Tempo di lettura: 6 minutiIl 26,6% dei fumatori elettronici usa sistemi aperti e molti si cimentano nella sperimentazione e nel fai da te. Il dato emerge dal sondaggio “Dimmi cosa svapi” commissionato da Flavour Art azienda Made in Italy nella produzione di aromi alimentari e per le sigarette elettroniche. Dati su campioni più ampi dicono che sono circa il 10% quelli che gestiscono da soli il contenuto di quello che mettono nelle sigarette elettroniche (FONTE: DOXA ISS). Si dilettano con ricette, tentativi, miscele ed esperimenti. E l’utilizzo di sostanze inadeguate è ormai stabilito essere alla base dell’epidemia di malattie respiratorie che ha colpito gli Stati Uniti, una sindrome chiamata con la sigla EVALI (e-cigarette or vaping product use-associated lung injury). La pratica del fai da te quindi potrebbe non essere sicura: esiste infatti un concreto rischio di tossicità dato dall’inalazione di alcuni ingredienti non adatti a tale tipo di somministrazione. In altre parole, ciò che è sicuro da ingerire non è detto sia altrettanto innocuo se inalato attraverso le sigarette elettroniche. A spiegarlo è il Dottor Emanuele Ferri, Fondatore di Trusticert, società spin off dell’Università Bicocca nei cui laboratori si testano i liquidi di consumo delle sigarette elettroniche italiane e se ne certifica il contenuto secondo le leggi europee vigenti e al Professor Fabio Beatrice, Direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Quelle stesse normative che hanno permesso di non essere coinvolti dai casi di sindrome respiratoria causati dall’incauto utilizzo di olio di vitamina E e THC tetraidrocannabinolo:
“Ciò che è sicuro o ritenuto tale se ingerito può essere pericoloso se inalato. Può sembrare bizzarro ma è fuori da ogni dubbio che questa possibilità esiste e si può comprendere con un paio di esempi. Il diacetile – spiega Ferri – è un ingrediente largamente usato dall’industria alimentare per conferire il sapore di burro. In decenni di utilizzo non ha mai causato problemi ed è stato dimostrato avere una tossicità orale trascurabile. Ma operai statunitensi impiegati nell’industria dei pop-corn, in seguito ad anni di esposizione ed inalazione di questo composto hanno manifestato dei sintomi riconducibili a una patologia nota come bronchiolite obliterante. Nonostante queste premesse il diacetile è stato utilizzato da molti produttori di liquidi da vaping sia consapevolmente, che non: ricerche sulla presenza di questo composto in liquidi americani hanno rilevato la sua presenza di circa un terzo dei prodotti. Un altro esempio più attuale e tragico è quello degli olii come l’acetato di alfa- tocoferolo (vitamina E). In questo caso si tratta di un antiossidante a basso costo, utilizzato dall’industria illegale statunitense per confezionare prodotti da vaping a base di THC. Si dà il caso che alcuni olii, funzionino bene per la sigaretta elettronica, perché formano un fumo denso e appagante, che risulta però spesso essere tossico, come verificato da migliaia di consumatori ricoverati in letti di ospedale in tutti gli Stati Uniti d’America. Mischiare aromi senza conoscerne esattamente la composizione può portare inoltre alla formazione di composti pericolosi che possono causare fenomeni di tossicità acuta. Tanto per fare un esempio l’olio extra vergine di oliva è un alimento straordinariamente sano se ingerito ma pericoloso nel caso sia vaporizzato e inalato. Attenzione quindi a tutto ciò che non è studiato, non collaudato, non dichiarato sicuro dai produttori e prima di tutto: evitare il fai da te a meno che non ci si limiti alla miscelazione di un aroma con una base seguendo le indicazioni del produttore”.
Sigarette elettroniche: come si misura la ‘tossicità inalatoria’?
Misurare la tossicità inalatoria è tutt’altro che semplice. Negli ultimi decenni la ricerca ha fatto passi avanti importanti, producendo modelli e strumenti in grado di fornire alcune prime importanti risposte. Oggi chi misura la tossicità inalatoria usa un approccio integrato che si fonda sulla combinazione di diversi strumenti e modelli che in parte si completano e in parte si sommano, generando un consenso sufficientemente robusto da fornire un risultato affidabile. Tra i principali strumenti vi sono quelli di chimica analitica (in chemico), cellulare (in vitro), predittiva (in silico) e storica (bibliografica), mentre sono ritenuti ormai superati i modelli animali (in vivo) poiché poco predittivi, non eticamente sostenibili, oltre che enormemente onerosi.
Che ruolo hanno i liquidi con cui vengono diluite le sostanze o i metodi di preparazione degli ingredienti? Esiste un principio di qualità anche nella valutazione dei liquidi per diluire gli aromi?
“Le sostanze aromatizzanti e la eventuale nicotina sono diluiti in uno o in entrambi i seguenti composti: glicole propilenico (PG) e glicerina vegetale (VG). Il glicole propilenico è un composto chimico viscoso, inodore e incolore utilizzato da diverse industrie tra cui quella farmaceutica e alimentare. La sua funzione principale all’interno delle formulazioni di liquidi da vaping è quella di sciogliere e veicolare la componente aromatica” prosegue Ferri. Ha una tossicità acuta molto bassa, è utilizzato come additivo alimentare in quanto è ritenuto una sostanza GRAS (Generally Recognized As Safe – generalmente riconosciuto come sicuro) dalla Food and Drug Administration. La tossicità inalatoria è più dibattuta, ma i pericoli noti associati a questo prodotto sono ridotti ai possibili contaminanti di produzione e ai possibili sottoprodotti generati a seguito di degradazione termica. Il glicole propilenico è prodotto per via sintetica dall’idratazione di ossido di propilene, un composto precursore che invece ha una tossicità molto elevata, è altamente irritante per le mucose, sospetto mutageno e cancerogeno. Tracce di questo precursore possono rimanere nel prodotto finito causando potenziale tossicità di quest’ultimo. Un utilizzo protratto di glicole propilenico infine può causare irritazione alle mucose, ragione per cui esistono linee di liquidi prive di PG (solitamente a base di glicerina vegetale). La glicerina (o glicerolo) vegetale è un composto abbondante nell’organismo umano, in quanto componente di tutti i fosfolipidi e glicolipidi, componenti strutturali delle membrane cellulari, oltre ad essere un componente dei grassi di riserva. La funzione principale del glicerolo all’interno delle formulazioni di liquidi da vaping è quella di apportare corpo e densità al vapore generato e irrobustire il così detto “colpo alla gola”, simulando più fedelmente le sensazioni e gli effetti del fumo di una sigaretta tradizionale. A temperatura ambiente è un liquido, incolore, viscoso, simile al glicole propilenico ma con una densità maggiore e un sapore più dolce, ha una tossicità molto bassa ed è ben tollerato anche tramite inalazione. Questo composto, se scaldato a temperature superiori ai 290°C può dare luogo alla formazione di acroleina, un composto molto tossico sia per ingestione, che per contatto, che per inalazione.
Ci sono studi in questo campo?
“Esistono numerosi studi nel campo della sicurezza del vaping sia su modelli animali che su persone monitorate da equipe mediche. Tuttavia non sono ancora disponibili risultati di studi a lungo termine a causa della giovane età delle sigarette elettroniche” prosegue il Dottor Ferri. La maggior parte di questi studi analizza i livelli di alcuni marcatori (sostanza riscontrabile nel sangue il cui livello riflette una predisposizione o un comportamento) delle sigarette classiche trovando un drastico calo dei valori per i fumatori che passano ad un uso esclusivo di sigaretta elettronica. Va considerato che questo risultato, di per sé molto importante, è solo una conferma di una ipotesi scontata, in quanto la sigaretta elettronica, essendo priva di combustione, non va ad elevare i marcatori del fumo che per definizione sono legati alla presenza di sostanze (o relativi cataboliti) tipiche della combustione. La comunità scientifica si sta quindi interrogando su quali possano essere i marcatori specifici legati all’uso di sigaretta elettronica, e quali siano i rischi legati all’uso cronico di tali strumenti.
Quali sostanze per le sigarette elettroniche sono già note per causare tossicità se inalate? Quali invece si possono considerare ammesse?
A livello normativo gli ingredienti usati nei prodotti in vendita nei territori dell’Unione Europea devono essere di elevata purezza e non possono mettere a repentaglio la salute dei consumatori. Tradotto in pratica, significa che gli eccipienti (glicole propilenico, glicerina vegetale) e la nicotina devono essere di grado farmaceutico, l’acqua (eventuale) e gli aromi ammessi devono essere di grado alimentare. Esiste poi una serie di sostanze vietate tra cui: vitamine e altre sostanze che possano dare l’impressione di un prodotto salutare; caffeina e taurina e altre sostanze energizzanti o vitalizzanti; additivi in grado di colorare le emissioni e sostanze con proprietà CMR (cancerogene, mutagene o reprotossiche). Inoltre ogni stato membro dell’Unione ha la libertà di definire una propria lista di sostanze pericolose (defininita in gergo black list). Al momento non esiste una black list armonizzata a livello Europeo, pertanto la questione è attualmente dibattuta a livello scientifico/epidemiologico.
“Da un punto di vista prettamente tossicologico per quanto riguarda le classi di sostanze, quelle note per essere più pericolose o potenzialmente pericolose sono gli oli e gli zuccheri” dichiara il Professor Fabio Beatrice “Gli oli, se presenti in quantità eccessiva, possono dare luogo ad infiammazioni polmonari acute: uno stato patologico noto come polmonite lipidica o lipoidea, che può avere conseguenze molto gravi. Molti zuccheri hanno una temperatura di pirolisi piuttosto bassa, in alcuni casi al di sotto delle temperature di esercizio delle sigarette elettroniche, con il conseguente pericolo di generare sottoprodotti tossici durante il riscaldamento. Un esempio può essere il sucralosio. Per quanto riguarda le sostanze singole, possiamo citare il diacetile e l’acetoino, ma la lista è già piuttosto lunga. Un altro elemento da tenere in considerazione è il livello di impurezze (ad esempio alcuni metalli pesanti)”.
L’attuale normativa Europea, grazie all’obbligo introdotto nel 2016 di notificare i prodotti presso il portale della Commissione Europea, promette di compiere il più vasto e lungo studio epidemiologico sui prodotti da vaping che dovrebbe dar esito nel 2021 ad un aggiornamento della normativa vigente recante indicazioni più precise sulle sostanze ammesse, non ammesse ed eventualmente quelle che non possono superare certi limiti.
Professor Beatrice, la soluzione alla limitazione di questi rischi potrebbe essere utilizzare solo i sistemi chiusi?
Limitare l’uso ai sistemi chiusi ridurrebbe certamente molti dei rischi legati all’uso dei prodotti da vaping. I prodotti sarebbero più standardizzati, e si eviterebbero le pratiche più estreme e pericolose come il fai da te. I sistemi chiusi hanno anche il vantaggio di non consentire la miscelazione di diversi prodotti in un unico serbatoio e il liquido sarebbe concepito in combinazione con un determinato device, impedendo che certi ingredienti possano essere vaporizzati a temperature troppo alte. Si eviterebbero anche le pratiche legate alla costruzione in autonomia delle resistenze e la possibilità di assemblare dispositivi potenzialmente pericolosi. Va anche detto che abbiamo visto che anche i sistemi chiusi possono essere violati e caricati con sostanze improprie. È importante che le aziende che producono liquidi da vaping usino ingredienti di livello alimentare o dove possibile, farmaceutico. In questo senso è preferibile utilizzare prodotti di aziende note, certificate senza lesinare sul prezzo del prodotto finale che è determinato da un maggiore investimento nella qualità delle materie prime. Va detto comunque che la legislazione europea e quindi italiana è molto più stringente rispetto a quella americana che ha maglie più lasse” conclude Beatrice.
Più verde vicino casa, minore rischio di morte prematura. Lo studio
News PresaCittà più verdeggianti allungano la vita delle persone. In particolare più si abita vicino a uno spazio verde più si riduce il rischio di morte in età precoce. A dirlo è una revisione che ha messo sotto la lente di ingrandimento numerosi studi precedenti. In totale sono stati coinvolti nel lavoro sette paesi e tra questi c’è l’Italia. La ricerca internazionale è stata condotto dagli esperti del Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal), in collaborazione con la Colorado State University e con l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). I risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Planetary Health. In passato già altri studi avevano dimostrato il legame stretto tra il verde urbano o in generale il contatto con la natura e la buona salute. Tuttavia quest’ultimo lavoro, facendo un ulteriore passo, ha analizzato l’impatto del verde urbano sulla salute, confrontando la densita’ di verde nelle zone di residenza e il tasso di mortalità precoce per ciascuna delle zone considerate. I numeri sono stati chiari. Un incremento del verde intorno alle case è associato in modo significativo con ridotta mortalità prematura.
Più verde riduce mortalità, i numeri
In particolare, lo studio ha realizzato una stima dell’effetto protettivo del verde. La riduzione della mortalità prematura arriva al 4% per ogni incremento del tasso di vegetazione di 0,1 (misurato con un indice specifico) entro 500 metri dalla zona di residenza. Per gli esperti rappresenta ad oggi la più ampia e completa ricerca sulla connessione tra spazi verdi e mortalità prematura. Lo ha sottolineato David Rojas del ISGlobal e della Colorado State University e autore principale del lavoro. Si augurano inoltre che i risultati possano essere un incentivo per interventi e politiche che aumentino gli spazi verdi al fine di migliorare la salute pubblica. Al momento gli epidemiologi stanno lavorando per ottenere le stime di quante vite si potrebbero risparmiare in alcune città se fossero attuate politiche di aumento del verde nei centri abitati.
Federico II, un intervento da record
News PresaFrancesco (nome di fantasia), napoletano, ha 45 anni ed è istruttore di tennis, tutti i giorni si reca sul campo e insegna ai bambini a praticare lo sport al quale è da sempre appassionato. All’improvviso, durante uno dei consueti allenamenti, ha avuto un malore: non riusciva più a respirare. Ricoverato presso un ospedale campano è stato in poi trasferito in condizioni critiche al Policlinico Federico II, prima all’UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica), e successivamente nel reparto di Cardiologia dell’Azienda, guidato da Pasquale Perrone Filardi.
CONDIZIONI CRITICHE
La diagnosi è tutt’altro che incoraggiante. «Il paziente mostrava un’embolia polmonare massiva subacuta con coinvolgimento delle due arterie polmonari prossimali con un quadro clinico di progressiva instabilità emodinamica, nonostante il trattamento con terapia medica ottimale”, sottolinea Perrone Filardi. In altre parole, il paziente, a causa della ridotta ossigenazione del sangue, determinata dall’ostruzione delle arterie polmonari, sarebbe potuto morire di lì a poco. La sue condizioni, con il trascorrere delle ore, diventano infatti estremamente critiche ed il trattamento chirurgico, a carattere di emergenza, diventa l’unica possibilità per salvargli la vita. Il paziente viene quindi valutato dall’heart team del Policlinico Federico II che effettua oltre il 50% degli interventi chirurgici in regime di urgenza e di emergenza ed è quindi abituato ad affrontare situazioni particolarmente complesse, con il supporto dei cardioanestesisti, guidati da Giuseppe Servillo, e grazie alle consolidate procedure nell’ambito dei trattamenti endoprotesici per affrontare le sindromi aortiche acute, con il team coordinato da Gabriele Iannelli.
SCLELTA CORAGGIOSA
L’equipe guidata da Emanuele Pilato, Direttore della UOC di Cardiochirurgia dell’Azienda, decide, quindi, di procedere ad un intervento cardiochirurgico mai eseguito prima nel Policlinico federiciano e in Regione Campania: un’embolectomia delle arterie polmonari ovvero un’estrazione chirurgica dei trombi che occludono le arterie polmonari. Un intervento durato circa 9 ore. In sala operatoria, insieme al prof. Pilato, sono presenti i dottori Riccardo Tozzi e Giuseppe Comentale, ambedue cardiochirurghi, coadiuvatati dai cardioanestesisti i dottori Fulvio Giuricin e Gaetano Castellano e dai perfusionisti, coordinati dalla dott.ssa Alessandra Notarnicola. «L’intervento chirurgico è molto complesso e delicato, si chiama precisamente PEA (tromboendoarterectomia polmonare) e si effettua solo in circolazione extracorporea raffreddando il paziente fino a 18° di temperatura, una sorta di ibernazione. Una volta aperte le due arterie polmonari, si procede alla rimozione dei trombi che occludono il circolo polmonare, in modo da permettere al paziente di respirare nuovamente. Questi tipi di interventi si realizzano esclusivamente presso due centri in Italia,a Bologna e a Pavia, che hanno un programma strutturato per questo approccio chirurgico, e ne vengono realizzati non più di 70 all’anno», sottolinea Pilato.
TECNICA INNOVATIVA
Una tecnica appresa dal prof. Pilato nel 2004 a Vienna, dal prof. Walter Kepletko, il più noto chirurgo toracico europeo, salito agli onori della cronaca per aver trapiantato di polmone il pilota di Formula 1 Niki Lauda, poi implementata e perfezionata dallo stesso Pilato a Bologna, ed oggi approdata a Napoli. «L’intervento si è concluso in maniera ottimale ed il paziente, dopo un buon decorso postoperatorio, è stato dimesso. Dopo un periodo di riabilitazione, potrà riprendere le sue abitudini quotidiane”, aggiunge Perrone Filardi. «Un esempio di altissimo livello della nostra offerta assistenziale, oggi ancora più ricca – commenta Anna Iervolino, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II – i pazienti campani, e non solo, hanno una nuova opportunità chirurgica di altissima specializzazione possibile grazie alle nostre professionalità e al lavoro sinergico che gli operatori del Policlinico Federico II riescono a realizzare unendo competenze e approcci disciplinari diversi, condividendo esperienze e rappresentando un riferimento di eccellenza sanitaria nel Sud Italia».
Emergenza agrumi: la ricerca per prevenire la malattia senza rimedio
News PresaPotrebbe essere per gli agrumi quello che la xylella è stata per gli ulivi. Si tratta del greening o HLB (Huangolongbing o “malattia del ramo giallo”), una terribile malattia causata dal batterio Candidatus liberibacter che sta mettendo in ginocchio l’agrumicoltura mondiale. Colpisce sia il portainnesto che la varietà di agrumi (arancio, pompelmo, limone, lime, mandarino) e ad oggi non si conoscono specie agrumicole “resistenti”. Quindi, si può solo giocare d’anticipo per impedire una diffusione del batterio, di cui esistono tre specie, alle quali è stato attribuito il nome del continente nel quale sono state ritrovate per la prima volta: asiaticus (il più aggressivo e temuto), africanus e americanus.
Il batterio viene trasmesso da un insetto parassita, ma anche attraverso l’innesto o il movimento di materiale infetto. Le piante colpite mostrano ingiallimento delle nervature e maculature a chiazze delle foglie, che progrediscono fino a conferire a tutto il ramo un intenso colore giallo. I frutti sono piccoli, asimmetrici, e mostrano a maturità una persistente colorazione verde, da cui il nome di Citrus greening. Il succo conserva un basso rapporto tra grado zuccherino e acidità. Una volta infettata, la pianta va in declino e muore nell’arco di pochi anni.
Sebbene l’HLB sia comparsa in Cina da oltre un secolo, oggi rappresenta la principale minaccia a livello mondiale per l’agrumicoltura. Basti pensare che in Florida, dalla sua prima identificazione nel 2005, ad oggi, in 14 anni, la produzione di arance è crollata più del 75%, mentre quella di pompelmo addirittura dell’85%. Intanto, il batterio viaggia ed il suo vettore è stato già ritrovato nelle Isole Canarie e in Portogallo.
La ricerca per preservare gli agrumi
Per questo la ricerca, in una vera e propria corsa contro il tempo, sta provando a fermarne l’avanzata verso il Mediterraneo ed il Vecchio Continente, adottando una strategia preventiva grazie aPreHLB – (PREVENTING HLB EPIIDEMICS FOR ENSURING CIITRUS SURVIVAL IIN EUROPE).
Si tratta di un progetto H2020 di durata quadriennale, (2019-2023) con uno stanziamento di poco più 8 milioni di euro, coordinato dalla Spagna (CSIC-IBMCP) e che coinvolge 24 Paesi, tra cui quelli a vocazione agrumicola dell’area mediterranea sicuramente più a rischio (come Portogallo, Spagna, Italia, e Israele), oltre a Francia, Regno Unito, Olanda e 2 paesi extra europei (Brasile e Cina), in cui il Greening è già presente. L’Italia partecipa con il CREA Olivicoltura Frutticoltura Agrumicoltura di Acireale, l’Università di Catania e il CNR di Bari.
Sono due gli obiettivi da raggiungere: in primo luogo lo sviluppo e l’attuazione di un piano strategico multidisciplinare che mira ad adottare tutte le principali misure per proteggere l’area agrumicola mediterranea dalla potenziale invasione dei vettori (Trioza erytreae e Diaphorina citri) e del patogeno C. liberibacter; poi, la messa a punto di nuove soluzioni per gestire la malattia, anche a lungo termine. Tra queste ultime, vi è anche l’identificazione di geni di resistenza, utilizzati per dar vita, in futuro, a nuovi genotipi immuni al batterio, mediante l’utilizzo delle New breeding techniques e la produzione di biopesticidi innovativi.
Il contributo del CREA
Ed è proprio in questo ambito che sono impegnati i ricercatori del CREA Olivicoltura, Frutticoltura, Agrumicoltura di Acireale, coordinati da Concetta Licciardello e responsabili dello studio del genoma di una pianta che resiste alla malattia, ma appartenente a un genere affine ai citrus, ovvero l’Eremocitrus glauca che, insieme al cosiddetto “Caviale di limone” è tra le pochissime specie resistenti ad HLB. Ed è proprio lì che si dovranno individuare le fonti di resistenza per “trasferirle” nelle piante minacciate e, magari, arrivare a degli ibridi che siano inattaccabili dal greening. Il CREA, inoltre, coordina tutte le attività del progetto inerenti la trascrittomica ovvero lo studio dei geni che si attivano a seguito dell’infezione. In particolare, guiderà ricercatori spagnoli, francesi e cinesi, che si interesseranno ciascuno di specie affini ai citrus, tolleranti e suscettibili al Greening. Attualmente, il CREA ha avviato la scelta delle piante e tutte le procedure che, con il nuovo anno, porteranno ai primi dati di sequenziamento di Eremocitrus.
Il trasferimento dei risultati a tutte le parti interessate (la ricerca, gli agricoltori, glistakeholders e i servizi fitosanitari) sarà fondamentale per concorrere ad arrestare la diffusione di una malattia dagli esiti potenzialmente devastanti e che vede nei piccoli giardini (appezzamenti) -considerata la rapidità con cui la malattia si diffonde- le realtà agrumicole più a rischio.
Agrumi, elisir della salute
L’arancia è un frutto che fa parte della grande famiglia degli agrumi ed è ritenuto dagli esperti un vero e proprio elisir per la salute. Il suo alto contenuto di vitamina A aiuta gli occhi, la pelle e previene le infezioni. La vitamina C, invece, rafforza il sistema immunitario, aiuta a prevenire e combattere le malattie da raffreddamento ed è un potente antiossidante contro l’azione dei radicali liberi e l’invecchiamento, oltre a favorire l’assorbimento del ferro, utile per la formazione dei globuli rossi e quindi in caso di anemia. L’arancia ha effetti benefici anche sull’apparato digerente per via della fibra che – oltre a regolare l’assorbimento degli zuccheri, dei grassi e delle proteine – favorisce la peristalsi e il transito intestinale e quindi l’eliminazione delle feci. Favorisce inoltre il processo digestivo, grazie all’acido citrico che abbassa il ph e pertanto l’acidità, migliorando i processi digestivi, riducendo la glicemia e mantenendo attivo il metabolismo. Essendo un frutto ricco di bioflavonoidi, sostanze che se combinate con la vitamina C agevolano la ricostituzione del collagene e del tessuto connettivo, favorisce il rafforzamento di tendini, cartilagini, ossa e denti. Contribuisce anche a un buon livello di calcio e fosforo, mentre il potassio aiuta a mantenere in salute il cuore e il sistema circolatorio.
Professione e Prevenzione: Insieme per la Salute
News PresaFare prevenzione in modo inusuale fuori dalle tetre mura degli ospedali in un ambiente che faccia meno paura, e con tanti specialisti, pronti a rispondere per una intera giornata alle domande ed alle curiosità degli utenti. Questo è l’intento dei promotori dell’iniziativa. L’Ordine dei Commercialisti, Il Comitato Pari Opportunità dell’ODCEC attraverso la Presidente Maria Luigia Vitagliano e le consigliere dell’Ordine delegate al CPO Liliana Speranza e Carmen Padula, Maria Pia Principe componente del CPO, e la FIDDOC la cui Presidente è Antonella La Porta, e la consigliera Fabiana di Lauro, l’Ordine di Malta Corpo Italiano di Soccorso rappresentato da Enzo Esposito capo raggruppamento Campania, ed EP Congressi di Emanuela Di Napoli Pignatelli, sono i promotori dell’evento che è patrocinato dal Comune di Napoli, Ordine dei Giornalisti della Campania, Ordine degli Avvocati e Università della Campania Luigi Vanvitelli.
L’evento è rivolto a diverse platee di utenti, la prima è la popolazione, perché la Prevenzione è sicuramente un risparmio in termini economici, godere di buona salute vuol dire spendere meno in cure sia in termini di moneta che di tempo, ed anche se fare una visita quando si gode di buona salute appare un dispendio inutile, invece è estremamente importante, perché la diagnosi precoce in tantissime patologie è fondamentale, avvicinare la gente a questo tipo di cultura è sempre molto difficile, offrire la possibilità di farlo in contesti diversi è senza dubbio un modo di avvicinare i più refrattari.
La platea dei Giornalisti, che sono coloro che divulgano la prevenzione, dare loro la possibilità di incontrare tanti specialisti, tutti insieme, è a parere degli organizzatori estremamente importante, anche per combattere il fenomeno sempre più dilagante delle fake news in Sanità. Fornire le conoscenze e gli strumenti utili a coloro che sono i principali attori della comunicazione è di fondamentale importanza per una corretta diffusione delle basilari regole di ben essere. I commercialisti e gli avvocati, perché possano meglio conoscere ed approfondire i temi della prevenzione attraverso un approfondimento su quelle che sono le loro Casse di Previdenza, che spesso non vengono utilizzate nel senso più pieno della loro essenza.
La giornata si articolerà quindi in maniera differente e con percorsi diversi per le tre platee, un evento unico nel suo genere, che è partito in sordina tre anni fa e che si sta affermando con forza sempre crescente con l’andare del tempo. Per usufruire delle visite specialistiche sarà sufficiente andare all’Ordine dei Commercialisti Piazza dei Martiri Palazzo Calabritto primo piano a partire dalle 9,30 Martedì 26 Novembre alle visite si accederà in ordine di arrivo. Nell’ambito delle attività saranno differenti le visite specialistiche a disposizione degli utenti. Partendo dal la diagnosi precoce del diabete, misurazione della glicemia da sangue capillare e valutazione del rischio cardio-vascolare con un questionario validato a livello internazionale, con i Dottori Gerardo Corigliano e Cristina de Fazio, presenti anche le associazioni dei pazienti diabetici con la Signora Carmen Gargano. E ancora le Dr.sse Maria Carmela Annunziata e Gaia De Fata Dermatologhe che con i colleghi della Fondazione Melanoma Dr. Marco Palla, Luigi Scarpato e Rossella di Trolio effettueranno gli screening per i nei. Prof.ssa Rossella Aurilio Psicologa e Psicoterapeuta, con lo staff del centro ITER sarà a disposizione di quanti vorranno. Prof. Nicola Colacurci Ginecologo, con cui sarà possibile affrontare tematiche che vanno dall’adolescenza alla post menopausa. Un Team composto dalla Dr.ssa Flavia Correale Endocrinologa e dietologa, Le Dr.sse Brunella Guida Dietologa e Rossella Trio Nutrizionista, per affrontare la dieta nel modo più corretto dal punto di vista nutrizionale. Le Dr.sse Giuseppina Mirra, Presidente SIFEL e Marina Tripodi ( Centro della Voce) effettueranno valutazione logopediche su adulti e bambini. Prof. Eugenio Procaccini ed il suo staff di Senologi in un inedito team con la Dr.ssa Sonia Tamasi Radiologa saranno a disposizione per consulenze senologiche con ecografia. Ma gli organizzatori hanno pensato anche agli uomini, coinvolgendo il Prof. Roberto Sanseverino Urologo. Lo staff ed i Medici coinvolti da Ortopedia Meridionale di Salvio Zungri effettueranno Visite Posturali ed esami baropodometrici, e Marco Scarola Fisioterapista potrà mostrare gli esercizi più validi in caso di dolori muscolari. Sono molti quelli che sottovalutano la prevenzione in odontoiatria Dott. Antonio Fresa, effettuerà un test speciale per la prevenzione del HPV del cavo orale, i Dr. Lanfranco e Luca Scaramuzzino si occuperanno di Prevenzione Flebologica. I Prof. Katherine Esposito e Giuseppe Bellastella daranno consigli sulla prevenzione della Sindrome Metabolica. Sarà inoltre possibile ascoltare le relazioni, ma anche intervenire nella discussione ed esporre i propri dubbi ai Prof. Giovanni Docimo Chirurgo, Prof. Francesco Corcione Sanità Pubblica, Dott. Giovanni Liguori Oculista e medico legale, Prof. Ciro Mauro Cardiologo, Prof. Dardo Menditti Odontoiatra, Prof. Nicola Mozzillo Chirurgo, Dott. Salvatore Putignano Geriatra, Dott.ssa Rosalba Urbano Medico Medicina Generale, Dott. Cosma Cosenza Ginecologo, Dott. Gennaro Arpino Geriatra, Endocrinologo, Prof. Ugo Oliviero Ecocolordopllergrafia, Dott.ssa Ester Ricciardelli Psicologa, Dott.ssa Paola Vairano Responsabile Promozione della salute.
Un evento quindi insolito ed estremamente interattivo, pensato per figure professionali diverse e popolazione che ha come unico obbiettivo la preservazione della Salute come bene primario di ogni individuo. Una giornata da trascorrere pensando a se stessi, ma portando anche i figli o il partner, per imparare qualcosa di nuovo o semplicemente per approfondire qualche argomento.
Il convegno è accreditato per i giornalisti 4 crediti formativi ( solo mattina) Commercialisti 4 crediti la mattina e 3 crediti speciali il pomeriggio Avvocati 4 Crediti ( solo il pomeriggio)
Il punto di vista dei Giornalisti
Ottavio Lucarelli: Per il secondo anno consecutivo l’Ordine dei giornalisti della Campania aderisce ad una giornata importante per diffondere la cultura della prevenzione. Una iniziativa che coinvolge la Casagit, la nostra struttura sanitaria che è un modello da tutelare e rafforzare. Grazie quindi alla FIDDOC, al CPO all’ordine dei Commercialisti, ed a tutto il Comitato Organizzativo.
Il punto di vista di Commercialisti ed Avvocati
Maria Luigia VitaglianoVitagliano: fondamentale importanza diffondere la cultura della prevenzione tra i professionisti e i cittadini. Da qui l’esigenza di organizzare una giornata in cui le porte dell’Ordine saranno aperte alla popolazione. Antonella Laporta: Come persone ma soprattutto come professionisti, avere a cuore la propria salute ed il proprio benessere si traduce nella capacità di potersi dedicare a curare nel miglior modo possibile le posizioni che ci vengono affidate. E’ necessario star bene per far stare bene chi si affida a noi. Nella giornata, durante il convegno interverranno i referenti delle casse previdenza dei Commercialisti, degli avvocati e dei giornalisti. Paolo Longoni Consigliere Cassa Nazionale di previdenza Ragionieri: le Casse di previdenza sono impegnate sul fronte del Welfare attivo. Infatti, oltre alle prestazioni assistenziali classiche, nuove misure volte a favorire il benessere del professionista al fine di una continuità reddituale. Mario Santoro Cassa Forrense: si è provveduto a sviluppare l’assistenza e il welfare attivo privilegiando le donne e i giovani con l’esonero del pagamento dei contributi alle colleghe in maternità per i primi due anni di vita del bambino e con la sottoscrizione una polizza sanitaria gratuita per tutti gli iscritti. Per i giovani, appena iscritti, sono previste convenzioni. Fabrizia Krogh Presidente CPO Ordine degli Avvocati: necessaria una sensibilizzazione nella prevenzione delle malattie oncologiche. La cassa Forense prevede una polizza integrativa e la possibilità di effettuare check-up entro un importo di euro 2.000. Firmato un protocollo d’intesa in caso di malattie gravi e debilitanti per la trattazione delle cause, e la legge sul legittimo impedimento.
Emanuela Di Napoli Pignatelli
Medici di famiglia, arriva la rivoluzione 3.0
News PresaI medici di famiglia si preparano alla rivoluzione diagnostica che arriverà con l’approvazione della nuova Legge Finanziaria, quella che porterà nello studio del medici di medicina generale apparecchiature diagnostiche essenziali per diagnosi più accurate senza dover necessariamente rivolgersi in prima battuta ad uno specialista o al pronto soccorso. Che nell’aria ci sia fermento lo testimonia il fatto che ieri in più di 300 abbiamo preso parte a Napoli (nell’ambito del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale) al seminario sullo “studio medico 3.0” per l’utilizzo di Smart Device negli studi dei Medici di Famiglia. A introdurre le novità di questo innovativo percorso sono stati Massimo Magi (responsabile FIMMG del progetto) Francesco Montanino (coordinatore scientifico del Corso) e Vincenzo Schiavo (consigliere dell’Ordine dei Medici di Napoli). «Il nostro obiettivo – dice Schiavo – è proprio quello di formare le nuove leve all’utilizzo di queste tecnologie nell’ottica di un cambiamento che, fortunatamente, sembra ormai alle porte e che migliorerà l’assistenza ai cittadini, essendo la prima regione d’Italia grazie alla condivisione di obiettivi formativi dei corsi di Medicina Generale tra la Regione Campania e gli Ordini dei Medici fortemente voluta dal Presidente De Luca e dal Coordinamento degli Ordini dei Medici campani capeggiati dal Presidente Giovanni D’Angelo». Elettrocardiografi, holter cardiaci, holter pressori, nevoscopi e spirometri digitali collegati in telemedicina con studi specialistici di riferimento consentiranno presto ai Medici di Medicina Generale la possibilità di effettuare prime diagnosi senza lunghe liste di attesa e senza ticket per i cittadini.
IL PROGETTO
«Studio Medico 3.0 – spiega Magi – è un progetto che FIMMG attraverso Nusa Servizi mette a disposizione dei Medici di Famiglia, una piattaforma organizzativo/gestionale per potenziare le attività professionali e facilitare l’accesso alle cure dei cittadini migliorando l’organizzazione delle Cure Primarie. L’obiettivo è portare l’assistenza là dove ogni persona vive e lavora grazie alla digitalizzazione e all’ausilio della telemedicina. In questo modo il Medico di Famiglia diventa sempre più accessibile, aumentando la disponibilità della organizzazione del suo lavoro, che assume una valenza sempre più “smart” semplice e più efficiente Studio Medico 3.0 si sviluppa su 2 assi fondamentali, quello digitale per la organizzazione delle attività di studio e quello diagnostico “in-office”. Il nostro obiettivo è quello di agevolare questa transizione che rappresenta una sfida epocale per il rafforzamento della medicina generale a garanzia di un maggiore sostenibilità del sistema delle cure, incrementando per tutti i cittadini più livelli di salute possibile. In quest’ottica la formazione è la migliore risposta possibile a qualsiasi perplessità e anche alle polemiche, in realtà poche, che hanno riguardato la riforma». Nel corso della mattinata di formazione i medici Luigi Sparano, Carmen Ascione e Pina Tommasielli sono intervenuti hanno chiarito i percorsi contrattuali che consentiranno ai Medici di poter accedere a questo tipo di strumentazione tecnologica, soffermandosi sulle proposte di inserimento nel mondo professionale dei giovani Medici in Campania.
Raffaele, dall’Australia a Pozzuoli per tornare a vivere
News PresaDa Sidney (Australia) a Pozzuoli per un’intervento che gli ha salvato la vita. La storia è quella di Raffaele D’Ambrosio, giovane pizzaiolo che è stato vittima di un grave incidente. Raffaele abitava in Australia dal 2015, dove lavorava e studiava, in attesa di prendere la cittadinanza australiana, lo scorso 17 luglio per errore ha ingerito della soda caustica contenuta in un contenitore per l’acqua. Dopo una corsa in ospedale, otto giorni di coma e due interventi chirurgici all’esofago e allo stomaco il ragazzo di Marano ha lasciato l’Australia per tornare in Campania, insieme alla madre e al padre che erano accorsi lì per stargli vicino. «Sono tornato in Italia perché mi sono reso conto che la qualità dell’assistenza che ricevevo lì non era paragonabile a quella che avrei potuto avere qui. In Australia avevo un’assicurazione sanitaria e sono stato curato in ospedali bellissimi, ma capivo che tempi e modalità dell’assistenza erano insoddisfacenti».
ROBOTICA
Dal giorno dell’incidente Raffaele non ingerisce cibi solidi e continua ad avere problemi conseguenti gli interventi subiti. Tre giorni fa l’equipe del professor Felice Pirozzi, primario di Chirurgia del Santa Maria delle Grazie, ha sottoposto ad un nuovo intervento Raffaele, utilizzando il robot chirurgico Da Vinci. Grazie a questa tecnologia, nonostante la complessità e l’ampiezza dell’area oggetto dell’intervento, è stato possibile praticare solo un taglio alla gola, uno all’addome ed uno alla cassa toracica. L’equipe chirurgica, con un intervento di 7 ore, ha asportato completamente l’esofago e lo ha ricostruito con una porzione di parete intestinale. Questa procedura, mai effettuata prima in Campania e sperimentata da pochissimi ospedali in Italia, permetterà al paziente di recuperare completamente la funzionalità del condotto esofageo.
PUNTO DI RIFERIMENTO
«Lo scorso giugno abbiamo effettuato il primo intervento chirurgico – spiega Pirozzi – utilizzando la tecnologia robotica. Da allora abbiamo realizzato 62 operazioni con il Da Vinci e, qualche giorno fa, siamo stata la prima equipe in Italia ad eseguire esclusivamente con approccio robotico una procto-colectomia totale: la completa asportazione del colon e del retto e il conseguente ripristino della continuità intestinale. L’intervento effettuato su Raffaele, invece, è stato complesso, ma se tutto andrà come ci aspettiamo, il prossimo lunedì potrà tornare a casa e riprendere a mangiare normalmente». La chirurgia generale di Pozzuoli si sta sempre più qualificando come un riferimento a livello nazionale per l’utilizzo della robotica. Si è appena concluso un corso di formazione residenziale per chirurghi che ha visto la presenza di chirurghi provenienti dalla Toscana, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalle Marche e dal Molise. «La pratica medica dei nostri operatori di Pozzuoli sta facendo scuola – commenta Antonio d’Amore, Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord – diventando un punto di riferimento per i colleghi italiani e stranieri. La complessità e la numerosità dei casi trattati in tutti i nostri ospedali aumenta di continuo, la sfida su cui dobbiamo impegnarci ora è quella del miglioramento dell’assistenza presso i Distretti e gli ambulatori. Al giovane Raffaele, venuto dall’Australia a Pozzuoli, facciamo i migliori auguri di una pronta ripresa; il suo ritorno alla vita normale è il miglior riconoscimento per il nostro lavoro».
Polmonite chimica da sigarette elettroniche. Parlano gli esperti
PrevenzioneIl 26,6% dei fumatori elettronici usa sistemi aperti e molti si cimentano nella sperimentazione e nel fai da te. Il dato emerge dal sondaggio “Dimmi cosa svapi” commissionato da Flavour Art azienda Made in Italy nella produzione di aromi alimentari e per le sigarette elettroniche. Dati su campioni più ampi dicono che sono circa il 10% quelli che gestiscono da soli il contenuto di quello che mettono nelle sigarette elettroniche (FONTE: DOXA ISS). Si dilettano con ricette, tentativi, miscele ed esperimenti. E l’utilizzo di sostanze inadeguate è ormai stabilito essere alla base dell’epidemia di malattie respiratorie che ha colpito gli Stati Uniti, una sindrome chiamata con la sigla EVALI (e-cigarette or vaping product use-associated lung injury). La pratica del fai da te quindi potrebbe non essere sicura: esiste infatti un concreto rischio di tossicità dato dall’inalazione di alcuni ingredienti non adatti a tale tipo di somministrazione. In altre parole, ciò che è sicuro da ingerire non è detto sia altrettanto innocuo se inalato attraverso le sigarette elettroniche. A spiegarlo è il Dottor Emanuele Ferri, Fondatore di Trusticert, società spin off dell’Università Bicocca nei cui laboratori si testano i liquidi di consumo delle sigarette elettroniche italiane e se ne certifica il contenuto secondo le leggi europee vigenti e al Professor Fabio Beatrice, Direttore del Centro Antifumo dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. Quelle stesse normative che hanno permesso di non essere coinvolti dai casi di sindrome respiratoria causati dall’incauto utilizzo di olio di vitamina E e THC tetraidrocannabinolo:
“Ciò che è sicuro o ritenuto tale se ingerito può essere pericoloso se inalato. Può sembrare bizzarro ma è fuori da ogni dubbio che questa possibilità esiste e si può comprendere con un paio di esempi. Il diacetile – spiega Ferri – è un ingrediente largamente usato dall’industria alimentare per conferire il sapore di burro. In decenni di utilizzo non ha mai causato problemi ed è stato dimostrato avere una tossicità orale trascurabile. Ma operai statunitensi impiegati nell’industria dei pop-corn, in seguito ad anni di esposizione ed inalazione di questo composto hanno manifestato dei sintomi riconducibili a una patologia nota come bronchiolite obliterante. Nonostante queste premesse il diacetile è stato utilizzato da molti produttori di liquidi da vaping sia consapevolmente, che non: ricerche sulla presenza di questo composto in liquidi americani hanno rilevato la sua presenza di circa un terzo dei prodotti. Un altro esempio più attuale e tragico è quello degli olii come l’acetato di alfa- tocoferolo (vitamina E). In questo caso si tratta di un antiossidante a basso costo, utilizzato dall’industria illegale statunitense per confezionare prodotti da vaping a base di THC. Si dà il caso che alcuni olii, funzionino bene per la sigaretta elettronica, perché formano un fumo denso e appagante, che risulta però spesso essere tossico, come verificato da migliaia di consumatori ricoverati in letti di ospedale in tutti gli Stati Uniti d’America. Mischiare aromi senza conoscerne esattamente la composizione può portare inoltre alla formazione di composti pericolosi che possono causare fenomeni di tossicità acuta. Tanto per fare un esempio l’olio extra vergine di oliva è un alimento straordinariamente sano se ingerito ma pericoloso nel caso sia vaporizzato e inalato. Attenzione quindi a tutto ciò che non è studiato, non collaudato, non dichiarato sicuro dai produttori e prima di tutto: evitare il fai da te a meno che non ci si limiti alla miscelazione di un aroma con una base seguendo le indicazioni del produttore”.
Sigarette elettroniche: come si misura la ‘tossicità inalatoria’?
Misurare la tossicità inalatoria è tutt’altro che semplice. Negli ultimi decenni la ricerca ha fatto passi avanti importanti, producendo modelli e strumenti in grado di fornire alcune prime importanti risposte. Oggi chi misura la tossicità inalatoria usa un approccio integrato che si fonda sulla combinazione di diversi strumenti e modelli che in parte si completano e in parte si sommano, generando un consenso sufficientemente robusto da fornire un risultato affidabile. Tra i principali strumenti vi sono quelli di chimica analitica (in chemico), cellulare (in vitro), predittiva (in silico) e storica (bibliografica), mentre sono ritenuti ormai superati i modelli animali (in vivo) poiché poco predittivi, non eticamente sostenibili, oltre che enormemente onerosi.
Che ruolo hanno i liquidi con cui vengono diluite le sostanze o i metodi di preparazione degli ingredienti? Esiste un principio di qualità anche nella valutazione dei liquidi per diluire gli aromi?
“Le sostanze aromatizzanti e la eventuale nicotina sono diluiti in uno o in entrambi i seguenti composti: glicole propilenico (PG) e glicerina vegetale (VG). Il glicole propilenico è un composto chimico viscoso, inodore e incolore utilizzato da diverse industrie tra cui quella farmaceutica e alimentare. La sua funzione principale all’interno delle formulazioni di liquidi da vaping è quella di sciogliere e veicolare la componente aromatica” prosegue Ferri. Ha una tossicità acuta molto bassa, è utilizzato come additivo alimentare in quanto è ritenuto una sostanza GRAS (Generally Recognized As Safe – generalmente riconosciuto come sicuro) dalla Food and Drug Administration. La tossicità inalatoria è più dibattuta, ma i pericoli noti associati a questo prodotto sono ridotti ai possibili contaminanti di produzione e ai possibili sottoprodotti generati a seguito di degradazione termica. Il glicole propilenico è prodotto per via sintetica dall’idratazione di ossido di propilene, un composto precursore che invece ha una tossicità molto elevata, è altamente irritante per le mucose, sospetto mutageno e cancerogeno. Tracce di questo precursore possono rimanere nel prodotto finito causando potenziale tossicità di quest’ultimo. Un utilizzo protratto di glicole propilenico infine può causare irritazione alle mucose, ragione per cui esistono linee di liquidi prive di PG (solitamente a base di glicerina vegetale). La glicerina (o glicerolo) vegetale è un composto abbondante nell’organismo umano, in quanto componente di tutti i fosfolipidi e glicolipidi, componenti strutturali delle membrane cellulari, oltre ad essere un componente dei grassi di riserva. La funzione principale del glicerolo all’interno delle formulazioni di liquidi da vaping è quella di apportare corpo e densità al vapore generato e irrobustire il così detto “colpo alla gola”, simulando più fedelmente le sensazioni e gli effetti del fumo di una sigaretta tradizionale. A temperatura ambiente è un liquido, incolore, viscoso, simile al glicole propilenico ma con una densità maggiore e un sapore più dolce, ha una tossicità molto bassa ed è ben tollerato anche tramite inalazione. Questo composto, se scaldato a temperature superiori ai 290°C può dare luogo alla formazione di acroleina, un composto molto tossico sia per ingestione, che per contatto, che per inalazione.
Ci sono studi in questo campo?
“Esistono numerosi studi nel campo della sicurezza del vaping sia su modelli animali che su persone monitorate da equipe mediche. Tuttavia non sono ancora disponibili risultati di studi a lungo termine a causa della giovane età delle sigarette elettroniche” prosegue il Dottor Ferri. La maggior parte di questi studi analizza i livelli di alcuni marcatori (sostanza riscontrabile nel sangue il cui livello riflette una predisposizione o un comportamento) delle sigarette classiche trovando un drastico calo dei valori per i fumatori che passano ad un uso esclusivo di sigaretta elettronica. Va considerato che questo risultato, di per sé molto importante, è solo una conferma di una ipotesi scontata, in quanto la sigaretta elettronica, essendo priva di combustione, non va ad elevare i marcatori del fumo che per definizione sono legati alla presenza di sostanze (o relativi cataboliti) tipiche della combustione. La comunità scientifica si sta quindi interrogando su quali possano essere i marcatori specifici legati all’uso di sigaretta elettronica, e quali siano i rischi legati all’uso cronico di tali strumenti.
Quali sostanze per le sigarette elettroniche sono già note per causare tossicità se inalate? Quali invece si possono considerare ammesse?
A livello normativo gli ingredienti usati nei prodotti in vendita nei territori dell’Unione Europea devono essere di elevata purezza e non possono mettere a repentaglio la salute dei consumatori. Tradotto in pratica, significa che gli eccipienti (glicole propilenico, glicerina vegetale) e la nicotina devono essere di grado farmaceutico, l’acqua (eventuale) e gli aromi ammessi devono essere di grado alimentare. Esiste poi una serie di sostanze vietate tra cui: vitamine e altre sostanze che possano dare l’impressione di un prodotto salutare; caffeina e taurina e altre sostanze energizzanti o vitalizzanti; additivi in grado di colorare le emissioni e sostanze con proprietà CMR (cancerogene, mutagene o reprotossiche). Inoltre ogni stato membro dell’Unione ha la libertà di definire una propria lista di sostanze pericolose (defininita in gergo black list). Al momento non esiste una black list armonizzata a livello Europeo, pertanto la questione è attualmente dibattuta a livello scientifico/epidemiologico.
“Da un punto di vista prettamente tossicologico per quanto riguarda le classi di sostanze, quelle note per essere più pericolose o potenzialmente pericolose sono gli oli e gli zuccheri” dichiara il Professor Fabio Beatrice “Gli oli, se presenti in quantità eccessiva, possono dare luogo ad infiammazioni polmonari acute: uno stato patologico noto come polmonite lipidica o lipoidea, che può avere conseguenze molto gravi. Molti zuccheri hanno una temperatura di pirolisi piuttosto bassa, in alcuni casi al di sotto delle temperature di esercizio delle sigarette elettroniche, con il conseguente pericolo di generare sottoprodotti tossici durante il riscaldamento. Un esempio può essere il sucralosio. Per quanto riguarda le sostanze singole, possiamo citare il diacetile e l’acetoino, ma la lista è già piuttosto lunga. Un altro elemento da tenere in considerazione è il livello di impurezze (ad esempio alcuni metalli pesanti)”.
L’attuale normativa Europea, grazie all’obbligo introdotto nel 2016 di notificare i prodotti presso il portale della Commissione Europea, promette di compiere il più vasto e lungo studio epidemiologico sui prodotti da vaping che dovrebbe dar esito nel 2021 ad un aggiornamento della normativa vigente recante indicazioni più precise sulle sostanze ammesse, non ammesse ed eventualmente quelle che non possono superare certi limiti.
Professor Beatrice, la soluzione alla limitazione di questi rischi potrebbe essere utilizzare solo i sistemi chiusi?
Limitare l’uso ai sistemi chiusi ridurrebbe certamente molti dei rischi legati all’uso dei prodotti da vaping. I prodotti sarebbero più standardizzati, e si eviterebbero le pratiche più estreme e pericolose come il fai da te. I sistemi chiusi hanno anche il vantaggio di non consentire la miscelazione di diversi prodotti in un unico serbatoio e il liquido sarebbe concepito in combinazione con un determinato device, impedendo che certi ingredienti possano essere vaporizzati a temperature troppo alte. Si eviterebbero anche le pratiche legate alla costruzione in autonomia delle resistenze e la possibilità di assemblare dispositivi potenzialmente pericolosi. Va anche detto che abbiamo visto che anche i sistemi chiusi possono essere violati e caricati con sostanze improprie. È importante che le aziende che producono liquidi da vaping usino ingredienti di livello alimentare o dove possibile, farmaceutico. In questo senso è preferibile utilizzare prodotti di aziende note, certificate senza lesinare sul prezzo del prodotto finale che è determinato da un maggiore investimento nella qualità delle materie prime. Va detto comunque che la legislazione europea e quindi italiana è molto più stringente rispetto a quella americana che ha maglie più lasse” conclude Beatrice.
Cirrosi epatica, l’evento per capire l’impatto di un’emergenza sociale
News PresaLa cirrosi epatica è l’evoluzione di molte malattie croniche del fegato. Molte sono causate da virus, abuso di alcol e problemi metabolici. Spesso la prima fase è lunga e asintomatica, quindi difficile da individuare, fino a quando i pazienti non sviluppano complicanze, anche gravi come l’ascite (accumulo di liquido nella cavità addominale).
La cirrosi epatica
La cirrosi epatica ha un alto impatto sociale, sia per le perdite di vite umane sia per i costi del sistema sanitario. Le spese per questa patologia sono infatti in costante aumento, sia quelle dirette (terapie mediche e chirurgiche, ospedalizzazioni, trapianto) sia quelle indirette (perdita di giornate di lavoro, inabilità al lavoro, indennizzi, pensionamento precoce).
Confrontando i decessi causati dalla cirrosi epatica con quelli dovuti ad altre malattie croniche a alta diffusione, emerge come la cirrosi colpisca in maniera maggiore la fascia di età giovane – adulta (25 – 54), rispetto ad altre patologie che mostrano una prevalenza più elevata nell’eta più avanzata.
Di prevenzione e terapie per quella che è stata definita un’emergenza sociale se ne è parlato stamattina a Roma durante l’incontro “Epatologie: i pazienti dimenticati”, presso l’hotel Bristol. Durante la giornata sono stati elencati i numeri e i passi avanti fatti dalla ricerca. Hanno preso parte anche i pazienti per condividere la propria esperienza e le associazioni per fare il punto sulle iniziative per il futuro.
Violenza di genere, le lesioni ai denti sono markers
News PresaLe lesioni ai denti, anche quelle piccolissime, devono essere considerate markers della violenza di genere, questo perché il 40% delle donne con un trauma nella zona “testa-collo” sono vittime di violenza. L’Ordine dei Medici di Napoli ha proposto un approccio decisamente innovativo nella lotta alla violenza di genere e lo ha fatto con un evento che ha messo in luce il compito di sentinelle che gli odontoiatri possono, e devono, svolgere. Anima dell’evento, la presidente CAO Napoli Sandra Frojo, capace di catalizzare attorno ad un tema tanto sentito, quale quello della violenza di genere, l’attenzione di un parterre di esperti di altissimo livello. Tra gli altri: Patrizia Esposito (presidente del Tribunale per i Minori), Natalina Sanna (presidente della commissione Pari Opportunità della Regione Campania) e Antonella Polimeni (preside della Facoltà di Medicina La Sapienza (Università di Roma)”. Proprio Polimeni ha spiegato che «i traumi della regione “testa-collo” rappresentano un terzo delle patologie traumatiche della violenza di genere. Non si deve guardare solo alle fratture al volto, ci sono fratture molto meno evidenti, quali quelle ai denti, che possono nascondere realtà terribili. Queste fratture sono importantissime per comprendere cosa accade e quindi è compito dell’odontoiatra indagarne la causa». Di qui la condizione che si debba premere l’acceleratore su una formazione specifica da parte degli operatori sanitari e questa la direzione nella quale si sta andando. La proposta di Polimeni è quella di inserire delle “pillole” di questa materia all’interno dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi dentaria.
EMPATIA
La fratture ai denti e le lesioni ai tessuti della bocca possono in questo senso avere il ruolo di “markers”, esattamente come nel campo tumorale, per individuare quanto più precocemente possibile fenomeni di violenza. Agli odontoiatri, dunque, il compito di saper indagare le cause ed eventualmente instradare le donne verso un percorso protetto grazie al quel liberarsi dall’incubo della violenza. Importante in quest’ambito il ruolo dell’Ordine di Napoli nel riconoscere la centralità dei medici e odontoiatri. Come ricorda Vincenzo Andreoli: «Si devono creare spazi di ascolto attivo, purtroppo nelle reti di emergenza urgenza questo è logisticamente difficile, ma è sufficiente trovare una dimensione di empatia tra operatore sanitario e paziente». Il problema, sottolinea il professore è spesso «la reticenza da parte delle donne a parlare delle violenze subite, per retaggi culturali e sociali purtroppo spesso avallati da società e mass media. Per chi prende in carico comprendere il background è fondamentale, per aiutare la donna a dire no alla violenza».
AGGRESSIONI
All’Ordine dei medici, il tema della violenza di genere è stato declinato anche nella forma della violenza di genere ai danni degli operatori sanitari. Non ci si può infatti scordare che molte delle aggressioni che quotidianamente avvengono nei nostri presidi ospedalieri riguardano delle donne. «Dagli Anni 90 – dice Maurizio Cappiello – abbiamo assistito al venir meno dell’alleanza medico paziente, complici l’affollamento dei Pronto Soccorso e l’allungamento dei tempi d’attesa. Da questo è scaturito il dilagare delle aggressioni al personale sanitario, più frequenti nelle regioni sottofinanziate come appunto il Sud Italia e la Campania. Sicuramente di tutte le misure proposte per arginare il fenomeno, quella che a mio parere avrà un maggior potere deterrente sarà la procedibilità d’ufficio insieme ad una maggiore certezza (e non inasprimento) della pena. Un provvedimento che attende di essere discusso alla Camera e che speriamo possa sortire quanto prima i suoi effetti». All’incontro organizzato all’Ordine dei Medici hanno preso parte anche Bruno Zuccarelli (vice presidente dell’Ordine dei Medici), Clara Imperatore (consigliere e coordinatore del CUG OMCeO Napoli).
Buon umore e cibo. Cosa mangiare contro il mal d’autunno
News PresaLa pioggia cade ininterrottamente in autunno e i primi freddi annunciano l’arrivo dell’inverno. Si sa che il clima cupo non va d’accorso con il buon umore, ma a venirci incontro sono alcuni cibi. Ma il mal d’autunno esiste davvero? La risposta è sì, perchè la mancanza di luce solare riduce la produzione della serotonina, l’ormone della felicità. Ecco perché nei mesi più bui è facile sentirsi giù d’umore. Un ulteriore ragione è che la melatonina, ovvero l’ormone del sonno, nei mesi invernali viene prodotto in quantità più alte, rendendo più stanchi e pigri.
Cibo e buon umore
Studi hanno dimostrato come bassi livelli di serotonina nel sangue possano influenzare negativamente l’umore. Alcuni alimenti sono in grado di alzare i livelli di questo ormone nel corpo.
Frutta a guscio, come noci, nocciole o mandorle sono lo snack ideale per risollevare il morale. Questi alimenti contengono infatti un amminoacido, il triptofano, che interviene nel processo di sintesi della serotonina.
Le uova contengono la vitamina D, la ‘vitamina del sole’, chiamata così proprio perché viene sintetizzata attraverso la nostra pelle durante l’esposizione ai raggi solari. La vitamina D si trova anche in altri alimenti, come pesce, uova, latticini e funghi. Specialmente nei mesi invernali, è importante controllarne i valori poiché tendono ad abbassarsi. Il sintomo più comune di una carenza di vitamina D è la stanchezza.
Le Aringhe e in generale i pesci ricchi di grassi Omega 3 alzano i livelli di serotonina, diminuendo così il rischio di depressione. In un’analisi condotta in agosto 2019 contenente 26 studi viene confermato l’effetto positivo dei grassi Omega 3 su diverse sintomatiche depressive (per esempio stanchezza, irritabilità, disturbi del sonno o mancanza di appetito). Anche le noci, i semi di lino e gli oli vegetali sono ricchi di grassi Omega 3. Tra l’altro, anche le aringhe contengono molta vitamina D.
La frutta secca, come datteri e fichi, è un ottimo snack per migliorare il morale. Infatti, oltre al triptofano questi alimenti sono anche ricchi di magnesio. Ci sono diversi studi che dimostrano come un giusto apporto di magnesio possa aiutare a combattere lo stress.
I fagioli di soia non solo sono un’ottima fonte di proteine vegetali ma contengono anch’essi il triptofano. Gli edamame sono per esempio uno snack perfetto, ma anche un piatto ideale post allenamento.
Anche il piccante fa bene all’umore. Attraverso la capsaicina, la sostanza responsabile del sapore piccante, vengono rilasciate le endorfine, sostanze con effetti simili alle morfine, ma prodotte naturalmente dal corpo.