Tempo di lettura: 4 minutiDall’applicazione della Legge Sirchia, 15 anni fa, ad oggi i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione. Era il 10 gennaio 2005: con il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi entrava la legge che prese il nome dal Ministro della Salute che la propose. Si trattava dell’applicazione su tutto il territorio nazionale di quanto previsto dalla Legge n. 3 del 16 gennaio 2003 (art. 51) “Tutela della salute dei non fumatori”, ovvero del principale intervento normativo in Italia in materia di tabacco.
Fumo: il mercato delle sigarette in 15 anni
Nel corso di questi quindici anni di applicazione della legge antifumo, le vendite di sigarette tradizionali sono passate da circa 92.822 tonnellate nel 2005 a circa 67.460 tonnellate nel 2018, con una diminuzione pari al 27,3%. Per contro, si è registrata una importante impennata nelle vendite del tabacco trinciato (incluso il tabacco da pipa) che nel medesimo arco temporale ha fatto registrare un incremento pari ad oltre il 500%.
I consumi: sigarette tradizionali, sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato
Secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità sull’abitudine al fumo degli italiani, i fumatori sono 11,6 milioni, ovvero il 22,0% della popolazione (15+ anni). Gli uomini sono 7,1 milioni (28,0%) e le donne 4,5 milioni (16,5%). Oggi in Italia fumano 970.000 persone: nel corso degli ultimi 15 anni i tabagisti sono passati da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 fumatori nel 2019 facendo registrare un minimo storico di 10.800.000 fumatori nel 2012. Tale diminuzione è riferibile soprattutto alla diminuzione nel numero delle fumatrici, che è passato dal 5.660.000 del 2005 a 4.500.000 nel 2019 (1.160.000 fumatrici in meno). Nel corso dei successivi tre anni dall’entrata in vigore della legge antifumo, si è assistito ad una diminuzione costante del numero di fumatori che nel 2008 erano scesi fino a rappresentare il 22% della popolazione (26,4% gli uomini, 17,9% le donne). Si trattava probabilmente di un fenomeno legato a quei fumatori che intenzionati a smettere, avevano trovato nell’entrata in vigore della nuova legge e dei suoi divieti, una spinta alla cessazione. Questo effetto non si è purtroppo protratto negli anni successivi, tanto che le percentuali di fumatori rilevate nel 2008 sono assolutamente sovrapponibili a quelle registrate nel 2019.
La diminuzione nelle vendite delle sigarette tradizionali registrata nel corso degli ultimi 15 anni è sicuramente attribuibile da una parte ad una variazione nei consumi (il 18,3% dei fumatori consuma sigarette rollate a mano), ma anche all’ingresso sul mercato di nuovi prodotti quali le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Nel 2019, il consumo (prevalente o occasionale) di sigarette elettroniche contenenti nicotina ha riguardato il 4,6% dei fumatori, mentre quello di prodotti a tabacco riscaldato il 3,5%. La comparsa sul mercato negli ultimi anni dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale non ha contribuito a ridurre la prevalenza dei fumatori, infatti i consumatori di sigarette elettroniche o di sigarette a tabacco riscaldato sono fondamentalmente fumatori duali o non fumatori.
Nello specifico gli utilizzatori (abituali e occasionali) di sigaretta elettronica sono l’1,7% degli italiani (circa 900.000 persone) e di questi circa l’80% sono fumatori, dunque consumatori duali che fumano la sigaretta tradizionale contemporaneamente alla sigaretta elettronica; i prodotti a tabacco riscaldato sono utilizzati dall’1,1% degli italiani (circa 600.000 persone).
I nuovi prodotti e il rispetto della Legge
Tra i principali effetti ottenuti dalla legge antifumo nel corso degli anni, vi è quello legato al ruolo educativo che essa ha avuto nel sensibilizzare la popolazione nei confronti dei danni provocati dal fumo passivo. Già nel 2005 il 90% degli italiani si dichiarava favorevole alla creazione di spazi per fumatori nei locali pubblici e al divieto di fumare al di fuori di essi. Nel 2006, ad un anno dall’entrata in vigore della nuova legge, l’88,2% degli intervistati nell’indagine dell’ISS dichiarava che il divieto di fumo nei locali pubblici veniva sostanzialmente rispettato. Dopo 15 anni dall’entrata in vigore della legge, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato nella maggior parte dei casi e in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, il divieto di fumo nei locali pubblici è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi. L’introduzione sul mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato) ed una legislazione che deve adeguarsi ai nuovi scenari del mercato di questi prodotti, stanno rimettendo in discussione l’educazione al comportamento rispettoso nei confronti dei non fumatori. Il 62,6% degli utilizzatori di sigaretta elettronica ed il 62% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato si sentono infatti liberi di usare questi prodotti nei luoghi pubblici (mezzi di trasporto pubblici, privati, locali, bar, ecc).
I prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale svolgono anche un ruolo nell’iniziazione alla dipendenza da nicotina nei non fumatori. Il 6,4% di chi non fuma, infatti, certamente o probabilmente inizierebbe ad utilizzare un nuovo prodotto da fumo, diverso dalle sigarette tradizionali, se questo fosse meno dannoso per la salute. Allo stesso modo, il 58,4% dei fumatori certamente o probabilmente non utilizzerebbe questo prodotto in maniera esclusiva, andando ad aggiungere quindi il nuovo prodotto alla sigaretta tradizionale.
La Legge Sirchia e la consapevolezza dei fumatori, aumentano le telefonate al numero verde ISS
Dopo l’applicazione della Legge Sirchia il numero delle telefonate dei cittadini che chiedevano aiuto per smettere di fumare al telefono verde è aumentato sistematicamente passando dai 2.600 contatti annui nel 2005 a 11.100 nel 2019. Tale incremento, significativo negli ultimi anni è stato dovuto anche ad una ulteriore disposizione legislativa che ha visto l’inserimento del Numero Verde sulle confezioni dei prodotti del tabacco.
La diffusione più capillare dell’informazione ha infatti determinato un ampliamento del bacino di utenza del servizio raggiungendo popolazioni che in passato più difficilmente contattavano il TVF, come i giovani e gli anziani.
Presso l’ISS è attivo sin dal 2000 il TVF un servizio di counselling telefonico in materia di tabagismo. Si tratta di un Servizio anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.00.
Dal 2005, accanto alla richiesta di aiuto per smettere di fumare, l’utenza – fumatori, cittadini e esercenti di locali pubblici – contattava il servizio per chiarimenti inerenti gli obblighi della legge appena entrata in vigore dunque l’osservanza del divieto.
Negli anni il divieto di fumo è diventato un comportamento osservato nella maggior parte dei casi e ad oggi circa il 90% delle telefonate giunge da fumatori che chiedono aiuto per smettere di fumare.
Con l’entrata nel mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato), non ancora adeguatamente regolamentati, sta riemergendo un interesse dei cittadini riguardo i chiarimenti sui divieti di fumo ovvero la possibilità di consumare questi prodotti dove oggi non è possibile utilizzare sigarette tradizionali.
La Legge e i Centri Antifumo
Attualmente i Servizi per la cessazione di fumo di tabacco sono 294 Centri (236 afferiscono al Servizio Sanitario Nazionale; 54 alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori; 4 afferenti al privato sociale). Dalle informazioni raccolte presso i Centri Antifumo emerge che una delle principali motivazioni che ha spinto l’utenza a chiedere aiuto per smettere di fumare per qualche anno a partire dal 2005 è stata la conseguenza diretta del divieto di fumo mentre oggi risulta essere il benessere psicofisico.
Gender gap: 2020 anno cruciale per diritti delle donne e salute
News PresaQuesto è un anno cruciale per le donne, l’equità di genere e la salute. Nel 2020, infatti, ci saranno anniversari importanti e nuovi appuntamenti sono stati programmati. Ricorrono, ad esempio, 10 anni dalla fondazione di Onu Donne, 20 anni dalla storica risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu su donne, pace e sicurezza, e 25 dalla Dichiarazione di Pechino. A mettere in luce queste ricorrenze è stata la rivista Lancet nel suo editoriale, in cui richiama alle responsabilità. In altre parole, come sottolinea la testata, sarà un anno di riflessione, in cui impegnarsi e agire.
Donne e differenze di genere. I dati
Partendo dal rapporto 2020 sul Global Gender Gap del World Economic Forum, sulla base della situazione attuale ci vorranno ancora 99,5 anni per colmare le differenze globali di genere. Non è stato sufficiente l’accordo quadro adottato da 189 paesi a Pechino che ha stabilito una nuova partnership tra uomo e donne che ha nell’uguaglianza la condizione necessaria per la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile. A quanto pare nessun paese si è mostrato all’altezza di questo impegno. Sono infatti in crescita le reazioni negative e gli attacchi ai diritti delle donne. Come sottolinea Lancet, basti pensare che anche se molta della forza lavoro mondiale in ambito sanitario è di sesso femminile, chi riveste posizioni di comando continua ad essere di sesso maschile. Nonostante gli impegni presi a Pechino nel 1995, negli ultimi 25 anni è stata anche trascurata l’uguaglianza di genere dalla salute pubblica e dai programmi di sviluppo. L’anniversario della dichiarazione di Pechino crea, conclude Lancet, “un’importante finestra di opportunità per catturare l’attenzione di chi decide a livello nazionale e globale sull’equità di genere”. C’è ancora tanto da fare.
Fumo passivo, compie 15 anni la Legge per la tutela della salute
PrevenzioneDall’applicazione della Legge Sirchia, 15 anni fa, ad oggi i fumatori in Italia sono diminuiti di circa un milione. Era il 10 gennaio 2005: con il divieto del fumo nei locali pubblici chiusi entrava la legge che prese il nome dal Ministro della Salute che la propose. Si trattava dell’applicazione su tutto il territorio nazionale di quanto previsto dalla Legge n. 3 del 16 gennaio 2003 (art. 51) “Tutela della salute dei non fumatori”, ovvero del principale intervento normativo in Italia in materia di tabacco.
Fumo: il mercato delle sigarette in 15 anni
Nel corso di questi quindici anni di applicazione della legge antifumo, le vendite di sigarette tradizionali sono passate da circa 92.822 tonnellate nel 2005 a circa 67.460 tonnellate nel 2018, con una diminuzione pari al 27,3%. Per contro, si è registrata una importante impennata nelle vendite del tabacco trinciato (incluso il tabacco da pipa) che nel medesimo arco temporale ha fatto registrare un incremento pari ad oltre il 500%.
I consumi: sigarette tradizionali, sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato
Secondo l’ultima indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità sull’abitudine al fumo degli italiani, i fumatori sono 11,6 milioni, ovvero il 22,0% della popolazione (15+ anni). Gli uomini sono 7,1 milioni (28,0%) e le donne 4,5 milioni (16,5%). Oggi in Italia fumano 970.000 persone: nel corso degli ultimi 15 anni i tabagisti sono passati da 12.570.000 del 2005 a 11.600.000 fumatori nel 2019 facendo registrare un minimo storico di 10.800.000 fumatori nel 2012. Tale diminuzione è riferibile soprattutto alla diminuzione nel numero delle fumatrici, che è passato dal 5.660.000 del 2005 a 4.500.000 nel 2019 (1.160.000 fumatrici in meno). Nel corso dei successivi tre anni dall’entrata in vigore della legge antifumo, si è assistito ad una diminuzione costante del numero di fumatori che nel 2008 erano scesi fino a rappresentare il 22% della popolazione (26,4% gli uomini, 17,9% le donne). Si trattava probabilmente di un fenomeno legato a quei fumatori che intenzionati a smettere, avevano trovato nell’entrata in vigore della nuova legge e dei suoi divieti, una spinta alla cessazione. Questo effetto non si è purtroppo protratto negli anni successivi, tanto che le percentuali di fumatori rilevate nel 2008 sono assolutamente sovrapponibili a quelle registrate nel 2019.
La diminuzione nelle vendite delle sigarette tradizionali registrata nel corso degli ultimi 15 anni è sicuramente attribuibile da una parte ad una variazione nei consumi (il 18,3% dei fumatori consuma sigarette rollate a mano), ma anche all’ingresso sul mercato di nuovi prodotti quali le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato. Nel 2019, il consumo (prevalente o occasionale) di sigarette elettroniche contenenti nicotina ha riguardato il 4,6% dei fumatori, mentre quello di prodotti a tabacco riscaldato il 3,5%. La comparsa sul mercato negli ultimi anni dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale non ha contribuito a ridurre la prevalenza dei fumatori, infatti i consumatori di sigarette elettroniche o di sigarette a tabacco riscaldato sono fondamentalmente fumatori duali o non fumatori.
Nello specifico gli utilizzatori (abituali e occasionali) di sigaretta elettronica sono l’1,7% degli italiani (circa 900.000 persone) e di questi circa l’80% sono fumatori, dunque consumatori duali che fumano la sigaretta tradizionale contemporaneamente alla sigaretta elettronica; i prodotti a tabacco riscaldato sono utilizzati dall’1,1% degli italiani (circa 600.000 persone).
I nuovi prodotti e il rispetto della Legge
Tra i principali effetti ottenuti dalla legge antifumo nel corso degli anni, vi è quello legato al ruolo educativo che essa ha avuto nel sensibilizzare la popolazione nei confronti dei danni provocati dal fumo passivo. Già nel 2005 il 90% degli italiani si dichiarava favorevole alla creazione di spazi per fumatori nei locali pubblici e al divieto di fumare al di fuori di essi. Nel 2006, ad un anno dall’entrata in vigore della nuova legge, l’88,2% degli intervistati nell’indagine dell’ISS dichiarava che il divieto di fumo nei locali pubblici veniva sostanzialmente rispettato. Dopo 15 anni dall’entrata in vigore della legge, il rispetto del divieto di fumo nei luoghi chiusi è diventato un comportamento adottato nella maggior parte dei casi e in tutta Italia: secondo i dati Passi relativi al 2018, infatti, il divieto di fumo nei locali pubblici è totalmente rispettato in circa il 73% dei casi. L’introduzione sul mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato) ed una legislazione che deve adeguarsi ai nuovi scenari del mercato di questi prodotti, stanno rimettendo in discussione l’educazione al comportamento rispettoso nei confronti dei non fumatori. Il 62,6% degli utilizzatori di sigaretta elettronica ed il 62% dei fumatori di sigarette a tabacco riscaldato si sentono infatti liberi di usare questi prodotti nei luoghi pubblici (mezzi di trasporto pubblici, privati, locali, bar, ecc).
I prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale svolgono anche un ruolo nell’iniziazione alla dipendenza da nicotina nei non fumatori. Il 6,4% di chi non fuma, infatti, certamente o probabilmente inizierebbe ad utilizzare un nuovo prodotto da fumo, diverso dalle sigarette tradizionali, se questo fosse meno dannoso per la salute. Allo stesso modo, il 58,4% dei fumatori certamente o probabilmente non utilizzerebbe questo prodotto in maniera esclusiva, andando ad aggiungere quindi il nuovo prodotto alla sigaretta tradizionale.
La Legge Sirchia e la consapevolezza dei fumatori, aumentano le telefonate al numero verde ISS
Dopo l’applicazione della Legge Sirchia il numero delle telefonate dei cittadini che chiedevano aiuto per smettere di fumare al telefono verde è aumentato sistematicamente passando dai 2.600 contatti annui nel 2005 a 11.100 nel 2019. Tale incremento, significativo negli ultimi anni è stato dovuto anche ad una ulteriore disposizione legislativa che ha visto l’inserimento del Numero Verde sulle confezioni dei prodotti del tabacco.
La diffusione più capillare dell’informazione ha infatti determinato un ampliamento del bacino di utenza del servizio raggiungendo popolazioni che in passato più difficilmente contattavano il TVF, come i giovani e gli anziani.
Presso l’ISS è attivo sin dal 2000 il TVF un servizio di counselling telefonico in materia di tabagismo. Si tratta di un Servizio anonimo e gratuito, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 16.00.
Dal 2005, accanto alla richiesta di aiuto per smettere di fumare, l’utenza – fumatori, cittadini e esercenti di locali pubblici – contattava il servizio per chiarimenti inerenti gli obblighi della legge appena entrata in vigore dunque l’osservanza del divieto.
Negli anni il divieto di fumo è diventato un comportamento osservato nella maggior parte dei casi e ad oggi circa il 90% delle telefonate giunge da fumatori che chiedono aiuto per smettere di fumare.
Con l’entrata nel mercato dei prodotti alternativi alla sigaretta tradizionale (sigaretta elettronica e prodotti a tabacco riscaldato), non ancora adeguatamente regolamentati, sta riemergendo un interesse dei cittadini riguardo i chiarimenti sui divieti di fumo ovvero la possibilità di consumare questi prodotti dove oggi non è possibile utilizzare sigarette tradizionali.
La Legge e i Centri Antifumo
Attualmente i Servizi per la cessazione di fumo di tabacco sono 294 Centri (236 afferiscono al Servizio Sanitario Nazionale; 54 alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori; 4 afferenti al privato sociale). Dalle informazioni raccolte presso i Centri Antifumo emerge che una delle principali motivazioni che ha spinto l’utenza a chiedere aiuto per smettere di fumare per qualche anno a partire dal 2005 è stata la conseguenza diretta del divieto di fumo mentre oggi risulta essere il benessere psicofisico.
Napoli, intervento salvavita alla Federico II
News PresaColpita da una rara forma di aneurisma, Rosa (la chiameremo così, con un nome di fantasia) è stata salvata grazie ad un intervento innovativo realizzato al Policlinico Federico II di Napoli. La donna, 79 anni e una storia clinica complessa, è stata operata dall’équipe di Umberto Marcello Bracale, responsabile dell’Unità Operativa Semplice Dipartimentale di Chirurgia Vascolare con una procedura che prevede una protesi custom-made, fatta su misura e “fenestrata”, ossia caratterizzata dalla presenza di buchi lungo le pareti, attraverso i quali il sangue può fluire anche nelle arterie che hanno origine nel tratto di aorta viscerale interessato dall’aneurisma.
SENZA USCITA
Quello di Rosa è stato un caso particolarmente complesso, un caso senza uscita, se non attraverso un intervento straordinario. A metterla in pericolo era infatti un aneurisma dell’aorta addominale molto vicino all’origine delle arterie renali. Un aneurisma impossibile da risolvere con un intervento endovascolare (perché il posizionamento di una normale protesi avrebbe potuto occludere le arterie renali senza escludere l’aneurisma) ma anche insperabile con una procedura tradizionale, che presenta una serie di controindicazioni legate all’età, alle condizioni cliniche generali e a pregressi interventi addominali.
ÉQUIPES
L’intervento, durato circa tre ore, eseguito per via percutanea, evitando cioè incisioni chirurgiche, è perfettamente riuscito anche grazie alla collaborazione degli specialisti coinvolti: i chirurghi vascolari Liborio Ferrante e Anna Maria Giribono, il radiologo interventista Mario Quarantelli e l’anestesista Vincenzo Aliperta tutti afferenti al Dipartimento di Chirurgia generale e Chirurgie specialistiche, dei trapianti di rene, nefrologia, cure intensive e del dolore, diretto da Giuseppe Servillo. Dopo una degenza post-operatoria di due giorni la paziente è stata dimessa ed è in ottime condizioni.«L’approccio multidisciplinare del lavoro di equipe e l’attenzione all’innovazione – dice il Diretto Generale Anna Iervolino – costituiscono un punto di forza del Policlinico Federico II, frutto di un’efficace integrazione tra assistenza, didattica e ricerca. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II, che con grande orgoglio dirigo, contribuisce con eccellenti professionisti, le più moderne tecnologie e la personalizzazione dei percorsi di cura al processo di qualificazione dell’offerta assistenziale della Regione Campania messo in moto dal Presidente De Luca».
“Inizierò a vivere… quando sarò magro”
Alimentazione, PsicologiaL’obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute. Rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica a livello mondiale, sia perché la sua prevalenza è in costante aumento, non solo nei paesi occidentali ma anche in quelli a basso-medio reddito, sia perché è un importante fattore di rischio per varie malattie croniche. Sentiamo spesso parlare di anoressia e bulimia psicogena, ma molto meno di quella chiamata “obesità psicogena” causata da fattori psicologici, nella quale il cibo viene usato come compensazione di disagi psichici e stati ansiosi-depressivi. Chi ne è affetto solitamente ha una scarsa autostima, vive nella vergogna, senso di colpa, rabbia, solitudine. Sono spesso presenti una serie di difficoltà relazionali e un’incapacità a manifestare le proprie emozioni. Il cibo funge da riempimento di un ‘vuoto’ che ha origini lontane; diviene un espediente ambivalente: da una parte si mangia per proteggersi dal mondo esterno, costruendosi una corazza costituita dalla propria mole, dall’altra ci si sottopone a un continuo rischio per la salute.
Il modello sistemico-relazionale dei disturbi alimentari considera le problematiche relazionali all’interno della famiglia un elemento che rafforza e sostiene la sintomatologia. La paziente designata è portatrice di un disagio all’interno di un sistema più complesso, ma diventa anche la leva di un cambiamento di regole e modalità comunicative. Le scelte alimentari sono difficili da realizzare per il singolo individuo. Più una eventuale dieta viene condivisa in famiglia, più può avere successo. La psicoterapia sistemica ha tra le finalità quella di ricercare il significato che il cibo assume nella famiglia, per aiutare i suoi componenti a sperimentare altri linguaggi, dinamiche relazionali maggiormente flessibili e funzionali. Mangiare male è un modo disfunzionale di rapportarsi agli altri. La psicoterapia con il nucleo familiare aiuta a collocare il cibo nella sua giusta dimensione. Le caratteristiche del funzionamento di queste famiglie sono: mancanza di comunicazione e partecipazione emotiva, mancata risoluzione dei conflitti, iperprotettività, rigidità delle regole familiari e mancanza di adattamento al cambiamento.
L’obeso usa il cibo talvolta anche come compensazione e spostamento dei propri bisogni sessuali, rifiutando l’idea di avere la necessità di una propria vita sessuale. Purtroppo la maggior parte di questi pazienti nega di avere le maggiori difficoltà nella sfera psicologica, preferendo attribuire le cause del problema solo a fattori genetici e fisici; si cercano, allora, sempre soluzioni che taglino fuori la psiche e passino solo attraverso la via somatica come l’utilizzo di farmaci “miracolosi” e, in ultima analisi, l’intervento chirurgico. Questo fenomeno del ricorso alla soluzione chirurgica bariatrica è sempre più frequente e specie nella giovane età. Dobbiamo, però, credere nella possibilità di superare questa divisione cartesiana della mente scissa dal corpo e guardare alla possibilità di raggiungere una condizione di benessere solo in un’integrazione delle due componenti.
“Il corpo non dovrebbe essere uno strumento di difesa e attacco all’altro, vicariando le difficoltà di comunicazione”
Nell’obesità psicogena, invece, ci troviamo davanti ad un uso patologico del corpo che diviene la tela su cui tessere la sofferenza, il mezzo più duttile per comunicare gli stati interni della mente. In tale stesso scenario possiamo leggere tutte le azioni di trasformazione e attacco al corpo: piercing, tatuaggi e certi comportamenti di accanimento agli interventi estetici. Si scorge il tentativo disperato di trasformare il contenitore ‘corpo’ per cambiare in realtà il contenuto, operando sul corpo perché sconfitti nella mente.
La storia che non possiamo evitare di raccontare è quella che inevitabilmente racconta il nostro corpo.
Dott.ssa Stefania Vasto
Psicologa – Psicoterapeuta
Socio Ordinario Clinico SIPPR
Allarme alcol tra i giovanissimi. I medici: piaga sociale
Stili di vitaIn Italia sono 8 milioni e 600 mila i consumatori di alcol a rischio, 68 mila le persone alcol-dipendenti prese in carico dai servizi di cura, 4.575 incidenti stradali causati dall’uso di alcolici. I più a rischio sono ragazzi e ragazze tra i 16 e i 17 anni. I dati allarmanti dettati dal ministero trovano riscontro nelle stragi del sabato sera, ma anche nei tantissimi ricoveri del fine settimana legati punto al coma etilico. E ora a farci riflettere su un fenomeno che sembra inarrestabile arriva anche il monito dei medici di famiglia. «Alcol e giovanissimi è ormai una vera emergenza sociale alla quale dobbiamo essere in grado di rispondere», dicono Luigi Sparano e Corrado Calamaro della FIMMG Napoli. E non un caso che a parlare siano proprio medici del capoluogo partenopeo, visto che Napoli in particolare «soffre dei problemi delle grandi metropoli, ma con l’aggravante di una grande presenza di aree dove la deprivazione sociale è altissima». Sempre più spesso, continuano i due camici bianchi, «le mamme e i papà ci chiedono aiuto, per indagare più a fondo in presenza di comportamenti anomali. Purtroppo le preoccupazioni di questi genitori sono fondate, quasi sempre dagli esami del sangue e delle urine emerge una realtà drammatica, anche al di là delle aspettative».
SVELARE LA VERITA’
Ai medici di medicina generale spetta infatti, sempre più spesso, il compito di sostenere le famiglie e di aiutarle rispetto ad un fenomeno ormai dilagante. Sparano e Calamaro sottolineano come il problema, che emerge puntualmente in tutta la sua drammaticità in occasione del capodanno, non sia per nulla sporadico. «Ogni fine settimana i pronto soccorso cittadini si riempiono di giovanissimi sul filo del coma etilico, rischiando persino di non cavarsela. Questi ragazzi ce li ritroviamo spesso nei nostri studi, accompagnati dai genitori».
IDENTIKIT
Il giovanissimo che abusa di alcol e sostanze stupefacenti è spesso un adolescente insospettabile. E colpisce che in relazione all’alcol i comportamenti più rischiosi siano spesso quelli delle ragazzine. «I giovanissimi non si rendono conto – proseguono Calamaro e Sparano – dei rischi anche a lungo termine ai quali si espongono. Fortunatamente, anche grazie alla grande attenzione mediatica, i genitori stanno sempre più prendendo coscienza del problema e non tendono a giustificare i figli parlando di semplici bravate». Esistono comunque dei campanelli d’allarme ai quali è bene prestare attenzione: a volte un eccessivo nervosismo, o per contro, atteggiamenti letargici. Anche problemi intestinali particolarmente persistenti potrebbero essere legati all’abuso di alcol. «Ad ogni modo – concludono i medici della FIMP Napoli – non si deve mai saltare a conclusioni affrettate, il solo modo per scoprire se effettivamente ci sia un comportamento deviante è quello di effettuare analisi cliniche, guardando in modo particolare ai valori epatici e alle urine. I nostri studi sono sempre aperti, per questa piaga sociale è importante che medici e famiglie facciano squadra».
Dissesto idrogeologico: il progetto per il risparmio idrico
News PresaE’ stata presentata oggi, a Roma dalla Ministra alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, la STRATEGIA NAZIONALE MIPAAF per il risparmio idrico e la lotta al dissesto idrogeologico, due stringenti emergenze non solo per la nostra agricoltura, ma per il Sistema Paese in un’ottica di sostenibilità ambientale.
Si tratta, per il settore dell’irrigazione, di numerosi investimenti, sia in atto che programmati, finalizzati alla realizzazione di infrastrutture strategiche.
Risparmio idrico contro il dissesto idrogeologico
Il CREA, con il suo Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia, ha contribuito con due Accordi di Cooperazione con il Mipaaf per l’assistenza tecnica ai Programmi di investimento in atto (Programma di sviluppo rurale nazionale e Piano Operativo Agricoltura – FSC), mirati allo sviluppo e alla gestione di strumenti informatici di supporto, quali il SIGRIAN (Sistema Informativo nazionale per la gestione della risorsa idrica in agricoltura, database nazionale unico di riferimento per la raccolta dati e informazioni sull’uso irriguo dell’acqua a scala nazionale) e la Banca dati Investimenti Irrigui.
“Le informazioni per il settore irriguo, infatti – spiega Raffaella Zucaro, ricercatrice CREA Politiche e Bioeconomia e responsabile dei due Accordi – oltre ad essere necessarie per rispondere alle attuali condizionalità ex-ante per le risorse idriche nella PAC 2014-2020, sono importanti nella definizione di adeguate politiche per l’acqua e l’agricoltura, nella pianificazione dell’uso dell’acqua nei Distretti idrografici e nella preparazione della futura programmazione della PAC, sempre più orientata verso uno sviluppo sostenibile e un’efficiente gestione delle risorse naturali”.
Inoltre, continua la ricercatrice – “La domanda e la disponibilità di acqua sono fortemente condizionate dai cambiamenti climatici in atto, che incidono particolarmente sul settore agricolo (20% della SAU irrigata in Italia). E la scarsità idrica, come si evince anche dall’analisi del fenomeno siccitoso effettuate dal CREA Politiche e Bioeconomia, attraverso l’indice RDI (Reconnaissance drought index), non è più prerogativa delle regioni del sud Italia, ma si è estesa in frequenza ed intensità alle aree settentrionali del Paese, storicamente ricche di acqua.”
Meningite, tra allarme e psicosi
News PresaCon l’inizio del nuovo anno da Bergamo e zone limitrofe si è diffusa una vera e propria psicosi meningite. Del resto, con il quinto caso di sepsi da meningococco nel giro di un mese, il timore è stato più che giustificato. Ma è importante non farsi prendere dal panico. A rendere la misura equilibrata è stato anche il direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Gianni Rezza. «Non c’è motivo di panico o allarme generalizzato – ha detto – ma è giusto mantenere alta l’attenzione: se si interviene come si sta facendo, mettendo in atto una vaccinazione di massa, il focolaio si può infatti circoscrivere». Rezza ha anche sottolineato che «il rischio di un’epidemia su larga scala è molto basso, perché si sta intervenendo in modo rapido e massivo». Anche se «non si può escludere – avverte – il verificarsi di altri casi finché le vaccinazioni in atto non daranno i loro effetti, il che richiede circa due settimane di tempo».
IN CODA
Non si può nascondere che le immagini di centinaia di cittadini in coda nel cuore della notte pur di riuscire a conquistare una dose di vaccino sono di quelle che non si dimenticano, e di certo ci riportano (almeno coloro che lo hanno vissuto) ad un’altra emergenza ormai lontana nel tempo, ma quella era un’altra storia. In questo giorni il super afflusso di cittadini agli ambulatori di Sarnico (Bergamo) hanno creato grandi disagi. basti pensare che si è arrivati a consumare più di 350 dosi di vaccino al giorno. Del resto a richiedere l’iniezione sono stati moltissimi dei residenti in tutto l’ambito del Sebino bergamasco (Comuni di Adrara San Martino, Adrara San Rocco, Credaro, Foresto Sparso, Gandosso, Parzanica, Predore, Sarnico, Tavernola, Viadanica, Vigolo e Villongo).
FARE CHIAREZZA
Non di rado quando si sente parlare di meningite si fa una grande confusione. Meglio allora mettere qualche paletto, almeno per chiarire un po’ le idee e non lasciarsi condizionare da false convinzioni. La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). Generalmente riconosce una causa infettiva, tuttavia esistono anche forme non infettive (es. da farmaci, da neoplasia). La meningite infettiva può essere causata da virus, batteri e funghi o miceti. Quella virale, detta anche meningite asettica, è la forma più comune; di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica, invece, è più rara ma estremamente più grave e può avere anche conseguenze letali. La meningite da funghi o miceti si manifesta soprattutto in persone con deficit della risposta immunitaria e può rappresentare un pericolo per la vita. Gli agenti batterici sono diversi. Il più temuto, sebbene non sia il più frequente, è Neisseria meningitidis (meningococco), di cui esistono diversi sierogruppi; quelli che causano malattia nell’uomo sono A, B, C, Y, W135 e meno frequentemente X. In Italia e in Europa i sierogruppi B e C sono i più frequenti. Altri agenti batterici causa di meningite sono Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influenzae. Gli agenti virali più comuni sono l’herpesvirus, l’enterovirus, il virus dell’influenza.
Musica evoca 13 emozioni chiave: gli scienziati le hanno mappate
News PresaLa musica evoca tantissime emozioni. Una canzone può evocare momenti del passato: ricordi felici o trasmettere tristezza. Tuttavia ci sono delle sensazioni che accomunano le persone quando ascoltano una melodia. Questo aspetto è stato indagato dalla neuroscienza. In particolare, gli scienziati della UC Berkeley hanno analizzato le reazioni e le emozioni di 2500 persone tra Stati Uniti e Cina a migliaia di brani dai generi più disparati: dal rock all’heavy metal, dal folk al jazz, dalla musica classica a quella sperimentale e così via. Ne è emerso che l’esperienza soggettiva attraverso le culture può essere ricondotta all’interno di alcuni ambiti: il divertimento, la gioia, l’erotismo, la bellezza, il relax, la tristezza, il fantasticare,il trionfo, l’ansia, l’aver paura, il fastidio, la sfida e l’energia.
Gli studiosi hanno realizzato una mappatura statistica dei migliaia di brani analizzati secondo 13 sentimenti fondamentali. Nella lista si trovano le Quattro Stagioni di Vivaldi e Rock the Cashbah dei Clash, Somewhere over the Rainbow e la colonna sonora de Il Signore degli Anelli. Ad esempio, se la canzone di Whitney Houston Star-Spangled Banner risveglia l’orgoglio, Shape of you di Ed Sheeran dà gioia. Careless Whispers di George Michael, invece, sprigiona tutto il suo potere seduttivo.
Musica e Neuroscienze
L’autore principale dello studio è Alan Cowen, dottorando in neuroscienze della UC Berkeley. I risultati sono pubblicati su Proceedings of National Academy of Sciences.Cowen e gli altri ricercatori, tra cui Xia Fang e Disa Sauter dell’ Università di Amsterdam, hanno realizzato una mappa audio interattiva che permette di vedere in che modo gli spezzoni dei brani selezionati si individuano. La mappa mostra alcuni dati comuni tra i partecipanti americani e cinesi, ma anche tante differenze. Ad esempio entrambi provano paura ascoltando la colonna sonora de Lo squalo, ma differiscono nel percepire un’emozione positiva o negativa. In altre parole, persone di diverse culture possono percepire la stessa emozione, ma possono divergere sul fatto che quel sentimento sia positivo o negativo. Questa differenza di percezione in spazi differenti, in psicologia viene espressa dal concetto di valenza.
Dormire bene: ecco come secondo la scienza
News PresaCirca un terzo della nostra vita viene trascorso a letto. Dormire bene è parte di uno stile di vita sano. Tuttavia crescendo aumentano le responsabilità, gli impegni familiari e lavorativi e in molti tendono a sacrificare ore di sonno. Secondo gli studi, gli adulti dovrebbero dormire tra le 7 e le 9 ore a notte per essere riposati. Spesso la ragione per la quale si è irritabili e fiacchi è proprio la mancanza di sonno. Inoltre recuperare una carenza di sonno non è semplice. Cercare di compensare le ore perse durante la settimana dormendo più a lungo nei fine settimana è dimostrato che non ha alcun beneficio per il corpo. Inoltre non dormire a sufficienza può causare un aumento di peso e accrescere il rischio di malattie croniche.
Dormire bene: sì al riposino breve
Un riposino pomeridiano, per chi può permettermelo è un vero toccasana per l’organismo. Aumenta la produttività e rigenera le cellule del cervello.Tuttavia meglio non superare i 20 minuti. Infatti un sonnellino pomeridiano non impatterà sul sonno notturno.
Alcol prima di dormire
Un bicchiere di vino, al contrario di quello che molti credono, non è la soluzione per dormire bene. L’alcol infatti ha un impatto negativo sulla qualità del riposo, provocando fasi di sonno interrotto. Meglio bere l’ultimo bicchiere di alcol un’ora o due prima di andare a letto.
Dispositivi elettronici
Anche dare un’ultima occhiata ai social media o a qualsiasi dispositivo elettronico prima di dormire ha un impatto negativo sul cervello che farà più fatica a rilassarsi e ad addormentarsi. Diversi studi dimostrano che cellulari e altri dispositivi elettronici, se usati prima di andare a letto, siano associati a una minore quantità di sonno. La luce dello schermo stimola il cervello e riduce la sonnolenza, rendendo più difficile la fase di addormentamento. Secondo gli esperti non bisognerebbe guardare schermi elettronici per le ultime due ore prima di andare a letto.
Allenamenti serali
Di fatto, come dimostrato da uno studio recentemente, lo sport alla sera non impedisce di dormire bene, anzi, migliora la qualità del sonno. Tuttavia meglio non fare attività fisica poco prima di andare a letto poiché questo potrebbe influenzare la qualità del sonno, per il rilascio di adrenalina.
Dopo le feste 1 coppia su 4 a rischio divorzio. Parla l’esperto
PsicologiaCoppia in crisi alla prova vacanze