Tempo di lettura: 2 minutiAnche se può sembrare incredibile moltissimi uomini (22%) non sanno neanche dove si trovi la prostata, una figuraccia nei confronti del 28% di donne, che al riguardo, invece, non ha dubbi. C’è anche un “fatto biologico” ancora più drammaticamente sorprendente: il 54% dei maschi non sa di averla, la prostata, che ritiene essere, invece, un organo femminile. Una disinformazione allarmante, anche per le ricadute sulla salute, attestata da una recentissima indagine condotta dall’Associazione Europea di Urologia in occasione dell’Urology Week che ha coinvolto 2.500 uomini di 5 nazioni differenti: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito. Il 27% dei maschi è dubbioso o ignaro dell’esistenza del tumore alla prostata, patologia che invece colpisce 450 mila uomini nel mondo ogni anno, circa 36 mila in Italia, con oltre 7 mila decessi, mentre paradossalmente è più informato su quello del seno (31%).
Sintomi da non sottovalutare
Ma sono gravi anche altri numeri: il 43% degli uomini non si recherebbe dal medico in caso di sangue nelle urine; il 23% aspetterebbe più di un mese prima di chiedere una consulenza per una frequente voglia di urinare; il 28% andrebbe dal medico solo dopo oltre una settimana dalla comparsa di bruciore o dolore alla minzione contro solo il 17% in grado di associare un dolore nella parte inferiore dell’addome a un possibile problema serio. Senza contare la problematica della disfunzione erettile (DE) che in Europa riguarda circa la metà dei maschi dopo i 50 anni, ma di cui il 75% ignora le implicazioni sulla salute e qualità della vita e di coppia o la diffusione fra i connazionali. Non va meglio per altri problemi urologici: un buco nero per l’85% dei maschi, come nel caso del tumore ai testicoli noto solo (in termini di fascia di popolazione a rischio o di manifestazioni) al 18% degli intervistati.
#Controllati
Le conseguenze di questa insana informazione ricadono in maniera importante, oltre che sulla salute, anche sulla mancata prevenzione specialistica: il 40% dei maschi non sa chi sia, quale ruolo abbia o quando consultare l’urologo, contro il 10% che non ne ha mai sentito parlare, mentre il 13% ritiene che curi l’apparato scheletrico, il sistema nervoso o quello circolatorio. L’indagine non lascia dubbi: è necessaria una maggiore e migliore consapevolezza del maschio riguardo la propria salute intima. Con questo scopo, per il terzo anno, è ripartita in Italia la campagna #Controllati. Consigli, informazioni, contatti in assoluta privacy sul sito www.controllati.it. Inoltre, da oggi al 30 novembre, tremila farmacie distribuiranno materiali informativi e daranno visibilità al sito. Qui sarà aperta una sezione di domande e risposte, e una dedicata al pubblico (“L’urologo risponde”). Tra queste farmacie, mille avranno a disposizione ticket gratuiti con cui inviare i propri utenti nei centri Siu più vicini. Infine, sarà possibile contattare il numero verde 800.942.042.
Nazionale femminile Pallanuoto al Gemelli dai bimbi oncologici
News PresaLa squadra nazionale femminile di Pallanuoto, vice campione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, è scesa in corsia questa volta per far visita ai piccoli degenti del reparto di oncologia. Le ragazze del Setterosa e tutto lo staff hanno trascorso del tempo insieme ai pazienti dei reparti di Neurochirurgia e Neuropsichiatria infantile nella Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. La azzurre, che erano già state in visita al Gemelli due anni fa, alla vigilia della partenza per Rio de Janeiro, hanno approfittato del raduno collegiale di questi giorni a Ostia (fino al 18 ottobre) per tornare dai loro giovani tifosi, tenendo fede alla promessa fatta. Tanta emozione, selfie e consegna di maglie autografate ai bambini. Il capitano Eliza Queirolo ha parlato a nome della squadra. “Siamo felici di essere tornate al Gemelli dai nostri amici e tifosi. Ce lo eravamo ripromesse e soprattutto lo avevamo promesso a loro. È sempre un piacere dare un sorriso a questi bambini ed ai loro genitori che stanno attraversando un periodo poco felice. Potergli stare vicino, regalargli una maglietta, una calottina e un po’ di sorrisi è un piacere immenso. Alcuni di loro ci hanno riconosciute, come Antonio che ci ha scritto una lettera e che è supertifoso di Giulia Gorlero, altri ci hanno regalato un abbraccio e tutti sono stati dolcissimi”. A ricevere e accompagnare la nazionale femminile di Pallanuoto durante la visita il Direttore della Sede romana dell’Università Cattolica Fabrizio Vicentini e il Direttore dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS Professor Eugenio Mercuri. “Un’altra fantastica giornata – aggiunge il commissario tecnico Fabio Conti -. Tra il Seterosa e il Policlinico si è consolidato un connubbio. Le nostre ragazze tornano qui sempre volentieri, raccolgono nuovi tifosi ma soprattutto portano una ventata di allegria e spensieratezza a questi bambini. Sapere di poter essergli di aiuto e in qualche modo per noi è come vincere una medaglia. Eseperenze come questa ci danno ulteriore carica per il proseguimento della stagione”.
Visita Sette Rosa Ospedale Policlinico Universitario Agostino Gemelli
Photo Pasquale Mesiano/ Deepbluemedia /Insidefoto
Visita Sette Rosa Ospedale Policlinico Universitario Agostino Gemelli
Photo Pasquale Mesiano/ Deepbluemedia /Insidefoto
Manuali self help: alimentano stress e senso di inadeguatezza
News PresaLa psicologia ‘fai da te’ (la cosiddetta self help) negli ultimi anni ha invaso gli scaffali delle librerie. Tuttavia secondo Svend Brinkmann, dell’università danese di Aalborg e autore di ‘Contro il self help – come resistere alla mania di migliorarsi’ (Raffaello Cortina Editore), i testi di psicologia ‘fai-da-te’ genererebbero frustrazione nei lettori, facendoli sentire inadeguati. Per l’esperto è meglio scegliere i romanzi: il self help dà l’illusione di migliorarsi e di poter fare ciò che sì vuole, creando un senso di inadeguatezza, sconforto, stress e depressione.
Secondo Brinkmann, le aspettative troppo alte e il ritmo eccessivo richiesto dalla società finiscono per generare una sensazione di alienazione rispetto a quel che si fa. “Le moderne epidemie di depressione e burn out – spiega – ne sono il risultato”. La richiesta di un continuo migliorarsi crea una mentalità depressiva, infatti chi soffre di depressione pensa di non essere all’altezza.
Per Brinkmann il problema del self-help è che promette felicità e successo con pochi semplici passi, come se l’individuo potesse controllare tutto e se la felicità fosse solo una scelta. “Il self help – spiega lo studioso – è come una droga: compriamo un libro di auto-aiuto che dà l’illusione momentanea di funzionare, ma poi ce ne serve un altro e poi ancora, come accade a un tossicodipendente. La ragione per cui sugli scaffali delle librerie abbiamo tanti libri di self-help è probabilmente che nessuno funziona veramente. Bisogna combattere l’illusione di potersi auto-migliorare venduta senza la minima traccia di evidenza scientifica”.
“Accettare i propri limiti e rifiutare il positivismo a tutti i costi aiuta ad apprezzare di più la propria vita, conclude, scegliete un romanzo piuttosto che un libro di self help; i romanzi ti aiutano a vedere la vita umana nella sua complessità e l’impossibilità di controllarla”.
Salute, troppi fake a causa del web
News PresaTante, tantissime fake news in fatto di salute. Il dato è allarmante: a causa dei social network e per colpa di un’informazione sempre più piegata alle esigenze della notizia istantanea, molto spesso quanto leggiamo in fatto di salute è semplicemente una bufala.
Genesi di una cospirazione
Come nasce una cospirazione? Basta diffondere sui mass media dati sbagliati o che possano essere mal interpretati quando ci si trova davanti a una notizia dai contorni incerti o quando la notizia è in divenire (come nel caso di un momento di crisi). Lo rivela uno studio dell’Università di Exeter pubblicato su Health Communication. «Abbiamo scoperto che le teorie del complotto – spiega Ben Lyons, ricercatore che ha condotto l’analisi – possono essere diffuse in modo implicito, ad esempio se un articolo di giornale include dettagli non collegati che potrebbero essere interpretati erroneamente, perché poi cerchiamo naturalmente di integrare tutte le informazioni presentate. I dettagli vaghi possono diffondere credenze legate alla cospirazione, anche se il giornalista non ha intenzioni malevole».
Lo studio
Ma come è stato possibile arrivare a queste conclusioni? A 1.018 persone provenienti dagli Stati Uniti è stato chiesto di leggere articoli con fake news sulla salute pubblica. Lo studio ha citato alcune notizie sull’epidemia di Zika e sul fatto che questa fosse il risultato del rilascio di zanzare geneticamente modificate da parte di una filiale di un’azienda farmaceutica con l’obiettivo, poi, di generare la necessità di un vaccino, con conseguenti profitti aziendali. In realtà, proprio le zanzare geneticamente modificate sono state rilasciate dopo l’epidemia per controllare la diffusione della malattia. «La disinformazione sulla salute è una preoccupazione crescente – dice Lyons – Speriamo che questo studio contribuisca a fornire una comprensione più approfondita della trasmissione delle convinzioni sulle teorie del complotto, in particolare del ruolo potenziale dei media. L’attuale ciclo di notizie sulle 24 ore potrebbe portare i media a presentare ospiti che fanno accenni a informazioni false o storie più nefaste di quanto non lo siano le prove evidenti».
Nord – Sud, la sanità che non ti aspetti
News PresaSugli screening oncologici le regioni del Centro Sud Italia sono quelle che non riescono a tenere il passo. Si potrebbe pensare: nulla di nuovo. Non è così. Esiste certamente un’Italia a due velocità, ma tante carenze riguardano il Nord. Un esempio? Al Sud l’adesione ai vaccini è ben più alta che al Nord. Se nelle regioni del Nord si investe per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, rispetto alle liste di attesa in molti casi si lascia a desiderare: ad esempio, per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto che in Calabria.
L’indagine
A descrivere un quadro a macchia di leopardo e pieno di contraddizioni è l’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, che ha appena completato il rapporto presentato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Le diversità valgono per i bimbi come per gli anziani. Nel 2017 ad esempio le Regioni che hanno raggiunto l’immunità di gregge, con un’adesione superiore al 95% per l’esavalente sono solo Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Sardegna, Umbria, Toscana. Sul fronte delle vaccinazioni antinfluenzali, si vaccinano oltre il 60% degli over 65 solo Umbria, Calabria, Molise. Mentre quelle che negli ultimi dieci anni hanno realizzato le anagrafi vaccinali completamente informatizzate sono passate da 9 (2007) a 18 nel 2017. Tuttavia solo 11 hanno lo stesso software in tutte le ASL presenti sul territorio. Sono 6 le Regioni che non raggiungono la sufficienza sull’adesione agli screening oncologici nel 2016: Calabria, Puglia, Campania, Sicilia, Sardegna, Lazio. Nel 2016 l’invito all’esame mammografico gratuito ha raggiunto il 97% delle donne al Nord, il 93% al Centro e quasi 51% al Sud. E lo stesso o quasi vale per lo screening colo rettale e cervicale. In ambito oncologico, per un intervento per tumore al polmone si attendono circa 13 giorni in Basilicata e Valle d’Aosta, oltre 43 in Veneto e addirittura 61 in Calabria.
Sostanze chimiche vendute in Europa: un terzo è irregolare
News PresaUn terzo delle sostanze chimiche in commercio in Europa è irregolare. Si tratta del 32 per cento delle 1.814 sostanze prodotte in grandi quantità e commercializzate in Europa dal 2010. La denuncia arriva dallo Environmental European Bureau (Eeb), l’ istituto che raggruppa 143 organizzazioni ambientali basate in oltre 30 Paesi. In Europa le industrie produttrici non hanno fornito dati a norma di regolamento sull’impatto ambientale e sulla salute, dunque non sarebbero conformi alle norme Ue volte a proteggere il pubblico e l’ambiente da esposizioni nocive. L’Eeb basa la sua tesi su uno studio triennale dell’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr) e dell’Agenzia tedesca dell’ambiente (Uba).
I dati
Dal report emerge che solo il 31% dei dati forniti dall’industria è conforme alle norme, mentre il restante ha bisogno di ulteriori indagini. Secondo l’Eeb, le aziende stanno infrangendo le normative europee non comunicando all’Agenzia europea delle sostanze chimiche se tali sostanze sono cancerogene, neurotossiche e mutagene. In Europa l’immissione sul mercato di agenti chimici è regolata dalle disposizioni del regolamento in materia di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (Reach). Il Reach, entrato in vigore nel 2007, obbliga le industrie che fanno domanda per la commercializzazione delle sostanze a fornire dati sulla loro sicurezza.
La regola del mercato
Esiste un principio di ‘No data, no market’, e i produttori e gli importatori sono tenuti a raccogliere informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche e a registrare le informazioni in una banca dati centrale presso l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) a Helsinki. L’Agenzia ha il compito di gestire i database necessari per il funzionamento del sistema, coordinare la valutazione approfondita delle sostanze chimiche sospette. Infine sta creando un database pubblico in cui consumatori e professionisti possono trovare informazioni sui rischi delle varie sostanze.
Depressione, solo il 17% dei pazienti è curato bene
PsicologiaLa depressione? E’ ancora un tabù. Nonostante tutti pensino che non debba esserci stigma per chi soffre di patologie psichiatriche, oggi l’Italia è fanalino di coda per le cure: solo il 17% dei pazienti è infatti trattato in modo adeguato, contro una media europea del 23%. A rilevarlo è la Società italiana di psichiatria (Sip) in occasione del congresso nazionale di Torino. Un tema sul quale è intervenuta anche la ministra della Salute Giulia Grillo, per la quale: «La salute mentale rappresenterà il principale problema sanitario del prossimo futuro e non può essere lasciata solo alla responsabilità dei servizi sanitari psichiatrici ed ai loro operatori».
Tratment gap
Pe quel che riguarda la salute mentale, gli esperti parlano spesso di “Tratment gap”, ovvero la distanza fra ciò che potrebbe essere fatto e ciò che realmente si fa. Proprio di questo si è occupato un grande e recente studio internazionale condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità in 21 Paesi: studio dal quale emerge che solo il 23% delle persone affette da depressione maggiore nei paesi ad alto reddito (e solo il 2% in quelli a basso reddito) riceve un trattamento rispondente a criteri minimi di adeguatezza. Nello studio è stimato che in Italia soffra di depressione maggiore circa il 3% della popolazione e circa la metà di queste persone non aveva percepito la propria depressione come una patologia da curare. Per questo, affermano gli psichiatri, «dal 2013 stiamo cercando di stimolare le Istituzioni per dare il via a una campagna nazionale contro la depressione. Ci auguriamo che questa fase politica possa consentirci di realizzarla».
Patologie correlate
Ma gli esperti mettono in guardia anche su un altro aspetto, perché la depressione “non è mai sola”: l’interazione con altre malattie, affermano, è infatti un ulteriore rischio perché infarto, ictus, diabete, malattie neurologiche e oncologiche sono in grado di far ‘schizzare’ i normali tassi di prevalenza di depressione dal 5% fino al 40%.
La prostata? Molti uomini non sanno di averla
PrevenzioneAnche se può sembrare incredibile moltissimi uomini (22%) non sanno neanche dove si trovi la prostata, una figuraccia nei confronti del 28% di donne, che al riguardo, invece, non ha dubbi. C’è anche un “fatto biologico” ancora più drammaticamente sorprendente: il 54% dei maschi non sa di averla, la prostata, che ritiene essere, invece, un organo femminile. Una disinformazione allarmante, anche per le ricadute sulla salute, attestata da una recentissima indagine condotta dall’Associazione Europea di Urologia in occasione dell’Urology Week che ha coinvolto 2.500 uomini di 5 nazioni differenti: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito. Il 27% dei maschi è dubbioso o ignaro dell’esistenza del tumore alla prostata, patologia che invece colpisce 450 mila uomini nel mondo ogni anno, circa 36 mila in Italia, con oltre 7 mila decessi, mentre paradossalmente è più informato su quello del seno (31%).
Sintomi da non sottovalutare
Ma sono gravi anche altri numeri: il 43% degli uomini non si recherebbe dal medico in caso di sangue nelle urine; il 23% aspetterebbe più di un mese prima di chiedere una consulenza per una frequente voglia di urinare; il 28% andrebbe dal medico solo dopo oltre una settimana dalla comparsa di bruciore o dolore alla minzione contro solo il 17% in grado di associare un dolore nella parte inferiore dell’addome a un possibile problema serio. Senza contare la problematica della disfunzione erettile (DE) che in Europa riguarda circa la metà dei maschi dopo i 50 anni, ma di cui il 75% ignora le implicazioni sulla salute e qualità della vita e di coppia o la diffusione fra i connazionali. Non va meglio per altri problemi urologici: un buco nero per l’85% dei maschi, come nel caso del tumore ai testicoli noto solo (in termini di fascia di popolazione a rischio o di manifestazioni) al 18% degli intervistati.
#Controllati
Le conseguenze di questa insana informazione ricadono in maniera importante, oltre che sulla salute, anche sulla mancata prevenzione specialistica: il 40% dei maschi non sa chi sia, quale ruolo abbia o quando consultare l’urologo, contro il 10% che non ne ha mai sentito parlare, mentre il 13% ritiene che curi l’apparato scheletrico, il sistema nervoso o quello circolatorio. L’indagine non lascia dubbi: è necessaria una maggiore e migliore consapevolezza del maschio riguardo la propria salute intima. Con questo scopo, per il terzo anno, è ripartita in Italia la campagna #Controllati. Consigli, informazioni, contatti in assoluta privacy sul sito www.controllati.it. Inoltre, da oggi al 30 novembre, tremila farmacie distribuiranno materiali informativi e daranno visibilità al sito. Qui sarà aperta una sezione di domande e risposte, e una dedicata al pubblico (“L’urologo risponde”). Tra queste farmacie, mille avranno a disposizione ticket gratuiti con cui inviare i propri utenti nei centri Siu più vicini. Infine, sarà possibile contattare il numero verde 800.942.042.
Fumo, smettere grazie al metabolismo
Ricerca innovazioneIn un futuro ormai prossimo sarà l’analisi metabolica a dirci come fare a gettare via (per sempre) la sigaretta. Insomma, per i pentiti del fumo dire addio alle “bionde” sarà più facile. L’idea è quella di creare delle strategie davvero su misura, individuate con semplici test che misurino quanto rapidamente l’organismo smaltisce la nicotina. Queste innovazioni sono state al centro del primo studio italiano sulla correlazione fra la velocità del metabolismo della nicotina e il grado di dipendenza dal fumo, presentato in occasione del XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Pneumologia.
Fame di nicotina
I dati preliminari, in controtendenza rispetto a quanto si è pensato sino ad oggi, indicano che i fumatori con un metabolismo lento della nicotina hanno una maggiore dipendenza dal fumo, tendono ad accorciare i tempi fra una sigaretta e l’altra, hanno bisogno di più sigarette per soddisfare il desiderio di fumare. Per questi soggetti potrebbe perciò essere indicato un trattamento che fornisca “dosi” costanti di nicotina, per esempio in cerotto, in modo da ridurre il desiderio della sostanza e facilitare la disassuefazione.
Tentativi falliti
Stefano Nardini, Presidente della Società Italiana di Pneumologia (SIP) sottolinea che «la maggior parte dei fumatori non riesce a smettere da sé e anche con l’aiuto di trattamenti integrati, dal counseling a farmaci come vareniclina, bupropione o sostituti della nicotina, le percentuali di individui ancora in astinenza a 3, 6 e 12 mesi dall’ultima sigaretta sono basse, pari rispettivamente al 32%, 21% e 14%. Nel complesso, il tentativo di smettere di fumare fallisce nell’80% dei casi; a oggi inoltre non esistono indicazioni su quale farmaco sia da considerarsi più efficace, né soprattutto è chiaro quali fumatori possano trarre maggiori benefici da uno o dall’altro trattamento».
Prospettive
Lo studio della velocità di smaltimento della nicotina attraverso un test sul sangue o sulla saliva potrebbe rivelarsi perciò un metodo relativamente semplice per individuare coloro per i quali è più difficile smettere a causa di una dipendenza più marcata, così da intervenire in maniera più incisiva e, per esempio, utilizzare preferenzialmente le differenti forme di sostituti della nicotina nei soggetti con velocità differente di metabolismo.
IDI, apre ‘SOS ACNE’ nuove cure per malattia cronica
PrevenzioneAll’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma arriva un nuovo centro dedicato all’acne. Il fenomeno che colpisce spesso gli adolescenti è, in realtà, una vera e propria malattia cronica della pelle che interessa sempre di più anche soggetti adulti fino ai 40 anni. Per questo l’ IDI da martedì 16 ottobre attiva un ambulatorio dedicato, “SOS Acne”, in cui saranno coinvolte diverse professionalità mediche e scientifiche dell’ospedale romano.
L’acne
La malattia può creare veri e propri disagi sociali e i numeri non sono confortanti, il fenomeno infatti è in aumento. Alle strutture dell’istituto dermopatico, negli ultimi 30 mesi, sono state effettuate circa 10mila visite. Quest’anno il trend è in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con 1750 pazienti. Poco più del 30% del totale è costituito da giovani che si rivolgono all’IDI per problematiche varie, ma circa il 10% delle visite appartiene a pazienti nella fascia 40-45 anni. “Negli ultimi anni –spiega Annarita Panebianco, direttore sanitario di IDI – è emersa con sempre maggiore chiarezza la complessità di questa malattia. Non solo i sintomi, ad esempio, bruciore, irritazione, ipersensibilità all’acqua, sono più intensi di quelli di altre malattie importanti quali il lichen sclerosus, la rosacea e le micosi cutanee, ma l’impatto dell’acne sulla sfera psicosociale è addirittura superiore a quello della psoriasi, della dermatite atopica e dell’orticaria. In diverse survey condotte nei nostri ambulatori, ad esempio, la proporzione di pazienti – spiega la direttrice – con tendenze depressive o depressione conclamata si attesta tra il 25-35%, rispetto al 10-12% della popolazione generale”. Nel centro ‘Sos Acne’ la malattia verrà affrontata con più specialisti: i pazienti avranno a disposizione non solo dermatologi, ma un team interdisciplinare pronto ad aiutarli anche in altri aspetti medici connessi, come endocrinologi e ginecologici. In particolare, insieme al sostegno psicologico verranno dati consigli e indicazioni utili per cambiare stile di vita ed evitare di alimentare la malattia.
Depressione: in Italia solo 17% pazienti riceve cure adeguate
News PresaDalla depressione e da molte altre malattie psichiatriche, oggi si può guarire, ma il nostro Paese è fanalino di coda per le cure. Soltanto il 17% dei pazienti è infatti trattato in modo adeguato, contro una media europea del 23%. La denuncia arriva dalla Società italiana di psichiatria (Sip) in occasione del congresso nazionale in corso al Lingotto di Torino. Se esistono possibilità concrete di guarire, c’è un “treatment gap”, la “distanza” fra ciò che potrebbe essere fatto e ciò che realmente si fa per trattare i disturbi mentali. Un fenomeno su cui fa luce un grande e recente studio internazionale condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità in 21 Paesi. I dati mostrano che solo il 23% delle persone affette da depressione maggiore nei paesi ad alto reddito (e solo il 2% in quelli a basso reddito) riceve un trattamento rispondente a criteri minimi di adeguatezza. Il problema è che spesso la malattia non viene diagnosticata. Circa la metà delle persone oggetto della ricerca e il 65% nei paesi ad alto reddito, non aveva percepito la propria depressione come una patologia da curare. Inoltre tra coloro che avevano richiesto di essere curati, solo il 43% del campione risultava aver avuto una cura adeguata.
Italia fanalino di coda
In Italia si stima soffra di depressione maggiore circa il 3-5% della popolazione e circa la metà di queste persone non aveva percepito la propria depressione come una patologia da curare. “Dal 2013 – affermano gli psichiatri – stiamo cercando di stimolare le Istituzioni per dare il via a una campagna nazionale contro la depressione”. Inoltre, la depressione “non è mai sola”: l’interazione con altre malattie, affermano, è infatti un ulteriore rischio. Infarto, ictus, diabete, malattie neurologiche e oncologiche sono in grado di far ‘schizzare’ i normali tassi di prevalenza di depressione dal 5% fino al 40%. Vale anche il processo inverso: soffrire di depressione maggiore è un fattore di rischio di sviluppo delle stesse patologie. La depressione infatti aumenta, ad esempio, la probabilità di infarto di circa 3 volte rispetto a persone che non ne sono affette.
Poca informazione contro lo stigma
La depressione è ancora poco conosciuta, ma questo vale anche per altre malattie psichiatriche. Per esempio, da una ricerca dell’Oms sui disturbi d’ansia emerge che nel nostro paese colpisce in un anno il 6,5% della popolazione generale e appena il 30% riceve una qualche forma di trattamento. Solo il 9% una cura considerabile come adeguata. L’obbiettivo della Sip è dare vita a una campagna nazionale contro lo stigma e la paura di essere discriminati, per permettere a tutti l’accesso alle cure adeguate.