizione e arrivano al 49esimo posto.
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Erbicida probabile causa di tumore assolto per altri 5 anni dall’EU
PrevenzioneIl Glifosato, ritenuto probabile causa di tumori per l’uomo dall’AIRC si potrà utilizzare liberamente per altri 5 anni. È quanto stabilito dall’Unione Europea, dopo la votazione di lunedì 27 novembre in merito al rinnovo dell’autorizzazione per l’uso agronomico del fitofarmaco. Diciotto Paesi hanno votato a favore, solo nove sono stati contrari (Italia, Francia, Belgio, Lussemburgo, Grecia, Cipro, Lettonia, Malta e Ungheria) e un astenuto (Portogallo). A spostare l’equilibrio verso il rinnovo è stato il voto della Germania che ha trainato Bulgaria, Romania e Polonia, tutti Stati che in precedenza si erano astenuti non permettendo il raggiungimento della maggioranza qualificata. Il voto favorevole tedesco potrebbe essere stato influenzato dall’acquisizione da parte della Bayer (gruppo agro-chimico), una delle principali industrie tedesche, della Monsanto (colosso internazionale che per anni ha prodotto e continua a produrre glifosato e che attualmente fornisce sementi ogm resistenti all’ erbicida). Nel mese di settembre 2016, infatti, la Bayer ha sottoscritto un accordo di circa 66 miliardi di dollari con la Monsanto per la sua acquisizione. L’operazione, però, ad oggi non si è ancora concretata a seguito dell’azione dell’autorità dell’antitrust e dalla Commissione Europea la quale sostiene che tale fusione possa diminuire drasticamente la competizione nell’ambito delle sementi OGM e dei fitofarmaci. In risposta a questa ipotesi prospettata dalla Commissione Ue, nell’ottobre 2017 ha comunicato la cessione, per circa 6 miliardi di euro, di svariate fette della sua produzione di fitofarmaci e di sementi alla Basf (gruppo agro-chimico sempre tedesco). La Commissione Europea si dovrebbe esprimere in data 8.01.2018.
Cos’è il Glifosato?
Il glifosato è un erbicida introdotto in agricoltura negli anni Settanta del secolo scorso dalla multinazionale Monsanto con il nome commerciale di Roundup. Ha avuto una grande diffusione perché alcune coltivazioni geneticamente modificate sono in grado di resistergli: distribuendo il glisofato sui campi si elimina ogni erbaccia o pianta tranne quella resistente che si desidera coltivare. Si aumenta così la resa per ettaro e si riduce l’impegno per l’agricoltore. Per la sua bassa tossicità rispetto agli erbicidi usati all’epoca è stato da subito molto usato anche in ambienti urbani per mantenere strade e ferrovie libere da erbacce infestanti. È attualmente l’erbicida più usato al mondo anche per la caratteristica di rimanere negli strati superficiali del terreno e di essere degradato e distrutto con relativa facilità dai batteri del suolo. Il brevetto della Monsanto è scaduto nel 2001 e da allora il glifosato è prodotto da un gran numero di aziende.
In passato la lotta alle infestanti veniva fatta attraverso la rimozione manuale e, ove possibile, meccanica, come spiega il Dr. Luciano O. Atzori, Biologo – Esperto in Sicurezza degli Alimenti e in Tutela della Salute, sul portale Alimenti e Sicurezza dello Studio ABR. Oggi, spiega l’esperto, soprattutto nell’agricoltura intensiva, si preferisce controllare le piante infestanti attraverso l’uso di sostanze chimiche (erbicida), perché riducono i costi agronomici e aumentano le produzioni, infatti ci sono oltre due mila agrofarmaci contenenti glifosato regolarmente registrati nell’UE, nonostante possano provocare comunque la formazione spontanea di piante infestanti erbicida – tolleranti, inquinamento ambientale, danneggiamento delle piante coltivate, ecc.
I rischi
L’ AIRC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro – organismo dell’OMS) ha classificato il glifosato come “probabile causa di tumori” in quanto in grado di danneggiare il DNA. A riprova di ciò vi sono soprattutto studi sui topi che hanno dimostrato che il glifosato è in grado di causare tumori nei reni e nel tessuto connettivo. Invece, parere più cauto è stato dato dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) la quale ritiene il glifosato “probabilmente non cancerogeno”. Quest’ultimo parere è stato al centro di polemiche e contestazioni da parte della comunità scientifica e non solo, a seguito delle scoperte che stanno emergendo dai “Monsanto Papers” e dall’ipotesi secondo cui il parere dell’EFSA in alcune parti, inerenti i rischi derivanti dall’uso del glifosato, sarebbero un “copia-incolla” dell’istanza di rinnovo dell’autorizzazione prodotta dalla Monsanto. Alcuni scienziati ritengono che molte di queste ricerche eseguite (in vitro e sugli animali) hanno preso come riferimento il principio attivo di questo erbicida (N-(fosfonometil)glicina, C3H8NO5P), dimostrando la relativa pericolosità della sostanza pura, ma negli erbicidi in commercio il principio attivo non viene mai utilizzato “puro” bensì combinato con altre sostanze che interagendo con il glifosato determinerebbero la reale pericolosità di questi erbicidi. Altri studi mostrano come il glifosato possa agire da Interferente Endocrino (IE), che si sommerebbe ai tanti interferenti endocrini con si entra in contatto quotidianamente. Gli interferenti endocrini (detti anche perturbatori o distruttori endocrini) sono costituiti da sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti, in molti prodotti di consumo di uso comune, ma anche come sostanze naturali. Questi interferenti riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino umano e non solo, in quanto possono “spegnere”, “accendere” o “modificare” i segnali inviati dagli ormoni.
Gli OGM – organismi geneticamente modificati
A seguito del rinnovo dell’autorizzazione del glifosato in ambito UE l’opinione pubblica, molte associazioni ambientaliste e di categoria e i media si stanno ponendo domande sulla reale pericolosità del glifosato. “Tutto questo legittimo disquisire – spiega Il dott. Atzori – sta facendo perdere di vista il vero “fuoco” della questione e cioè gli OGM”. “In passato – continua – il glifosato era usato soprattutto prima della semina per eliminare le eventuali erbacee presenti nel terreno invece negli ultimi anni è adoperato anche successivamente alla semina, ma per poter fare ciò bisogna coltivare specifiche colture OGM resistenti al glifosato. Grazie alle moderne tecnologie vengono inseriti nelle piante da coltivare specifici geni modificati in vitro i quali riescono a conferire a questi vegetali una buona tolleranza all’erbicida. Queste Piante Geneticamente Modificate (PGM), cioè trasgeniche, acquisiscono questa tolleranza grazie a differenti strategie quali l’iperproduzione dell’enzima EPSP, il ridotto assorbimento del glifosato e l’incrementata capacità di degradazione nei confronti di questo erbicida. Nell’UE la coltivazione di piante GM è pressoché vietata, ma non l’importazione quindi non è raro mangiare carne di pollo, di bovini, di suini e altri alimentati ottenuti con farine di soia, di orzo, ecc. ricavate da PGM”. Le sementi geneticamente modificati Round-up Ready tolleranti al glifosato sono molto commercializzate negli Stati Uniti, Argentina, Brasile, Sudafrica e Cina. Nel frattempo la ricerca continuerà il percorso di valutazione dei rischi ambientali e per la salute umana. L’uso degli erbicidi a base di glifosato intanto continuerà a contribuire alla riduzione della biodiversità specialmente in alcune colture (quali il mais e la soia) e concorrerà al consolidamento del monopolio delle sementi geneticamente modificate.
In Italia
L’Italia ha mantenuto sin dall’inizio una posizione ferma dando la precedenza alla tutela della salute umana e alla difesa dell’ambiente. Grazie ai Decreti del Ministero della Salute del 9.08.2016 e del 6.09.2016, nel nostro Paese si sono imposti dei divieti come l’uso dei formulati contenenti l’ammina di sego polietossilata, è vietato l’impiego del glifosato nelle aree pubbliche (parchi, giardini, aree scolastiche interne, campi sportivi, ecc.), nei terreni a forte componente sabbiosa (in quanto il glifosato potrebbe percolare con facilità nelle sottostanti falde acquifere inquinandole) e prima della raccolta dei cereali. Però tutti gli altri impieghi agronomici rimangono permessi. Ancora più severa è la Francia che oltre ad avere imposto dei divieti interni vuole eliminare totalmente l’uso del glifosato entro tre anni. In ambito europeo, invece, per ora viene meno il Principio di Precauzione previsto dall’art. 7 del Regolamento (CE) 178/2002 il quale attesta, che quando ci sono minacce di serio danno, l’assenza di certezze scientifiche non deve essere utilizzata come ragione per ostacolare misure di prevenzione della salute umana.
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Dsa, nasce il tutor dell’apprendimento
News PresaLa dislessia, ma anche altri disturbi specifici dell’apprendimento, sono condizioni che spesso si riversano interamente sui genitori. Sono spesso le famiglie ad essere chiamate a gestire anche un carico psicologico che i bambini spesso non riescono a sopportare. «La famiglia – spiega il logopedista Francesco Bianco, – cerca sostegno nella scuola, che spesso però è “ingessata” tra mille paletti burocratici e adempimenti. Una risorsa importante, che sta prendendo corpo, è il “tutor dell’apprendimento”, figura non ancora riconosciuta giuridicamente ma molto importante, perché legata a competenze specifiche: conoscenza degli stili cognitivi del ragazzo con Dsa, conoscenza delle leggi della scuola, capacità di instaurare un rapporto di fiducia con i genitori e capacità di interfacciarsi con i docenti, per fare in modo che la scuola rispetti quanto prevosto dalla legge 170».
Un progetto ad hoc
Sulla formazione di queste professionalità, l’associazione Ipertesto (impegnata al Vomero e a Fuorigrotta nella sede dell’Arci in via Luigi Rizzo) sta investendo molto. Quello portato avanti è un progetto che affonda le sue radici negli anni passati, grazie ad un accordo stipulato con la cooperativa Anastasis di Bologna, da sempre in prima linea sulle questioni che riguardano i Dsa. «L’idea – spiega Bianco, presidente dell’associazione – consiste nel costruire percorsi di autonomia di apprendimento, con mezzi che possano “semplificare” le esigenze didattiche dei ragazzi con Dsa. Il tutor è quella persona che può capire le difficoltà, può dare spazio al talento, può intrattenere un rapporto costruttivo con la famiglia che, diversamente, non riesce a governare il problema. Il nostro lavoro consiste dunque nel trovare risposte a tutto tondo, per questo organizziamo formazione per gli operatori del mondo della sanità (neuropsichiatri, psicologi e logopedisti) impelagati su questi temi. Realizziamo incontri per docenti, durante i quali offriamo strategie adeguate ed efficaci. E ancora, proponiamo incontri con genitori, così da far comprendere a tutti che la dislessia, e tutto il mondo dei disturbi specifici dell’apprendimento, non sono degli ostacoli insormontabili».
Doposcuola
L’associazione organizza anche un supporto fattivo ai ragazzi grazie alle ore di doposcuola, che a partire dai compiti si propone di trasferire un metodo congeniale ad un apprendimento diverso da quello tradizionale. Utilissimo per chi vive questa condizione dei disturbi dell’apprendimento , ma anche per molti ragazzi che non hanno alcun problema.