Tempo di lettura: 3 minutiIl morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa dell’adulto, dopo l’Alzheimer. Oggi, nel nostro paese, si stima che vi siano poco meno di 250.000 malati. Ogni paziente ha almeno un caregiver che lo assiste, quindi il fenomeno coinvolge ben oltre mezzo milione di persone.
Se allarghiamo l’orizzonte al resto dei Paesi, si stima che vi siano oltre 5 milioni di malati nel mondo, di questi circa 1 milione in Europa.
L’età rappresenta il fattore di rischio principale: la malattia, in oltre la metà dei casi si presenta dopo i 60 anni, e oltre gli 80 anni, 1 individuo su 50 sperimenta qualche disturbo. I casi che hanno una base genetica “monogenica” rappresentano intorno al 5%, quindi in Italia intorno ai 10.000, gli altri fattori di rischio sono l’esposizione ad alcune sostanze: pesticidi, diserbanti, mentre fattori protettivi sono l’attività lavorativa, l’attività fisica ed intellettuale.
La malattia del Parkinson
Tutti identificano la malattia del Parkinson con il tremore delle mani. In realtà il disturbo più importante è la riduzione del movimento, sia nel senso del rallentamento che della riduzione dell’iniziativa motoria; il terzo segno caratteristico è la rigidità dei muscoli, una rigidità molto diversa da quella della spasticità, definita di tipo plastico.
Una condizione complessa che si manifesta non solo con sintomi motori, ma anche con disturbi dei sensi, in particolare dell’olfatto, del gusto, può disturbare l’umore, il sonno, la funzione intestinale, la regolazione della pressione arteriosa. Questo era già stato intuito dal neurologo che ha dato il nome alla malattia, James Parkinson, che l’ha descritta in un saggio pubblicato nel 1817 (Essay on the shaking palsy”), denominandola “paralisi agitante”, quest’anno il grande Vincenzo Mollica, in un video sul sito della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus descrive in modo molto suggestivo come la malattia, che lui definisce “fratello Parkinson”, coinvolga tutte le dimensioni della vita dell’individuo.
In realtà con il nome MP indichiamo condizioni patologiche molto diverse fra loro sia dal punto di vista dei meccanismi che le sottendono, sia per la manifestazione e la velocità della progressione. In alcune forme prevale il tremore, in altre la rigidità e il rallentamento, in altri i disturbi della memoria e delle capacità cognitive.
Possiamo studiare cosa succede nel cervello di chi si ammala con molti strumenti: neuroimmagini strutturali e funzionali attraverso metodiche come la risonanza magnetica, la spect, la PET, studio della variabilità della pressione arteriosa e dei riflessi cardio-vascolare, ma il laboratorio sta mettendo a punto dei biomarcatori che ci portano ancora più addentro ai meccanismi molecolari, spiega il Professore Paolo Calabresi, neuroscienziato che (dal 1 novembre è stato chiamato a dirigere l’Istituto di Neurologia della UCSC e l’UOC di Neurologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS) da oltre 30 anni studia i meccanismi di funzionamento dei gangli della base, ovvero quello che possiamo definire un sofisticatissimo computer nella profondità del nostro cervello, che connesso con la corteccia cerebrale, il cervelletto ed altre strutture che portano gli impulsi nervosi al nostro corpo, regola molte funzioni, fra cui il movimento. I biomarcatori saranno sempre più usati per definire la tipologia di MP e avviare l’individuo malato a cure sempre più personalizzate.
Le cure
La MP è causata alla disfunzione e a alla progressiva degenerazione di piccoli gruppi di cellule, cruciali per il controllo del movimento, che producono la dopamina.
Le terapie sintomatiche ad oggi disponibili si basano principalmente su farmaci che reintegrano il precursore della dopamina o la sostituiscono (levodopa e dopamino-agonisti), o su strategie chirurgiche che modulano con impulsi elettrici l’attività dei gangli della base (DBS). In Italia e in tutto il mondo sono in sperimentazione nuove molecole e sistemi di somministrazione alternativi alle pillole per migliorare l’efficacia dei farmaci sintomatici.
Oltre alle terapie sintomatiche, sono in sperimentazione anche terapie che hanno l’ambizione di cambiare la storia della malattia, rallentando e perfino fermando il processo che sta alla base della malattia, basate sulla somministrazione di anticorpi contro la proteina che si accumula nelle cellule, dando l’avvio al processo di degenerazione.
La Giornata Parkinson
Nonostante tutte le difficoltà economiche in cui versa il nostro Paese, l’Italia è una delle Nazioni all’avanguardia nella cura e nella ricerca della MP. È importante che cresca l’attenzione verso la malattia e che vi siano risorse per finanziare gli studi. A questo scopo l’Accademia Limpe Dismov e le altre associazioni consorelle di tutto il mondo hanno voluto unirsi e lanciare la giornata di sensibilizzazione per la MP che ogni anno, l’ultimo sabato di novembre, richiama l’attenzione della stampa, delle Istituzioni e dell’opinion pubblica, su questo argomento.
Quest’anno, a differenza delle precedenti edizioni, i centri romani che si occupano di malattia di Parkinson, per offrire maggiore visibilità al tema e raccogliere fondi per la ricerca, organizzano un evento unico che si svolgerà il 30 Novembre in collaborazione con Palazzo Merulana a Roma.
Salute del cuore, ecco gli “alimenti ok”
News PresaSono quattro gli insospettabili amici del cuore: pasta, peperoncino, cioccolato fondente e caffè. La luce verde su questi alimenti è arrivata in occasione del congresso Platform of laboratories for advanced in cardiac experience (Place), con 4 mila cardiologi di tutto il mondo. E, come detto, gli specialisti hanno promosso a pieni voti la Dieta mediterranea, le spezie, i carboidrati integrali.
COSA E QUANTO
No, dunque, alla demonizzazione del caffè (fino a tre al giorno) e della cioccolata (anche 30-40 grammi al giorno purché fondente all’80-85%), che hanno ottimi effetti antiossidanti sull’apparato cardiovascolare. Inoltre si riconfermano super-food pane e pasta, preferibilmente integrali, di farro e di orzo. Hanno poi un effetto potentissimo sulla longevità l’uso di spezie e aromi come origano, capperi, cipolla rossa, pepe, curry, zenzero, basilico, prezzemolo. Amici del cuore anche cibi e bevande rosse: i cardiologi promuovono vino rosso, frutti rossi-violacei, pomodoro, ancora meglio se cotto perché libera una sostanza che ha azione positiva anche per contrastare il cancro. Attenzione, invece, alle proteine animali (massimo 0,8 grammi per chilo di peso), al sale (da ridurre, se non da eliminare) e ai succedanei del pane come cracker e grissini che provocano un picco di insulina e fanno solo venire più fame. Bocciato su tutta la linea lo zucchero, soprattutto quello contenuto nei cibi o nelle forme più raffinate: favorisce l’insorgenza di neoplasie e delle malattie del cuore.
CAMPANELLI D’ALLARME
Anche per la salute del cuore esistono, e non si devono mai sottovalutare, dei campanelli d’allarme molto semplici da cogliere. In primis il dolore toracico, che potrebbe anche essere confuso con un dolore intercostale. Poi le palpitazioni, il batticuore (se si presenta in modo sproporzionato rispetto alla situazione). Segnali da non sottovalutare sono anche lo svenimento, la sincope e la mancanza di fiato (dispnea), anche in questo caso senza che vi sia un apparente motivo. Un altro sintomo legato alla salute cardiovascolare è il l’edema (periferico), un gonfiore progressivo dovuto a un cumulo di liquidi nelle gambe che però può essere anche di altra origine, e che per questo deve essere valutata da uno specialista chirurgo vascolare.
Giornata dedicata al Morbo di Parkinson. Il punto con i neurologi
News PresaIl morbo di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa dell’adulto, dopo l’Alzheimer. Oggi, nel nostro paese, si stima che vi siano poco meno di 250.000 malati. Ogni paziente ha almeno un caregiver che lo assiste, quindi il fenomeno coinvolge ben oltre mezzo milione di persone.
Se allarghiamo l’orizzonte al resto dei Paesi, si stima che vi siano oltre 5 milioni di malati nel mondo, di questi circa 1 milione in Europa.
L’età rappresenta il fattore di rischio principale: la malattia, in oltre la metà dei casi si presenta dopo i 60 anni, e oltre gli 80 anni, 1 individuo su 50 sperimenta qualche disturbo. I casi che hanno una base genetica “monogenica” rappresentano intorno al 5%, quindi in Italia intorno ai 10.000, gli altri fattori di rischio sono l’esposizione ad alcune sostanze: pesticidi, diserbanti, mentre fattori protettivi sono l’attività lavorativa, l’attività fisica ed intellettuale.
La malattia del Parkinson
Tutti identificano la malattia del Parkinson con il tremore delle mani. In realtà il disturbo più importante è la riduzione del movimento, sia nel senso del rallentamento che della riduzione dell’iniziativa motoria; il terzo segno caratteristico è la rigidità dei muscoli, una rigidità molto diversa da quella della spasticità, definita di tipo plastico.
Una condizione complessa che si manifesta non solo con sintomi motori, ma anche con disturbi dei sensi, in particolare dell’olfatto, del gusto, può disturbare l’umore, il sonno, la funzione intestinale, la regolazione della pressione arteriosa. Questo era già stato intuito dal neurologo che ha dato il nome alla malattia, James Parkinson, che l’ha descritta in un saggio pubblicato nel 1817 (Essay on the shaking palsy”), denominandola “paralisi agitante”, quest’anno il grande Vincenzo Mollica, in un video sul sito della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus descrive in modo molto suggestivo come la malattia, che lui definisce “fratello Parkinson”, coinvolga tutte le dimensioni della vita dell’individuo.
In realtà con il nome MP indichiamo condizioni patologiche molto diverse fra loro sia dal punto di vista dei meccanismi che le sottendono, sia per la manifestazione e la velocità della progressione. In alcune forme prevale il tremore, in altre la rigidità e il rallentamento, in altri i disturbi della memoria e delle capacità cognitive.
Possiamo studiare cosa succede nel cervello di chi si ammala con molti strumenti: neuroimmagini strutturali e funzionali attraverso metodiche come la risonanza magnetica, la spect, la PET, studio della variabilità della pressione arteriosa e dei riflessi cardio-vascolare, ma il laboratorio sta mettendo a punto dei biomarcatori che ci portano ancora più addentro ai meccanismi molecolari, spiega il Professore Paolo Calabresi, neuroscienziato che (dal 1 novembre è stato chiamato a dirigere l’Istituto di Neurologia della UCSC e l’UOC di Neurologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS) da oltre 30 anni studia i meccanismi di funzionamento dei gangli della base, ovvero quello che possiamo definire un sofisticatissimo computer nella profondità del nostro cervello, che connesso con la corteccia cerebrale, il cervelletto ed altre strutture che portano gli impulsi nervosi al nostro corpo, regola molte funzioni, fra cui il movimento. I biomarcatori saranno sempre più usati per definire la tipologia di MP e avviare l’individuo malato a cure sempre più personalizzate.
Le cure
La MP è causata alla disfunzione e a alla progressiva degenerazione di piccoli gruppi di cellule, cruciali per il controllo del movimento, che producono la dopamina.
Le terapie sintomatiche ad oggi disponibili si basano principalmente su farmaci che reintegrano il precursore della dopamina o la sostituiscono (levodopa e dopamino-agonisti), o su strategie chirurgiche che modulano con impulsi elettrici l’attività dei gangli della base (DBS). In Italia e in tutto il mondo sono in sperimentazione nuove molecole e sistemi di somministrazione alternativi alle pillole per migliorare l’efficacia dei farmaci sintomatici.
Oltre alle terapie sintomatiche, sono in sperimentazione anche terapie che hanno l’ambizione di cambiare la storia della malattia, rallentando e perfino fermando il processo che sta alla base della malattia, basate sulla somministrazione di anticorpi contro la proteina che si accumula nelle cellule, dando l’avvio al processo di degenerazione.
La Giornata Parkinson
Nonostante tutte le difficoltà economiche in cui versa il nostro Paese, l’Italia è una delle Nazioni all’avanguardia nella cura e nella ricerca della MP. È importante che cresca l’attenzione verso la malattia e che vi siano risorse per finanziare gli studi. A questo scopo l’Accademia Limpe Dismov e le altre associazioni consorelle di tutto il mondo hanno voluto unirsi e lanciare la giornata di sensibilizzazione per la MP che ogni anno, l’ultimo sabato di novembre, richiama l’attenzione della stampa, delle Istituzioni e dell’opinion pubblica, su questo argomento.
Quest’anno, a differenza delle precedenti edizioni, i centri romani che si occupano di malattia di Parkinson, per offrire maggiore visibilità al tema e raccogliere fondi per la ricerca, organizzano un evento unico che si svolgerà il 30 Novembre in collaborazione con Palazzo Merulana a Roma.
Cancro seno: ricostruzione con lipofilling è sicura. Lo studio
Ricerca innovazioneLa ricostruzione del seno è parte della cura del cancro e migliora la qualità di vita delle pazienti. Uno studio, diretto e coordinato da Humanitas, capofila di 17 Centri di senologia di tutta Italia (l’arruolamento dei centri si completerà a dicembre 2019), ha dimostrato la sicurezza oncologica del lipofilling, una tecnica chirurgica che utilizza il tessuto adiposo della paziente per rimodellare aree del corpo danneggiate da tumori, traumi o malformazioni congenite.
“Punto di forza di questo studio promosso da Senonetwork, la rete delle Breast Unit in Italia, è rappresentato dai suoi numeri, poiché sono stati raccolti i dati di ben 5.500 pazienti – ha spiegato il professor Marco Klinger, Principal Investigator e responsabile Chirurgia Plastica di Humanitas -. Mai nessuna ricerca prima aveva analizzato una casistica così numerosa. Per questo sentiamo di essere arrivati a una conclusione definitiva e completamente tranquillizzante per le pazienti”.
Il lipofilling: cosa è
Sempre più utilizzato in chirurgia ricostruttiva (oltre che estetica) il lipofilling è un autotrapianto di grasso che permette di ricreare volumi persi in seguito a interventi oncologici o traumi e di rigenerare i tessuti di rivestimento, grazie alla presenza di fattori di crescita e cellule staminali adulte.
Si tratta di una procedura poco invasiva, che comporta il prelievo di piccole quantità di grasso dalle sedi in questo è naturalmente presente (l’addome o le cosce, di solito), un breve trattamento di depurazione in sala operatoria e quindi il suo trasferimento nei punti in cui si vuole ricreare un volume o migliorare la qualità dei tessuti, rendendoli più elastici e vitali.
Anche in seguito a un approccio senologico meno drastico, che ha visto diminuire le mastectomie in favore di un aumento delle quadrantectomie, il lipofilling è sempre più protagonista nella chirurgia mammaria post-oncologica, in quanto strumento ideale per colmare piccoli deficit di volume e soprattutto per “rigenerare” i tessuti in seguito alla radioterapia, riducendo le complicanze in caso di impianto di protesi.
Lo studio
I risultati dello studio, ottenuti con un campione di oltre 5.500 pazienti, dimostrano per la prima volta al mondo che un’eventuale recidiva non è vincolata all’innesto adiposo autologo.
“Questo lavoro è l’ultimo di una lunga serie di lavori che abbiamo eseguito su questo tema in Humanitas – sottolinea Klinger -. Il primo ha dimostrato clinicamente l’efficacia del lipofilling nel trattamento degli esiti da ustione, consentendo ai pazienti il recupero della motilità, una minore dolorabilità delle cicatrici e maggiore uniformità della cute. Ancora in tema senologico, con un altro lavoro abbiamo dimostrato l’efficacia clinica dell’innesto adiposo autologo per ridurre la cosiddetta Mastectomy Pain Syndrome, la sindrome dolorosa cronica che colpisce molte donne in seguito a mastectomia. Sempre di più, il nostro grasso si rivela una vera e propria miniera d’oro, un kit di emergenza sempre disponibile, a cui ricorrere in caso di necessità”.
Hiv, vietato abbassare la guardia
News PresaDomenica 1 dicembre si celebra la giornata mondiale contro l’Hiv, un tema che non dovrebbe mai essere sottovalutato visto che di Hiv si muore ancora oggi. Nonostante i progressi della medicina e la riduzione dei contagi, l’Hiv è ancora un nemico insidioso. Basti pensare che sino ad oggi ha causato oltre 32 milioni di vittime. Grazie alle terapie disponibili l’infezione da Hiv è gestibile, e chi ne è affetto può comunque avere una vita lunga e sana. Ma come si previene il rischio del contagio, e come si arriva ad una diagnosi precoce? La risposta è in due parole: informazione e test del sangue. In questo senso la città di Napoli si può dire è all’avanguardia e l’ASL Napoli 1 Centro lancia ora due nuove campagne che miglioreranno ancor più le cose.
DOVE FARE I TEST
«Mettiamo in campo – dice Ciro Verdoliva – il nostro massimo impegno per combattere una malattia della quale ormai si parla poco, ma che miete ancora troppe vittime». La campagna informativa/divulgativa “adesso tocca a te – proteggi te stesso” e “adesso tocca a te – promuovi il test”, che rientra nel piano regionale di prevenzione, si concentrerà nel fornire ai cittadini tutte le informazioni necessarie per conoscere il virus dell’HIV e per tenersene lontani.
Sei i punti prelievo dove poter eseguire i test:
Unità Operativa Immunotrasfusionale, via Terracina n°219 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 11.00)
Laboratorio di Virologia, via Egiziaca a Forcella n°18 (dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 13,00)
U.O. Immunotrasfusionale, via F.M. Briganti n°255 (lunedì/mercoledì/venerdì dalle 8.00 alle 12.00)
U.O. Patologia Clinica, via M. Schipa n°9 (dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 10.30)
U.O. Patologia Clinica, via Chiaromonte n°1 (dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 11.30)
U.O. Patologia Clinica, viale della Resistenza n°25 (martedì e venerdì dalle 8.30 alle 11.00)
ANONIMATO
Per tutti i test l’ASL Napoli 1 Centro assicura non solo la gratuità e la facilità di accesso, ma anche la massima riservatezza e la disponibilità ad effettuare i test anche sui minori. Tutto questo grazie ai servizi ambulatoriali e ai punti prelievo, colloqui informativi e counselling pre e post test con il supporto di psicologi. «L’Hiv è una malattia subdola – ribadisce Vincenzo Giordano Direttore Sanitario Aziendale – una malattia che prolifera dove manca informazione. Oggi, a differenza di quanto avveniva in passato, si può fare molto, ma è necessario che anche i cittadini sentano l’esigenza di fare la propria parte. Noi lo crediamo fortemente e siamo pronti a fare di tutto perché il test sia alla portata di tutti». I dati che emergono dal territorio dicono che oggi sono ancora in molti a non conoscere le modalità di trasmissione o a sottovalutare il rischio di contrarre il virus. Così come non è più possibile collocare gli omosessuali nelle principali categorie a rischio. Sono anzi gli eterosessuali ad essere maggiormente a rischio e in modo particolare i ragazzi (spesso minorenni), convinti che l’Hiv sia ormai un problema del passato.
Autismo, un pulmino tutto nuovo per i BlunAuti
BambiniPer i giovani “BlunAuti” di Pozzuoli è arrivata ieri una bella notizia: il cardinale Crescenzio Sepe gli ha donato uno splendido minibus che cambierà il loro modo di spostarsi. Già, ora i BlunAuti hanno una vera e propria “astronave”, un mezzo perfetto per tutte le escursioni che vorranno realizzare. E non è cosa da poco per questi ragazzi con autismo. Emozionante la cerimonia di consegna delle chiavi, tenutasi alll’Ospedale Santa Maria delle Grazie. Il minibus (costato 27mila euro) è stato acquistato grazie ai proventi dell’asta di Natale 2018 promossa proprio dal cardinale Sepe.
LIBERI DI ESPLORARE
Il Centro BlunAuti, è l’unica struttura pubblica in Campania, diretta ai pazienti adolescenti con diagnosi di Autismo. L’obiettivo degli operatori è accompagnare la crescita dei ragazzi, sviluppando le loro abilità nell’ambito del contesto ordinario di vita. Per questa ragione i ragazzi di BlunAuti effettuano abitualmente escursioni nei supermercati, nei parchi giochi, nelle piscine, presso i centri commerciali. Il nuovo mezzo di trasporto permetterà loro di effettuare queste gite con maggiore sicurezza e comfort. Il Centro BlunAuti – avviato nel novembre 2017- ha preso in carico fino ad ora venticinque ragazzi ed effettuato consulenze per circa ottanta casi. La struttura è collocata a Qualiano e si sta qualificando come un riferimento regionale per i protocolli terapeutici adottati e l’utilizzo della tecnica della Comunicazione Aumentativa Alternativa.
JORIT
La consegna del Minibus è avvenuta davanti all’affresco murale dell’artista Jorit, realizzato poche settimane fa anche con il coinvolgimento dei ragazzi del centro BlunAuti. Al termine della cerimonia cardinale Crescenzio Sepe ha visitato il reparto di Cardiologia UTIC dell’ospedale Santa Maria delle Grazie, fermandosi con alcuni dei pazienti presenti. Alla giornata erano presenti i ragazzi del centro BlunAuti, il Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord Antonio d’Amore, il Direttore Sanitario dell’ASL Napoli 2 Nord Monica Vanni, la Direttrice del servizio di Neuropsichiatria Infantile Anna Capocasale, il responsabile del Centro BlunAuti Giuseppe Brogna, il Direttore Sanitario dell’Ospedale Santa Maria delle Grazie Concetta Sarnataro.
Black Friday, come evitare lo “shopping compulsivo”
PrevenzioneIl black friday è arrivato. Difficile non accorgersi, tra le mail di promozioni, messaggi alla radio e i banner pubblicitari su ogni pagina web. Domani negozi e siti di e-commerce verranno presi d’assalto e tutti vorranno approfittare degli sconti. Per molti sarà un giorno di follia. Ma per altri il Black Friday sarà davvero «un venerdì nero», un giorno in cui sarà ancora più difficile tenere a bada l’impulso irrefrenabile all’acquisto. Proprio così: per chi soffre di dipendenza da shopping il Black Friday è un giorno complicato. Questa dipendenza procura una tensione crescente, alleviata solo dall’acquisto, finalizzato al piacere e alla gratificazione. Spesso è sottovalutata, ma ne soffre il 6% della popolazione. A esserne preoccupati sono psicologi e psichiatri.
«Studi scientifici hanno provato l’utilità dello shopping segnalando tra i benefici riconosciuti l’esercizio fisico, la riduzione dello stress e dell’ansia e l’aumento del buon umore», spiega Eleonora Iacobelli, psicologa, presidente dell’Associazione Europea Disturbo da Attacchi di Panico (Eurodap).
«Tuttavia, è necessario prestare attenzione perché dagli effetti positivi alla patologia il passo è molto breve. E’ infatti quasi impossibile segnare un confine netto tra ciò che possiamo definire come acquisto normale, esigenza o piccolo sfizio e i fenomeni di acquisto compulsivo, definiti consumopatie», aggiunge.
In altre parole, la voglia di acquistare può nascondere una vera e propria dipendenza, che rientra nella categoria diagnostica dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi del DSM.
Lo shopping compulsivo causa stress, compromissioni nella sfera relazionale e lavorativa, distruzione familiare e coniugale, oltre a gravi problemi finanziari. Prima del comportamento compulsivo è frequente la presenza di stati d’ira, frustrazione, tristezza e solitudine che vengono sostituiti da una sensazione di onnipotenza ed euforia durante l’acquisto.
Black friday, come evitare lo shopping compulsivo
Specialmente domani nel giorno del Black Friday, Iacobelli suggerisce di «fare un elenco di ciò che è essenziale» per evitare il superfluo e «andare a fare shopping con una persona che dissuada da spese inutili». Altro consiglio è quello di «pagare gli acquisti in contanti, per avere miglior consapevolezza della spesa effettuata», dice Iacobelli.
«Il congelamento delle risorse può aiutare a limitare gli acquisti», aggiunge. Infine l’esperta raccomanda di «valutare bene gli acquisti, facendo vari giri, selezionando solo oggetti il cui prezzo rientri nel nostro budget». Se invece la dipendenza da shopping è una patologia conclamata allora è opportuno rivolgersi subito a uno specialista.
Prevenzione, ecco il programma straordinario dell’ASL Napoli 1
PrevenzioneUn programma dedicato alla prevenzione come mai prima d’opra a Napoli, l’ASL Napoli 1 Centro accelera sugli screening e lo fa valorizzando uno degli ospedali storici del centro città: l’Annunziata. La direzione generale della più grande azienda sanitaria d’Europa ha scelto di ampliare il “Programma Salute e Ambiente” (di cui al Decreto Regione Campania n°38/2016 e già attivo nell’Azienda sanitaria nei Distretti 25, 26, 28, 30 e 32), ai residenti del territorio afferente il Distretto Sanitario di base 31. «Una decisione – sottolinea Ciro Verdoliva – che abbiamo preso per rispondere alle tante istanze che arrivano dal territorio. In questo modo possiamo valorizzare ancor più quello che è stato uno degli storici ospedali di Napoli e che oggi diventa nella nostra programmazione un perno delle attività di prevenzione». Ricco e articolato il programma messo in campo su proposta della direttrice sanitaria Tiziana Spinosa. Già a partire dal prossimo 2 dicembre saranno attivi percorsi di prevenzione gratuita rivolti ai cittadini residenti in questo ambito territoriale, accessibili attraverso prenotazione diretta al CUP del Presidio Santissima Annunziata e senza impegnativa del medico di medicina generale. In questo modo tutti i cittadini che lo vorranno potranno sottoporsi a visite mediche ed esami diagnostici per valutare il proprio stato di salute e l’eventuale rischio di ammalarsi delle principali patologie croniche. Arrivare ad una diagnosi precoce, in questi casi, è fondamentale.
SALUTE CARDIO RESPIRATORIA
L’inquinamento atmosferico può favorire le malattie croniche e tumorali dell’apparato respiratorio che poi a loro volta possono influenzare le malattie cardiache ed aiutare i pazienti nella prevenzione e nella diagnosi precoce.
Per questo percorso sono stati attivati un ambulatorio di cardiologia il mercoledì ed il giovedì dalle ore 15.30 alle 18.30 e un ambulatorio di pneumologia per le visite di pneumologia con spirometria il lunedì dalle 15.30 alle 18.30.
PROMOZIONE PERCORSO NASCITA E SALUTE RIPRODUTTIVA
Questo percorso offre la possibilità di usufruire di consulenze specialistiche per prendersi cura della salute riproduttiva. Si punta a combattere i principali fattori responsabili di sterilità o di malformazioni fetali e ad avere una diagnosi precoce di eventuali patologie neonatali.
Per questo percorso sono stati attivati un ambulatorio di infertilità e prevenzione di malattie a trasmissione sessuale con visita ginecologica, tamponi vaginali e clamidia, aperto il martedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00 e il centro vaccinale dell’infanzia effettuerà invece le vaccinazioni anche il giovedì dalle ore 15.00 alle ore 17.00.
PREVENZIONE MELANOMA
Il melanoma è un tumore in notevole aumento negli ultimi anni a seguito del cambiamento dello stile di vita e della eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti. Si tratta di un tumore che può essere molto pericoloso, per il quale la diagnosi precoce e la prevenzione sono fondamentali. Il menanoma, se diagnosticato in tempo, è facilmente curabile.
Per questo percorso è stato attivato un ambulatorio di prevenzione melanoma con l’effettuazione della mappatura dei nevi è aperto il lunedì dalle ore 14,30 alle 18.30 e il venerdì dalle ore 15.30 alle 18.30.
MALATTIE DELLA TIROIDE
Per arrivare ad una diagnosi precoce di malattie della tiroide e del carcinoma della tiroide è importante sottoporsi a visite endocrinologiche ed ecografie tiroidee.
Per questo percorso sono stati attivati due ambulatori per le visite della tiroide con ecografia, aperti il martedì dalle ore 15.30 alle 18.30.
PROGRAMMA PER LE GIOVANI DONNE
Purtroppo il tumore della mammella può colpire anche in questa fascia di età che ad oggi non è protetta dallo screening. Con questo programma si intende promuovere l’educazione sanitaria per le giovani donne per avvicinarle alla prevenzione dei tumori della mammella e della cervice uterina anche prima dei 45 anni.
Per questo percorso è stato attivato: un ambulatorio prime visite senologiche ed ecografie mammarie per le donne nella fascia di età tra i 25 ed i 45 anni, aperto il lunedì dalle ore 15.30 alle 18.30 e il mercoledì dalle 15.30 alle 18.30.
Infezioni sessualmente trasmesse. Una giornata per i giovani
PrevenzioneAccesso ai test, attività di informazione e individuazione dei canali comunicativi più efficaci. Sono questi i temi dedicati ai giovani per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse. Proprio alle ragazze e ai ragazzi è stato dedicato il convegno in ISS “Una giornata all’Istituto Superiore di Sanità dedicata ai giovani – Istituzioni a confronto per la prevenzione delle Infezioni a trasmissione sessuale”.
L’evento, in occasione del Trentennale della Convezione internazionale di New York sui diritti dei giovanissimi, anticipa l’appuntamento del 1 dicembre, Giornata Mondiale di Lotta contro l’AIDS.
Il convegno, organizzato dall’Unità Operativa di Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS, ha aperto un confronto diretto tra esperti del settore, operatori sociosanitari, docenti e studenti per contrastare le infezioni a trasmissione sessuale, che risultano in aumento in tutto il mondo con una stima di 357 milioni di nuovi casi riguardanti quattro infezioni batteriche (Clamidia, Gonorrea, Sifilide, Trichomonas vaginalis).
Altrettanto alta è la prevalenza delle infezioni ad eziologia virale con 417 milioni di persone che hanno contratto l’Herpes simplex di tipo 2 e 291 milioni di donne con Papillomavirus.
I numeri delle infezioni in Italia
Anche in Italia è stato rilevato negli ultimi anni un aumento progressivo del numero delle persone con una IST confermata e in atto, così, come emerge dai dati forniti dal Centro Operativo AIDS/Dipartimento Malattie Infettive/ISS.
Queste infezioni, sostenute da batteri, virus, protozoi e funghi, trasmesse nel corso dei rapporti sessuali non protetti, possono essere transitorie o cronicizzare, con conseguente compromissione della qualità della vita, con limitazione della salute sessuale e riproduttiva, con rischio di sviluppare alcuni tumori.
Durante l’incontro è emersa la necessità di condividere Modelli Operativi finalizzati alla prevenzione delle IST, Modelli già sperimentati sul campo da disseminare nelle differenti realtà geografiche italiane per costruire percorsi omogenei e replicabili.
Città della Scienza, ecco il Nutripiatto
BambiniA Città della Scienza (Napoli) inserisce all’interno del Museo Corporea aprono i battenti i nuovi laboratori su Nutripiatto: il progetto di Nestlé – che si avvale del contributo scientifico della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – pensato per creare (genitori e figli insieme) porzioni a misura di bambino, grazie a un kit composto da un piatto “intelligente” e da una guida didattica che spiega come utilizzare il Nutripiatto e offre numerose ricette pensate dagli esperti e modulate in funzione delle diverse fasce di età, dai 4 ai 12 anni. Perché un’iniziativa del genere? Perché la Campania ha il triste primato di essere una delle regioni con la maggior prevalenza di bambini obesi. Già, triste ma vero. Un recente sondaggio proposto proprio dalla Nestlé dice che il 31% degli intervistati è convinto che un bambino debba mangiare come un adulto per crescere bene e addirittura il 28% tende a preparare per i figli porzioni uguali alle proprie.
DOVE E QUANDO
Sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre, nell’ambito del weekend di Città della Scienza intitolato Affamati di Scienza! a tema Buona e corretta alimentazione, saranno dunque organizzati numerosi laboratori per bambini che, partendo proprio da Nutripiatto, avranno il compito di divertire e sensibilizzare i più piccoli sui principi di un’alimentazione bilanciata. Un’area del piano terra del Museo Corporea sarà infatti allestita con una grande lavagna magnetica rappresentante Nutripiatto che, grazie a magneti raffiguranti i principali alimenti, permetterà ai bambini di scoprire il progetto e le funzioni delle principali macrocategorie (verdure, proteine e carboidrati) alla base di un pasto bilanciato. Successivamente, i bambini, tra pipette e provette, potranno toccare con mano i principi nutritivi contenuti negli alimenti attraverso una serie di giochi e laboratori interattivi. Ma non è tutto! UtilizzandoNutripiatto, che sarà distribuito a tutti i presenti, i più piccoli potranno dar sfogo alla loro creatività, componendo il proprio pasto bilanciato e mettendo così in pratica le nozioni apprese.
PER I GRANDI
Non solo laboratori per bambini, un weekend speciale anche per i genitori. Domenica 1° dicembre alle ore 12.00 gli adulti potranno confrontarsi con due esperte della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale(SIPPS), Maria Carmen Verga ed Iride Dello Iacono, le quali presenteranno il progetto e risponderanno a domande e curiosità per aiutarli a creare, nella loro quotidianità, porzioni “a misura di bambino”. La SIPPS, che ha già pubblicato documenti di autorevole riferimento per la Nutrizione, come il “Manuale di Nutrizione dell’età evolutiva”, non opera solo in ambito scientifico ma è sempre molto vicina anche alle famiglie, con eventi e pubblicazioni dedicate, come “Il bambino nella sua famiglia – Guida pratica per i genitori”, distribuito nella Regione Campania a tutte le neomamme del 2019. «In ambito pediatrico, siamo particolarmente attenti all’educazione alimentare -spiega Giuseppe Di Mauro, Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) – perché la corretta alimentazione è una delle più efficaci misure di prevenzione per tante patologie come l’obesità, il diabete e l’ipertensione. Per lanuova versione della Guida del Nutripiatto, abbiamo quindi cercato di dare il nostro contributo scientifico ed anche tutti i suggerimenti utili affinché il pasto diventi per il bambino, allo stesso tempo, una scelta di salute ed una meravigliosa avventura nel mondo del gusto; fornendo ai genitori poche e semplici regole capaci di far affrontare con serenità il momento dei pasti». Il traguardo al quale punta Nestlé è quello di sensibilizzare ai temi della corretta nutrizione 500.000 bambini entro il 2020: a oggi sono circa 226.000 i bambini raggiunti grazie agli eventi organizzati sul territorio e alle richieste spontanee da parte di famiglie, di pediatri, nutrizionisti e medici, di scuole, di enti e amministrazioni locali.
Integratori alimentari. Gli specialisti: “non sono curativi”
AlimentazioneAumenta la richiesta di benessere da parte dei consumatori e nascono nuove tendenze. Una di queste è l’uso di integratori alimentari che riguarda circa la metà degli italiani.
Un business in crescita che però nasconde qualche insidia, come il rischio dell’illusione di poter compensare eventuali mancanze nel proprio stile di vita. Per fare luce sull’argomento, il Ministero della Salute ha di recente pubblicato un Decalogo. La prima cosa da sottolineare è che gli integratori non hanno “una finalità di cura”, quest’ultima infatti resta “prerogativa esclusiva dei farmaci”.
In generale una dieta varia ed equilibrata fornisce all’organismo tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno; in altre parole gli integratori non devono essere intesi come uno strumento per “compensare gli effetti negativi di comportamenti scorretti” in uno stile di vita che dovrebbe essere sano e attivo.
Integratori alimentari. Cosa sono?
Spiega la dottoressa Francesca Puggioni, specialista del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergologia di Humanitas: “Gli integratori alimentari sono alimenti contenuti in compresse, fiale e simili. Si caratterizzano come fonti concentrate di nutrienti che non hanno una finalità di cura, prerogativa esclusiva dei farmaci, perché sono ideati e proposti per favorire nell’organismo il regolare svolgimento di specifiche funzioni, per normalizzare queste funzioni o ridurre i fattori di rischio di una malattia”.
I consigli del Ministero
“Prima di assumere un integratore – continua la dottoressa Puggioni – è fondamentale consultare il proprio medico per controllare che gli effetti indicati corrispondano alle proprie esigenze e che non ci siano controindicazioni; leggere per intero l’etichetta, seguire scrupolosamente le dosi indicate dal medico e dall’azienda produttrice e controllare tutti gli ingredienti presenti, anche in considerazione di eventuali allergie o intolleranze”.
Il Ministero sottolinea anche che naturale non significa sicuro: “un prodotto non è sicuro solo perché è naturale ma anzi, proprio per il suo profilo di attività fisiologica, potrebbe determinare effetti inattesi e indesiderati in determinate condizioni”.
Rischio allergie
“L’assunzione immotivata e incontrollata di integratori alimentari può essere responsabile di diverse reazioni avverse, come avviene per esempio in ambito allergologico”, avverte la dottoressa Puggioni. “Ricordiamo che anche pochi microgrammi di una sostanza a cui siamo allergici può scatenare reazioni gravi. È fondamentale, quindi, considerare gli integratori come consideriamo i farmaci: possono avere benefici ma anche effetti collaterali e il loro utilizzo va sempre condiviso con il proprio medico. L’autoprescrizione è sempre potenzialmente dannosa e rischiosa”.