Tempo di lettura: 2 minuti«Contrae l’Hiv mentre prepara la tesi di laurea». Questa notizia sta facendo il giro del web alla velocità della luce, e del resto è comprensibile perché tutto ci si aspetterebbe per una studentessa tranne che si possa infettare in un laboratorio universitario. Questa almeno è la tesi sostenuta dai suoi legali. Ma andiamo con ordine. Tutto sarebbe avvenuto durante la carriera universitaria, quando l’ormai ex studentessa stava preparando la tesi e per farlo doveva manipolare alcuni “pezzi” di Hiv nel laboratorio di un’università straniera. Ora – riporta il sito del Corriere – la donna ha fatto causa a entrambi gli atenei, quello italiano di partenza e quello ospitante, chiedendo al Tribunale di Padova (competente per l’ateneo italiano) un risarcimento milionario. L’episodio risale a 7 anni fa.
VITA PARALLELA
Un episodio, ha raccontato lei stessa, che le ha distrutto la vita. Ora la donna, assistita dall’avvocato Antonio Serpetti, del foro di Milano, si è sostanzialmente costruita una vita “parallela”, nascondendo la sua condizione alla maggior parte delle persone con cui entra in contatto. Stando alla sequenza genetica della perizia di parte, il virus che l’ha colpita non circola tra la popolazione, ma corrisponde a quelli costruiti in laboratorio. Quindi il contagio potrebbe essere avvenuto proprio durante l’attività di ricerca. La vicenda giudiziaria è nelle fasi preliminari, anche se i giudici hanno già fissato la prima udienza; per l’avvocato Serpetti l’Hiv da laboratorio «è curabile ma con più difficoltà, perché i farmaci disponibili sono stati sviluppati sui virus circolanti».
I SINTOMI
Per quel che riguarda l’Hiv raramente si sente parlare di sintomi, anche perché si tratta di sintomi che sono abbastanza generici e che hanno una loro rilevanza solo se si presentano in combinazione. febbre, eruzione cutanea o rash, gola infiammata o candidosi orale, ghiandole gonfie (linfoadenopatie), mal di testa, dolori articolari e dolori muscolari. Considerati singolarmente i sintomi sono aspecifici, ma la loro combinazione deve far porre il sospetto clinico, se presenti in persone con comportamenti a rischio per Hiv. Ad ogni modo la presenza di questi sintomi, in assenza di un test specifico per Hiv, non è sufficiente per diagnosticare un’infezione acuta. Quindi, in caso di dubbi o di stili di vita non esattamente corretti, la cosa migliore è ricorrere al test. Che, lo ricordiamo, è del tutto anonimo e gratuito.
Istat: speranza di vita al top. Donne più longeve, ma si trascurano
Stili di vitaNel 2018, in Italia la speranza di vita alla nascita raggiunge il massimo storico, 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne). La maggiore longevità femminile si accompagna a condizioni di salute più precarie: una donna di 65 anni può aspettarsi di vivere in media altri 22,5 anni, di cui 12,7 anni (il 56,4%) con limitazioni nelle attività; mentre per un uomo della stessa età la speranza di vita è 19,3 anni, di cui 9,3 anni (48,9%) con limitazioni. È quanto emerge dalla settima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) appena presentato dall’Istat. Per quanto riguarda le differenza territoriali, la speranza di vita in buona salute alla nascita al Nord è più alta di 3 anni rispetto al Mezzogiorno (59,3 contro 56,3 anni), quella a 65 anni senza limitazioni è più alta di 2 anni (10,6 al Nord contro 8,6 anni del Mezzogiorno).
Procede a rilento la diffusione di stili di vita più salutari, con l’unica eccezione della percentuale di persone sedentarie (che non praticano alcuna attività fisica nel tempo libero) che passa dal 37,9% del 2017 al 35,7% dello scorso anno. Inoltre nel 2018, le regioni del Mezzogiorno (49,6%) continuano ad avere i valori più elevati per l’eccesso di peso (43,3% Centro e 41,9% Nord).
Per i fattori di rischio per la salute si conferma il ruolo protettivo del titolo di studio, con una maggiore attenzione ai comportamenti più salutari tra i più istruiti. Fa eccezione il consumo non adeguato di alcol, su cui il titolo di studio non sembra avere effetti.
Medicina generale, si guarda al futuro
News Presa«Diamo atto al ministro Speranza di aver tenuto fede a quanto promesso in occasione dell’ultimo congresso nazionale e al tempo stesso gli chiediamo di tenere dritta la barra, per una medicina di famiglia che sempre più sia il perno di un’assistenza domiciliare e di prossimità. I problemi da affrontare sono ancora molti, ma siamo certi che con l’impegno di tutte le parti si potrà costruire qualcosa di molto valido per la salute cittadini». Silvestro Scotti, segretario generale FIMMG, commenta così l’incontro avvenuto oggi a Roma con il ministro Roberto Speranza. Incontro d’auguri per le festività che non poteva certo non essere occasione per tirare le somme di quanto fatto sino ad ora e guardare al prossimo futuro. E così è stato. In un clima di grande rispetto dei ruoli e di collaborazione, il segretario Scotti ha affrontato assieme al ministro Speranza il tema delle dotazioni strumentali diagnostiche, che sono passate attraverso il maxi emendamento / Legge di Bilancio (Articolo 55) con un finanziamento da 236 milioni.
UN SISTEMA OMOGENEO
«Si sta già lavorando sul decreto attuativo – dice Scotti – e sugli indirizzi delle intese specifiche tra Ministero e Regioni per gli accordi integrativi regionali che valorizzino l’omogeneità di questa offerta per tutti i cittadini. Sarà questo l’unico modo per realizzare risposte omogenee e sistemi che impediscano l’aumento delle diseguaglianze tra le varie parti del Paese e che possano valorizzare, nel pieno rispetto dei ruoli di ciascuno, una capacità di sintesi tra l’azione di indirizzo e verifica del Ministero della Salute, la capacità organizzativa e di esecutività delle Regioni e la coerenza contrattuale con il progetto sostenuta da FIMMG anche sui livelli periferici. Solo così si creerà un’offerta di salute uguale in tutte le regioni del Paese e per tutti i cittadini che, se sono tutti uguali davanti alla legge, devono essere uguali davanti al loro medico di famiglia».
PATTO PER LA SALUTE
Oggi è anche stata la giornata della firma relativa al Patto per la Salute, un patto che individua proprio nel territorio una delle risposte fondamentali per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. «Si sbloccano i finanziamenti previsti – sottolinea Scotti – consentendo l’immissione nel sistema di risorse che possano rilanciare il Servizio Sanitario anche sotto il profilo della percezione dei cittadini. Una percezione corretta dell’offerta sanitaria è importante quasi quanto l’offerta stessa. Anche su quello – ribadisce il segretario generale – FIMMG farà la propria parte, soprattutto in ordine agli investimenti in quella tecnologia che di fatto amplifica le capacità del territorio». La speranza, che è anche un’esortazione, è quella che a tutto il lavoro messo in campo possa corrispondere una velocizzazione dell’Accordo Collettivo Nazionale ancora in discussione. «Abbiamo anche chiesto al ministro Speranza – conclude Scotti – di intervenire con decisione in sede di Governo per garantire la procedibilità dell’Accordo Collettivo Nazionale firmato a settembre, che tuttavia è ancora bloccato al Ministero dell’Economia e delle Finanze». Un incontro proficuo, insomma, al quale si aggiunge l’esortazione del segretario generale indirizzata alla categoria dei Medici di Medicina Generale: «Serve ora un grande impegno anche in termini di entusiasmo, contiamo sui giovani ma non solo, anche sulla vecchia guardia, che ha il dovere se crede in quello che ha fatto in tutti questi anni, di far trovare ai primi una Medicina Generale sempre più capace e autorevole nel farsi carico dei pazienti. Puntando quanto più è possibile sui modelli innovativi ma solidi della fiduciarietà per la gestione delle sfide della domiciliarità e della prossimità».
Influenza, l’allarme dei pediatri
BambiniCOSPED
Tumore al polmone: nasce la Rete Italiana per lo Screening
News PresaNasce la Rete Italiana di Screening Polmonare. Si tratta di un progetto coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che, grazie a un finanziamento dell’Unione Europea e del ministero della Salute, supervisionerà il lavoro di altri 10 centri oncologici. La missione della rete è quella di contrastare la diffusione del tumore al polmone aumentando le diagnosi precoci e di conseguenza arrivare a cure più efficaci, soprattutto per le persone più a rischio, come i forti fumatori.
Tumore al polmone. I dati
Nel 2019 in Lombardia si stimano 7.800 nuovi casi di tumore al polmone. In tutta Italia le nuove diagnosi arrivano a 42.500. L’80% però viene individuato troppo tardi e si muore prima di 5 anni. Gli studi dimostrano che la diagnosi precoce tra i forti fumatori, con l’utilizzo della Tac spirale, può portare a una riduzione di mortalità pari al 50%.
La Rete Italiana Screening Polmonare sarà basata su uno studio e un reclutamento pazienti, a partire dal 2020, con l’obiettivo di arruolare in due anni 24mila forti fumatori (che consumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno) over 50 in Italia, Paesi Bassi, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Nel nostro Paese verranno coinvolti anche i medici di base, al fine di reclutare almeno 10mila partecipanti. Gli esperti, grazie alla nuova rete, potranno definire al meglio le modalità di un nuovo screening attraverso la Tac spirale e alcuni biomarcatori.
Hiv, «contagiata preparando la tesi di laurea»
News Presa«Contrae l’Hiv mentre prepara la tesi di laurea». Questa notizia sta facendo il giro del web alla velocità della luce, e del resto è comprensibile perché tutto ci si aspetterebbe per una studentessa tranne che si possa infettare in un laboratorio universitario. Questa almeno è la tesi sostenuta dai suoi legali. Ma andiamo con ordine. Tutto sarebbe avvenuto durante la carriera universitaria, quando l’ormai ex studentessa stava preparando la tesi e per farlo doveva manipolare alcuni “pezzi” di Hiv nel laboratorio di un’università straniera. Ora – riporta il sito del Corriere – la donna ha fatto causa a entrambi gli atenei, quello italiano di partenza e quello ospitante, chiedendo al Tribunale di Padova (competente per l’ateneo italiano) un risarcimento milionario. L’episodio risale a 7 anni fa.
VITA PARALLELA
Un episodio, ha raccontato lei stessa, che le ha distrutto la vita. Ora la donna, assistita dall’avvocato Antonio Serpetti, del foro di Milano, si è sostanzialmente costruita una vita “parallela”, nascondendo la sua condizione alla maggior parte delle persone con cui entra in contatto. Stando alla sequenza genetica della perizia di parte, il virus che l’ha colpita non circola tra la popolazione, ma corrisponde a quelli costruiti in laboratorio. Quindi il contagio potrebbe essere avvenuto proprio durante l’attività di ricerca. La vicenda giudiziaria è nelle fasi preliminari, anche se i giudici hanno già fissato la prima udienza; per l’avvocato Serpetti l’Hiv da laboratorio «è curabile ma con più difficoltà, perché i farmaci disponibili sono stati sviluppati sui virus circolanti».
I SINTOMI
Per quel che riguarda l’Hiv raramente si sente parlare di sintomi, anche perché si tratta di sintomi che sono abbastanza generici e che hanno una loro rilevanza solo se si presentano in combinazione. febbre, eruzione cutanea o rash, gola infiammata o candidosi orale, ghiandole gonfie (linfoadenopatie), mal di testa, dolori articolari e dolori muscolari. Considerati singolarmente i sintomi sono aspecifici, ma la loro combinazione deve far porre il sospetto clinico, se presenti in persone con comportamenti a rischio per Hiv. Ad ogni modo la presenza di questi sintomi, in assenza di un test specifico per Hiv, non è sufficiente per diagnosticare un’infezione acuta. Quindi, in caso di dubbi o di stili di vita non esattamente corretti, la cosa migliore è ricorrere al test. Che, lo ricordiamo, è del tutto anonimo e gratuito.
Colesterolo: mancato controllo causa 46mila morti l’anno
PrevenzioneIl mancato controllo del colesterolo è responsabile di quasi 50mila morti all’anno. Proprio così. In Italia nel 2017 quasi un decesso su cinque per malattie cardiovascolari ha avuto cause imputabili al mancato controllo del colesterolo: delle 217.000 morti cardiovascolari, 46.000 o più sono legate a un valore troppo alto. Tuttavia tra gli italiani sta tornando l’attenzione per il monitoraggio di questo valore nel sangue. Lo ha messo in luce Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società italiana di cardiologia (Sic), in occasione dell’80/mo Congresso nazionale della Società organizzato a Roma. Filardi ha sottolineato che “nuovi farmaci che saranno immessi nel mercato da qui ad un anno”per il trattamento della ipercolesterolemia.
Con colesterolo alto più rischio di infarto
I valori bassi di colesterolo comportano meno rischio di infarti e ictus. Oggi molti studi hanno dimostrato che abbassare l’Ldl, in misura maggiore rispetto ai livelli ritenuti accettabili fino a pochi anni fa determina un effetto benefico con una riduzione del rischio cardiovascolare. Alcune persone sono esposte a un rischio maggiore, come chi è affetto da una malattia aterosclerotica cardiovascolare, chi ha già avuto un infarto cardiaco, i portatori di stent o chi è stato già sottoposto a intervento chirurgico di by-pass. Sono inoltre ad alto rischio i pazienti con diabete che hanno già avuto complicanze in altri organi, quelli affetti da ipercolesterolemia familiare o una grave malattia renale cronica.
Eroi del quotidiano, ecco i medici premiati
News PresaEroi, esempi da seguire. Sono i dipendenti dell’ASL Napoli 2 ai quali è andata una targa, consegnata direttamente dal Presidente della Giunta Regionale Vincenzo De Luca. Infermieri, fisioterapisti, tecnici e medici hanno ricevuto il riconoscimento quali “colleghi esemplari 2019”, in virtù di positive segnalazioni fatte da colleghi o di episodi in cui si sono segnalati per intraprendenza, umanità e professionalità. Quello di “collega esemplare” è un premio che festeggia quest’anno la terza edizione e si è consolidato come un appuntamento atteso dalla comunità dei circa 4.000 dipendenti dell’Azienda.
LE TARGHE
Quest’anno sono stati quattordici i “Colleghi esemplari” premiati, a fronte delle 64 segnalazioni pervenute da parte di oltre 450 dipendenti. Un premio speciale è stato consegnato al dottor Pasquale Esposito, Medico di Famiglia di Casalnuovo, che si è distinto per essere colui che ha ottenuto la maggiore adesione alla promozione dello screening per il colon retto. Tra i pediatri di famiglia, invece, è stata premiata la dottoressa Tiziana De Magistris, che a Melito si è segnalata per aver ottenuto la completa copertura vaccinale tra i propri piccoli assistiti. Tre targhe, poi sono state consegnate a tre diverse team: l’equipe dell’HUB di Terapia del dolore presso l’ospedale di Giugliano, che nell’arco di poco più di un anno ha impiantato cento stimolatori elettrici sulla colonna vertebrale per la riduzione del dolore. La cooperativa dei medici di Famiglia Progetto Leonardo, autrice di un percorso sperimentale sulle patologie respiratorie, diventato modello in Campania. L’equipe del Distretto di Acerra che ha ottenuto i migliori risultati nell’ASL nell’ambito degli screening oncologici per la sfera femminile.
BLUNAUTI
Il riconoscimento quale collega esemplare dell’anno è stato assegnato a Giuseppe Brogna, responsabile del Centro BlunAuti di Qualiano, l’unico centro pubblico campano destinato agli adolescenti con problemi di autismo. «Il premio collega esemplare – dice il Direttore Generale Antonio D’Amore – è diventato un appuntamento molto atteso da tutti noi. Siamo onorati che anche quest’anno il Presidente De Luca abbia voluto partecipare a questo momento che accende i riflettori su chi, nel quotidiano, lavora con passione e professionalità». Oltre ai premiati nella categoria Colleghi esemplari e ai premi speciali, è stato consegnato il premio “Gioco di Squadra” all’Equipe di neonatologia dell’ospedale di Giugliano. Per 43 giorni tutta l’equipe ha fatto da mamma e papà ad un bimbo che era stato abbandonato in reparto da una mamma tossicomane. Il bimbo è stato disintossicato e tutto il reparto si è preso cura di lui, in attesa dell’adozione. Hanno ritirato il premio a nome dell’intera equipe: il dottor Enzo Pio Comune, Direttore del Dipartimento Materno Infantile e il dottor Francesco Camerlingo, responsabile del servizio neonatologia del San Giuliano.
Raffreddore, a causarlo non è il freddo
PrevenzioneIl raffreddore non viene a causa del freddo, ma per colpa di un virus. Eppure sono tante le persone preoccupate degli sbalzi di temperatura. Gli esperti spiegano che quando si tratta di una delle infezioni virali più diffuse al mondo, i falsi miti sono molto diffusi. A fare chiarezza è stato il dottor Giovanni Colombo, otorinolaringoiatra di Humanitas.
Che cos’è il raffreddore?
Il raffreddore è un virus che colpisce soprattutto in autunno e in inverno. Il fatto che arrivi proprio in concomitanza con i periodi più freddi dell’anno non significa però che sia causato dal freddo. In realtà, ad oggi, nessuna ricerca scientifica ha dimostrato in modo incontrovertibile che aria fredda, pioggia e neve siano la causa del raffreddore.
Insomma, il cosiddetto “colpo di freddo” è più una diceria che qualcosa con una base scientifica. Sono state realizzate molte ricerche sugli effetti del freddo sull’organismo umano, i ricercatori hanno indagato che cosa porti alla riduzione delle difese immunitarie e alle malattie del sistema respiratorio.
I sintomi
L’effetto più riconoscibile è la congestione nasale con“naso chiuso”), senso di pesantezza intorno agli occhi, starnutazione, tosse e mal di gola. Il raffreddore si manifesta almeno uno o due volte all’anno, se si è in salute. Il comune raffreddore è una delle infezioni virali più diffuse al mondo. L’attesa resta la cura migliore, ma è importante capire da cosa sono originati i sintomi. Molti virus possono infatti dare gli stessi sintomi del raffreddore, compresi quelli che causano l’influenza: per questo motivo talvolta le due malattie vengono confuse. In generale, i sintomi del raffreddore sono più localizzati nel naso e meno gravi rispetto a quelli di un’influenza, che comporta anche febbre, dolori muscolari e mette a rischio le persone più deboli.
Attenzione agli ambienti chiusi
Con il freddo si sta al chiuso e quindi anche a lungo a stretto contatto con persone ammalate. È importante arieggiare gli ambienti in cui si vive e lavora: l’aria fredda che entra da fuori infatti farà meno danni di quella viziata che si trova all’interno.
Mamme d’Italia, ecco come sono secondo l’ISS
News PresaOggi giorno le mamme sono molti più consapevoli che in passato, ma resta ancora il grande problema dell’allattamento al seno che solo in poche portano avanti per il tempo necessario. In più c’è ancora da promuovere la prevenzione delle malformazioni congenite. La foto è quella scattata dal Sistema di Sorveglianza sui determinanti di salute nella prima infanzia, coordinato dall’ISS. Uno studio al quale partecipano 11 Regioni, promosso e finanziato dal Ministero della Salute. A passare sotto la lente dei ricercatori sono state circa 30.000 mamme intercettate nei centri vaccinali tra dicembre 2018 ed aprile 2019. «Nel periodo compreso tra il concepimento e il compimento del secondo anno di vita si pongono le basi per lo sviluppo psico-fisico del bambino – spiega Angela Spinelli, direttrice del Centro Nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute dell’ISS –. La nuova Sorveglianza raccoglie importanti informazioni su alcuni determinanti di salute dei bambini, mostrando ampia variabilità nei comportamenti e ampio margine di azione e di miglioramento. I risultati, se evidenziano che ormai molti genitori hanno compreso l’importanza di mettere a dormire i neonati a pancia in su ed è diminuita la percentuale di mamme che non allattano, mettono anche in risalto che ancora solo una mamma su 4 allatta il proprio bambino in maniera esclusiva a 4-5 mesi di vita e ancora molte non assumono l’acido folico prima dell’inizio della gravidanza».
ABITUDINI
In base ai dati dello studio, la quasi totalità (93,8%) delle mamme riferisce di non aver fumato in gravidanza, la maggioranza (64%) mette a dormire il proprio bambino a pancia in su nel rispetto di quanto raccomandato per prevenire la morte improvvisa in culla e l’80,5% intende vaccinare i propri figli ricorrendo sia alle vaccinazioni obbligatorie che a quelle raccomandate. Risulta invece alta la percentuale di bambini potenzialmente esposti a fumo passivo a causa della convivenza con almeno un genitore e/o un’altra persona fumatrice (41,9%). Quasi tutte le mamme (97,3%) hanno assunto acido folico in occasione della gravidanza, ma poche (21,7%) lo hanno fatto in maniera appropriata iniziandolo almeno un mese prima del concepimento. Troppo pochi i bambini allattati in maniera esclusiva per il tempo raccomandato dall’OMS: appena il 23,6% a 4-5 mesi di età. Un bambino su dieci risulta inoltre non essere mai stato allattato. Circa il 15% delle mamme di bambini con meno di 6 mesi riferisce di avere difficoltà nel farli stare seduti e allacciati al seggiolino, quota che sale al 34,2% sopra l’anno di età; troppi, infine, i bambini che passano del tempo davanti a uno schermo già a partire dai primi mesi di vita: il 34,3% dei piccoli sotto ai 6 mesi e ben il 76,4% dei bambini oltre l’anno di età.
«Grazie anche a questa nuova Sorveglianza – afferma Enrica Pizzi, coordinatrice dell’Indagine e ricercatrice del Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS diretto da Serena Donati – si potrà misurare la diffusione di “buone pratiche” su alcuni determinanti di salute nei Primi 1000 giorni di vita per progettare strategie di prevenzione sempre più mirate».
Intervento straordinario restituisce la vista a due bimbi
Ricerca innovazioneLuca e Matteo, nomi di fantasia, dopo più di sette anni hanno potuto vedere il volto di mamma e papà. È successo a Napoli, alla Clinica Oculistica dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”. I bimbi, affetti da una forma particolare di distrofia retinica ereditaria che li rendeva ipovedenti dalla nascita, hanno recuperato la vista grazie a una tecnica innovativa eseguita per la prima volta in Italia.
MUTAZIONE GENICA
La malattia per la quale sono stati operati i piccoli è causata da mutazioni in un gene chiamato RP65 e la terapia fornisce una copia funzionante di questo gene in grado, attraverso una singola somministrazione, di migliorare la capacità visiva. I risultati ottenuti con la terapia rivoluzionaria genica, chiamata “Luxturna”, sono stati descritti da Francesca Simonelli, direttrice della Clinica oculistica dell’Ateneo Vanvitelli. La malattia è causata da mutazioni in un gene chiamato RP65 e la terapia genica denominata “Luxturna” (Voretigene neparvovec) fornisce una copia funzionante di questo gene ed è in grado, attraverso una singola somministrazione, di migliorare la capacità visiva dei pazienti. La terapia è stata messa a punto grazie alla collaborazione tra la Novartis, casa farmaceutica, e l’Ateneo napoletano che è stato scelto per cominciare a trattare il farmaco.
PREVENZIONE
Sempre a Napoli, proprio per la prevenzione delle malattie della vista, è arrivato a Napoli nelle scorse settimane l’ambulatorio mobile grazie al quale i cittadini hanno potuto comprendere il valore della prevenzione ed effettuare gratuitamente controlli oculistici con tecnologie avanzate per la valutazione del nervo ottico e della retina. L’iniziativa, parte della campagna voluta dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità-IAPB Italia onlus, proseguirà nei prossimi giorni in altre regioni d’Italia. L’iniziativa si prefigge di promuovere l’orientamento verso la prevenzione delle principali malattie ottico-retiniche, con quattro obiettivi: accrescere il livello di consapevolezza e conoscenza sulle principali patologie oculari causa di cecità e ipovisione nella popolazione: otticopatie, maculopatie e retinopatia diabetica; accrescere il livello di priorità della prevenzione oftalmica nell’agenda sanitaria regionale di tutte le istituzioni locali; perimentare un modello di tele-diagnostica, finalizzato alla prevenzione e al monitoraggio della retinopatia diabetica negli ambulatori e nei centri di diabetologia.