Tempo di lettura: 2 minutiFatto anche l’ultimo brindisi di Capodanno, è l’ora di recuperare le buone abitudini e magari depurare anche l’organismo dopo le abbuffate delle festività. Gli eccessi di questi giorni, dolci e alcol in testa, hanno certamente appesantito il nostro metabolismo, facendosi notare anche sulla bilancia. A dare sani consigli su come rimettersi in riga è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), cinque piccole regole che promettono di riportare il benessere, la linea e la salute: variare il cibo, ridurre il consumo di sale, di alcuni oli e grassi, limitare il consumo di zucchero ed evitare l’alcol. In questo modo si contrastano malattie quali obesità, diabete, malattie cardiache
Alimenti di base
Per avere una dieta bilanciata, è importante mangiare un mix degli alimenti di base, come grano, mais, riso, patate, legumi, frutta e verdura fresca e cibo di origine animale (come carne, pesce, uova e latte). Meglio prediligere i cereali integrali, e se si ha voglia di uno spuntino vanno bene verdure crude, arachidi e noci non salate e frutta fresca. Per ridurre il sale, di cui la maggior parte delle persone nel mondo consuma il doppio della dose giornaliera raccomandata (pari ad un cucchiaino da te), l’Oms raccomanda di usarlo con moderazione quando si cucina, e di ridurre l’uso di salse e condimenti salati, evitare gli snack salati, e se si mangia frutta secca, scegliere le varianti senza sale e zuccheri aggiunti. E’ anche una buona mossa non mettere sul tavolo sale e condimenti e controllare le etichette dei cibi. Per diminuire i grassi, soprattutto quelli trans, il suggerimento invece è di sostituire burro e strutto con olio di semi di soia, canola, mais, cartamo e girasole, mangiare carne bianca e pesce, preferire la cottura al vapore invece delle fritture. Mentre per ridurre gli zuccheri, spesso nascosti nei cibi e bevande processati, va limitato il consumo di bibite gasate e zuccherate, come succhi di frutti, liquidi o in polvere, energy e sport drink, e non dare cibi zuccherati ai bambini. Infine l’alcol, che non può far parte di una dieta sana: «Non c’è un livello sicuro per il suo consumo – si legge nella nota – per molti, anche basse quantità possono rappresentare un grave rischio per la salute». Va evitato se si è incinte, si allatta, se si guida, si utilizzano macchinari, se si hanno problemi di salute o si prendono farmaci che possono interagire con l’alcol.
Purificarsi
In molti in questi giorni ricorrono poi alla cosiddetta dieta mima digiuno, un programma alimentare costituito da ingredienti naturali da assumere per cinque giorni senza che il corpo riconosca che sta mangiando. Questo porta il corpo a purificarsi e rigenerare le cellule. Ovviamente la dieta mima digiuno non si adatta a tutti ed è sempre bene che a impostarla sia un nutrizionista esperto, con tutte le indicazioni mediche del caso. La dieta mima digiuno è stata sviluppata dal dottor Valter Longo, professore di Biogerontologia e Scienze Biologiche e direttore dell’Istituto di Longevità della School of Gerontology presso la University of Southern California (USC) a Los Angeles oltre che direttore del Programma di Oncologia e Longevità presso IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) a Milano. Longo, che è anche il responsabile scientifico della Fondazione Create Cures e Fondazione Valter Longo è stato inserito dalla rivista americana Time nell’elenco delle 50 personalità più influenti nell’ambito della salute.
James Bond ha un grave problema con l’alcol. Ricerca analizza film e libri
PrevenzioneTutti conoscono l’impavido e instancabile James Bond. L’agente dei servizi segreti britannici (personaggio immaginario creato nel 1953 dallo scrittore britannico Ian Fleming), ha la licenza di uccidere, ma sembra avere anche quella di bere molto. Un’analisi pubblicata sul Medical Journal of Australia’s Christmas issue ha deciso di analizzare quanti alcolici assume durante le sue missioni e ha stabilito che James Bond ha un grave disturbo legato all’alcol. Lo studio ha ricevuto il premio per la ricerca più strana. I ricercatori dell’Università di Otago hanno analizzato 24 film tra il 1962 e il 2015, e hanno stabilito che l’agente segreto ha bevuto in maniera eccessiva e costante per oltre sei decenni.
James Bond ama i vodka martini (shakerati, non mescolati), ma riesce a passare subito dopo allo champagne, qualche volta anche alla birra. Secondo Nick Wilson, autore principale dello studio, c’è un episodio di binge drinking con sei “vesper”, cocktail con base di gin e vodka in cui sostituisce il Kina Lillet al vermouth e la buccia di limone a un’oliva. Ciò equivale a 24 unità di alcol che produrrebbe un livello nel sangue che si colloca in un range potenzialmente fatale. Ma in un libro succede anche peggio: riesce a bere fino a 50 unità in un giorno. In pratica, un livello di consumo che ucciderebbe quasi tutti, secondo gli scienziati. Inoltre Bond porta avanti missioni pericolosissime sotto l’effetto dell’alcol. La ricerca dà anche dei consigli per aiutare l’agente segreto. Se esistesse davvero dovrebbe innanzitutto cercare un aiuto professionale. Inoltre dovrebbe evitare di bere sul lavoro e dire no alle bevute con partner sessuali che potrebbero volerlo persino uccidere (durante le scene sono spesso presenti armi in camera). Per Bond il consiglio è di coltivare interessi alternativi.
Il sonno dei bambini, ecco cosa dicono i pediatri
BambiniSonno e bambini, un binomio da incubo! Già, chi ha un figlio piccolo si sarà fatto almeno una volta una domanda: «quando inizierà a dormire in modo regolare?». Questo perché gattonare, camminare, imparare a stare seduti non sono le uniche tappe importanti dello sviluppo di un bambino, che deve anche iniziare a dormire per lunghi periodi la notte. L’attesa dei genitori, va detto, è più che altro legata alle diverse nottate in bianco. Ma in alcuni casi c’è anche preoccupazione. Molti potrebbero attendersi che il loro piccolo inizi a dormire in modo regolare a partire già dai sei mesi, ma a volte questo non accade neppure raggiunto un anno di età: quindi mamma e papà non dovrebbero preoccuparsi troppo, perché lo sviluppo del bimbo rimane comunque sano.
Lo studio
Ad analizzare le tappe di sviluppo dei piccoli e la correlazione con il sonno è una ricerca canadese e singaporiana, che ha coinvolto tra le altre la McGill University e il Singapore Institute for Clinical Sciences, pubblicata sul numero di dicembre della rivista Pediatrics. Gli studiosi hanno preso come riferimento sei-otto ore di sonno senza risveglio, esaminando le abitudini relative a 388 bambini di sei mesi e 369 di un anno. A 6 mesi di età, secondo quanto riferito dalle madri, il 38% dei piccoli in genere non dormiva ancora per almeno 6 ore consecutive di notte; più della metà (57%) non per 8. A 12 mesi, il 28% non dormiva ancora per 6 ore a notte, e il 43% per 8. I ricercatori hanno anche esaminato se i neonati che si svegliavano di notte avessero maggiori probabilità di andare incontro a problemi di sviluppo cognitivo, linguistico o motorio, non trovando alcuna associazione. Inoltre non sono emerse correlazioni tra il risveglio dei neonati di notte e l’umore postnatale delle mamme.
L’allattamento
La ricerca ha anche evidenziato che i bambini che si svegliavano durante la notte avevano un tasso di allattamento al seno significativamente più alto, il che potrebbe offrire diversi benefici. Il tema dell’allattamento è delicato e complesso. in Italia, nonostante l’attenzione e le azioni volte a promuoverlo, il numero medio di mesi di allattamento esclusivo è di 4,1. A confondere è anche l’espressione “a richiesta” che può creare fraintendimenti e indurre le neomamme a considerare il compito dell’allattamento al seno per lo più come un obbligo di disponibilità continua verso il figlio, ogni volta in cui inizia a piangere, mentre le indicazioni sono volte a favorire un percorso di allattamento gradualmente guidato dalla madre, in cui il bambino impara ad autoregolarsi. Il 17% dei pediatri riscontra molto frequentemente che l’avvio dell’allattamento al seno è vissuto dalle neomamme come impegnativo e faticoso.
Formiche in ospedale, il ministro Grillo: «Inammissibile»
News PresaA Napoli ancora una volta si parla di formiche in ospedale, anzi di formica (al singolare). Già, a quanto pare i parenti di un uomo in rianimazione hanno visto sul volto dell’uomo una formica e, chiaramente, si sono allarmati. In ospedale sono arrivati i carabinieri del Nas, la direzione ha provveduto ad una nuova bonifica e alla fine – come prevedibile – si è acuito lo scontro politico. Già finito al disonore della cronaca, il San Giovanni Bosco (ospedale in questione) sembra a questo punto il centro di una vera e propria colonia di formiche immortali. Tanto da indurre la direzione generale a dubitare dell’accaduto.
Gli accertamenti
«La notizia di un nuovo caso di formiche all’interno dell’ospedale San Giovanni Bosco, mentre è in corso un’indagine della Procura sull’accertamento degli episodi precedenti sollecitata dalla Asl necessita di una riflessione», scrive in serata il direttore generale Mario Forlenza. «Appare infatti inverosimile e sospetto che si riveli ripetutamente questo problema nonostante le disinfestazioni effettuate. Appare incredibile ad esempio che quasi sotto zero emerga questo problema, così come è inspiegabile che avendo allertato anche i Nas il servizio disinfestazione per i controlli, si ripeta il fatto. E’ impossibile pensare che si tratti di episodi spontanei. Accerteremo cosa hanno fatto gli infermieri di turno, capiremo per quale motivo e da dove è arrivata l’unica formica (questa la dichiarazione dei familiari del paziente resa al medico di turno nella denuncia: “una sola formica”). Andremo avanti con la stessa determinazione e rigore con cui abbiamo presentato la denuncia per la occupazione abusiva dell’area di parcheggio antistante il plesso San Giovanni Bosco. Siamo impegnati nell’espletamento della pubblica gara per la gestione del servizio di pulizia. Se qualcuno immagina di creare situazioni di emergenza per interferire con questa linea di trasparenza, si sbaglia di grosso. Resta ferma la nostra denuncia agli organi competenti per rapidi accertamenti e rinnoviamo la richiesta già avanzata a Questore e Prefetto, di istituzione di un posto di polizia all’interno dell’ospedale San Giovanni Bosco. Intensificheremo i controlli rispetto alle cattive abitudini dei familiari dei pazienti di portare alimenti di ogni genere all’interno delle corsie. Previsto per questo ospedale un rilevante investimento per la ristrutturazione generale per circa 7,8 milioni di euro. Attendiamo lo sblocco da parte del Ministero dei fondi dell’edilizia sanitaria, all’interno del programma di oltre un miliardo presentato lo scorso mese di aprile».
La ministra
Chiaramente non si è fatta attendere una dichiarazione della ministra Giulia Grillo che, tramite Facebook, ha annunciato una sua visita a Napoli. «È incredibile che per la terza volta siano segnalate formiche nei locali e, cosa intollerabile, sui pazienti dell’ospedale S.Giovanni Bosco di Napoli. La persistenza del problema mi lascia sbalordita e senza parole. Chi sta sbagliando pagherà. I cittadini devono avere la certezza di essere tutelati nella maniera più opportuna in ogni ambiente del nostro Servizio sanitario nazionale! E, per essere chiara, è troppo facile scaricare sul personale la responsabilità di queste negligenze, un caso potrebbe essere una disattenzione, ma ora che sono tre, penso che il management debba fornire risposte chiare. Sarò presto a Napoli a verificare di persona una situazione diventata ormai insostenibile. Il problema non sono le formiche in sé, ma la trascuratezza che può portare a contaminazioni ben più gravi, laddove l’igiene dovrebbe essere la regola di base».
Cannabis. Erba sempre più potente. Aumenta rischio. Lo studio
PrevenzioneLa cannabis sta diventando sempre più potente in Europa. Il rischio è che aumentino i danni, questo riguarda sia la forma di erba che di resina. Secondo uno studio sta aumentando la quantità di Thc presente (il delta-9-tetraidiocannabidiolo, principale componente psicoattivo della cannabis) e sta diminuendo quella del cannabidiolo. È emerso che che per la cannabis a base di erba le concentrazioni di Thc sono passate dal 5% nel 2006 al 10% nel 2016. Inoltre, a differenza della cannabis vegetale, la resina di cannabis contiene in genere cannabidiolo (Cbd) oltre al Thc. Negli ultimi anni si discute molto della capacità del Cbd di trattare diverse condizioni mediche tra cui sindromi da epilessia infantile, psicosi e ansia. Quando è presente nella cannabis, il Cbd può compensare alcuni degli effetti dannosi del Thc, come la paranoia e la menomazione della memoria. Tuttavia, la cannabis che ha livelli più elevati di Thc o livelli più bassi di Cbd è stata collegata a maggiori danni a lungo termine, come lo sviluppo della dipendenza da cannabis e un aumentato rischio di malattie psicotiche.
La ricerca è stata realizzata dall’Università di Bath e del King’s College di Londra, su dati raccolti dall’Osservatorio europeo per i medicinali e tossicodipendenza di 28 Stati membri dell’Ue e di Norvegia e Turchia. “Il Cbd ha il potenziale di rendere la cannabis più sicura, senza limitare gli effetti positivi che gli utenti cercano – spiega Tom Freeman, del gruppo Dipendenze e salute mentale del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bath – Quello che stiamo vedendo in Europa è un aumento di Thc e i livelli stabili o decrescenti di Cbd, rendendo potenzialmente la cannabis più dannosa”. “Una soluzione”, aggiunge Freeman “potrebbe essere quella di tentare di controllare Thc e Cbd attraverso una regolamentazione”.
Dolcificanti: effetti incerti sul peso. Lo studio
News PresaSembrava potessero sostituire lo zucchero senza lasciare sensi di colpa e ora una ricerca mette in dubbio il loro potenziale. In altre parole, non ci sono evidenze scientifiche forti sui benefici dei dolcificanti usati al posto dello zucchero. Lo afferma la Cochrane Foundation che ha realizzato una revisione degli studi pubblicati sul tema. Il risultato è stato pubblicato dalla rivista Bmj.
Lo studio
I ricercatori hanno analizzato 56 studi diversi condotti in Europa sui possibili benefici su peso, glicemia, salute orale, tumori e altre patologie della sostituzione degli zuccheri con alternative meno caloriche. I risultati mostrano, secondo gli autori, che per la maggior parte degli esiti non ci sono differenze rilevanti dal punto di vista statistico o clinico tra chi è esposto ai dolcificanti, a diverse dosi, e chi non lo è.
Per quanto riguarda gli adulti, ad esempio, pochi studi suggeriscono piccoli miglioramenti nell’indice di massa corporea e nella glicemia, ma la solidità dei dati è scarsa. Inoltre, un moderato apporto di dolcificanti, aggiungono gli autori, è associato a un aumento di peso leggermente minore rispetto a chi ne usa molti, ma in una misura di circa 100 grammi. Nei bambini invece non è stato osservato nessun effetto sull’indice di massa corporea. Serviranno nuovi studi per approfondire il reale contributo dei dolcificanti.
Influenza, aumentano i casi. Si va verso il picco
News PresaL’ influenza colpisce duro, e sono sempre più i casi di contagio in Italia anche se, va detto, in modo più graduale rispetto alla scorsa stagione. Il numero degli italiani costretti a letto nell’ultima settimana considerata – quella dal 17 al 23 dicembre 2018 – si aggira infatti sui 225.000. Questo significa che dall’inizio della sorveglianza si è arrivati a circa 1.500.000 casi di influenza. I dati sono quelli che arrivano dalla sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali, elaborati dal Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità attraverso il bollettino Influnet. Il livello di incidenza in Italia è pari a 3,7 casi per mille assistiti. Colpiti maggiormente i bambini al di sotto dei cinque anni in cui si osserva un’incidenza pari a 11,1 casi per mille assistiti. Si va dunque, per la fascia di età pediatrica, verso un’intensità media dell’influenza, stabilita nella soglia pari a 12,89 casi per mille assistiti. Abruzzo e Sicilia tra le Regioni maggiormente colpite.
I ceppi
«Al momento, anche se siamo entrati nella fase epidemica – spiega il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss – l’andamento dei casi è più a rilento rispetto alla scorsa stagione, pur rilevandosi un loro aumento. I virus influenzali che stanno circolando maggiormente sono l’AH3N2, che colpisce maggiormente gli anziani, e l’AH1N1, virus che è stato responsabile della pandemia influenzale del 2009. Ma il fatto che l’aumento dei casi proceda più a rilento – chiarisce – può dipendere da vari fattori, come la suscettibilità della popolazione o la mutazione dei virus».
I vaccini
Anche la vaccinazione antinfluenzale, che quest’anno sembrerebbe aver registrato un aumento, può aver avuto un peso: «Non ci sono ancora dati definitivi – afferma Rezza – ma le scorte vaccinali si sono esaurite prima ed è probabile un maggior ricorso alla vaccinazione specie da parte degli anziani, e questo ha diminuito notevolmente il rischio di casi gravi. Dal momento che la maggioranza dei casi si registra però tra i bambini, che solitamente non vengono vaccinati, l’andamento lento nella circolazione dei virus non credo possa attribuirsi all’effetto della vaccinazione». Quanto al picco di casi, «se negli ultimi due anni si è registrato in anticipo agli inizi di gennaio, quest’anno arriverà probabilmente tra fine gennaio e inizi febbraio. Cruciali – rileva l’esperto – saranno però le prossime settimane con la riapertura delle scuole».
Medico muore di meningite, il suo cuore ha salvato un bimbo
News PresaUn nuovo decesso per meningite ha scosso l’ambiente medico e non solo, una sorte che apre interrogativi sull’esigenza di reintrodurre l’obbligo vaccinale contro lo pneumococco per alcune categorie a rischio. La notizia arriva da Napoli, dove un medico di 40 anni è deceduto a causa di una meningite pneumococcica. Il giovane chirurgo è stato stato ricoverato la notte di Capodanno nella stessa clinica per la quale lavorava, sino a quando le sue condizioni non si sono aggravate a causa di una febbre altissima. Trasferito all’Ospedale del Mare di Ponticelli, i medici hanno capito che si trattava di una malattia infettiva, disponendone l’ulteriore trasferimento all’ospedale Cotugno, dove infine è arrivata la diagnosi: meningoencefalite.
Corsa contro il tempo
I medici dell’ospedale Cotugno hanno fatto di tutto per salvare la vita del collega, una corsa contro il tempo che purtroppo non ha avuto un lieto fine. L’uomo non ha infatti risposto come si sperava alle terapie, forse anche a causa del fatto che l’infezione era ormai progredita oltre il punto di non ritorno. Nella notte di mercoledì il medico ha perso la sua personale battaglia contro la malattia. In seguito al decesso del 40enne, sono state attivate la procedure di profilassi sia all’Ospedale del Mare che tra i famigliari del medico.
Un grande gesto di generosità
Al Cotugno, invece, si è proceduto con l’espianto degli organi. Per disposizione dei familiari il cuore del giovane medico è stato donato e utilizzato per salvare la vita a un bambino in attesa di trapianto. Un gesto di grandissima generosità che porta sino all’estremo il significato stesso dell’opera di ogni medico: salvare delle vite. Intanto, oggi (giovedì 3 gennaio), la famiglia procederà a celebrare i funerali del dottore prematuramente scomparso, funerali che si terranno nella chiesa di San Tammaro a Grumo Nevano, piccolo paese nella provincia di Napoli.
Google, le 10 domande sulla salute del 2018
News PresaVedi su Google. Questa semplice frase ha cambiato il nostro modo di vivere la vita e di fare scelte. Più in generale il nostro modo di informarci. Una rivoluzione con moltissimi vantaggi, ma talvolta anche con qualche lato negativo. Uno degli aspetti più preoccupanti della Google generation è quello che riguarda la salute. Non perché il motore di ricerca abbia qualche responsabilità, ma semplicemente perché anche sulle malattie molti utenti si mettono alla ricerca di sintomi o, peggio ancora, di cure. E nulla può essere più pericoloso dell’autodiagnosi. Nonostante questo, il web può comunque essere un utile strumento per togliersi qualche dubbio di natura sanitaria. Con l’avvertenza di ricorrere comunque al medico per una diagnosi più accurata e precisa.
Le 10 domande
Google ha stilato la top-10 delle domande che sono state fatte più frequentemente nel 2018 negli Stati Uniti al motore di ricerca. Ecco la lista degli argomenti più gettonati oltreoceano.
Melanoma cutaneo: nuovo algoritmo misura aggressività
Ricerca innovazioneUna nuova strategia per definire la prognosi del melanoma. Si basa su un nuovo algoritmo in grado di calcolare l’ aggressività di una cellula tumorale e quindi il suo potenziale metastatico. Una scoperta che, applicata anche ad altri tumori, apre a nuovi tipi di diagnosi e di prevenzione delle complicanze come la metastatizzazione. Lo studio, pubblicato sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research (JECCR), è stato condotto dal Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI-IRCCS) e le università di Salerno e di Verona.
“Abbiamo dimostrato per la prima volta – dice Francesco Facchiano, coordinatore dello studio – l’utilità di misurare l’aggressività delle cellule tumorali con metodi funzionali, calcolando cioè quanto funzionano alcuni specifici meccanismi cellulari, piuttosto che semplicemente misurare la presenza o assenza di determinati biomarcatori, come si fa di solito. È come se per valutare il traffico in una città non ci limitassimo a contare il numero di automobili immatricolate o di semafori presenti sulle strade, ma piuttosto contassimo le automobili circolanti e i semafori funzionanti e quelli non-funzionanti”.
Il melanoma è il più pericoloso dei tumori della pelle: è spesso letale, se diagnosticato troppo tardi. La sua incidenza nella popolazione è in aumento per motivi ambientali e di stili di vita. Lo studio ha messo in luce l’importanza di alcune vie metaboliche coinvolte nel determinare l’aggressività del melanoma. Gli esperimenti sono stati eseguiti su modelli cellulari e i meccanismi molecolari coinvolti sono stati verificati sui dati di pazienti disponibili pubblicamente online.
Lo studio
È stato assegnato un punteggio di aggressività, chiamato Melanoma AGgressiveness Score (MAGS), calcolato misurando la proliferazione, la migrazione, l’invasione e il tempo di raddoppiamento di 10 linee cellulari di melanoma umano che sono state così raggruppate in due gruppi distinti con diversa aggressività, secondo il corrispondente MAGS. Due linee cellulari sono state selezionate come modelli rappresentativi rispettivamente di maggiore o di minore aggressività. Questi due modelli sono stati quindi estensivamente analizzati con diverse metodiche “omiche” e analisi bioinformatiche da cui è emerso che la secrezione di molecole di segnale, l’espressione di proteine e la funzione di alcuni enzimi sono significativamente differenti nelle due linee cellulari. Il ruolo chiave di uno dei fattori importanti, il TNF (Tumor Necrosis Factor), è stato quindi confermato da una validazione funzionale. Infatti, inibendo il TNF con un anticorpo specifico, l’aggressività delle cellule del melanoma è stata fortemente ridotta.
Lo studio dimostra che un approccio funzionale come il calcolo del MAGS sviluppato per misurare l’aggressività di cellule tumorali, come ad esempio quelle isolate direttamente da pazienti, può aiutare nella classificazione prognostica e nella identificazione di nuovi bersagli molecolari con potenziale rilevanza terapeutica.
Dieta ? Ecco come rimettersi in linea dopo le festività
AlimentazioneFatto anche l’ultimo brindisi di Capodanno, è l’ora di recuperare le buone abitudini e magari depurare anche l’organismo dopo le abbuffate delle festività. Gli eccessi di questi giorni, dolci e alcol in testa, hanno certamente appesantito il nostro metabolismo, facendosi notare anche sulla bilancia. A dare sani consigli su come rimettersi in riga è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), cinque piccole regole che promettono di riportare il benessere, la linea e la salute: variare il cibo, ridurre il consumo di sale, di alcuni oli e grassi, limitare il consumo di zucchero ed evitare l’alcol. In questo modo si contrastano malattie quali obesità, diabete, malattie cardiache
Alimenti di base
Per avere una dieta bilanciata, è importante mangiare un mix degli alimenti di base, come grano, mais, riso, patate, legumi, frutta e verdura fresca e cibo di origine animale (come carne, pesce, uova e latte). Meglio prediligere i cereali integrali, e se si ha voglia di uno spuntino vanno bene verdure crude, arachidi e noci non salate e frutta fresca. Per ridurre il sale, di cui la maggior parte delle persone nel mondo consuma il doppio della dose giornaliera raccomandata (pari ad un cucchiaino da te), l’Oms raccomanda di usarlo con moderazione quando si cucina, e di ridurre l’uso di salse e condimenti salati, evitare gli snack salati, e se si mangia frutta secca, scegliere le varianti senza sale e zuccheri aggiunti. E’ anche una buona mossa non mettere sul tavolo sale e condimenti e controllare le etichette dei cibi. Per diminuire i grassi, soprattutto quelli trans, il suggerimento invece è di sostituire burro e strutto con olio di semi di soia, canola, mais, cartamo e girasole, mangiare carne bianca e pesce, preferire la cottura al vapore invece delle fritture. Mentre per ridurre gli zuccheri, spesso nascosti nei cibi e bevande processati, va limitato il consumo di bibite gasate e zuccherate, come succhi di frutti, liquidi o in polvere, energy e sport drink, e non dare cibi zuccherati ai bambini. Infine l’alcol, che non può far parte di una dieta sana: «Non c’è un livello sicuro per il suo consumo – si legge nella nota – per molti, anche basse quantità possono rappresentare un grave rischio per la salute». Va evitato se si è incinte, si allatta, se si guida, si utilizzano macchinari, se si hanno problemi di salute o si prendono farmaci che possono interagire con l’alcol.
Purificarsi
In molti in questi giorni ricorrono poi alla cosiddetta dieta mima digiuno, un programma alimentare costituito da ingredienti naturali da assumere per cinque giorni senza che il corpo riconosca che sta mangiando. Questo porta il corpo a purificarsi e rigenerare le cellule. Ovviamente la dieta mima digiuno non si adatta a tutti ed è sempre bene che a impostarla sia un nutrizionista esperto, con tutte le indicazioni mediche del caso. La dieta mima digiuno è stata sviluppata dal dottor Valter Longo, professore di Biogerontologia e Scienze Biologiche e direttore dell’Istituto di Longevità della School of Gerontology presso la University of Southern California (USC) a Los Angeles oltre che direttore del Programma di Oncologia e Longevità presso IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) a Milano. Longo, che è anche il responsabile scientifico della Fondazione Create Cures e Fondazione Valter Longo è stato inserito dalla rivista americana Time nell’elenco delle 50 personalità più influenti nell’ambito della salute.