Tempo di lettura: 3 minutiPassione, impegno e determinazione nella prima giornata del torneo Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme, dimostrando che il golf è uno sport per tutti. Al Golf Club Crema Resort il grande favorito, lo svedese Joakim Bjorkman, vincitore delle tre precedenti edizioni, ha preso subito il comando con 71 colpi nella prima categoria scratch, ma è tallonato dall’inglese Michael Horsley (72). In buona posizione gli italiani Michael Terzi (90), quinto, e Paolo Vernassa (92), sesto. Nella graduatoria pareggiata Bjorkman e Horsley sono alla pari (70), con Michael Terzi alle loro spalle (75). Nella seconda categoria scratch, dove si gioca stableford, è al comando Vittorio Cascino (15 punti) davanti a Gregorio Guglielmetti (14), a Jacopo Luce e a Silvano Favaro (13). Nella pareggiata Alessandro Ossola (53) precede Favaro (34) e Guglielmetti (32). Tra le Ladies è al vertice Luisa Ceola, seguita da Alessandra Donati e da Giulia Marabotti.
Il torneo
L’evento anche per il 2019 avrà il supporto, come Title Sponsor, di Sanofi Genzyme, divisione specialty care dell’azienda farmaceutica Sanofi, specializzata in malattie rare, sclerosi multipla, oncologia e immunologia. L’apertura del torneo si è svolta alla presenza di Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022, Alessandro Rogato, Direttore Tecnico delle Squadre Nazionali FIG, Nicola Maestroni, Commissario Tecnico della Squadra Nazionale Disabili e, in rappresentanza di Sanofi Genzyme, di Marcello Cattani, Direttore della Divisione Oncologia. I concorrenti si sono sfidati in un clima di grande fair play e amicizia, pur nel rispetto della sana rivalità agonistica. Il torneo – in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico e con INAIL Superabile – è inserito nel circuito EDGA (European Disabled Golf Association) e si concluderà domani con la disputa delle 18 buche finali. L’ingresso è gratuito.
I commenti
Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022 ha dichiarato: “Questa edizione dell’Open d’Italia Disabili rafforza il messaggio del golf come sport inclusivo e aggregante, permettendo anche alle persone che convivono con una disabilità di mettersi in gioco in una competizione internazionale di prestigio. L’attenzione verso il Settore Paralimpico si conferma così uno dei punti focali del Progetto Ryder Cup 2022. I miei ringraziamenti vanno a Sanofi Genzyme e al General Manager Enrico Piccinini per il supporto e la condivisione dei valori legati a questo torneo; ad Infront, Official Advisor della FIG, per la sensibilità dimostrata nei confronti di questa manifestazione; al Comitato Italiano Paralimpico, ad INAIL Superabile e all’EDGA per la collaborazione e al Golf Club Crema Resort, a partire dal Presidente Fabrizio Gargioni per l’ospitalità e il grande impegno profuso da tutto lo staff. Desidero infine complimentarmi con tutti i giocatori paralimpici in gara: la loro passione per il golf è la miglior dimostrazione di quanto sia speciale questo sport”. Per Sanofi Genzyme, Marcello Cattani, Direttore della Divisione Oncologia, ha commentato: “Siamo da sempre vicini alle persone con disabilità con numerose iniziative di ampio respiro. Ci è quindi sembrato naturale sostenere questo evento, che permette anche ad atleti paralimpici di mettersi in gioco in una competizione sportiva di così alto livello. Ringraziamo la Federazione Italiana Golf per l’opportunità e auspichiamo di poter continuare la collaborazione anche nei prossimi anni”.
Il percorso di gara
Inaugurato nel 2002, il percorso di 18 buche del Golf Club Crema Resort, nella cornice rurale del Podere d’Ombriano, si contraddistingue per la lunghezza e per la presenza di ben 13 laghi.
Prove di golf gratuite per tutti
Grazie alla collaborazione del Comitato Regionale Lombardia FIG, il Golf Club Crema ospita una postazione di prova gratuita, dove cimentarsi con esercizi di swing con l’assistenza di personale tecnico. Nel primo giorno di gara, in rappresentanza dell’AS Pro Piacenza (capolista del Girone A di Lega Pro insieme alla Carrarese), si sono cimentati con ferri e palline anche i calciatori Raffaele Nolè e Lorenzo Remedi per un gemellaggio calcio-golf all’insegna dell’aggregazione.
Respiro, un braccialetto hi tech per tenerlo sotto controllo
News PresaAll’apparenza può sembrare uno smartwatch, leggero e senza fili, di quelli che si collegano al telefono per visualizzare messaggi e-mail o per contare i passi, in realtà è un vero e proprio monitor del nostro respiro. Questo nuovissimo strumento è proprio un monitor da polso che registra i livelli di ossigeno nel sangue, la frequenza cardiaca e il movimento nelle diverse condizioni di vita, come sforzo, sonno, attività quotidiane, diventerà un alleato prezioso per tutti i pazienti con patologie cardiopolmonari, dallo scompenso cardiaco alla broncopneumopatia cronica-ostruttiva, e potrà forse mandare in soffitta esami tradizionali come il test del cammino che rileva l’ossigeno nel sangue solo in un dato momento, senza dire molto di ciò che avviene nell’arco della giornata. Il nuovo strumento, presentato in anteprima mondiale durante il XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia.
Monitor del respiro
L’holter del respiro è stato ideato e messo a punto da un team di pneumologi italiani composto da Fernando De Benedetto, Direttore Scientifico della Fondazione Italiana Salute Ambiente e Respiro (FISAR), Claudio Maria Sanguinetti, Presidente FISAR, Stefano Nardini, Presidente Sip e Paolo Palange, Direttore della Pneumologia Università Sapienza di Roma, per dare modo ai medici di seguire nella vita reale la funzionalità respiratoria dei pazienti con uno strumento in grado di tracciare con precisione e nell’arco delle 24 ore l’andamento dell’ossigenazione. «Il braccialetto è leggerissimo- – spiegano De Benedetto e Sanguinetti – senza fili ed è stato progettato per superare tutte le limitazioni tipiche degli strumenti di registrazione, per esempio la necessità di un qualsiasi intervento da parte del paziente che non deve fare nulla nel processo di rilevazione e registrazione dei dati».
Multifunzione
Per niente invasivo, ci si può dimenticare di averlo addosso mentre rileva e registra in continuo, per lunghi periodi di tempo e in maniera estremamente accurata tutti i parametri clinici di interesse, primo fra tutti il livello dell’ossigeno nel sangue. Il braccialetto rileva anche la frequenza respiratoria e il movimento, ma è in grado di registrare e monitorare qualsiasi segnale vitale dei pazienti, non limitandosi alle registrazioni cardio-respiratorie: grazie alla sua struttura, l’utilizzo può essere esteso a pazienti affetti da qualsiasi tipo di malattia.
Dispnea
Il nuovo device nasce dalla consapevolezza che la popolazione è sempre più anziana e quindi sempre più affetta da patologie cardiopolmonari acute e croniche che richiedono un attento . Lo si potrà indossare per 24 ore di seguito proprio come l’holter cardiaco, in modo da migliorare la diagnosi e il monitoraggio dei pazienti con problemi cardiopolmonari. Cosa molto interessante, potrà essere un alleato efficace anche nella diagnosi della dispnea cronica e da sforzo inspiegabili, così come per il monitoraggio della risposta clinica dei pazienti in ossigeno-terapia per verificare l’appropriatezza della prescrizione. Se confermato dagli studi clinici in atto si tratterà di un notevole passo avanti nel processo diagnostico che si potrà tradurre in una riduzione degli errori delle gestione della malattia e in una accellerazione del processo terapeutico, con diminuzione dei costi dell’assistenza.
Cancro al fegato, al Pascale il primo vaccinato
News PresaVaccinato contro il cancro, la speranza dei medici è che la malattia non torni. E’ successo a Napoli, dove un uomo di 80 anni si è guadagnato, suo malgrado, la fama di essere il primo paziente campano (quinto nel mondo) affetto da cancro al fegato a cui è stato somministrato il vaccino terapeutico Hepavac, l’unica sperimentazione del genere in atto nel mondo. La somministrazione è avvenuta al Pascale, l’Istituto dei tumori di Napoli che è capofila di un progetto scientifico internazionale, iniziato 5 anni fa, e coordinato da Luigi Buonaguro, responsabile della Struttura dipartimentale di Immunoregolazione dei tumori. Il paziente, da tempo in cura al polo oncologico partenopeo per un epatocarcinoma primario, prima di essere avviato alla sperimentazione, era stato sottoposto a una resezione chirurgica e a quattro radiofrequenze.
Il trattamento
La iniezioni previste sono in tutto 9, intradermiche da effettuare periodicamente e precedute da un’unica infusione endovena di ciclofosfamide a bassa dose, un chemioterapico che ha lo scopo di preparare il terreno. L’obiettivo è, innanzitutto, quello di valutare l’assenza di tossicità e la risposta immunitaria al vaccino e poi avere una stima di efficacia sulla riduzione delle recidive e, quindi, prevenire la ricomparsa della malattia. Ad oggi, in tutti i centri clinici coinvolti, sono stati arruolati 49 pazienti con epatocarcinoma primario. Di questi, al Pascale ne sono stati arruolati 15. Dei 49 pazienti, dopo tutti i vari step di verifica, 5 sono arrivati in fase di vaccinazione. Uno ha completato tutto il ciclo di vaccinazione ed ora è in follow up nell’Istituto oncologico di Anversa, in Belgio; tre pazienti finiranno la sperimentazione nelle prossime settimane al Negrar di Verona.
Fase I
«Gli effetti collaterali osservati nei primi quattro pazienti – spiega Luigi Buonaguro – sono stati di minima entità, per cui il nostro nucleo di valutazione dei rischi ha dato il disco verde per continuare l’arruolamento. L’obiettivo del vaccino è avere una prima idea di efficacia, un ritardo della ricomparsa del tumore o, nella migliore delle ipotesi, l’assenza di ricomparsa del tumore». Durante i primi cinque anni del progetto finanziato con fondi dell’Unione europea, i ricercatori hanno identificato gli antigeni dell’epatocarcinoma, cioè le proteine presenti in grandi quantità solo sulle cellule tumorali. Tali antigeni sono totalmente nuovi e specifici per il tumore del fegato, infatti non si trovano sulle cellule sane del fegato, né in altri organi. Questi antigeni sono stati utilizzati per preparare il vaccino Hepavac.
Arma efficace
«A questo vaccino il team internazionale di ricercatori coordinati da Luigi Buonaguro sta lavorando dal 2013 – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – e senza indurre facili entusiasmi, siamo fiduciosi che se i risultati saranno quelli auspicati, Hepavac sarà il primo vaccino al mondo per il tumore epatico candidato alla successiva sperimentazione su vasta scala per testarne in maniera definitiva l’efficacia e fornire uno strumento terapeutico per i pazienti affetti da un tumore così letale». Il cancro del fegato rappresenta, infatti, la terza causa di morte per cancro nel mondo e le opzioni terapeutiche attualmente a disposizione sono molto limitate con una sopravvivenza media del 20 per cento.
Medicina sportiva: ci vuole un cuore più grande nello sport
News PresaSessione dedicata al cuore ieri al Festival dello Sport. Il cuore è infatti un organo da record: batte 70 volte in un minuto, ogni minuto, per tutta una vita. Per raggiungere un record ci vuole un grande cuore, perfettamente sano. Il cuore di atleta infatti si ingrandisce, rallenta la frequenza cardiaca ma è molto più efficiente di quello di un soggetto sedentario. A parlarne c’erano Paolo Zeppilli, medico dello sport e cardiologo, presidente della commissione medica Figc, Antonio Dello Russo, medico dello sport e cardiologo del Centro Cardiologo Monzino e Federico Schena, fisiologo, direttore del Centro di Ricerca Sport Montagna e Salute di Rovereto. Un cuore da record ha bisogno di pompare più nutrimento ai muscoli (ne pompa il doppio). Il compito dei medici e del cardiologo dello sport è quello di scoprire precocemente eventuali malattie o difetti del cuore tali da creare nell’atleta un pericolo per la vita. Ma cosa differenzia un cuore ingrandito di uno sportivo da uno ingrandito per una patologia? il Prof. Paolo Zeppilli spiega come in un cuore di atleta le cellule si ingrandiscano, ma la contrattività del muscolo rimanga invariata, cosa che non succede in presenza di una patologia, dove il cuore non mantiene la sua funzione di contrazione e di rilassamento. Il prof. Antonio Dello Russo ha parlato del ruolo della medicina dello sport, una delle discipline più ad alto livello in Italia e che prevede per coloro che intendono praticare attività sportiva a tutti i livelli, una visita del proprio medico di famiglia ed un elettrocardiogramma. Per coloro che svolgono attività sportiva agonistica, è previsto anche un elettrocardiogramma sotto sforzo. “L’importante – spiega il professore – è individuare il prima possibile la presenza di patologie, che spesso risultano genetiche, anomalie che possono essere confermate da una eco. Per poter svolgere attività sportiva, ad esempio, non ci devono essere aritmie ventricolari, che possono essere segni d’allarme”. Poi ha sottolineato la difficoltà della medicina dello sport di svelare le malattie in fase iniziale. Ecco perché fare visite regolari può risultare determinante per cogliere prematuramente qualche indizio. E un consiglio: quando ci sono dubbi, andare a fondo. “E’ auspicabile inoltre – afferma Dello Russo di concerto con Zeppilli – una struttura di medicina dello sport che non solo sia in grado di eseguire tutti gli esami necessari, ma soprattutto abbia un regista, che è il cardiologo dello sport, che sappia leggere organicamente le varie diagnosi. “La prima indicazione che mi sento di dare – afferma il dott. Federico Schena – è che ogni stimolo va fatto in modo graduale. Qualsiasi forzatura aumenta il rischio. Tutte le persone, anche quelle con un cuore di atleta fantastico, hanno un adattamento che presenta un limite, diverso da persona a persona, ed anche i campioni sono chiamati ad avere coscienza del proprio limite ed alla consapevolezza che non devono oltrepassarlo. Dentro queste regole – continua il medico – tutti possono portare il loro cuore a fare la maratona, con il tempo e con la progressione. Infine, bisogna tener presente che quando all’attività fisica si vanno ad aggiungere altri elementi di stimolo e di stress, ad esempio la quota, come in montagna, oppure la temperatura, freddo o caldo, il cuore può richiedere un adattamento ulteriore.”
La Settimana del dietista tra consigli e buone idee
AlimentazioneTorna l’appuntamento annuale con La Settimana del Dietista, (in programma sino al 21 ottobre), promosso dall’associazione nazionale dietisti. Tutto questo attraverso iniziative che hanno l’obiettivo concreto di favorire l’adozione di sani stili di vita e una sempre maggiore consapevolezza della propria salute nutrizionale. Una delle esperienze più interessanti è il concorso di idee “Good idea wanted”, che mira alla sensibilizzazione e alla mobilitazione per combattere lo spreco alimentare e promuovere stili alimentari sostenibili: dal riutilizzo del cibo avanzato, agli interventi educativi su bambini e adulti per combattere lo spreco e favorire una sana alimentazione, agli interventi sociali finalizzati al recupero del cibo in eccesso o destinato a essere distrutto, a favore di chi non ne ha. Tutti i dettagli sul sito web www.lasettimanadeldietista.it.
Fame zero
La Settimana del Dietista coincide tradizionalmente con la celebrazione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, quest’anno dedicata ad un tema quanto mai attuale e cruciale per le politiche di salute pubblica: «Le nostre azioni sono il nostro futuro – Un mondo Fame Zero entro il 2030 è possibile», a testimonianza dell’impegno di Adid nel contribuire attivamente, soprattutto nella pratica professionale quotidiana, a garantire a ciascun individuo, il diritto ad un’alimentazione sufficiente per condurre una vita sana e attiva. Ma Andid continua ad impegnarsi anche su altri fronti particolarmente critici: l’abusivismo professionale e la dilagante disinformazione a cui si assiste in ambito di alimentazione e nutrizione, che pongono la necessità di fare chiarezza sui ruoli e le competenze dei diversi professionisti che operano nella vasta e complessa disciplina della scienza della nutrizione. Le informazioni accessibili in ambito di alimentazione e nutrizione sono sovrabbondanti e talora contraddittorie.
Fake news
A causa delle bufale e dei consigli dati un po’ a caso, i cittadini oggi sono sempre più disorientati. Tirati per la giacca in una società dominata dal web, dai social e dai blogger, e questo mette a rischio la salute. Predomina l’orientamento a una dietetica del sì/no, alla dietetica del “senza” (grassi, zuccheri, glutine) e del “con” (fibre, vitamine). Uno scenario preoccupante se si considera che oltre il 70% della popolazione possiede uno scarso livello di alfabetizzazione alimentare, che si traduce nell’incapacità a scegliere correttamente il cibo e comprendere le scelte di consumo, come mette in evidenza uno studio Andid su un campione di oltre 1.000 italiani, dichiara Marco Tonelli, presidente Andid. In questo contesto si inseriscono anche moderni e pericolosi modelli di multi level marketing che propinano prodotti dietetici millantandoli per sani ed equilibrati e che nel reclutare “adepti” per le vendite secondo un modello piramidale, si preoccupano di dare ben poche informazioni sui dubbi aspetti salutistici dei loro prodotti, per passare ben presto a parlaredelle possibilità di business per tutti coloro che vi vogliano aderire come venditori. Si tratta spesso di persone comuni,senza alcuna competenza in ambito nutrizionale e che acquisiscono credibilità diventando promotori di tali prodotti,giocando la carta: «io l’ho provato e ha funzionato!».
Serietà
«È solo con la professionalità che si può contrastare la disinformazione e promuovere consapevolezza e responsabilità nelle scelte di salute, anche sfruttando positivamente le opportunità offerte dalla Rete. C’è bisogno di veicolare messaggi chiari e comprensibili, in grado di conquistare l’attenzione dei diversi pubblici e far sì che i cittadini scelgano di affidarsi solo ad interlocutori competenti per orientare i propri comportamenti alimentari, un percorso che vede in prima linea i dietisti, i professionisti della salute che si occupano di alimentazione, nutrizione e dietetica a 360 gradi, dalla prevenzione alla cura. La recente istituzione di un Ordine che accoglie gli albi di 19 professioni sanitarie fra cui l’Albo dei dietisti, – conclude il Presidente Andid – va proprio nella direzione di una maggiore tutela dei cittadini, oltre che degli stessi professionisti, contro il proliferare di figure, più o meno qualificate, che si ergono a punti di riferimento nel campo della nutrizione, non di rado inducendo a scelte di salute inadeguate».
Sangue, il dono degli ingegneri partenopei
News PresaL’Ordine degli ingegneri di Napoli chiama a raccolta i suoi iscritti per una giornata di solidarietà senza precedenti. Sulla scorta dell’emergenza sangue che affligge la Campania (e non solo) l’idea, sostenuta con entusiasmo dagli ingegneri, è stata quella di organizzare una giornata speciale di donazione. Così, sabato dalle 8 alle 16 gli ingegneri si alterneranno nelle aree del centro trasfusionale del Cardarelli per donare il sangue. Con la speranza che il loro gesto possa essere d’esempio, invogliando alla donazione anche altri cittadini.
L’emergenza
In questi mesi c’è stato un progressivo calo delle donazioni in tutta Italia. Questo fenomeno in Campania è stato molto più evidente. Al contrario non c’è stata una diminuzione della richiesta di sangue. Il sangue donato ha sopperito solo per il 60 % la richiesta. In questo periodo, alcuni interventi chirurgici programmati possono correre il rischio di essere rimandati e per molti pazienti può non essere garantita una appropriata terapia trasfusionale.
Donare
Tutte le persone dai 18 ai 65 anni possono recarsi presso il Servizio Trasfusionale del Cradarelli (Padiglione E) in prossimità dall’entrata principale, basta un documento di riconoscimento. Chi si presenterà sarà visitato e sottoposto a velocissimi esami pre-donazione. Ci sarà un breve colloquio privato con il medico che giudicherà se in base agli esami e alla storia clinica, sia possibile donare o meno. Quindi si avrà accesso alla sala prelievi dove personale altamente specializzato procederà alla raccolta del sangue. Tutta la procedura dura al massimo 30 minuti. Dopo un velocissimo ristoro, si portà tornare alla routine di tutti i giorni.
Prevenzione
Altro aspetto positivo, il sangue verrà approfonditamente analizzato per individuare possibili malattie che possono essere trasmesse al ricevente. I virus dell’epatite, B, C e Hiv, la sifilide, lo stato funzionale del fegato, del rene, del metabolismo in generale, colesterolo ed i trigliceridi, fanno parte del pattern di esami effettuati sul sangue del donatore. A giudizio del medico, tutti gli esami del sangue possono essere effettuati, ad esempio il Psa per gli uomini adulti o gli esami tiroidei. I risultati saranno spediti per posta al domicilio del donatore. Con la visita e gli esami del sangue, la salute del donatore è periodicamente monitorata. Possiamo considerare quindi la donazione un vero atto di prevenzione e, come si sa, prevenire è meglio che curare
Torneo Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme: leader lo svedese Bjorkman
Eventi d'interesse, News PresaPassione, impegno e determinazione nella prima giornata del torneo Open d’Italia Disabili – Sanofi Genzyme, dimostrando che il golf è uno sport per tutti. Al Golf Club Crema Resort il grande favorito, lo svedese Joakim Bjorkman, vincitore delle tre precedenti edizioni, ha preso subito il comando con 71 colpi nella prima categoria scratch, ma è tallonato dall’inglese Michael Horsley (72). In buona posizione gli italiani Michael Terzi (90), quinto, e Paolo Vernassa (92), sesto. Nella graduatoria pareggiata Bjorkman e Horsley sono alla pari (70), con Michael Terzi alle loro spalle (75). Nella seconda categoria scratch, dove si gioca stableford, è al comando Vittorio Cascino (15 punti) davanti a Gregorio Guglielmetti (14), a Jacopo Luce e a Silvano Favaro (13). Nella pareggiata Alessandro Ossola (53) precede Favaro (34) e Guglielmetti (32). Tra le Ladies è al vertice Luisa Ceola, seguita da Alessandra Donati e da Giulia Marabotti.
Il torneo
L’evento anche per il 2019 avrà il supporto, come Title Sponsor, di Sanofi Genzyme, divisione specialty care dell’azienda farmaceutica Sanofi, specializzata in malattie rare, sclerosi multipla, oncologia e immunologia. L’apertura del torneo si è svolta alla presenza di Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022, Alessandro Rogato, Direttore Tecnico delle Squadre Nazionali FIG, Nicola Maestroni, Commissario Tecnico della Squadra Nazionale Disabili e, in rappresentanza di Sanofi Genzyme, di Marcello Cattani, Direttore della Divisione Oncologia. I concorrenti si sono sfidati in un clima di grande fair play e amicizia, pur nel rispetto della sana rivalità agonistica. Il torneo – in collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico e con INAIL Superabile – è inserito nel circuito EDGA (European Disabled Golf Association) e si concluderà domani con la disputa delle 18 buche finali. L’ingresso è gratuito.
I commenti
Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022 ha dichiarato: “Questa edizione dell’Open d’Italia Disabili rafforza il messaggio del golf come sport inclusivo e aggregante, permettendo anche alle persone che convivono con una disabilità di mettersi in gioco in una competizione internazionale di prestigio. L’attenzione verso il Settore Paralimpico si conferma così uno dei punti focali del Progetto Ryder Cup 2022. I miei ringraziamenti vanno a Sanofi Genzyme e al General Manager Enrico Piccinini per il supporto e la condivisione dei valori legati a questo torneo; ad Infront, Official Advisor della FIG, per la sensibilità dimostrata nei confronti di questa manifestazione; al Comitato Italiano Paralimpico, ad INAIL Superabile e all’EDGA per la collaborazione e al Golf Club Crema Resort, a partire dal Presidente Fabrizio Gargioni per l’ospitalità e il grande impegno profuso da tutto lo staff. Desidero infine complimentarmi con tutti i giocatori paralimpici in gara: la loro passione per il golf è la miglior dimostrazione di quanto sia speciale questo sport”. Per Sanofi Genzyme, Marcello Cattani, Direttore della Divisione Oncologia, ha commentato: “Siamo da sempre vicini alle persone con disabilità con numerose iniziative di ampio respiro. Ci è quindi sembrato naturale sostenere questo evento, che permette anche ad atleti paralimpici di mettersi in gioco in una competizione sportiva di così alto livello. Ringraziamo la Federazione Italiana Golf per l’opportunità e auspichiamo di poter continuare la collaborazione anche nei prossimi anni”.
Il percorso di gara
Inaugurato nel 2002, il percorso di 18 buche del Golf Club Crema Resort, nella cornice rurale del Podere d’Ombriano, si contraddistingue per la lunghezza e per la presenza di ben 13 laghi.
Prove di golf gratuite per tutti
Grazie alla collaborazione del Comitato Regionale Lombardia FIG, il Golf Club Crema ospita una postazione di prova gratuita, dove cimentarsi con esercizi di swing con l’assistenza di personale tecnico. Nel primo giorno di gara, in rappresentanza dell’AS Pro Piacenza (capolista del Girone A di Lega Pro insieme alla Carrarese), si sono cimentati con ferri e palline anche i calciatori Raffaele Nolè e Lorenzo Remedi per un gemellaggio calcio-golf all’insegna dell’aggregazione.
MAKE TO CARE: Deebee.it Yagi e Techno-B Brace vincono 3ªedizione
BambiniUn servizio per i bimbi con diabete che rende disponibili online i valori glicemici, in tempo reale e a distanza e un dispositivo che regola la postura e tratta le dorsopatie, evitando il busto ortopedico. Si tratta di Deebee.it Yagi e Techno-B Brace: i progetti innovativi premiati ieri sera alla cerimonia del contest Make to Care, promosso per il 3° anno consecutivo da Sanofi Genzyme in collaborazione con Maker Faire Rome – The European Edition, e ASTER, Società della Regione Emilia-Romagna per la ricerca e l’innovazione.
Deebee.it Yagi è stato sviluppato da Fabrizio Casellato, il papà di una bimba con diabete e Presidente di Deebee Italia, Associazione di persone affette da diabete o loro familiari. Techno-B Brace, invece, lo ha inventato un gruppo di giovanissimi studenti dell’istituto “Da Vinci-Belluzzi” di Rimini (Luca Fermi, Edoardo Puce e Nicolò Vallana). Come vincitori del Contest avranno l’opportunità di vivere un’esperienza formativa in Silicon Valley e visitare alcune realtà nel cuore pulsante dell’innovazione: un’opportunità di confronto che può dare vita a sinergie future e aprire la strada a nuove idee e innovazioni in grado di rispondere alle esigenze di chi convive con una malattia o una disabilità.
Sanofi Genzyme, insieme ai partner e a tutti i finalisti di Make to Care 2018, sarà a Maker Faire Rome – The European Edition da venerdì 12 ottobre a domenica 14 con ospiti, interviste e approfondimenti in diretta sulla pagina Facebook di Sanofi Italia.
IL PROGETTO MAKE TO CARE
Giunto alla sua terza edizione, Make to Care rappresenta oggi un ecosistema virtuoso che comprende diverse realtà: quella dei maker, start-upper e giovani imprenditori che collaborano con pazienti o loro rappresentanti. Una nuova traiettoria del sistema sanitario-assistenziale, spinta dalla diffusione delle tecnologie digitali e robotiche e dalla personalizzazione della medicina. Complice l’evoluzione del ruolo del paziente, sempre più consapevole, informato e protagonista delle scelte di salute che lo riguardano.
Grazie alla partnership con Polifactory – il makerspace del Politecnico di Milano e partner scientifico del Contest – nel 2017 nasce il Report MakeToCare attualmente in aggiornamento: la prima mappatura fatta in Italia dell’innovazione non convenzionale che nasce e si sviluppa fuori dai centri di ricerca, dalle università e dagli ospedali. Un’innovazione bottom-up, fatta nei FabLab, negli spazi di co-working, spesso proprio dagli stessi pazienti o caregiver, che diventano innovatori per loro stessi o per aiutare una persona cara.
Protesi dentali, la rivoluzione parte da Napoli
Ricerca innovazioneImmaginate di poter pianificare in digitale un complesso intervento di impianto di protesi dentarie. Un dentista capace di ricostruire la bocca del paziente in ogni minimo dettaglio. Fantascienza? Anni fa sì, oggi è realtà. Le nuove tecnologie digitali hanno portato una serie di cambiamenti di approccio terapeutico, nei confronti del paziente, rendendo gli interventi sempre meno invasivi.
Cone Beam
Partendo da una semplice indagine radiografica (chiamata Cone Beam) si può progettare, pre-chirurgicamente, l’applicazione degli impianti, garantendo così un’implantologia non invasiva, ovvero senza tagli. Altra cosa straordinaria, la possibilità di realizzare un provvisorio da applicare immediatamente, già alla prima seduta. Soddisfacendo, così, la necessità del paziente di andare via dallo studio con dei provvisori “ben fatti”. Trascorso il periodo di guarigione, l’uso dello scanner intraorale permette di rilevare l’impronta in maniera precisissima. Senza le procedure, fastidiosissime, di un tempo. Chi non ricorda i materiali per l’impronta che terrorizzano adulti e piccini.
Una nuova tecnica
«Questi due primi punti, sono già prassi consolidata, negli studi dentistici di alta qualità», spiega Armando Coppola, specialista napoletano che ha sperimentato una nuova tecnica. Cosa ha fatto di nuovo rispetto agli altri? Sono stato il primo, in Italia, ad utilizzare la piattaforma NobelBiocare che consente di superare il passaggio dell’odontotecnico e, presa l’impronta con lo scanner, tramite e-mail si inviano i dati rilevati alla piattaforma NobelBiocare, indicandone anche le caratteristiche che deve avere la protesi. «In tal modo, mi ritorna il manufatto protesico come da me voluto, prodotto direttamente dall’industria dentale, per cui abbiamo un prodotto individuale, cioè specifico per il singolo paziente, ma prodotto direttamente dall’industria, con le mie indicazioni. Condizioni queste che riducono gli eventuali errori che potrebbero esserci, nel passaggio intermedio con il laboratorio odontotecnico». Una volta ricevuta la protesi, al laboratorio odontotecnico non resta altro che completare il lavoro, con la ceramizzazione o caratterizzazione, che verrà consegnato al paziente. Quindi, niente punti di sutura, niente materiali di impronta, né imprecisioni, ma maggiore comfort per il paziente e tempi di esecuzione più rapidi.
Clownterapia, nella Capitale l’ “Ottobrata della risata”
News PresaIn Piazza Testaccio a Roma sabato 13 ottobre arriva la prima “Ottobrata della risata” organizzata da Teniamoci per mano Onlus. Scopo dell’iniziativa è raccontare la clownterapia attraverso musica, giochi per bambini e la divulgazione sul mondo dei clown di corsia.
“La medicina non è divertente ma c’è molta medicina nel divertimento”. E’ il principio ispiratore della clownterapia promosso dall’associazione “Teniamoci per Mano ONLUS” . I clown saranno in piazza dalle 10 alle 21: i volontari romani dell’associazione, che portano ogni settimana allegria e risate negli ospedali Pertini e San Camillo e nell’Istituto per anziani “Istituto Santa Margherita”, riproporranno ai più piccoli anche divertimenti del passato, quando non esistevano gli smartphone e le piazze erano grandi parchi giochi.
Teniamoci per Mano ONLUS opera dal 2010 e oggi impegna circa 600 volontari in oltre 40 strutture ospedaliere e case di riposo in tutta Italia e nel novembre scorso ha visto un proprio volontario insignito dal presidente Mattarella del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «Per il suo impegno e il suo generoso contributo alle attività di sostegno ai bambini ricoverati nelle strutture ospedaliere».
“TENIAMOCI PER MANO ONLUS” E LA CLOWNTERAPIA
Attraverso la terapia del sorriso, i volontari di “Teniamoci per Mano ONLUS” rendono il ricovero di bambini e adulti più leggero. La clownterapia è una terapia medica alternativa che non vuole sostituirsi alle cure tradizionali ma essere di supporto: infatti i clown attraverso il gioco e la fantasia riescono a trasformare semplici stanze di ospedale in vere stanze da gioco, stimolando il buon umore dei pazienti e del personale medico. Gli studi scientifici hanno dimostrato che ridere attiva tutte le parti del corpo umano producendo beta endorfine da parte delle ghiandole surrenali che producono cortisolo, un ormone che regola la risposta allo stress e aiuta a sopportare meglio il dolore, fisico o psicologico con grandi benefici sui pazienti, in modo particolare su quelli più piccoli che possono godere, anche nelle situazioni più compromesse, di veri e propri momenti di magia. I giorni 26-27-28 ottobre l’associazione organizza a Roma un corso di formazione, aperto a tutti i maggiorenni, per entrare nel mondo della clonwnterapia.
Dipendenza da web tv, primo caso al mondo
News PresaDipendente da una web tv al punto da doversi ricoverare per “disintossicarsi”. L’incredibile storia arriva dall’India, ma ha rapidamente conquistato spazio nelle tv di tutto il mondo. L’uomo, a quanto si apprende da fonti di stampa, è stato ricoverato dopo un lungo periodo di totale isolamento dal mondo esterno, legato ad un abuso di web serie e film. Il suo è il primo caso nel Paese, e molto probabilmente anche il primo al mondo ad essere stato documentato. La scorsa settimana – come spiega il quotidiano The Hindu – nella clinica Shut (Service for Healthy Use of Technology) presso il National Institute of Mental Health and Neurosciences (Nimhans) di Bangalore si è registrato il primo caso di dipendenza da web tv: un uomo di 26 anni, disoccupato, è rimasto segregato in casa utilizzando la piattaforma tv per più di sei mesi. Lo ha fatto per chiudere fuori la realtà. Manoj Kumar Sharma, professore di psicologia clinica, a capo della clinica, ha detto che l’uomo ha iniziato a passare più di sette ore al giorno a guardare film e programmi sulla piattaforma poiché lo aiutava a sentirsi bene.
Liberarsi dall’ansia
«Ogni volta che la sua famiglia gli metteva pressione affinché si guadagnasse da vivere, o quando vedeva i suoi amici riuscire nelle cose che facevano – ha evidenziato Sharma – iniziava a seguire compulsivamente gli spettacoli offerti. Era un metodo di evasione. Poteva dimenticare i suoi problemi e ne ricavava un immenso piacere». Quando si svegliava la mattina, la prima cosa che faceva era accendere la tv. Ha scoperto ben presto che non era in grado di esercitare alcuna forma di autocontrollo e la dipendenza gli ha causato affaticamento degli occhi, fatica e disturbi del sonno. Per aiutarlo a superarla, i medici stanno affrontando i suoi problemi psicologici attraverso la terapia, prescrivendo esercizi di rilassamento e guidandolo nella carriera. Se il caso è il più estremo della clinica, Sharma ha detto che molti dei suoi pazienti trattati per dipendenze da gioco online tendono a sviluppare anche una dipendenza da troppi film in streaming.
Social
Episodi molto simili si registrano in Giappone, ma in questo caso si parla di dipendenza degli adolescenti da social network. Il mondo virtuale diventa sempre più un mondo di evasione e di alienazione, una gabbia digitale che dovrebbe connetterci ma che in realtà ci rende sempre più soli e incapaci di confrontarci con la realtà che ci circonda. Ovviamente non ha senso attaccare in maniera indiscriminata i social, che sono solo degli strumenti e che, se fossero usati bene, potrebbero veramente connetterci in maniera profonda con migliaia di persone.