Tempo di lettura: 3 minutiNascono le mode e si propagano alla velocità della luce, grazie alla rete e ai social network. Tra i più attenti alle tendenze ci sono teenager e a dettare le regole sono gli influencer. Ma a volte le social mode, però, possono rappresentare un grave pericolo per la salute.
Anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata (binge eating), sono problemi in netta espansione con un’età di insorgenza sempre più bassa.
Il corpo, soggetto a grandi cambiamenti nell’età adolescenziale, è al centro dell’attenzione degli obiettivi degli smartphone. Il popolo del web è il giudice sovrano e ha un ruolo principale nell’insorgenza dei disturbi alimentari.
Gli adolescenti riducono il cibo autonomamente e sono sempre più condizionati dal numero di like ottenuti ai post o alle foto pubblicate sui social network. Dipendono dal giudizio degli altri e condividono tutto in rete e nelle chat di messaggistica istantanea, comprese le foto intime e private, soprattutto le ragazze.
Sul web esistono delle community che spiegano come dimagrire, con consigli su come nascondere ai genitori l’eccessiva magrezza. Si trovano veri e propri decaloghi della penuria, con regole severe e pene autoinflitte, con l’unico scopo di resistere al senso di fame.
I dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza www.adolescienza.it/osservatorio (rilevati su oltre 7.000 adolescenti italiani dal nord al sud, di età compresa tra i 13 e i 18 anni), parlano chiaro. Quasi 3 adolescenti su 10 dicono di aver ridotto il cibo drasticamente, di cui il 18 per cento sono femmine; circa 5 adolescenti su 10 si sono abbuffati fino al punto di stare male e nel 30 per cento dei casi riguarda i maschi; infine il 15 per cento si provoca il vomito dopo aver mangiato. Spesso i problemi alimentari sono accompagnati da altre manifestazioni di disagio, come l’autolesionismo, la bassa autostima, la depressione, l’abuso di alcol e i pensieri suicidari. Più di 1 adolescente su 10, infatti, non si apprezza e non si piace e non è soddisfatto di se stesso.
Così, il corpo diventa l’unica parte su cui si ha pieno potere; diventa lo strumento per manifestare il proprio disagio interiore, senza la piena consapevolezza delle conseguenze che tutto ciò comporta.
Accade spesso che adolescenti vengano presi di mira da qualche coetaneo per il proprio aspetto: ciò distrugge la sicurezza personale e la stima di se stessi.
4 adolescenti su 10, secondo i dati, seguono una dieta per dimagrire, perché non accettano il proprio corpo; il 20 per cento, poco più della metà, sono ragazze. Solo un 15 per cento segue una dieta per problemi di salute o per l’attività sportiva agonistica.
I teenager adottano sempre più le diete “fai da te” (il 13 per cento) e il 2,5 per cento ha assunto anche farmaci per dimagrire. Il 3 per cento segue una dieta indicata dagli amici, il 2 per cento ha scaricato una App specifica sullo smartphone e circa il 2 per cento segue le indicazioni trovate in rete. Solo un 19 per cento si rivolge a medici specialistici.
Il 49 per cento ritiene che il proprio peso sia giusto, il 36 per cento che debba diminuire e il 15 per cento che debba aumentare. Sono maggiormente i maschi ad avere la percezione di un peso corporeo adeguato o inferiore alla media, mentre le femmine sono insoddisfatte e convinte che il proprio peso debba calare. La maggior parte delle ragazze controlla il proprio peso ogni giorno o più volte al giorno.
A fare da sovrana in questi casi è sempre la rete.
I dati spiegano come quasi 2 adolescenti su 10 abbiano partecipato ad una moda a catena sui social network. Le più diffuse sono quelle alcoliche o quelle incentrate sulla Thin Inspiration ossia l’ispirazione al magro.
Sono tante, dalla “Thigh Gap” o “spazio tra le cosce” (le ragazze dimostrano in foto di avere uno spazio tra le cosce unite), al “Bikini Bridge” (consiste nel fare un selfie da sdraiati in costume, fotografando il “ponte” creato dal pezzo inferiore del bikini, appoggiato sulle ossa del bacino sporgenti).
Tra le Social mode: il Bikini Bridge
Tra le tante social mode c’è anche la “A4 waist challenge”: le ragazze si fotografano con un un foglio A4 disposto in verticale all’altezza della vita, se il punto vita viene completamente coperto, allora si è magre al punto giusto.
Ideali di bellezza non sani, alla ricerca disperata di approvazione, in un’età difficile e colma di incertezze.
“Troppi adolescenti – scrive Maura Manca,
Presidente dell’Osservatorio Nazionale AdoleScienza – seguono i “consigli” diretti e indiretti di Fashion Blogger, modelle, personaggi famosi che postano le loro diete ipercaloriche o le loro indicazioni alimentari completamente sbilanciate che se riapplicate dai più giovani ancora in fase di crescita e di strutturazione, creerebbero dei danni anche permanenti. Gli adolescenti sono bombardati sui social network da corpi statuari, troppo magri, ritoccati, finti, che possono condizionare notevolmente a livello psicologico i più giovani catapultati nel mondo della adolescenza in cui il corpo riveste un ruolo centrale e viene usato anche per comunicare i propri disagi e le proprie vulnerabilità”.
Spinaci, un toccasana per il cervello
News PresaPer tutti i bambini, anche quelli di oggi, mangiare spinaci significa diventare forti. Del resto le avventure di Braccio di Ferro hanno segnato più di una generazione. La cosa curiosa è che la leggenda del marinaio forzuto ora si potrà arricchire anche con qualche super potere, perché gli spinaci avrebbero anche effetti benefici nello sviluppo delle capacità cognitive.
Lo studio
In un articolo pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience si parla della luteina, contenuta negli spinaci manche nei cavoli e nelle uova, e della sua capacità di rifornirci di elementi che il nostro corpo altrimenti non sarebbe in grado di produrre. Precedenti studi hanno esaminato il ruolo di questo nutriente su adulti più anziani, i ricercatori dell’Università di Illinois, hanno scelto di concentrarsi su adulti di mezza età, visto che il lento declino delle capacità cognitive legato all’invecchiamento può iniziare anche intorno ai trent’anni. I ricercatori hanno reclutato 60 adulti tra 25 e 45 anni e misurato la luteina negli occhi, perché questa sostanza si accumula nei tessuti del cervello, ma anche nell’occhio, cosa che consente di misurarne i livelli senza usare tecniche invasive. Quindi, utilizzando elettrodi sul cuoio capelluto, hanno misurato l’attività neurale nel cervello mentre i partecipanti eseguivano un compito che richiedeva attenzione. Hanno così visto che la risposta neuro-elettrica dei partecipanti più anziani con livelli superiori di luteina era più simile a quella dei più giovani rispetto ai loro coetanei con meno luteina“, ha detto Anne Walk, prima autrice dello studio. Inoltre, «la luteina sembra avere un ruolo protettivo: chi ne aveva di più, era in grado di impegnare più risorse cognitive per completare l’attività».
Nuove prospettive
Da questo studio si delineano già nuove prospettive per il prossimo futuro. Grazie alla ricerca in campo farmaceutico sarà infatti possibile creare estratti capaci di fornirci nel corso degli anni un supporto nell’assunzione della luteina. La speranza è che questa scoperta possa essere utile un giorno nella lotta a malattie degenerative che colpiscono le nostre capacità cognitive, malattie per le quali ad oggi non esistono cure efficaci.
Lenti a contatto, sole e trucco. Come evitare irritazioni
PrevenzioneNon esiste alcuna controindicazione al trucco per chi porta le lenti a contatto. Se d’estate aumenta la sensibilità agli occhi, tra esposizioni al sole, alte temperature e acqua salata, seguire delle norme igieniche più attente e fare una particolare attenzione alla scelta dei cosmetici può mettere al riparo dai rischi. In generale è molto importante, ma vale come norma igienica anche per chi non porta lenti a contatto, lavarsi le mani bene prima di truccarsi. In particolare, è bene ricordare che le lenti a contatto vanno applicate prima del trucco, per evitare che tracce di trucco possano entrare nell’occhio e sporcare le lenti provocando irritazioni, e poi perché così si può vedere meglio mentre ci si trucca. La zona più delicata è quella del contorno occhi, motivo per cui oculisti e dermatologi raccomandano sempre a chi porta le lenti a contatto di utilizzare prodotti ipoallergenici, e di scegliere con molta cura mascara, ombretti, matite occhi e eyeliner. Secondo gli esperti, per quanto riguarda gli ombretti, quelli compatti o in crema sono sicuramente da preferire rispetto a quelli in polvere, le cui micro-particelle possono facilmente penetrare nell’occhio e infilarsi tra la lente a contatto e la cornea, creando abrasioni corneali, o irritazioni della congiuntiva o della cornea.
C’è poi una modalità di applicazione più pericolosa, riguarda matita ed eyeliner. Secondo gli specialisti non bisognerebbe metterla a livello della rima palpebrale (spazio compreso tra le ciglia e l’occhio). La linea andrebbe tracciata o al di sopra o al di sotto delle ciglia, per evitare ancora una volta che i pigmenti possano penetrare all’interno dell’occhio. Sul mascara: d’estate molte donne utilizzano quello waterproof poiché resiste all’acqua, ma in realtà è controindicato soprattutto per chi porta le lenti a contatto, perché tende a seccarsi più velocemente ed è più probabile che qualche particella o residuo possa penetrare nell’occhio. Chi porta le lenti a contatto inoltre dovrebbe applicare il mascara non vicino all’attaccatura delle ciglia, ma partendo con lo scovolino da metà ciglia verso l’esterno.
Dopo un’intervento agli occhi
Dopo un’operazione, il trucco è un elemento di rischio da non sottovalutare.
L’ombretto in polvere, ad esempio, non è consigliabile nei soggetti con ipersensibilità oculare o che hanno subito interventi agli occhi. Oltre ai prodotti è importante anche come ci si strucca. Lavarsi prima le mani con attenzione, strofinandole per 10-15 secondi, limita senz’altro i rischi. Inoltre è meglio utilizzare prodotti struccanti specifici per occhi. I principali danni possono essere irritazioni della congiuntiva e della cornea ed erosioni. Se non curate poi possono talvolta comportare infiammazioni e infezioni batteriche a livello delle ciglia o della zona congiuntivale, spiegano gli oculisti.
È consigliabile sempre detergere al mattino il contorno occhi con un tonico o con soluzione fisiologica, indipendentemente dal trucco, evitando di utilizzare saponi o detergenti irritanti o aggressivi. La stessa procedura la si può fare la sera prima di andare a dormire. Questo pulisce gli occhi, esposti tutto il giorno a polvere e particelle dannose.
Sanofi Genzyme Italia: Marcello Cattani è il nuovo General Manager
News PresaCambio al vertice di Sanofi Genzyme in Italia
Novità al vertice di Sanofi Genzyme, la divisione di Sanofi in Italia specializzata in malattie rare, sclerosi multipla, oncologia, immunologia e malattie rare del sangue.
Dal 1° settembre 2019, infatti, è Marcello Cattani a ricoprire la carica di General Manager mentre Mauro Ninci è il nuovo Medical Affairs Head. Contestualmente, Mauro Ninci ha assunto anche l’incarico di Country Medical Chair di tutta Sanofi Italia.
Nei nuovi ruoli, Cattani e Ninci entrano a far parte del comitato direttivo di Sanofi in Italia, Cattani anche di quello europeo per quanto riguarda Sanofi Genzyme.
Marcello Cattani
Cattani, 48 anni, nato a Milano, vive a Parma dove ha completato il percorso di studi conseguendo una laurea in Scienze Biologiche ad indirizzo biomolecolare cum laude e una specializzazione in Chimica e Tecnologia Alimentari. Vanta una carriera di più di 20 anni nelle aree marketing e commerciale del settore chimico-farmaceutico, in ruoli di crescente responsabilità a livello nazionale, europeo e internazionale.
“Sono davvero orgoglioso dell’opportunità che mi è stata data di guidare
Sanofi Genzyme” commenta Marcello Cattani, General Manager BU Sanofi Genzyme. “Raccolgo un testimone prezioso, fatto di lanci di successo, forte crescita e grandi ambizioni. Sono certo che con il contributo di tutta la squadra, la passione e le competenze, possiamo continuare a fare la differenza nella vita di milioni di pazienti italiani”.
In Sanofi dal 2015 prima come Strategic Branding & Value Proposition Director per il business Genzyme e, successivamente, come Head of Onco-Hematology Franchise & Head of Marketing Excellence della BU Sanofi Genzyme, Cattani è professionalmente cresciuto in Bristol-Myers Squibb dove, dal 2008 al 2015, ha ricoperto diversi ruoli in ambito Medical, commerciale, strategico e di marketing in svariati ambiti specialistici, dall’immunologia al cardiovascolare e metabolico, all’oncologia e all’ematologia. Proprio nell’area dell’Onco-ematologia Cattani aveva assunto un ruolo europeo per poi tornare in Italia in un ruolo di leadership delle Commercial Operations dell’azienda per il mercato italiano e brasiliano. Precedentemente ha lavorato in Procter & Gamble Pharma, con responsabilità crescenti nel business dell’osteoporosi.
Mauro Ninci
Milanese di nascita, 57 anni, Mauro Ninci è laureato in Medicina e Chirurgia con una specializzazione cum laude in farmacologia clinica. Negli ultimi tre anni è stato Medical Head di Sanofi Genzyme per l’Europa. Ninci ha iniziato la sua carriera nel settore farmaceutico nel 1991, prima in Recordati poi in Verigen, società acquisita nel 2005 dalla biotech americana Genzyme. Ha ricoperto diversi ruoli nella ricerca clinica, per poi passare alla direzione medica ricoprendo svariate funzioni (Farmacovigilanza, Regolatorio e Medical Affairs) in posizioni di crescente responsabilità.
Cruciverba e libri, ecco la «ginnastica» per il cervello
News Presa, Ricerca innovazioneOcchiali, gomma e matita, sono questi gli «attrezzi» per la ginnastica estiva più importante. Tenere in forma addominali o pettorali va bene, ma far muovere il cervello è sicuramente la cosa migliore. E allora via con libri, parole crociate e anche giochi di ruolo, che non sono solo dei passatempo, ma hanno la capacità di tenerci attivi e accrescono qualità importanti.
La lettura
«Godersi un libro – spiega Federica Limongi dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Padova – ha diversi effetti positivi sul cervello. Leggere un romanzo coinvolgente aiuta ad esempio a mettersi nei panni di un’altra persona, accrescendo la nostra capacità empatica anche nella vita reale. Seguire la struttura di una storia – inizio, sviluppo e conclusione – aiuta invece a pensare in sequenza e accresce la capacità di attenzione. Secondo i neuroscienziati della Emor University, inoltre, leggere aumenta le connessioni tra le varie regioni cerebrali, un effetto che dura qualche giorno».
Parole crociate
Divertenti e non meno utili per le nostre capacità sono poi i cruciverba. «Con le parole crociate vengono coinvolte diverse funzioni cognitive: pensiero astratto, attenzione, nessi logici, memoria –aggiunge la ricercatrice dell’In-Cnr -. Inoltre, cimentarsi nella soluzione dello schema di un cruciverba favorisce la formazione di nuovi contatti tra i neuroni (sinapsi), come rivelano studi di risonanza magnetica. I giochi enigmistici stimolano anche un’area speciale del cervello, quella semantica, che con l’età tende a ridursi».
Giochi da tavolo
Chi non ama il cruciverba può allenarsi con la dama, gli scacchi o i giochi con le carte, che sono altrettanto stimolanti per il cervello: «Permettono di sperimentare situazioni sempre nuove e diverse, migliorano la capacità di intraprendere l’iniziativa, insegnano ad adattarsi alla vittoria o alla sconfitta, procurano divertimento e benessere ai partecipanti, promuovono l’interazione sociale e lo scambio», conclude Limongi. «In particolare, i giochi di carte come ramino, scopa, tresette stimolano la memoria visiva e l’intuizione, mentre dama o scacchi allenano le funzioni mnemoniche, l’attenzione e la concentrazione». E poi, con un pizzico di iniziativa, tutti questi giochi possono anche essere un pretesto per fare amicizie nuove, e magari dare il via a qualche innocente flirt.
Teenager e social mode: boom di diete”fai da te”
Alimentazione, Prevenzione, PsicologiaNascono le mode e si propagano alla velocità della luce, grazie alla rete e ai social network. Tra i più attenti alle tendenze ci sono teenager e a dettare le regole sono gli influencer. Ma a volte le social mode, però, possono rappresentare un grave pericolo per la salute.
Anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata (binge eating), sono problemi in netta espansione con un’età di insorgenza sempre più bassa.
Il corpo, soggetto a grandi cambiamenti nell’età adolescenziale, è al centro dell’attenzione degli obiettivi degli smartphone. Il popolo del web è il giudice sovrano e ha un ruolo principale nell’insorgenza dei disturbi alimentari.
Gli adolescenti riducono il cibo autonomamente e sono sempre più condizionati dal numero di like ottenuti ai post o alle foto pubblicate sui social network. Dipendono dal giudizio degli altri e condividono tutto in rete e nelle chat di messaggistica istantanea, comprese le foto intime e private, soprattutto le ragazze.
Sul web esistono delle community che spiegano come dimagrire, con consigli su come nascondere ai genitori l’eccessiva magrezza. Si trovano veri e propri decaloghi della penuria, con regole severe e pene autoinflitte, con l’unico scopo di resistere al senso di fame.
I dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza www.adolescienza.it/osservatorio (rilevati su oltre 7.000 adolescenti italiani dal nord al sud, di età compresa tra i 13 e i 18 anni), parlano chiaro. Quasi 3 adolescenti su 10 dicono di aver ridotto il cibo drasticamente, di cui il 18 per cento sono femmine; circa 5 adolescenti su 10 si sono abbuffati fino al punto di stare male e nel 30 per cento dei casi riguarda i maschi; infine il 15 per cento si provoca il vomito dopo aver mangiato. Spesso i problemi alimentari sono accompagnati da altre manifestazioni di disagio, come l’autolesionismo, la bassa autostima, la depressione, l’abuso di alcol e i pensieri suicidari. Più di 1 adolescente su 10, infatti, non si apprezza e non si piace e non è soddisfatto di se stesso.
Così, il corpo diventa l’unica parte su cui si ha pieno potere; diventa lo strumento per manifestare il proprio disagio interiore, senza la piena consapevolezza delle conseguenze che tutto ciò comporta.
Accade spesso che adolescenti vengano presi di mira da qualche coetaneo per il proprio aspetto: ciò distrugge la sicurezza personale e la stima di se stessi.
4 adolescenti su 10, secondo i dati, seguono una dieta per dimagrire, perché non accettano il proprio corpo; il 20 per cento, poco più della metà, sono ragazze. Solo un 15 per cento segue una dieta per problemi di salute o per l’attività sportiva agonistica.
I teenager adottano sempre più le diete “fai da te” (il 13 per cento) e il 2,5 per cento ha assunto anche farmaci per dimagrire. Il 3 per cento segue una dieta indicata dagli amici, il 2 per cento ha scaricato una App specifica sullo smartphone e circa il 2 per cento segue le indicazioni trovate in rete. Solo un 19 per cento si rivolge a medici specialistici.
Il 49 per cento ritiene che il proprio peso sia giusto, il 36 per cento che debba diminuire e il 15 per cento che debba aumentare. Sono maggiormente i maschi ad avere la percezione di un peso corporeo adeguato o inferiore alla media, mentre le femmine sono insoddisfatte e convinte che il proprio peso debba calare. La maggior parte delle ragazze controlla il proprio peso ogni giorno o più volte al giorno.
A fare da sovrana in questi casi è sempre la rete.
I dati spiegano come quasi 2 adolescenti su 10 abbiano partecipato ad una moda a catena sui social network. Le più diffuse sono quelle alcoliche o quelle incentrate sulla Thin Inspiration ossia l’ispirazione al magro.
Sono tante, dalla “Thigh Gap” o “spazio tra le cosce” (le ragazze dimostrano in foto di avere uno spazio tra le cosce unite), al “Bikini Bridge” (consiste nel fare un selfie da sdraiati in costume, fotografando il “ponte” creato dal pezzo inferiore del bikini, appoggiato sulle ossa del bacino sporgenti).
Tra le Social mode: il Bikini Bridge
Tra le tante social mode c’è anche la “A4 waist challenge”: le ragazze si fotografano con un un foglio A4 disposto in verticale all’altezza della vita, se il punto vita viene completamente coperto, allora si è magre al punto giusto.
Ideali di bellezza non sani, alla ricerca disperata di approvazione, in un’età difficile e colma di incertezze.
“Troppi adolescenti – scrive Maura Manca,
Presidente dell’Osservatorio Nazionale AdoleScienza – seguono i “consigli” diretti e indiretti di Fashion Blogger, modelle, personaggi famosi che postano le loro diete ipercaloriche o le loro indicazioni alimentari completamente sbilanciate che se riapplicate dai più giovani ancora in fase di crescita e di strutturazione, creerebbero dei danni anche permanenti. Gli adolescenti sono bombardati sui social network da corpi statuari, troppo magri, ritoccati, finti, che possono condizionare notevolmente a livello psicologico i più giovani catapultati nel mondo della adolescenza in cui il corpo riveste un ruolo centrale e viene usato anche per comunicare i propri disagi e le proprie vulnerabilità”.
Creme solari. Bimbi non protetti più rischio tumore da grandi
PrevenzioneLe creme solari sono le migliori amiche della pelle (non solo d’estate). Se la pelle è quella dei bambini, allora l’attenzione deve essere maggiore, perché i sistemi di difesa non sono del tutto sviluppati.
In generale la protezione solare è importante per tutti, ma ci sono differenze in base al tipo di pelle e alla sensibilità. La più utilizzata è la classificazione elaborata da Fitzpatrick negli anni ‘70, che sulla base di alcune risposte a domande redatte in un questionario ad hoc, individua per la specie umana 6 fototipi differenti: a ciascun fototipo corrispondono degli atteggiamenti più corretti da seguire sotto il sole.
I più piccoli
I bambini sono i soggetti più delicati: tra i fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei in età adulta c’è proprio l’intensa esposizione al sole in età infantile con scottature ed eritemi.
La protezione non è sinonimo soltanto di crema solare, infatti non esiste nessun prodotto in grado di schermare tutte le radiazioni. Insomma, la crema da sola non basta. Gli esperti consigliano di evitare l’esposizione diretta nelle ore più calde e indossare abiti e cappelli, oltre ovviamente all’applicazione di un prodotto solare idoneo.
Come scegliere i prodotti
Il fattore di protezione solare (indicato in etichetta con la dicitura SPF) indica la capacità del prodotto di filtrare i raggi UVB: ad esempio, creme con SPF pari a 15 sono in grado di bloccare il 93% dei raggi UVB, mentre solari con SPF 30 arrivano a bloccarne il 97%, ma nessun SPF è in grado di arrivare al 100%, nemmeno quello 50+. Affinché un prodotto possa definirsi “prodotto solare” questo deve garantire una protezione minima dai raggi UVA, pari almeno ad 1/3 dell’SPF dichiarato in etichetta (nel bollino cerchiato con all’interno la dicitura “UVA”).
Ingredienti critici
Alcuni ingredienti in uso nell’industria cosmetica sono sotto la lente d’ingrandimento poiché sospettati di essere dei potenziali interferenti endocrini (sostanze in grado di alterare l’equilibrio ormonale di animali ed esseri umani). Il problema sollevato non è riferito al “pericolo” indotto dall’uso di una singola sostanza (che raramente espone a dei reali rischi) bensì all’effetto multiplo (il cosiddetto “effetto cocktail”) risultante dal contatto diretto con più sostanze e non solo attraverso i prodotti di personal care.
Altroconsumo ha messo sotto la lente di ingrandimento i prodotti di cosmesi e ha stilato una lista di consigli su come sceglierli (inclusi i solari), meglio se contengono propylparaben, butylparaben (conservanti) e ethylhexyl methoxycinnamate (filtro UV). Per quanto riguarda sensibilizzazioni e allergie, soggetti che presentano una pelle molto delicata dovrebbero evitare prodotti che contenenti le una o più delle 26 fragranze riconosciute come allergeniche e il conservante methylisothiazolinone. Infine per quanto pressoché assenti nei prodotti solari, Altroconsumo consiglia di verificare che nella lista degli ingredienti non siano presenti Vitamina A e i suoi derivati (retinol, retinyl palmitate) la cui presenza in prodotti per l’esposizione al sole è ritenuta non sicura dagli esperti.
L’etichetta
Anche per le creme solari vale la regola che l’etichetta deve essere chiara, leggibile e senza claim fuorvianti. In particolare, attenzione a: PAO (periodo dopo l’apertura): la data di scadenza è obbligatoria solo per i prodotti cosmetici con scadenza inferiore ai trenta mesi. Per quelli con durata superiore per legge è sufficiente il PAO che indica entro quanto può essere utilizzato un prodotto dopo l’apertura. La maggior parte delle creme solari ha un PAO di 12 mesi, il che significa che dopo un anno non viene garantita più la stessa protezione. “Senza parabeni”: il fatto che non ci siano uno o più ingredienti non è sinonimo di qualità del prodotto, si tratta infatti solo di una strategia di marketing. Ad esempio non tutti i parabeni sono sconsigliati e al loro posto potrebbero esserci altri ingredienti più critici. Altri claim inutili, come le indicazioni “ipoallergenico” o “dermatologicamente testato” spesso fuorvianti, visto che alcuni prodotti contengono comunque ingredienti a rischio allergie. In pratica non danno garanzie speciali sulla formulazione.
Insetti o meduse, ecco come risolvere il problema
PrevenzionePreparare la valigia e prendere le ultime cose, basta questo per iniziare le tanto attese vacanze? In realtà manca la cosa più importante: la capacità di gestire al meglio punture di insetti o bruciature da medusa. E non è esattamente un dettaglio. Paolo Maurizio Soave, esperto del Centro Antiveleni del Policlinico Irccs Agostino Gemelli di Roma, spiega infatti che pizzichi e morsi di insetti e pesci sono episodi molto più frequenti in estate che in altre stagioni. E tra i problemi che affrontiamo più spesso, in questi casi, è la non corretta gestione degli avvelenamenti.
Al mare
Per quanto riguarda la puntura di animali marini come meduse e tracine, spiega l’esperto, «evitare i rimedi tradizionali come ammoniaca e urina: basta immergere parte colpita in acqua calda o sabbia calda, perché il veleno viene disattivato dal calore. In seguito vanno bene pomate cortisoniche, ricordandosi che, una volta stese, la pelle non va esposta al sole perché può macchiarsi. Nel caso della medusa, inoltre, strofinare il sito colpito con un pezzo di plastica rigida per portare via le vescicole dei tentacoli che rimangono attaccate».
In montagna
Ragni e scorpioni in Italia non sono molto pericolosi, mentre soprattutto in campagna e montagna, l’estate è “funestata” da api e vespe attirate da cibo e bibite. «Le punture di questi insetti però, a parte gonfiore e dolore non costituiscono un reale rischio. Se presente, bisogna cerca di estrarre il pungiglione senza spezzarlo, quindi impacchi di acqua fredda o ghiaccio contro il gonfiore e trattamenti locali a base di pomate cortisoniche e antistaminiche. Nei rarissimi casi di reazione allergica, che si manifesta con difficoltà respiratorie, contattare subito un medico per la somministrazione di adrenalina».
La vipera
La vipera è l’unico serpente pericoloso che abbiamo in Italia e chi viene morso va portato il prima possibile al pronto soccorso. «Sul sito del morso, il veleno provoca dolore e gonfiore ma attraverso i dotti linfatici può muoversi dal sito di iniezione e causare una reazione sistemica. Solo in questo caso, va somministrato siero antivipera ma, poiché può creare shock anafilattico, va somministrato solo in situazioni in cui si possono gestire eventuali reazioni avverse. In attesa dei soccorsi, – conclude – si può fare un bendaggio con garze elastiche per comprimere in maniera blanda il luogo del morso e limitare il passaggio del veleno attraverso i vasi linfatici»
Sudare fa sempre bene? Cosa c’è da sapere
PrevenzioneIn estate è abbastanza scontato sudare, per permettere al corpo di raffreddarsi. È grazie a questo meccanismo, infatti, che l’organismo riesce a regolare la temperatura. Il sudore è costituito da acqua (H₂0) e sale (Na+), quindi se i livelli di idratazione sono bassi, il corpo non sarà in grado di raffreddarsi, allo stesso modo se non si reintegrano i liquidi persi dopo aver sudato. Ma come si reidrata il corpo? Semplice: bevendo acqua e bevande ricche di elettroliti e aggiungendo del sale nei pasti.
Le ghiandole sudoripare
Ci sono due tipi di ghiandole nel corpo umano: le eccrine e le apocrine. Le prime servono a raffreddare, si trovano in tutto il corpo sulla superficie cutanea: fanno evaporare il sudore e permettono l’effetto raffreddamento. Le ghiandole apocrine invece si trovano sotto le braccia e nell’inguine, dove sono concentrati anche i follicoli piliferi. Queste ghiandole vengono attivate quando si innalza la temperatura corporea, ma soprattutto quando si verificano situazioni di stress, ansia o fluttuazioni ormonali. Questo sudore è più latteo e si mischia con i batteri della pelle, creando cattivo odore.
Sudare
La quantità di sudore varia in base all’età, al peso, al sesso, al livello di attività fisica, alla genetica a al posto in cui si vive. Durante l’attività fisica, una persona ben allenata inizierà a sudare prima di una persona che lo è meno perché il corpo è già abituato a raffreddarsi, quindi è più efficiente.
Come restare idratati
Lo sanno anche i bambini che bisogna bere a sufficienza. Secondo gli esperti ogni persona dovrebbe bere 30 ml per ogni kg di peso corporeo al giorno, ma se si fa un allenamento che dura più di un’ora, vanno aggiunti 0,5 litri per intensità moderata, 1 litro per intensità intermedia e 1,5 litri per intensità estrema. Si dovrebbe bere acqua anche quando non si ha sete, prima quindi che arrivi il segnale di disidratazione al cervello.
Sudore eccessivo
Quando il sudore è troppo, potrebbe trattarsi di iperidrosi. Ne soffre circa il 5% della popolazione mondiale. Ma solo il medico può stabilirlo. Inoltre il sudore non è legato soltanto alle alte temperature o allo sforzo fisico, in alcuni casi può essere un segnale di malessere dell’organismo legato ad una carenza di proteine, carenze di vitamine, ipertiroidismo, disturbi cardiovascolari, disturbi del metabolismo, obesitá, malattie del sistema linfatico, malattie polmonari, menopausa, ma anche a problemi di carattere emotivo.
Occhiali da sole, non serve spendere una fortuna per proteggersi
PrevenzionePer proteggere gli occhi, non c’è bisogno di spendere una fortuna. Altroconsumo è andato a indagare tra bancarelle, grandi magazzini e negozi di ottica e ha trovato modelli sicuri anche a 10 euro. Gli occhiali da sole, per riuscire a proteggere la salute degli occhi, devono rispondere ai requisiti di sicurezza, previsti dalla legge. Il primo modo semplice per verificarlo è leggere l’etichetta.
Nell’indagine sono stati messi a confronto 15 modelli acquistati in diversi punti vendita: ottici, catene di abbigliamento, discount e bancarelle. Il prezzo variava dai 5 euro per occhiali anonimi, acquistati alle bancarelle, ai 176 euro di quelli di marca, comprati da un ottico. Il risultato è stato che uno dei modelli migliori costava dieci euro e proteggeva bene. Per fortuna, tutti gli occhiali del test, anche quelli delle bancarelle, proteggono bene dai raggi solari. Tutti i modelli hanno superato i test, dimostrando di saper bloccare il 100% di raggi UV a 380 nm (l’efficacia minima richiesta dalla legge) e di essere in grado di fermare il 100% di radiazioni UV a 400 nm. Solo un prodotto non ha superato il giudizio accettabile in questa prova, perché lasciava passare più del 4% dei raggi.
Come scegliere gli occhiali
Il marchio CE è una certificazione che dovrebbe garantire la conformità alle norme di sicurezza: si trova sulla stanghetta o sulla confezione ed è obbligatorio, insieme al nome del produttore. Cinque modelli del test, però, non riportavano questa informazione. Il grado di protezione nella maggior parte dei casi si trova nella parte interna delle stanghette. Il filtro normale blocca i raggi UV, se invece è polarizzato è in grado di respingere anche i riflessi solari. Di solito la presenza del filtro solare è riportata nella stanghetta interna o sulla confezione; quando non è specificato, il filtro è normale. C’è anche quello fotocromatico, che si scurisce al sole e schiarisce all’ombra, adattandosi a condizioni di luminosità variabili e quello degradante, adatto per chi guida molto. L’imporante è proteggersi sempre, al mare o in montagna, quando ci si espone al sole. Facendo attenzione soprattutto agli occhi dei più piccoli.
I bambini
Fino all’80 per cento dell’esposizione dell’occhio ai raggi Uv nella vita di una persona avviene prima dei 18 anni. I ricercatori dell’università di Tubinga hanno dimostrano come gli occhi dei bambini siano vulnerabili ai raggi ultravioletti per la totale trasparenza del cristallino. Le raccomandazioni sono semplici e valide per tutte le età: indossare cappellino con visiera larga e, dai 2 anni in su, gli occhiali da sole.
Litigare davanti ai figli è reato. Lo dice la Cassazione
News PresaLitigare davanti ai figli minori è reato, perché mina l’equilibrio psicofisico del bambino. Lo ha affermato in una recente sentenza la Corte di Cassazione. Il litigio continuo tra i genitori, spiegano i supremi giudici, crea un danno psicologico ai bambini, i quali restano sconvoliti e coltivano paure e insicurezza che si ripercuotono nell’arco della loro crescita. In altre parole sono da considerarsi come maltrattamenti in famiglia.
Il presupposto da cui parte la sentenza è che i minori dovrebbero essere protetti da ogni forma di brutalità e maltrattamenti; i litigi tra marito e moglie, invece, rappresentano una violenza per i più piccoli. In Italia il reato di maltrattamenti in famiglia è disciplinato dall’articolo 572 del codice penale ed è punito con la reclusione da uno a cinque anni.
In pratica, con questa recente sentenza della Cassazione, il concetto di maltrattamento viene ampliato: non è necessario infatti che il bersaglio dell’aggressione sia il bimbo: basta che il minore assista a una scena violenta per essere “maltrattato”. Si può parlare dunque sia di violenza attiva che di violenza “passiva”, precisa la Corte, secondo cui il reato di maltrattamenti in famiglia si può configurare anche quando i figli sono coinvolti indirettamente, in qualità di semplici spettatori delle liti più veementi che avvengono tra le mura domestiche. E non solo in caso di percosse, bastano anche ingiurie, intimidazioni, umiliazioni, a maggior ragione se queste ultime non sono casi isolati ma si protraggono nel tempo.