Tempo di lettura: 3 minutiQuasi il 40% degli italiani è affetto da una malattia cronica. Due morti su tre avvengono per colpa di malattie cardiovascolari e per tumori. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal volume dell’Istat pubblicato in questi giorni che raccoglie tutte le principali statistiche del Paese. Si dice in buona salute il 70,1% degli italiani (73,9 gli uomini e 66,4 le donne). Si confermano poi le tendenze degli ultimi anni: meno ricoveri per acuti e più in lungodegenza, calano i medici di base, ma crescono costantemente le malattie croniche, inoltre ci sono meno aborti e fumatori stabili. I due grandi killer restano le malattie che riguardano il cuore e il cancro che da soli sono la causa del 66% delle morti.
Differenze territoriali
La quota di persone che si dichiara in buona salute è più elevata nel Nord-est (72,2 per cento), mentre meno al Centro e nelle Isole (68,7 per cento) e al Sud (69,1 per cento). Tra le regioni italiane le situazioni migliori rispetto alla media nazionale si trovano soprattutto a Bolzano (84,5 per cento), a Trento (78,5 per cento) ed Emilia-Romagna (73,5 per cento), mentre quella peggiore si ha in Calabria (62,1 per cento) e in Sardegna (63,0 per cento).
Le cronicità più diffuse
Il 39,1 per cento dei residenti in Italia ha dichiarato di avere almeno una delle malattie croniche (scelte tra una lista di 15 cronicità), un dato in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 53,0 per cento e tra le persone ultra settantacinquenni la quota raggiunge l’85,3 per cento. Le donne sono più colpite, in particolare dopo i 55 anni. Il 20,7 per cento della popolazione ha dichiarato di essere affetto da due o più malattie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 55 anni.
Le malattie croniche più diffuse sono: l’ipertensione (17,4 per cento), l’artrosi/artrite (15,9 per cento), le malattie allergiche (10,7 per cento), l’osteoporosi (7,6 per cento), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8 per cento), il diabete (5,3 per cento). Ad eccezione delle malattie allergiche, tutte le altre malattie croniche aumentano con l’età e con differenze di genere, in linea di massima a svantaggio delle donne. Per la bronchite cronica e le malattie del cuore si rovescia lo svantaggio femminile nelle età più anziane. In particolare gli uomini di 75 anni e più sono più colpiti da malattie del cuore (21,0 per cento) rispetto alle loro coetanee (13,7 per cento) e da bronchite cronica (19,6 per cento contro 15,1 per cento).
Personale sanitario del Ssn
La disponibilità più elevata di medici del Servizio Sanitario Nazionale è nel Centro Italia sia rispetto al numero di abitanti che ai posti letto (2,3 medici per mille abitanti e 72,6 medici ogni cento posti letto). I valori più bassi del rapporto tra personale medico e popolazione si hanno al Sud (1,7 medici per mille abitanti). Per quanto riguarda gli infermieri, nel Mezzogiorno l’offerta è più bassa: 3,7 infermieri per mille abitanti al Sud rispetto a 4,9 al Nord e 128 infermieri ogni cento posti letto nelle Isole rispetto a 152 al Centro. L’offerta a livello regionale di personale medico presenta i valori più bassi in Calabria (1,6 ogni mille abitanti) a seguire la Campania, la Puglia e Veneto (1,7).
Le regioni che presentano valori più elevati nella disponibilità di personale medico per mille abitanti sono la Valle d’Aosta (2,8) e la Sardegna (2,5). La composizione territoriale è leggermente diversa se si analizzano i dati relativi alla concentrazione di personale medico per cento posti letto ordinari per cui troviamo i valori più bassi nel Nord est (54,4 medici ogni cento posti letto) e i valori più alti in Toscana (75,7) e in Sardegna (75,5).
Altri dati
Si assiste a un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4 per cento in più dal 2013 al 2015), mentre sono in calo i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in regime per acuti. Restano le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti sono superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno.
Promuoviamo salute
Scoperti i batteri della bocca che mettono a rischio il cuore
Ricerca innovazioneAvere un sorriso sano ci rende più attraenti, ma la salute dei denti può avere importanti ripercussioni anche su quella del cuore. Per quanto possa sembrare bizzarro, il legame tra ciò che accade nella nostra bocca e le condizioni delle arterie è stato certificato da una ricerca svolta nell’Università del Connecticut di Storrs, ora pubblicata sul Journal of lipid research.
Lo studio
Quello che gli studiosi hanno appurato è che gli accumuli di grasso che intasano le arterie e scatenano infarti e ictus non sono dipesi solo da ciò che mangiamo. C’è un nesso, infatti, tra le malattie della gengiva e le placche di aterosclerosi ed è legato ad alcuni batteri presenti nella bocca. L’analisi ha coinvolto alcuni pazienti ricoverati in ospedale. Alcuni batteri che colonizzano la bocca e l’intestino possono essere molto pericolosi, anche se di solito non causano danni. In determinate condizioni possono dare origine a malattie gengivali, ma anche in questo caso non invadono i vasi sanguigni. I lipidi che secernono, però, possono passare attraverso le pareti cellulari e andare a finire nel sangue. E’ in questo momento che contribuiscono a questo intasamento che indurisce e restringe le arterie, con una diminuzione del flusso di ossigeno che può portare a malattie come infarto o ictus.
Nuovi studi
I ricercatori hanno potuto notare come la crescita dei lipidi non fosse dipesa dal grasso animale, ma dai batteri della famiglia dei «Bacteroidetes» (li producono con alcune caratteristiche, tra cui un numero dispari di atomi di carbonio). Il gruppo di ricerca ora progetta di effettuare un’analisi più dettagliata degli placche aterosclerotiche per scoprire esattamente dove si accumulano i lipidi dei Bacteroidetes che possono mettere a rischio la salute del cuore. Già una ricerca dell’Università della Columbia aveva dimostrato un’associazione tra le malattie della gengiva e la progressione dell’arterosclerosi. In un saggio pubblicato nell’ottobre del 2013 su Jaha, il Giornale dell’American heart association, sono stati riassunti i tre anni di lavoro dei ricercatori su 5.000 esempi di placca presi dai denti di 420 pazienti. Dalla ricerca era emerso che i pazienti che avevano avuto un miglioramento della salute delle gengive, e che avevano una minor percentuale di batteri associati a malattie gengivali, avevano poi una più lenta progressione dello spessore intimo-mediale dell’arteria carotide.
E’ italiana la donna prima donna bionica
Ricerca innovazioneBisogna ammettere che l’idea può creare qualche perplessità: una mano bionica impiantata al posto di quella persa a causa di un incidente. Quello che oggi è considerato un importante progresso della scienza medica, ricorda da vicino un famoso telefilm della fine degli Anni 70. Il caso è tutto italiano e riguarda una donna veneta. Alla signora è stata impiantata una mano bionica che percepisce il contatto con gli oggetti, realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna e del Politecnico di Losanna.
L’intervento
Eseguita nel giugno 2016 al Policlinico Gemelli di Roma dal gruppo del neurochirurgo Paolo Maria Rossini, l’operazione sembra aver dato ottimi risultati nel tempo e ora la sperimentazione è in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale. La ricevente, come detto veneta, aveva perso la mano sinistra in un incidente. Quella che le è stata impiantata è una versione migliorata di quella testata su un uomo danese nel 2014.
Hi tech
La donna è anche la prima a poter uscire con la mano hi-tech perché, rispetto al 2014 ora l’elettronica (realizzata in parte dall’Università di Cagliari) è racchiusa in uno zainetto. Lo zaino contiene il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in movimento per la mano. Un altro sistema trasforma l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali. Gli elettrodi impiantati nei muscoli sono stati realizzati dall’università tedesca di Friburgo.
Dalla fantascienza alla realtà
Il primo telefilm che ipotizzò la possibilità di utilizzare componenti bioniche per la sostituzione di arti umani è, come accennato, del 1976. La donna bionica (The Bionic Woman) è una serie televisiva nata come spin-off della serie “L’uomo da sei milioni di dollari”. La protagonista, Jaime Sommers (la donna bionica), interpretata dall’attrice Lindsay Wagner, ottenne grande successo, tanto da spingere la casa di produzione Universal a creare una serie incentrata su di lei. In Italia è stato trasmesso per la prima volta su reti televisive locali e successivamente sulle reti Fininvest (attuale Mediaset). Chi sa che presto quella serie Tv non diventi qualcosa di molto reale, capace di restituire mani o, perché no, gambe a chi le ha perse in incidenti.
Studio Usa. Cannabis legale: sale fatturato e nuovi posti di lavoro
News PresaIl mercato Usa della cannabis si espande: nei prossimi quattro anni il giro d’affari crescerà del 150%, passando dai 16 miliardi del 2017 ai 40 del 2021. A delineare le prospettive economiche del futuro è stato l’istituto “Arcview Market Research”, con la collaborazione di “Bds Analytics”. In America la vendita legale per “uso ricreativo” della cannabis è sempre più diffusa.
Il futuro negli Stati Uniti
La cannabis diventerà legale in 35 Stati su 50. Lo studio, appena pubblicato, ha passato al setaccio tutte le ricadute che la “nuova industria” avrà sull’economia e contempla solo buone notizie, sia per la diminuzione del commercio illegale, sia per il controllo della sostanza da parte dello stato.
Posti di lavoro
Negli Usa, nel 2021, verranno spesi 20,8 miliardi per l’acquisto della cannabis, con un indotto totale di 39,6 miliardi. In pochi anni questo mercato porterà alla creazione di 4.141.000 posti di lavoro e ad almeno 4 miliardi di nuovi introiti per il fisco statunitense. Il maggiore beneficiario sarà la California, lo Stato più ricco ed anche il più promettente per l’industria della cannabis. Qui, nel giro di tre anni, si potranno contare 99 mila nuovi posti di lavoro, un terzo di tutta la Nazione, e 146 mila posti nell’indotto. Sei degli ultimi Stati a legalizzare la cannabis, California, Colorado, Massachusetts, Nevada, Oregon, e Washington, da soli garantiranno oltre il 60% del fatturato totale di 39,6 miliardi di dollari entro 3 anni.
Tasse
Stando alle stime sarà il mercato illegale ad avere la peggio. Già nel 2016 un miliardo è finito nelle casse dell’Irs, il fisco Usa. Cifra che per il 2017 è arrivata a 1,4 miliardi, per raddoppiare nel 2021. Se a queste trattenute a livello nazionale si aggiungono quelle locali si arriva ad un prelievo tra i 4 ed i 4,7 miliardi.
Uso terapeutico in Italia
Nel nostro Paese da ottobre 2017 è legale curarsi con la cannabis terapeutica. Il medico può prescrivere medicinali di origine vegetale a base di cannabis per la terapia del dolore e altri impieghi. La ricetta (oltre a dose, posologia e modalità di assunzione) dovrà recare la durata del singolo trattamento, che non puo’ superare i tre mesi. Tuttavia si riscontrano ancora difficoltà per via di costi troppo elevati, mancanza di disponibilità dei farmaci e difficoltà a ottenere le prescrizioni.
Promuoviamo salute
Istat 2017. Il 70% degli italiani si sente bene, ma il 40% con malattie croniche
News PresaQuasi il 40% degli italiani è affetto da una malattia cronica. Due morti su tre avvengono per colpa di malattie cardiovascolari e per tumori. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal volume dell’Istat pubblicato in questi giorni che raccoglie tutte le principali statistiche del Paese. Si dice in buona salute il 70,1% degli italiani (73,9 gli uomini e 66,4 le donne). Si confermano poi le tendenze degli ultimi anni: meno ricoveri per acuti e più in lungodegenza, calano i medici di base, ma crescono costantemente le malattie croniche, inoltre ci sono meno aborti e fumatori stabili. I due grandi killer restano le malattie che riguardano il cuore e il cancro che da soli sono la causa del 66% delle morti.
Differenze territoriali
La quota di persone che si dichiara in buona salute è più elevata nel Nord-est (72,2 per cento), mentre meno al Centro e nelle Isole (68,7 per cento) e al Sud (69,1 per cento). Tra le regioni italiane le situazioni migliori rispetto alla media nazionale si trovano soprattutto a Bolzano (84,5 per cento), a Trento (78,5 per cento) ed Emilia-Romagna (73,5 per cento), mentre quella peggiore si ha in Calabria (62,1 per cento) e in Sardegna (63,0 per cento).
Le cronicità più diffuse
Il 39,1 per cento dei residenti in Italia ha dichiarato di avere almeno una delle malattie croniche (scelte tra una lista di 15 cronicità), un dato in lieve aumento rispetto al 2015 (+0,8 punti percentuali). Le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età più adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 53,0 per cento e tra le persone ultra settantacinquenni la quota raggiunge l’85,3 per cento. Le donne sono più colpite, in particolare dopo i 55 anni. Il 20,7 per cento della popolazione ha dichiarato di essere affetto da due o più malattie croniche, con differenze di genere molto marcate a partire dai 55 anni.
Le malattie croniche più diffuse sono: l’ipertensione (17,4 per cento), l’artrosi/artrite (15,9 per cento), le malattie allergiche (10,7 per cento), l’osteoporosi (7,6 per cento), la bronchite cronica e l’asma bronchiale (5,8 per cento), il diabete (5,3 per cento). Ad eccezione delle malattie allergiche, tutte le altre malattie croniche aumentano con l’età e con differenze di genere, in linea di massima a svantaggio delle donne. Per la bronchite cronica e le malattie del cuore si rovescia lo svantaggio femminile nelle età più anziane. In particolare gli uomini di 75 anni e più sono più colpiti da malattie del cuore (21,0 per cento) rispetto alle loro coetanee (13,7 per cento) e da bronchite cronica (19,6 per cento contro 15,1 per cento).
Personale sanitario del Ssn
La disponibilità più elevata di medici del Servizio Sanitario Nazionale è nel Centro Italia sia rispetto al numero di abitanti che ai posti letto (2,3 medici per mille abitanti e 72,6 medici ogni cento posti letto). I valori più bassi del rapporto tra personale medico e popolazione si hanno al Sud (1,7 medici per mille abitanti). Per quanto riguarda gli infermieri, nel Mezzogiorno l’offerta è più bassa: 3,7 infermieri per mille abitanti al Sud rispetto a 4,9 al Nord e 128 infermieri ogni cento posti letto nelle Isole rispetto a 152 al Centro. L’offerta a livello regionale di personale medico presenta i valori più bassi in Calabria (1,6 ogni mille abitanti) a seguire la Campania, la Puglia e Veneto (1,7).
Le regioni che presentano valori più elevati nella disponibilità di personale medico per mille abitanti sono la Valle d’Aosta (2,8) e la Sardegna (2,5). La composizione territoriale è leggermente diversa se si analizzano i dati relativi alla concentrazione di personale medico per cento posti letto ordinari per cui troviamo i valori più bassi nel Nord est (54,4 medici ogni cento posti letto) e i valori più alti in Toscana (75,7) e in Sardegna (75,5).
Altri dati
Si assiste a un potenziamento del numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4 per cento in più dal 2013 al 2015), mentre sono in calo i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in regime per acuti. Restano le differenze della rete d’offerta ospedaliera tra le regioni: i posti letto ordinari per mille abitanti sono superiori al Nord rispetto al Mezzogiorno.
Promuoviamo salute
Scoperta la «droga» che alimenta il cancro
Ricerca innovazioneE’ stata ribattezzata la droga del cancro, si tratta di un vero e proprio generatore di energia che permette alle cellule tumorali di proliferare e moltiplicarsi. Questa scoperta, che parla italiano, potrebbe rivoluzionare il modo di intervenire contro le neoplasie e di certo apre la porta a molte speranze per i prossimi anni. Questa droga del cancro è infatti come un vero e proprio motore molecolare che alimenta e dal quale i tumori dipendono per avere una continua ricarica. Conoscere il meccanismo che lo fa funzionare permette adesso di avere a disposizione nuovi farmaci, molti dei quali già esistenti.
Il team
Questa scoperta sta facendo il giro del mondo, già pubblicata sulla rivista Nature, ed è del gruppo della Columbia University di New York guidato da Antonio Iavarone, uno dei più celebri “cervelli in fuga” del Bel Paese. Del team, del resto, fanno parte molti italiani, come Anna Lasorella della Columbia, Stefano Pagnotta e Luciano Garofano e Luigi Cerulo, che lavorano fra la Columbia e l’università del Sannio a Benevento. I primi indizi dell’esistenza di questo meccanismo, indispensabile per alimentare i tumori, risalgono al 2012. Allora lo stesso Iavarone, con Anna Lasorella, aveva identificato una proteina che non esiste in natura e che nasce dalla fusione di due proteine chiamate FGFR3-TACC3.
La conferma
Nel 2012 i ricercatori avevano notato che la proteina di fusione agiva come una sorta di droga capace di scatenare il cancro, di alimentarlo e di legarlo a sé, rendendolo completamente dipendente. Era stata osservata in azione nel più aggressivo tumore del cervello, il glioblastoma, e si sospettava che potesse essere alla base di molte altre forme di tumore. A distanza di 5 anni è arrivata la conferma: «adesso – dice Iavarone – sappiamo che questa fusione genica è una delle più frequenti in tutte le forme di tumore. E’ un fenomeno generale e sono già partite in Francia le prime sperimentazioni di farmaci in grado di bloccare la fusione genica».
Alla Federico II la Befana per i piccoli prematuri
News PresaE’ ormai un appuntamento consolidato quella con la Befana dei prematuri alla Federico II di Napoli, iniziativa organizzata dall’Associazione Soccorso Rosa-Azzurro Onlus e dalla Terapia intensiva neonatale del policlinico federiciano guidata da Francesco Raimondi. Venerdì 5 gennaio (a partire dalle 9.45) nell’Aula Magna di Biotecnologie (piano terra) spazio alla festa e alle sorprese, per una giornata dedicata ai bambini che alla nascita sono stati ricoverati in Tin e alle loro famiglie.
Il programma
La manifestazione dedicata ai bimbi nati prematuri inizierà contemporaneamente nel reparto di Terapia intensiva neonatale (con la visita delle autorità) e nell’Aula Magna di Biotecnologie, con i bambini e il teatrino di Ole ed Ilvia. Alle 10,30 la festa continuerà nell’Aula con i giochi, gli spettacoli e la consegna delle calze della Befana. Non mancherà la musica e il divertimento con Luciano Martucci, Lilia Iodice e Daniela Schioppa el l’allegria del caricaturista e vignettista Michelangelo Manente. Saranno, inoltre, presenti Gabriele De Gennaro, Ottavio Ferenzena, Luca Cerri ed Elisabetta Menga in rappresentanza della multinazionale KPMG e della Fondazione Francesca Rava, promotori e sostenitori del progetto“ninna-ho”, il primo su scala nazionale per dotare gli ospedali di una culla termica per i neonati abbandonati, con l’obiettivo di ridurre eventi drammatici come l’infanticidio. Quest’anno sono stati due i neonati deposti nella culla termica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II: un maschietto (lo scorso mese di agosto) e una femminuccia (circa un mese fa).
Solidarietà
Nel corso di questa splendida festa verrà anche presentato il calendario del 2018 dell’Associazione Soccorso Rosa–Azzurro Onlus disponibile con un’offerta minima di 5 euro. Un modo in più per sostenere l’associazione che dal 2004 concentra le risorse e tutto il suo impegno nel migliorare le cure dei piccoli pazienti che appena nati sono già in pericolo di vita. È attesa la partecipazione, tra gli altri, del Vicario della Diocesi di Napoli, Don Tonino Palmese, del Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e del Rettore dell’Università Federico II.
NAS: nel 2017 sospese 169 strutture sanitarie, arrestate 154 persone
PrevenzioneA pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, arriva il bilancio di attività del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute – NAS. Nell’ultimo anno sono stati 49.700 gli interventi tra strutture e aziende pubbliche o private che nel 30% dei casi hanno confermato irregolarità.
Le strutture
Nel comparto farmaceutico-sanitario, le verifiche hanno interessato 18.967 obiettivi, tra strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private, aziende della filiera del farmaco, ditte di distribuzione e vendita di giocattoli, cosmetici e articoli vari. Di queste 3.480 sono risultate irregolari. 133 persone sono state fermate per reati contro la pubblica amministrazione. Altre 3.150 persone sono state denunciate e 1.862 segnalate alle Autorità Amministrative. Le irregolarità, riferiscono ancora i Nas, sono state 10.090 (il 70% di rilevanza penale), con sanzioni pecuniarie di 3 milioni e 60 mila euro. In tutto, sono state sequestrate o sospese 169 strutture, quali ambulatori medici e dentistici, strutture ricettive per anziani, laboratori di analisi e aziende commerciali di prodotti ad uso sanitario e medicale.
Sono stati individuati anche canali distributivi illeciti di sostanze farmaceutiche vietate o prive di autorizzazione al commercio: sono state sequestrate 106 mila confezioni di medicinali e oltre 98 mila compresse, capsule e fiale di farmaci sfusi illegali e contraffatti, anche ad azione stupefacente, anabolizzante e dopante.
Promuoviamo salute
Donazioni e trapianti di organi. Anno da record in Italia
Ricerca innovazioneIn Italia, nell’ultimo anno le donazioni sono aumentate del 18%, con una media di 28 donatori per milione di abitanti (35 al Nord), superando nettamente la media europea. Inoltre diminuiscono le liste di attesa per il secondo anno consecutivo e cala del 15% anche il numero delle opposizioni. I dati arrivano dal Centro Nazionale Trapianti e sono aggiornati al 30 novembre 2017. Aumenta il numero dei trapianti di rene e quelli di fegato e si conferma il trend di crescita degli ultimi tre anni dei trapianti di cuore. Diminuiscono solo, anche se di poco, i trapianti di polmone. Infine decresce rispetto allo scorso anno del 15% il numero delle opposizioni alle donazioni.
I numeri
I donatori aumentano del 18% rispetto allo scorso anno, raggiungendo la quota dei 28.7 per milione di abitanti (pmp) – rispetto al 24.3 del 2016. L’Italia supera la media europea che si attesta su 18.4 donatori per milione di popolazione. Ci sono punte di eccellenza nell’area centro settentrionale, dove si registrano 35.9 donatori pmp, quasi il doppio della media registrata in Europa. Ma anche l’area centro meridionale dell’Italia, con 19.1 donatori pmp, si colloca sopra tale media.
Parallelamente crescono anche i donatori utilizzati, con un +11.7% sul 2016 (il 2017 si chiuderebbe con 23.9 donatori utilizzati per milione di popolazione contro il 21.4 dello scorso anno).
Liste d’attesa
Con l’aumento delle donazioni e dei trapianti si registra una flessione dei pazienti in lista di attesa; se si confrontano i dati dei pazienti in lista al 31 dicembre 2016 (9.026) con quelli al 30 novembre 2017 (8.774) emerge una riduzione di 252 pazienti in lista. Inoltre per il secondo anno consecutivo calano i pazienti iscritti in lista per il rene (-271 rispetto al 2016); in diminuzione anche quelli per il fegato (-17 rispetto al 2016).
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Ora è scientifico: la gente ama di più i cani delle altre persone
PsicologiaLa gente ama di più i cani
In genere è un modo di dire, ma ora uno studio certifica che le persone amano i cani più delle persone stesse, perché riescono a immedesimarsi meglio nei propri animali domestici che non nei familiari.
La ricerca scientifica – intitolata “Are People More Disturbed by Dog or Human Suffering?” (Le persone vengono colpite maggiormente dalla sofferenza canina o umana?) pubblicata sulla rivista di settore Society & Animals – è stata elaborata su un campione di 240 ragazzi, a cui sono state sottoposte false notizie su violente aggressioni.
A ognuno dei partecipanti sono stati fatti leggere articoli di giornale in cui la vittima dell’attacco era o un bambino di un anno, o un adulto di 30 anni, o un cucciolo di cane o ancora un cane adulto di 6 anni. Tutti i 240 soggetti hanno espresso i loro sentimenti e misurato il loro grado di empatia con le vittime. I risultati mostrano che il più alto livello di compartecipazione emotiva si è sviluppato nei casi in cui le vittime erano i cani o il bambino, mentre meno empatia è stata provata per il 30enne umano.
Il cane adulto (non il cucciolo), invece, ha registrano un minor grado di empatia solamente quando la sua aggressione è stata messa in paragone con quella del bambino di dodici mesi. Nei risultati della ricerca gli studiosi hanno commentato spiegando che: gli intervistati non considerano i cani come un animale” – bensì come bambini ‘pelosi'”.
promuoviamo salute
Peso forma: cosa incide sulla dieta oltre al cibo?
AlimentazioneLe feste di Natale stanno per finire, ma c’è il rischio che i chili e il gonfiore accumulati tra pranzi e cene con i parenti rimangano con noi. Allora prima di fare diete drastiche, se l’ago della bilancia è salito, meglio sapere che bastano poche semplici regole per tornare in forma e magari perdere qualche chilo accumulato già molto tempo prima. Infatti, i chili in eccesso si accumulano durante un arco di tempo più lungo delle feste natalizie. Ma quante calorie bisogna bruciare per perdere un chilo di grasso? 700 calorie per l’esattezza, ma riducendo l’introito calorico di 500 calorie al giorno, si può perdere mezzo chilo alla settimana. Insomma, meglio lasciar perdere diete drastiche che spesso causano l’effetto yo-yo e costruire abitudini alimentari sane che fanno perdere peso in modo lento ma duraturo.
La prima regola per non ingerire calorie in eccesso è quella di masticare lentamente. Le persone che masticano bene si sentono sazie più a lungo e assumono meno calorie. Ci vogliono circa 20 minuti prima che al cervello arrivi la sensazione di sazietà e uno studio del Journal of the American Dietetic Association ha confermato che se si poggiano le posate dopo ogni morso, si risparmiano 300 calorie a pasto. Se si fa per colazione, pranzo e cena, si risparmiano ben 500 calorie in tutto.
Il corpo umano è composto al 50% di acqua, per questo è così importante bere molto. Tuttavia le bevande non sono tutte uguali: l’unico liquido che non ha controindicazioni è l’acqua, invece, altri liquidi possono contenere molti zuccheri e quindi calorie che vengono assunte con succhi di frutta, smoothie, bevande gassate, latticini e alcolici. Inoltre, la birra e il vino, interferiscono con il processo brucia grassi dal momento che il corpo è impegnato a smaltire l’alcol. In altre parole soltanto l’acqua o le bevande non zuccherate non incidono sulla dieta e quindi sul peso.
Guardare la tv durante i pasti fa assumere 290 calorie in più del normale. Invece con una bella passeggiata dopo aver mangiato, si possono bruciare altre 500 calorie in più. In altre parole, non è solo questione di ciò che si mangia: a fare la differenza sono le abitudini e lo stile di vita.
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