Tempo di lettura: 6 minutiL’Istat ha analizzato la qualità della vita degli italiani. Gli indicatori del Bes (benessere equo e sostenibile), in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Il valore dei 12 domini
Nel 2018 è stata realizzata un’indagine sulle opinioni della popolazione nei confronti dei domini di benessere dell’attuale framework di misurazione statistica, con l’obiettivo di rilevare quanto sono considerati significativi nel definire la qualità della vita. Ne è emerso che tutti i 12 domini del Bes sono considerati importanti (voti medi degli intervistati tra 7,4 e 9,5). Il punteggio più alto è dato alla salute, mentre il dominio “politica e istituzioni” raccoglie in media il punteggio più basso. Nelle valutazioni ci sono importanti differenze nel confronto tra generazioni e tra livelli di istruzione. I giovani di 18-29 anni danno più importanza alle relazioni sociali (con una distanza di 0,7 nel punteggio medio rispetto ai più anziani), alla capacità di ricerca e innovazione nonché al benessere inteso come soddisfazione per la propria vita (entrambi +0,6). Le persone di 65 anni e più, invece, sono più sensibili alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai più giovani). Chi ha almeno la laurea mostra, rispetto alle persone con livello di istruzione più basso (al massimo licenza media), molta sensibilità ai temi connessi a innovazione (+0,9) e paesaggio (+0,7) e considerano rilevanti per il proprio benessere anche il lavoro e la politica (entrambi +0,6). Le persone con un livello di istruzione più basso danno, invece, maggiore peso alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai laureati).
L’andamento del Bes
Nell’ultimo anno di disponibilità dei dati, la situazione del complesso delle misure del Bes è in miglioramento: quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano una variazione positiva rispetto all’anno precedente mentre risultano inferiori ma significative le percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono stabili (29,1%). I domini che esprimono la maggiore diffusione degli andamenti positivi sono Innovazione, ricerca e creatività (86% di indicatori con variazione positiva), Benessere economico (80%) e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (67%). Il dominio Relazioni sociali, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra le maggiori criticità nel breve periodo.
Il confronto con il 2010 mostra una più chiara tendenza positiva, il 53,4% degli indicatori confrontabili presenta variazioni positive (62 su 116). Questo risultato è in parte associato ai decisi miglioramenti del dominio Salute (80% degli indicatori in miglioramento) e di quello Ambiente (9 indicatori su 14 variano positivamente). Tuttavia, c’è anche la quota di indicatori che peggiorano (36,2%), evidenziando un gap rispetto al pieno recupero delle condizioni di benessere sperimentate prima dell’ultima crisi economica, specialmente per i domini Relazioni sociali, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico.
Salute e Istruzione
Peggiorano Salute e Istruzione, interrompendo il trend positivo degli ultimi anni. Per quanto riguarda la sicurezza si registra invece un miglioramento. Segnali positivi emergono nel Benessere economico, con riferimento alle condizioni economiche minime, nel Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, nel Paesaggio e patrimonio culturale, nell’Ambiente e nell’Innovazione, ricerca e creatività.
Gli indici compositi relativi alla soddisfazione per la vita, alle relazioni sociali e alla partecipazione politica mostrano un arretramento che, nel caso dei primi due, si estende anche al confronto con il 2010.
Qualità della vita: profili territoriali
L’analisi degli indicatori compositi conferma il gradiente Nord-Mezzogiorno già osservato nei precedenti rapporti. Sui 15 indici compositi considerati, i valori di quelli del Nord sono in 12 casi superiori a quelli del Centro, che evidenzia una situazione più favorevole solamente rispetto ai compositi di Politica e istituzioni, Omicidi e Innovazione, ricerca e creatività. In 14 casi, sia il Centro sia il Nord hanno valori superiori a quelli del Mezzogiorno, con l’unica eccezione costituita dai reati predatori.
Un diverso tipo di analisi, che considera le posizioni regionali rispetto ai 5 gruppi definiti dai quintili, il primo caratterizzato dalla situazione più problematica (il quintile della difficoltà), l’ultimo da quella relativamente più favorevole (il quintile dell’eccellenza) segnala una situazione molto favorevole per Trento e Bolzano, rispettivamente con il 62,8% e il 57,4% degli indicatori che ricadono nel “quintile dell’eccellenza” e meno del 10% all’estremo opposto, nel “quintile della difficoltà”; seguono altri due territori a statuto speciale, la Valle d’Aosta e il Friuli-Venezia Giulia. Un profilo di benessere medio-alto caratterizza Lombardia ed Emilia-Romagna. La più alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” si trova in tre regioni del Mezzogiorno, Calabria, Sicilia e Campania, per le quali oltre la metà degli indicatori Bes ricade nel 20% con i valori più bassi.
fanno eccezione solo Piemonte e Liguria, che si discostano dalle altre regioni settentrionali per una quota piuttosto bassa di indicatori nel quintile dell’eccellenza; in Abruzzo e Sardegna, dove la situazione del benessere è più positiva rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno; nel Lazio, che presenta un profilo del benessere particolarmente polarizzato in virtù di un’alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” (più vicino all’Abruzzo che alle altre regioni del Centro) insieme a una quota di indicatori nel “quintile dell’eccellenza” superiore a quelle di tutte le altre regioni centrali.
Aspetti multidimensionali del benessere
Due gli approfondimenti tematici presentati nel Rapporto: il primo analizza le relazione tra il Benessere soggettivo (misurato attraverso la percentuale di persone che sono molto soddisfatte della propria vita) e altri indicatori riferiti al benessere, concentrandosi su tre fasi specifiche: prima, durante e dopo la crisi economica che ha interessato l’Italia; il secondo si concentra sull’analisi delle disuguaglianze verticali per regione in alcuni domini del Bes.
Le condizioni di salute costituiscono il principale determinante del benessere soggettivo; tuttavia, nell’anno di maggiore intensità della crisi economica (2013), quando la percentuale di persone molto soddisfatte della propria vita ha raggiunto i livelli minimi, l’effetto delle condizioni di salute diminuisce.
Nei tre anni considerati si conferma la forte associazione tra la disponibilità di risorse economiche adeguate e buone condizioni abitative e la soddisfazione per la propria vita; i mutamenti dello scenario economico non sembrano quindi avere avuto effetti apprezzabili su questo legame.
La partecipazione sociale e il coinvolgimento nelle attività di volontariato corrispondono a un maggiore benessere soggettivo sia nel 2013 sia nel 2017. A partire dalla crisi la sfera delle relazioni sociali acquisisce, quindi, una maggiore influenza sulla soddisfazione per la propria vita.
Infine, la partecipazione alle attività culturali mostra un effetto significativo solo nel 2013, risultando associata ad alti livelli di soddisfazione.
Rispetto all’analisi delle disuguaglianze verticali tra le regioni, le misure calcolate mostrano alti livelli di disuguaglianza oltre che nel reddito anche nella soddisfazione per la vita e nell’istruzione.
Il divario tra le regioni italiane è significativo, sia considerando la distanza tra chi è più soddisfatto e chi è meno soddisfatto della propria vita, sia rispetto agli anni di istruzione.
Anche se le disuguaglianze maggiori si riscontrano sempre nel Mezzogiorno, il confronto tra le graduatorie regionali mostra che in diversi casi la posizione delle regioni rispetto alle tre dimensioni considerate non segue strettamente il gradiente Nord-Sud: Lombardia e Lazio mostrano alti livelli di disuguaglianza per il reddito; Marche e Umbria per la soddisfazione per la vita; la Toscana per l’istruzione.
Le principali novità nei domini del Bes Salute
Nel 2017 si interrompe di nuovo il trend di crescita della speranza di vita, dopo la flessione del 2015, con una riduzione del tradizionale vantaggio delle donne. La maggiore longevità femminile si accompagna a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media ancora 22,2 anni, di cui il 58% con limitazioni nelle attività; per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19 anni, di cui solo il 47% con limitazioni.
Procede con grande difficoltà la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione dell’attività fisica (scende da 39,4% a 37,9% la percentuale di persone che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero). Un maggiorenne su 5 è sia in eccesso di peso sia sedentario, due condizioni che, se compresenti, possono costituire un serio rischio per la salute.
Istruzione
I principali indicatori dell’istruzione e della formazione si mantengono molto inferiori alla media europea; particolarmente critica la dinamica dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (14% dei giovani di 18-24 anni) in crescita dopo 10 anni di ininterrotta diminuzione, specialmente al Nord.
Il digital divide, misurato in termini di competenze digitali, penalizza fortemente gli anziani, che dichiarano competenze avanzate solo nel 3% dei casi. Ne deriva, per questa fascia di popolazione, una esclusione generalizzata dai vantaggi della società dell’informazione.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto a quelli medi europei (72,2%), con un divario più ampio per le donne. Le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella provincia autonoma di Bolzano.
Lievi miglioramenti si registrano per la sicurezza sul lavoro: il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente continua a ridursi, raggiungendo nel 2016 quota 11,6 infortuni per 10mila occupati (12,1 nel 2015).
Benessere economico
Torna ai livelli del 2010-2011 il reddito aggiustato lordo disponibile pro capite delle famiglie, che ammonta a 21.804 PPA (Parità del Potere d’Acquisto), risultando inferiore dell’1,7% alla media europea e del 7,8% alla media dell’area Euro.
In peggioramento nel 2017 l’incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l’8,4% degli individui (da 7,9%) mentre i dati sui redditi, riferiti al 2016, mostrano una lieve flessione della quota di persone a rischio di povertà (20,3% contro 20,6%).
Relazioni sociali
Nel medio periodo si registra un quadro di progressivo impoverimento delle relazioni sociali per tutte le ripartizioni geografiche, confermato anche nell’ultimo anno. L’unico elemento positivo è l’aumento delle istituzioni non profit attive in Italia, che crescono del 2,1% in un anno e sono 56,7 ogni 10 mila abitanti nel 2016.
Prosegue nel 2017 il calo della partecipazione politica (“parlare di politica”, “informarsi”, “partecipare on line”) che tocca un nuovo minimo (59,4%, – 3,4 punti percentuali rispetto al 2016).
Peggiora la disponibilità di una rete amicale e parentale alla quale fare riferimento: la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare scende dall’81,7% all’80,4%; la diminuzione si concentra proprio nelle regioni del Mezzogiorno, che già presentavano i livelli più bassi, con un aumento delle differenze territoriali.
Stress, ecco come diagnosticarlo
PsicologiaLo stress sta diventando un problema serio, spesso causato da un carico di lavoro eccessivo. A lanciare più volte l’allarme è stata anche l’Organizzazione mondiale della sanità, per la quale: «Lo stress da lavoro colpisce 6 milioni di italiani, un lavoratore su cinque, ed è uno dei disturbi mentali più frequenti legati all’occupazione. Lo stigma che ancora circonda le malattie mentali, la loro scarsa conoscenza da parte dei colleghi e la ridotta attenzione dei datori di lavoro a prendersi cura della salute mentale dei propri dipendenti, non sono l’unico problema. A ciò si aggiunge la scarsa propensione del lavoratore ad affrontare l’argomento, per paura di eventuali conseguenze. Stress da lavoro può anche essere quello al quale sono sottoposte le mamme impegnate a portare avanti la famiglia, tra le esigenze dei piccoli e i lavori domestici.
I sintomi
E’ chiaro che in presenza di sintomi importanti è bene rivolgersi subito ad un medico, ad ogni modo esistono dei campanelli d’allarme ai quali è bene prestare attenzione a prescindere. In primo luogo il mal di testa. A causa della tensione muscolare, è frequente avere un sottile dolore che fa sentire come se si avesse una fascia che costringe il capo. Gli antidolorifici possono dare sollievo, ma di certo non risolvono il problema. Ancora, l’eccessiva sudorazione può essere il segno che qualcosa non va. Uno stress eccessivo porta infatti ad una forte sudorazione, spesso alle mani. Anche raffreddori e stress vanno a braccetto. Le ricerche dimostrano che lo stress può rendere più vulnerabili a problemi come i normali raffreddori a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie.
Un test dal web
Su Facebook, da qualche giorno, sta spopolando un’immagine con una didascalia particolare: «Questa immagine – si legge – è stata creata da un neurologo giapponese. Se sei calmo non si muove, se si muove sei un po’ stressato e se si muove come un carosello, sei molto stressato». In realtà sono in molti a dubitare che l’immagine sia realmente utile a diagnosticare lo stress, ma una cosa è certa: alcuni la vedono ruotare, altri no. Inoltre, le stesse persone che al mattino la vedevano ferma, alla sera hanno detto di percepire un movimento. Semplice illusione ottica? A voi il giudizio.
Additivi e conservanti nei cibi rendono muscoli più deboli
AlimentazioneGli additivi e i conservanti presenti in molti cibi, soprattutto quelli confezionati, potrebbero contribuire alla sedentarietà. A suggerirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Circulation che mostra come i fosfati riducano la capacità di movimento negli animali, impoverendo i muscoli di energia. Inoltre, un eccesso di fosfati nel sangue è associato a sedentarietà nell’uomo. Il lavoro di ricerca è stato condotto da Wanpen Vongpatanasin della UT Southwestern Medical Center di Dallas che spiega: non si dovrebbero mangiare più di 700 milligrammi di fosfati al giorno, ma circa un terzo della popolazione ne consuma anche 4 volte di più quotidianamente.
I fosfati
I fosfati vengono spesso associati al prosciutto cotto. In realtà gli additivi di fosfato sono contenuti anche in tantissimi altri cibi in commercio: dal purè ai formaggini, passando per i gelati e le bibite a base di Cola. Questi additivi vengono aggiunti per diversi motivi: per prevenire grumi negli impasti e migliorare la consistenza del cibo. Tuttavia i fosfati più pericolosi per l’organismo sono quelli aggiunti ai cibi come conservante: si ritrovano ad esempio nei cibi pronti surgelati, nelle carni lavorate come wurstel e salsicce, nelle bibite.
Lo studio
I ricercatori texani hanno visto che i topolini cui veniva somministrata una dieta molto ricca di fosfati inorganici nell’arco di 12 settimane avevano difficoltà a svolgere attività fisica, ridotte fonti di energia nei muscoli e modifiche nel funzionamento di geni importanti per il metabolismo dei muscoli. Inoltre gli esperti hanno studiato i livelli di fosfati nel sangue del campione afferente allo studio Dallas Heart Study e hanno visto che maggiore era la concentrazione di questi composti nel sangue, più sedentari risultavano gli individui.
In altre parole, se il fosforo contenuto naturalmente negli alimenti non crea particolari problemi alla salute perché non viene metabolizzato dall’organismo, quello artificiale va guardato con sospetto. Trattandosi di sostanze molto diffuse nell’industria alimentare, concludono i ricercatori, è auspicabile che altri studi facciano chiarezza sul tema.
Raffreddore o influenza? Come distinguere i sintomi
PrevenzioneL’inverno è la stagione dei malanni. Non sempre però è facile distinguere un raffreddore stagionale da una vera e propria malattia virale. Il rischio di complicazioni è maggiore per quest’ultima, ecco perché è importante, secondo gli esperti, riconoscere i sintomi. Ora che, secondo le previsioni, i casi di influenza hanno raggiunto un picco massimo, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), ed altri specialisti di disturbi infettivi Usa hanno deciso di suggerire ‘5 domande’ da farsi, per capire da cosa si è affetti.
La tempistica
Se il malessere si è scatenato in fretta, manifestando sintomi forti nel giro di poche ore, con tutta probabilità si tratterà di influenza. Quest’ultima, spiega Alan Taege, medico della Cleveland Clinic, rende in poco tempo doloranti e privi di forze. In genere, nel caso del raffreddore i problemi sono diversi, dal mal di gola alla congestione, si manifestano in maniera graduale.
La febbre
Se la temperatura supera i 37.8 gradi significa quasi con certezza che si tratta di influenza. I raffreddori, infatti, possono causare un aumento della temperatura, ma la febbre raramente supera i 37-37.5 gradi.
I dolori
L’ influenza, osservano poi i Cdc, fa sentire tutti acciaccati e bastonati. Il raffreddore, invece, no. Inoltre, il mal di testa generalizzato e forte accompagna solitamente l’ influenza e non il comune raffreddore. Può essere, invece, localizzato se si soffre di sinusite. In altre parole, se molti sintomi possono essere comuni in entrambe le patologie, nell’influenza sono più aggressivi, creano più disagio e un senso di sfinimento.
Influenza, medici di famiglia: «No alle corse inutili in ospedale»
News PresaCome largamente previsto il picco influenzale sta iniziando a farsi sentire. Sono milioni gli italiani che sino ad oggi hanno già fatto i conti con febbre , raffreddore o tosse. Purtroppo sono anche molti i pazienti con complicazioni dell’influenza che stanno affollando i pronto soccorso. E proprio questa corsa sta mettendo in grave affanno gli ospedali di mezza Italia. Non fa eccezione la Campania, dove i casi di influenza si stanno moltiplicando rapidamente e molti ospedali sono già al limite della possibilità. Grande l’affluenza al Cardarelli, dove sono scattati tutti i protocolli e le misure anti crisi. Grandi sofferenze anche per tutti gli altri ospedali. I virus influenzali che stanno circolando maggiormente sono l’AH3N2, che colpisce maggiormente gli anziani, e l’AH1N1, virus che è è stato responsabile della pandemia influenzale del 2009.
I medici di famiglia
Molto preoccupati «per ciò che sta avvenendo sul territorio di Napoli e provincia» sono i medici di famiglia della Fimmg Napoli. «I nostri studi letteralmente invasi da pazienti con gravi complicanze legate all’influenza di stagione. La nostra preoccupazione riguarda però ciò che avviene al di fuori dei nostri studi, negli ospedali, dove ormai non si riesce più a garantire adeguata assistenza». Lo dicono Luigi Sparano e Corrado Calamaro (rispettivamente segretario provinciale e amministrativo). «Ci risulta, proseguono i medici, che nei più importanti ospedali cittadini si stia bloccando l’attività d’elezione per cercare di tamponare l’emergenza». La situazione è delicata anche perché, come sottolineano dalla Fimmg, il picco epidemico non è stato ancora raggiunto. «Bisogna sperare che il meteo sia clemente e che nei prossimi giorni le cose vadano a migliorare».
L’appello
I medici di famiglia lanciano un appello alla popolazione, affinché cerchino di adottare comportamenti responsabili, evitando così di intasare ancor più i pronto soccorso. «I nostri studi – concludono Sparano e Calamaro – stanno lavorando a pieno ritmo. Prima di andare in pronto soccorso, a meno che non si tratti di una vera e propria emergenza, è sempre meglio chiedere consiglio al proprio medico. Anche perché, andare in pronto soccorso quando non è strettamente necessario espone anche al rischio di aumentare il contagio influenzale».
Salvare gli occhi e la vista. Regole e accorgimenti da Osvi
News PresaNon basta fare controlli regolari per tutelare la salute degli occhi e scongiurare il rischio di malattie. Ci sono alcuni accorgimenti che andrebbero seguiti ogni giorno. A stilare una lista di raccomandazioni è stato l’Osservatorio per la Salute della Vista (Osvi).
Davanti al computer
Fissare a lungo lo schermo del computer può causare sintomi come: difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti, soprattutto da vicino; riduzione della lacrimazione; difficoltà a usare lenti a contatto; secchezza e bruciore oculare. Per evitare o ridurre questi problemi è importante:
La televisione
Anche guardare a lungo la televisione può affaticare la vista. Se possibile, è meglio optare per i modelli al plasma o LCD. Ad ogni modo, è sempre importante non guardare la tv al buio, per non affaticare l’occhio. La cosa migliore sarebbe posizionare una lampada dietro al divano, di fronte alla tv ma in maniera che non si rifletta nello schermo. Se possibile, bisognerebbe sedersi di fronte la televisione (ad una distanza di circa 2 m): in questo modo gli occhi non devono ruotare per seguire le immagini. Infine, sarebbe bene non superare una media di 2-3 ore di visione al giorno.
Alla luce del sole
I raggi ultra violetti, che fanno parte dello spettro solare, causano un affaticamento e alcuni danni a carico degli occhi. Inoltre, innescano una produzione eccessiva di radicali liberi, le molecole responsabili dell’invecchiamento di cellule e tessuti, anche di quelli dell’occhio. Il pericolo non è limitato solamente al sole, anche quando il cielo è velato o nuvoloso si verifica un irraggiamento diffuso e spesso più fastidioso. Anche la luce blu, che si trova nel campo del visibile, al confine con i raggi UV, è pericolosa: aumenta il rischio di degenerazione maculare. Occorre considerare poi che, oltre al pericolo di raggi solari, ne esiste un altro ancora più insidioso: quello della luce riflessa. Ci sono, infatti, alcune superfici che riflettono i raggi ultravioletti e la luce blu, mettendo a dura prova gli occhi. Per esempio, la sabbia riflette fino al 25% di raggi in più, il mare circa il 20% in più.
È fondamentale indossare sempre gli occhiali da sole quando si sta all’aperto. Anche i bambini piccoli vanno protetti. Inoltre il modello scelto deve avere il marchio CE e la certificazione (indici di qualità e sicurezza). Per capire se le lenti sono buone sì può adottare un piccolo trucco: farle ruotare davanti agli occhi. Se gli oggetti si distorcono significa che il prodotto è scarso. Se l’immagine resta ferma si sta facendo un buon acquisto. Non tutte le lenti sono uguali: ci sono quelle da città, quelli da guida, quelle per sciare, quelle per stare al mare e così via. Un buon compromesso è rappresentato dalle lenti foto-cromatiche. Si tratta di lenti in grado di adattare la funzione di protezione e il proprio colore in base alla quantità di UV ricevuti.
Attenzione ai filtri
Lo schermo contro Uv e luce blu non è dato dal colore, bensì dal potere filtrante dell’occhiale. La percentuale di potere filtrante viene indicata con un numero da zero a quattro su un bollino obbligatorio apposto sulla lente. Le lenti con potere filtrante pari a zero assorbono fino al 20% delle radiazioni e vanno bene quando il cielo è coperto. Quelle con filtro uguale a quattro assorbono fino al 97% della luce e sono ottime quando il sole è splendente sia al mare che in montagna. Bisogna, inoltre, considerare che chi ha occhi chiari (azzurri, verdi, grigi) assorbe una maggiore quantità di radiazioni luminose, quindi ha bisogno di lenti con un potere filtrante maggiore di chi ha gli occhi scuri (da 2 a 4).
A tavola
Anche per la vista è importante mangiare tutti i giorni frutta e verdura fresche: l’apporto vitaminico aiuta a prevenire malattie, come la degenerazione maculare senile. Sembra che il vecchio consiglio di mangiare molte carote per migliorare la vista al buio sia, in effetti, fondato. Le carote contengono, infatti, betacarotene, che viene trasformato dal corpo in vitamina A: nella retina un tipo di vitamina serve per la formazione dei pigmenti visivi (pigmenti particolarmente sensibili alla luce che hanno un ruolo importante nel meccanismo della vista). Meglio, invece, limitare i grassi saturi (carni grasse, burro, dolci): possono compromettere la circolazione anche a livello dell’occhio, diminuendo l’apporto di ossigeno e sostanze benefiche e predisponendo ad alcune malattie. Infine, è bene bere almeno 1 litro di acqua al giorno: rende più difficile la comparsa di corpi mobili vitreali (le cosiddette mosche volanti), che possono creare fastidi e disturbare la visione.
Consigli utili
Da Monet a Escher, ecco le illusioni dell’arte
News PresaLa luce, i colori, le forme per aumentare la percezione in 3D sulla tela. Questi aspetti, nei dipinti della serie Waterloo Bridge dell’artista francese Claude Monet, sono “manipolati” dal punto di vista percettivo in un modo che gli studiosi non capivano completamente, ma che oggi grazie a ricerche come quella condotta dalla Rochester University è più chiaro. Monet utilizza una palette di colori molto limitata nella serie Waterloo Bridge, ma è comunque in grado di evocare una vasta gamma di ambienti. Come fa? «La risposta coinvolge il modo in cui gli occhi osservano le lunghezze d’onda della luce». Così la pensa David Williams, direttore del Centro per le scienze visive dell’Università Usa.
Come funzione la retina
Nella retina ci sono tre tipi di coni: il blu, sensibile alle lunghezze d’onda corte della luce, il verde, alla media lunghezza, e il rosso, alla lunga. Questi segnali tricromatici «sono semplici, eppure la miriade di sfumature di colore derivano solo da questi tre», afferma Williams. Dalla retina, i segnali viaggiano fino alla corteccia visiva e poi vengono trasmessi ad altre parti del cervello. Così diventano oggetti e scene. Uno dei modi in cui Monet sfrutta la percezione, osservano poi gli studiosi, è nel dipingere una scena tridimensionale su una tela bidimensionale. Il processo è simile a quello di occhi e cervello: gli occhi sono curvi, ma essenzialmente un mondo tridimensionale viene proiettato – capovolto – in una retina piatta. Il cervello deve collegare i punti, ruotare l’immagine ed estrarre la terza dimensione mancante. Monet tenta di “ingannare” il cervello dell’osservatore rappresentando elementi di luce, ombra e contrasto per dipingere “l’illusione” di un ponte tridimensionale. Manipola anche la luce. Il Waterloo Bridge non cambia mai colore, ma sembra che lo faccia, grazie a tonalità e intensità diverse. Inoltre, utilizza pennellate di colore diverso l’una accanto all’altra e non le fonde, ottenendo il contrasto simultaneo: lo stesso colore appare cioè diverso se collocato accanto a un altro.
Prospettive illusorie
Altro artista che sapeva bene come “ingannare” la vista è Escher. Proprio in questi giorni Napoli gli dedica una grande retrospettiva al PAN | Palazzo delle Arti Napoli. La mostra presenta anche un’ampia sezione dedicata all’influenza che il suo lavoro e le sue creazioni esercitarono sulle generazioni successive, dai dischi ai fumetti, dalla pubblicità al cinema: un percorso di 200 opere che parte da Escher per arrivare ai giorni nostri. Nelle opere di Escher l’illusione ottica diventa realtà, in questo senso si può dire che il suo genio ha superato di gran lunga (o se si vuole ha anticipato) le innovazioni tecnologiche dei giorni nostri.
Ansie e paura, per quasi metà degli italiani l’anno nuovo inizia così
PsicologiaSensazione di sfiducia e paura. Il 2019 per molti italiani sembra già colmo di preoccupazione. Le aspettative per l’anno nuovo, insomma, non sono delle migliori secondo un sondaggio dell’Associazione Europea per il Disturbo da Attacchi di Panico (EURODAP), cui hanno risposto 834 persone di età compresa tra 18 e 67 anni.
I numeri
Più del 42% afferma di non essere riuscito a recuperare le energie per affrontare il nuovo anno. Il 33% ha timore che la crisi economica aumenti e il 34% che possa condizionare anche la vita di coppia; il 42% mostra un crescente atteggiamento di preoccupazione e sfiducia nei confronti del futuro, il 68% teme infine di perdere il lavoro.
“I presupposti per passare un anno soddisfacente e ricco di gratificazioni non si autogenerano – spiega Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente EURODAP – ma siamo noi gli artefici delle nostre vite. La forza interiore, la spinta ad agire, ad essere centrati sui nostri obiettivi deve partire da noi. Perché no, magari proprio da quei progetti non andati a buon fine o procrastinati per svariati motivi o semplicemente per paura. Trovare motivazioni forti e valide è necessario e funzionale alla nostra riuscita come persone nel mondo”.
I consigli
Per affrontare al meglio l’anno nuovo, secondo gli esperti, è importante avere grandi obiettivi, mantenendo aderenza alla realtà. Aspettative troppo alte possono risultare frustranti se poi ci si rende conto di non poterle realizzare. È importante avere stimoli nuovi senza paura di fallire, sul lavoro e nella vita privata; apprezzare ciò che si è e i propri traguardi, senza sottovalutarsi. Ogni obiettivo raggiunto ha un valore oggettivo e uno soggettivo che va riconosciuto, senza cercare approvazione negli altri. Infine, non bisogna mai dimenticare di essere umani, e quindi capaci di fallire e di riprovare.
L’esercizio
“Prendete un foglio bianco e dividetelo in tre colonne dove risponderete a queste domande in riferimento al 2019: Cosa voglio fare? Chi voglio essere? Cosa voglio avere? Questo esercizio, accompagnato alla pratica meditativa, può aiutare a predisporsi ad accogliere le opportunità che questo nuovo anno offrirà”, spiega la psicologa Eleonora Iacobelli, vicepresidente Eurodap.
Benessere in Italia. I dati Istat sulla qualità della vita
Benessere, One health, Stili di vitaL’Istat ha analizzato la qualità della vita degli italiani. Gli indicatori del Bes (benessere equo e sostenibile), in tutto 130, sono articolati in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Il valore dei 12 domini
Nel 2018 è stata realizzata un’indagine sulle opinioni della popolazione nei confronti dei domini di benessere dell’attuale framework di misurazione statistica, con l’obiettivo di rilevare quanto sono considerati significativi nel definire la qualità della vita. Ne è emerso che tutti i 12 domini del Bes sono considerati importanti (voti medi degli intervistati tra 7,4 e 9,5). Il punteggio più alto è dato alla salute, mentre il dominio “politica e istituzioni” raccoglie in media il punteggio più basso. Nelle valutazioni ci sono importanti differenze nel confronto tra generazioni e tra livelli di istruzione. I giovani di 18-29 anni danno più importanza alle relazioni sociali (con una distanza di 0,7 nel punteggio medio rispetto ai più anziani), alla capacità di ricerca e innovazione nonché al benessere inteso come soddisfazione per la propria vita (entrambi +0,6). Le persone di 65 anni e più, invece, sono più sensibili alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai più giovani). Chi ha almeno la laurea mostra, rispetto alle persone con livello di istruzione più basso (al massimo licenza media), molta sensibilità ai temi connessi a innovazione (+0,9) e paesaggio (+0,7) e considerano rilevanti per il proprio benessere anche il lavoro e la politica (entrambi +0,6). Le persone con un livello di istruzione più basso danno, invece, maggiore peso alla sicurezza personale (con una distanza di 0,4 rispetto ai laureati).
L’andamento del Bes
Nell’ultimo anno di disponibilità dei dati, la situazione del complesso delle misure del Bes è in miglioramento: quasi il 40% degli indicatori per i quali è possibile il confronto mostrano una variazione positiva rispetto all’anno precedente mentre risultano inferiori ma significative le percentuali di quelli che peggiorano (31,8%) o rimangono stabili (29,1%). I domini che esprimono la maggiore diffusione degli andamenti positivi sono Innovazione, ricerca e creatività (86% di indicatori con variazione positiva), Benessere economico (80%) e Lavoro e conciliazione dei tempi di vita (67%). Il dominio Relazioni sociali, con oltre un terzo degli indicatori in peggioramento, è quello che mostra le maggiori criticità nel breve periodo.
Il confronto con il 2010 mostra una più chiara tendenza positiva, il 53,4% degli indicatori confrontabili presenta variazioni positive (62 su 116). Questo risultato è in parte associato ai decisi miglioramenti del dominio Salute (80% degli indicatori in miglioramento) e di quello Ambiente (9 indicatori su 14 variano positivamente). Tuttavia, c’è anche la quota di indicatori che peggiorano (36,2%), evidenziando un gap rispetto al pieno recupero delle condizioni di benessere sperimentate prima dell’ultima crisi economica, specialmente per i domini Relazioni sociali, Paesaggio e patrimonio culturale, Benessere economico.
Salute e Istruzione
Peggiorano Salute e Istruzione, interrompendo il trend positivo degli ultimi anni. Per quanto riguarda la sicurezza si registra invece un miglioramento. Segnali positivi emergono nel Benessere economico, con riferimento alle condizioni economiche minime, nel Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, nel Paesaggio e patrimonio culturale, nell’Ambiente e nell’Innovazione, ricerca e creatività.
Gli indici compositi relativi alla soddisfazione per la vita, alle relazioni sociali e alla partecipazione politica mostrano un arretramento che, nel caso dei primi due, si estende anche al confronto con il 2010.
Qualità della vita: profili territoriali
L’analisi degli indicatori compositi conferma il gradiente Nord-Mezzogiorno già osservato nei precedenti rapporti. Sui 15 indici compositi considerati, i valori di quelli del Nord sono in 12 casi superiori a quelli del Centro, che evidenzia una situazione più favorevole solamente rispetto ai compositi di Politica e istituzioni, Omicidi e Innovazione, ricerca e creatività. In 14 casi, sia il Centro sia il Nord hanno valori superiori a quelli del Mezzogiorno, con l’unica eccezione costituita dai reati predatori.
Un diverso tipo di analisi, che considera le posizioni regionali rispetto ai 5 gruppi definiti dai quintili, il primo caratterizzato dalla situazione più problematica (il quintile della difficoltà), l’ultimo da quella relativamente più favorevole (il quintile dell’eccellenza) segnala una situazione molto favorevole per Trento e Bolzano, rispettivamente con il 62,8% e il 57,4% degli indicatori che ricadono nel “quintile dell’eccellenza” e meno del 10% all’estremo opposto, nel “quintile della difficoltà”; seguono altri due territori a statuto speciale, la Valle d’Aosta e il Friuli-Venezia Giulia. Un profilo di benessere medio-alto caratterizza Lombardia ed Emilia-Romagna. La più alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” si trova in tre regioni del Mezzogiorno, Calabria, Sicilia e Campania, per le quali oltre la metà degli indicatori Bes ricade nel 20% con i valori più bassi.
fanno eccezione solo Piemonte e Liguria, che si discostano dalle altre regioni settentrionali per una quota piuttosto bassa di indicatori nel quintile dell’eccellenza; in Abruzzo e Sardegna, dove la situazione del benessere è più positiva rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno; nel Lazio, che presenta un profilo del benessere particolarmente polarizzato in virtù di un’alta concentrazione di indicatori nel “quintile della difficoltà” (più vicino all’Abruzzo che alle altre regioni del Centro) insieme a una quota di indicatori nel “quintile dell’eccellenza” superiore a quelle di tutte le altre regioni centrali.
Aspetti multidimensionali del benessere
Due gli approfondimenti tematici presentati nel Rapporto: il primo analizza le relazione tra il Benessere soggettivo (misurato attraverso la percentuale di persone che sono molto soddisfatte della propria vita) e altri indicatori riferiti al benessere, concentrandosi su tre fasi specifiche: prima, durante e dopo la crisi economica che ha interessato l’Italia; il secondo si concentra sull’analisi delle disuguaglianze verticali per regione in alcuni domini del Bes.
Le condizioni di salute costituiscono il principale determinante del benessere soggettivo; tuttavia, nell’anno di maggiore intensità della crisi economica (2013), quando la percentuale di persone molto soddisfatte della propria vita ha raggiunto i livelli minimi, l’effetto delle condizioni di salute diminuisce.
Nei tre anni considerati si conferma la forte associazione tra la disponibilità di risorse economiche adeguate e buone condizioni abitative e la soddisfazione per la propria vita; i mutamenti dello scenario economico non sembrano quindi avere avuto effetti apprezzabili su questo legame.
La partecipazione sociale e il coinvolgimento nelle attività di volontariato corrispondono a un maggiore benessere soggettivo sia nel 2013 sia nel 2017. A partire dalla crisi la sfera delle relazioni sociali acquisisce, quindi, una maggiore influenza sulla soddisfazione per la propria vita.
Infine, la partecipazione alle attività culturali mostra un effetto significativo solo nel 2013, risultando associata ad alti livelli di soddisfazione.
Rispetto all’analisi delle disuguaglianze verticali tra le regioni, le misure calcolate mostrano alti livelli di disuguaglianza oltre che nel reddito anche nella soddisfazione per la vita e nell’istruzione.
Il divario tra le regioni italiane è significativo, sia considerando la distanza tra chi è più soddisfatto e chi è meno soddisfatto della propria vita, sia rispetto agli anni di istruzione.
Anche se le disuguaglianze maggiori si riscontrano sempre nel Mezzogiorno, il confronto tra le graduatorie regionali mostra che in diversi casi la posizione delle regioni rispetto alle tre dimensioni considerate non segue strettamente il gradiente Nord-Sud: Lombardia e Lazio mostrano alti livelli di disuguaglianza per il reddito; Marche e Umbria per la soddisfazione per la vita; la Toscana per l’istruzione.
Le principali novità nei domini del Bes Salute
Nel 2017 si interrompe di nuovo il trend di crescita della speranza di vita, dopo la flessione del 2015, con una riduzione del tradizionale vantaggio delle donne. La maggiore longevità femminile si accompagna a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media ancora 22,2 anni, di cui il 58% con limitazioni nelle attività; per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19 anni, di cui solo il 47% con limitazioni.
Procede con grande difficoltà la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione dell’attività fisica (scende da 39,4% a 37,9% la percentuale di persone che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero). Un maggiorenne su 5 è sia in eccesso di peso sia sedentario, due condizioni che, se compresenti, possono costituire un serio rischio per la salute.
Istruzione
I principali indicatori dell’istruzione e della formazione si mantengono molto inferiori alla media europea; particolarmente critica la dinamica dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (14% dei giovani di 18-24 anni) in crescita dopo 10 anni di ininterrotta diminuzione, specialmente al Nord.
Il digital divide, misurato in termini di competenze digitali, penalizza fortemente gli anziani, che dichiarano competenze avanzate solo nel 3% dei casi. Ne deriva, per questa fascia di popolazione, una esclusione generalizzata dai vantaggi della società dell’informazione.
Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
I livelli di occupazione dei 20-64enni (62,3%) aumentano, ma a un ritmo più lento rispetto a quelli medi europei (72,2%), con un divario più ampio per le donne. Le condizioni del Mezzogiorno rimangono comunque difficili: in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella provincia autonoma di Bolzano.
Lievi miglioramenti si registrano per la sicurezza sul lavoro: il tasso di infortuni mortali e inabilità permanente continua a ridursi, raggiungendo nel 2016 quota 11,6 infortuni per 10mila occupati (12,1 nel 2015).
Benessere economico
Torna ai livelli del 2010-2011 il reddito aggiustato lordo disponibile pro capite delle famiglie, che ammonta a 21.804 PPA (Parità del Potere d’Acquisto), risultando inferiore dell’1,7% alla media europea e del 7,8% alla media dell’area Euro.
In peggioramento nel 2017 l’incidenza di povertà assoluta, basata sulla spesa per consumi, che riguarda il 6,9% delle famiglie (da 6,3% nel 2016) e l’8,4% degli individui (da 7,9%) mentre i dati sui redditi, riferiti al 2016, mostrano una lieve flessione della quota di persone a rischio di povertà (20,3% contro 20,6%).
Relazioni sociali
Nel medio periodo si registra un quadro di progressivo impoverimento delle relazioni sociali per tutte le ripartizioni geografiche, confermato anche nell’ultimo anno. L’unico elemento positivo è l’aumento delle istituzioni non profit attive in Italia, che crescono del 2,1% in un anno e sono 56,7 ogni 10 mila abitanti nel 2016.
Prosegue nel 2017 il calo della partecipazione politica (“parlare di politica”, “informarsi”, “partecipare on line”) che tocca un nuovo minimo (59,4%, – 3,4 punti percentuali rispetto al 2016).
Peggiora la disponibilità di una rete amicale e parentale alla quale fare riferimento: la quota di popolazione che dichiara di avere parenti, amici o vicini su cui contare scende dall’81,7% all’80,4%; la diminuzione si concentra proprio nelle regioni del Mezzogiorno, che già presentavano i livelli più bassi, con un aumento delle differenze territoriali.
Medici di famiglia, appello alla ministra Grillo
News Presa«Siamo sulla strada giusta, finalmente si investe di più sui giovani medici grazie a più di duemila borse per diventare medico di famiglia nel triennio 2018-2021. Di qui ai prossimi mesi ci saranno, però, tappe importanti alle quali non possiamo arrivare impreparati, e tantomeno possiamo rischiare di sciupare il lavoro fatto». Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, mette in guardia, come già fatto durante le riunioni al ministero con le Regioni sul tema svoltesi nel mese di settembre 2018, dal rischio che molte borse per l’accesso al Corso di formazione specifica in Medicina generale vadano perdute per quello che potrebbe essere considerato, a torto, solo un dettaglio.
Specializzazioni
«Diversi giovani medici – dice – potrebbero essere assegnatari di una borsa per la formazione nell’area della Medicina generale, ma di fatto, soprattutto i più giovani appena abilitati, potrebbero poi optare per accedere alla specialistica in altre aree nei concorsi che si terranno durante l’estate 2019. Così facendo, alla luce di quello che ad oggi è il limite temporale – due mesi – per lo scorrimento della graduatoria per l’accesso al Corso di formazione specifica in Medicina generale, diverse borse potrebbero andare perse». Il tema è molto tecnico ma, semplificando, se si decidesse di estendere il termine ultimo per l’utilizzo della graduatoria del Corso di formazione specifica in Medicina generale oltre i 60 giorni previsti dalla legge, almeno fino a settembre 2019, il rischio sarebbe scongiurato, azione che oltretutto è stato già determinata in due casi negli anni scorsi proprio per azione del Ministero della Salute. «In questo modo le borse di studio dei medici che dovessero rinunciare per iscriversi ad una scuola di specializzazione di area medica verrebbero assegnate per scorrimento di graduatoria al candidato successivo».
Un ruolo da valorizzare
Scotti sottolinea l’importanza di questo provvedimento anche alla luce del grande lavoro svolto per aumentare i medici formati in Medicina Generale, di concerto con le Regioni e grazie al sostegno del Ministero della Salute, e in modo particolare proprio dalla titolare del dicastero Giulia Grillo e continuato in Legge Finanziaria con l’aumento del finanziamento per le borse dal 2019. «La Fimmg vede con grande favore l’ingresso di molti giovani medici – conclude Scotti – solo così infatti è possibile valorizzare al meglio il ruolo della Medicina generale. Un medico giovane e motivato sarà certamente capace di instaurare quel rapporto fiduciario che, per essere funzionale a logiche di prevenzione e di assistenza, deve anche essere in grado di abbracciare più generazioni attraverso un arco temporale di attività il più lungo possibile. E’ lecito che molti giovani medici, che magari nutrono ambizioni diverse visto che l’Università insiste su una formazione medica poco capace di un indirizzo anche verso la Medicina generale, possano rinunciare alla borsa e optare per un’altra specializzazione. Queste borse, però, non possono andare perse. Ciascuna di esse, al di là persino del valore economico, va considerata come un investimento che negli anni a venire servirà a garantire la salute dei cittadini nel fornirgli quei medici di famiglia che già in molte parti d’Italia e non solo le più periferiche e disagiate cominciano a mancare».
Si torna a scuola, ma attenti al picco influenzale
News PresaSi dice che l’epifania tutte le feste porta via, e infatti la scuola è ormai ripresa. Per i piccoli pazienti della Pediatria del Policlinico Federico II c’è però una sorpresa, hanno un appuntamento speciale con la Befana proprio oggi. Per il progetto “Befana del Rotary 2019”, una delegazione del Rotary Club Napoli Castel Sant’Elmo consegnerà infatti dei doni ai bambini, regalando loro l’opportunità di protrarre ancora per qualche ora la magia e l’entusiasmo delle festività natalizie, con l’augurio per tutti i giovani pazienti di trascorrere un anno sereno e pieno di gioia.
I pediatri
All’iniziativa del Rotari, dedicata a quei bimbi che purtroppo stanno combattendo contro la malattia, si aggiungono poi i consigli dei pediatri per tutti i bambini che ormai sono di ritorno a scuola, per tornare in classe con la giusta energia e concentrazione, scevra dagli “appesantimenti” legati agli stravizi festivi, di cibo e abitudini. Gli esperti dicono sì agli ultimi peccati di gola che la Befana impone: occhio all’igiene dei denti per evitare l’aggressione dello zucchero sullo smalto. Quanto al ritorno a scuola, è bene riprendere le migliori consuetudini per preparare gli studenti: sonno, alimentazione, letture e movimento sono alla base del rinnovato benessere. Si parte dalla sveglia al mattino: è necessario recuperare l’orario in cui ci si alza dal letto durante l’anno, evitando di coricarsi la sera dopo le ore 21. Per colazione è ottimale prediligere il latte parzialmente scremato con poco zucchero (1 cucchiaino) accompagnato da cereali oppure da un toast al prosciutto. Meglio evitare i biscotti, visti i giorni di festa appena trascorsi in cui ci si è concessi più zuccheri. Alla base della dieta giornaliera va dosato il giusto equilibrio tra carboidrati e proteine; frutta e verdura in abbondanza restano essenziali per depurare l’ organismo e rifornirlo delle vitamine fondamentali per uno sviluppo in salute e il recupero della migliore energia. Ultime, ma non in termini di importanza – raccomandano infine i pediatria – due accortezze: evitare ‘l’ abuso’ di apparecchi tecnologici come tablet, console e videogiochi ma dedicarsi al disegno, al gioco libero, alle costruzioni, alla lettura (anche prima di addormentarsi) e riprendere lo sport in maniera regolare, gradualmente in caso di convalescenza da malattia o influenza stagionali.
Picco influenzale
L’influenza, in questo periodo dell’anno, è uno dei nemici da temere. Secondo i pediatri è infatti iniziata quella che si definisce la fase epidemica (o più semplicemente, la fase di picco) che sta costringendo a casa molti piccoli studenti. Il consiglio dei medici è quello di non forzare i tempi, di concedere all’organismo la possibilità di riposare e di combattere il virus influenzale in modo adeguato. Importante l’idratazione, soprattutto quando si è in presenza di temperature elevate o se c’è anche una sindrome intestinale. Da parte dei genitori è bene che si presti attenzione all’evoluzione del virus, che nella maggior parte dei casi sparirà nel giro di qualche giorno. Solo in caso di vera necessità ci si deve rivolgere all’ospedale, magari non prima di aver consultato il pediatra.