Tempo di lettura: 2 minutiQuanto le scelte che compiamo a tavola sono realmente consapevoli o piuttosto frutto di mode del momento? E cosa può fare la scienza per promuovere uno stile di vita più sano? A queste domande si è cercato di oggi, in occasione della presentazione del portale AlimentiNUTrizione (www.alimentinutrizione.it), a cura del CREA Alimenti e Nutrizione, sviluppato nell’ambito del progetto SIAGRO, Sistema Informativo sui prodotti AGROalimentari italiani, finanziato dal MiPAAF.
Si tratta di un importante strumento informativo e conoscitivo, nato con l’intento di guidare anche il semplice cittadino, oggi sempre più disorientato e bersagliato dalle troppe informazioni disponibili e verificabili sul web, verso stili di vita più sani, equilibrati e sostenibili.
Il portale raccoglie, elabora ed organizza le informazioni prodotte e validate dal Centro Ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, Ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare. Gli utenti possono navigare in 6 sezioni:
Tabelle di Composizione degli Alimenti: con i dati di composizione degli alimenti degli ultimi dieci anni, aggiornati al 2019 e consultabili, ed una revisione totale dei dati precedentemente pubblicati e validati, realizzati secondo le attuali indicazioni e standard internazionali. Qui sarà possibile, in pochi semplici clic scoprire l’energia e il contenuto nutrizionale dei principali alimenti.
Consumi: con il monitoraggio dei prodotti alimentari maggiormente consumati, registrando cambiamenti e variazioni del mercato italiano.
Etichettatura: un prezioso data base con numerose etichette nutrizionali di prodotti alimentari attualmente in commercio, commentate dai ricercatori del CREA Alimenti e Nutrizione, che spiegano, inoltre, come leggere l’etichettatura dei prodotti alimentari.
Atlante virtuale della qualità sensoriale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italianiper comunicare le chiavi per la comprensione delle proprietà qualitative e sensoriali dei prodotti selezionati oggetto di studio (PAT), presenti in alcune regioni italiane.
Linee guida per una sana alimentazione (prodotte al di fuori del progetto SIAGRO),sezione dedicata al documento italiano di riferimento per una alimentazione equilibrata, rivolto ai consumatori, che raccoglie e aggiorna periodicamente le migliori evidenze scientifiche, fornendo una serie di consigli e indicazioni alimentari, elaborati da un’apposita commissione scientifica, con l’obiettivo prioritario di prevenire l’eccesso alimentare e l’obesità in Italia.
Focus specifico sulla carne bovina presente sul mercato italiano, con lo studio chimico-nutrizionale di tagli di razze allevate in Italia e di alcuni salumi, per verificare i cambiamenti intervenuti nel tempo, nel profilo compositivo. Inoltre, sono disponibili l’analisi del profilo compositivo e la valutazione del valore nutritivo delle più diffuse preparazioni alimentari a base di carne bovina. Ed un ricettario per il consumatore.
Il sonno aiuta la mente e la bellezza
News PresaIl sonno (quando è “buono”) rigenera la mente e ci rende più belli. Non è una novità, ma ora c’è una ricerca ufficiale che attesta come un buon sonno possa davvero preparare l’organismo ad affrontare al meglio le prove della giornata successiva. A realizzare lo studio sono stati i biologi dell’Università di Manchester, che hanno spiegato per la prima volta perché dormire bene apporta questi vantaggi. Lo studio, realizzato sui topi e pubblicato su “Nature Cell Biology”, rivela in che modo il nostro orologio biologico – grazie al sonno – riesca ad innescare la produzione di un particolare tipo di collagene. L’orologio biologico oltretutto diventa meno preciso man mano che invecchiamo, e la scoperta descritta dal team inglese di Karl Kadler un giorno potrebbe aiutare a svelare alcuni dei misteri dell’invecchiamento. Lo studio getta inoltre nuova luce sulla matrice extracellulare, che fornisce supporto strutturale e biochimico alle cellule sotto forma di tessuto connettivo come ossa, pelle, tendini e cartilagine. Oltre la metà del nostro peso corporeo è formato dalla matrice extracellulare e per la metà si tratta di collagene, completamente formato quando raggiungiamo l’età di 17 anni. Ora però i ricercatori hanno scoperto che ci sono due tipi di fibrille, strutture simili a “corde” di collagene tessute dalle cellule per formare i tessuti. Le fibrille più spesse, che misurano circa 200 nanometri di diametro, sono permanenti e rimangono con noi per tutta la vita, invariate dall’età di 17 anni. Ma le fibrille più sottili, che misurano 50 nanometri, si rompono mentre sottoponiamo il nostro corpo alle attività quotidiane, riformandosi però la notte quando riposiamo.
FIBRILLE
Ecco spiegato dunque il potere del “sonno di bellezza”. Il collagene è stato osservato attraverso la spettrometria di massa e le fibrille di topo sono state analizzate utilizzando una speciale microscopia elettronica volumetrica ogni 4 ore nell’arco di 2 giorni. Quando i geni dell’orologio biologico venivano “spenti” nei topi, le fibrille sottili e quelle spesse venivano amalgamate a caso. «Il collagene fornisce al corpo la struttura ed è la nostra proteina più abbondante, garantisce l’integrità, l’elasticità e la forza del tessuto connettivo dell’organismo», afferma Kadler. «E’ intuitivo pensare che la nostra matrice debba essere logorata dall’usura, ma non accade e ora sappiamo perché: il nostro orologio biologico rende” alcune fibrille “un elemento che può essere eliminato e ripristinato». Un meccanismo protettivo. «Se immaginiamo i mattoni nei muri di una stanza come la parte permanente – esemplifica il ricercatore – la vernice sulle pareti potrebbe essere vista come la parte che si deteriora e deve essere “aggiunta”ogni tanto. Proprio come occorre aggiungere olio al motore di un’auto, queste fibrille aiutano a mantenere la matrice extracellulare. Una conoscenza che potrebbe rivelarsi utile nella comprensione, ad esempio, del meccanismo di guarigione delle ferite o dello stesso invecchiamento».
Alzheimer, sintomi cambiano in base alla lingua di origine
News PresaL’Alzheimer e le demenze si manifestano in maniera diversa in base alla lingua di origine. È quanto emerge da un nuovo studio. In particolare i pazienti nativi inglesi hanno maggiore difficoltà a pronunciare le parole, invece quelli italiani usano frasi più semplici. Queste diverse modalità si riscontrano nelle prime fasi della malattia, quando ancora si manifesta solo con disturbi al linguaggio.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neurology: è stato condotto dalla neurologa italiana Maria Luisa Gorno Tempini, dell’università della California, in collaborazione con ricercatori dell’ospedale San Raffaele di Milano. La nuova scoperta firmata dalla ricercatrice italiana potrebbe contribuire a diagnosi più accurate; fino ad oggi, infatti, gli attuali criteri diagnostici erano in gran parte basati su pazienti di lingua inglese. Il lavoro ha coinvolto venti pazienti di lingua inglese e diciotto di lingua italiana, tutti con una forma di afasia progressiva primaria, visibile nei malati quando sono ancora completamente autonomi, con l’incapacità di pronunciare alcune parole o capirne il significato. I risultati hanno confermato come la malattia si manifesti con modalità diverse nelle fasi iniziali.
Stenosi aortica, un intervento mini invasivo
News PresaOgni anno in Europa circa 1milione e 200mila persone muoiono a causa di quella che in medicina si definisce “stenosi della valvola ortica”. Si tratta di un ispessimento e irrigidimento dei lembi che può determinare un restringimento anomalo della valvola e quindi la riduzione della circolazione sanguigna. È una di quelle malattie che si definiscono “progressiva” e se non adeguatamente trattata può causare infezioni e, in molti casi, morte cardiaca improvvisa. Il trattamento più frequente prevede la sostituzione della valvola malata con una valvola artificiale. Ma non tutti i pazienti possono essere operati, alcuni sono considerati ad alto rischio di intervento chirurgico e, dunque, non operabili. L’unica soluzione terapeutica valida per questi pazienti è rappresentata dalla sostituzione “non invasiva” della valvola malata tramite un impianto transcatetere (TAVI), con l’inserimento di un sottile catetere nella gamba o nel torace.
VANTAGGI
Progettata proprio per ridurre le possibili complicanze e i rischi associati a una tradizionale operazione a cuore aperto, la TAVI favorisce una notevole riduzione dei tempi di ospedalizzazione e di recupero consentendo, in molti casi, dimissioni ospedaliere “anticipate” senza rischi per la sicurezza del paziente. La pratica clinica quotidiana e una ampia casistica internazionale hanno inoltre evidenziato che la procedura non è idonea solo per i pazienti altrimenti ritenuti inoperabili, ma per vari gruppi di pazienti “a rischio ridotto“. I costanti miglioramenti tecnologici hanno infatti innalzato in modo significativo i livelli di sicurezza consentendo ai medici e alle strutture ospedaliere di “mettere in conto” le dimissioni dei pazienti in tempi molto più brevi rispetto a quanto previsto. Molti studi clinici internazionali hanno dimostrato che le “dimissioni anticipate” dopo una procedura TAVI non pregiudicano in alcun modo la sicurezza o la qualità dell’assistenza al paziente, mentre il ritardo nelle dimissioni dopo un ricovero ospedaliero è stato addirittura associato a un aumento dei rischi di complicanze (Wayangankar SA et al. J Am Coll Cardiol Intv 2019). Grazie alle procedure transcatetere (quelle appunto che utilizzano una sorta di catetere e sono quindi poco invasive) oggi si possono trattare non solo la valvulopatia aortica, ma anche alcuni tipi di valvulopatie mitraliche, malattie molto gravi che hanno la stessa incidenza di mortalità della valvola aortica. E’ possibile inoltre intervenire su un ampio spettro di patologie strutturali, come il forame ovale pervio, la chiusura della auricola sinistra nei pazienti affetti da fibrillazione atriale, e per concludere su patologie vascolari, che vanno dalle carotidi, le patologie stenosanti degli arti inferiori fino al trattamento degli aneurismi della aorta toracica e addominale.
Colesterolo: arriva un vaccino. Al via test in Gb
News PresaL’obiettivo è quello di salvare 30 mila vite umane in 10 anni. Così il governo britannico durante quest’anno darà il via alla sperimentazione di un nuovo farmaco contro il colesterolo. Dai risultati dei primi test è emerso un dimezzamento del valore del colesterolo ‘cattivo’ anche nelle persone su cui non funzionano le statine, con appena due iniezioni l’anno (motivo per cui viene definito ‘vaccino’). La prima grande sperimentazione coinvolgerà 40mila persone, spiega la Bbc, le quali saranno trattate quest’anno grazie ad un accordo firmato tra il National Health System (Nhs) e l’azienda Novartis.
Colesterolo, la nuova terapia
Questo nuovo trattamento si basa su due iniezioni all’anno. Secondo i primi test, i risultati voluti si ottengono in poche settimane. Si tratta di una molecola, l’inclisiran, che è un inibitore di un gene chiamatoPCSK9, obiettivo anche di altri farmaci messi a punto da diverse aziende, e permette al fegato di assorbire più colesterolo ‘cattivo’. La prima fase del test sarà limitata all’Inghilterra. Saranno coinvolti soggetti che non hanno avuto un evento cardiovascolare grave ma sono considerati ad alto rischio. Successivamente, se l’esito sarà giudicato positivo il trattamento verrà esteso, comprendendo almeno 300mila persone.
Il ministro della Salute britannico Matt Hancock ha sottolineato che questa collaborazione ha l’obiettivo di salvare 30mila vite nei prossimi dieci anni. Secondo il ministro questa operazione conferma il primato del Paese per l’assistenza più all’avanguardia.
Caviglia ricostruita in 3D, la prima volta al mondo
Ricerca innovazioneUna protesi personalizzata, costruita in 3D e impiantata. La fantascienza fa tappa all’Ospedale Rizzoli di Bologna, dove con una tecnica a dir poco innovativa è stata realizzata per la prima volta al mondo la personalizzazione dell’intera procedura di sostituzione protesica di caviglia. In pratica, partendo dall’anatomia di ogni singolo paziente è possibile (con questa procedura) costruire un impianto su misura in stampa 3D. A sperimentare questa tecnica è stato il professor Cesare Faldini (direttore della Clinica Ortopedica I,) che ha coordinato l’equipe che ha eseguito l’impianto su un paziente di 57 anni. L’uomo aveva perso la funzionalità della caviglia dopo un incidente stradale ed era sempre stato considerato non operabile a causa della grave alterazione anatomica della sua caviglia. Oggi il paziente cammina, grazie proprio all’intervento eseguito al Rizzoli il 9 ottobre scorso.
LA TECNICA
Due i tempi di attuazione per questo rivoluzionario intervento. Per prima cosa è stato necessario che il paziente eseguisse qualche settimana prima dell’intervento un esame TC della caviglia, in posizione eretta. Da questo esame, un’attenta ricostruzione 3D ha permesso di ricavare un modello tridimensionale della gamba e del piede del paziente, tramite software e procedure sviluppati al Laboratorio di Analisi del Movimento del Rizzoli dal gruppo di ricerca dell’ingegner Alberto Leardini. Chirurghi ortopedici e ingegneri biomedici hanno simulato l’intervento al computer, lavorando su forma e dimensione di ogni componente protesica per venire incontro alle caratteristiche anatomiche specifiche del paziente, fino a trovare la combinazione ottimale delle componenti di astragalo e tibia, le due ossa che compongono la caviglia. Una volta stabilita la geometria della protesi e il suo posizionamento ideale, è stato prodotto un corrispondente modello osseo e protesico in stampa 3D in materiale plastico, per le prove manuali finali. Raggiunto e verificato il risultato più soddisfacente sia per il chirurgo che per l’ingegnere, la protesi vera e propria per l’impianto finale è stata infine stampata in una lega di Cromo-Cobalto-Molibdeno con la tecnologia EBM. Un intervento straordinario, insomma, che apre la strada a tante nuove opportunità. Soprattutto si continua ad andare nella direzione di una medicina sempre più “personalizzata” e a misura di paziente.
Inquinanti: danni sul quoziente intellettivo dei bambini. Studio Usa
Ricerca innovazioneAlcuni inquinanti utilizzati in America hanno fatto perdere in 15 anni oltre 180 milioni di punti di quoziente intellettivo ai bambini che sono stati esposti durante la gravidanza. Si tratta di sostanze come ritardanti di fiamma bromurati e pesticidi che sono tra gli inquinanti più temibili. La notizia choc emerge da uno studio della New York University pubblicato dalla rivista Molecular and Cellular Endocrinology.
Inquinanti e danni cerebrali
I ricercatori sono partiti dai dati di una ricerca nazionale e hanno stimato l’esposizione in utero dei bambini nati tra il 2001 e il 2016 in tutti gli Usa a quattro inquinanti noti per il loro effetto negativo sul tessuto cerebrale. Si tratta del piombo, mercurio, pesticidi e ritardanti di fiamma, usati in molti prodotti, come tessili e dispositivi elettronici. I dati hanno evidenziato come solo quest’ultima categoria abbia fatto perdere 160 milioni di punti di quoziente intellettivo ai bambini che sono stati esposti durante la gravidanza. A questi si aggiungono 27 milioni di punti di Qi persi per i pesticidi, 78 milioni per il piombo e 2,5 per il mercurio. In pratica, spiegano i ricercatori, ogni punto di Qi perso vale circa 20mila dollari di produttività futura della persona. Il costo totale di tutti gli inquinanti ha superato i mille miliardi di dollari. Inoltre, sottolineano gli autori dello studio, il cervello dei bambini è il motore dell’ economia di un Paese. Quando un bambino perde un punto di Qi i genitori non se ne accorgono, ma se succede a 100mila bambini soffre l’intera economia.
Aggressioni ai medici, arrivano le telecamere
News PresaE’ curioso che nel 2020, a Napoli non in una città teatro di guerra, la preoccupazione maggiore in campo sanitario sia quella di tenere al sicuro medici e infermieri. Tant’è, oggi l’ASL Napoli 1 Centro ha presentato il pacchetto di misure destiate a contrastare il fenomeno delle aggressioni ai camici bianchi, o meglio ai giubbotti rossi del 118. Le misure si sono rese necessarie perché già da mesi si registra a Napoli un’escalation delle aggressioni ai danni di quanti sono chiamati a salvare vite. Spesso i medici, gli infermieri e gli autisti del 118 diventano bersagli umani, non importa che siano uomini o donne, l’imperativo è picchiare duro. Sfogare la frustrazione e la rabbia, o semplicemente dare sfogo alla bestialità di una vita senza regole.
TECNOLOGIE
Oggi il manager dell’ASL Napoli 1 Centro Ciro Verdoliva, che da tempo lo aveva annunciato, ha tenuto fede alla promessa di introdurre tecnologie adatte a contrastare il fenomeno. Si parte da cash cam e body cam. Il sistema permette di registrare le immagini su tutti i lati dell’ambulanza e dalla “visione operatore” con l’archiviazione delle immagini per 7 giorni.Le immagini possono essere viste – in caso di allarme – in diretta dalla Centrale Operativa 118 e dalle Sale Operative Forze dell’Ordine. Il fleet security management consente invece una gestione sicura delle flotte (parco auto). Il sistema consente il monitoraggio dell’intera flotta ambulanze attraverso dei sensori di bordo, grazie ai quali è possibile raccogliere una serie di dati telemetrici. In particolare è collegato con la centrale operativa alla quale trasmette in modo continuo la posizione GPS del mezzo. Il pulsante mayday il personale di bordo può attivare in tempo reale l’allarme che arriva in centrale. Quest’ultima si allerta ed è in grado di individuare la posizione del mezzo e quindi attivare la visione delle immagini, entrare in contatto con gli operatori e lanciare l’allarme alla Sala Operativa Forze dell’ordine. Anche nei pronto soccorso è stato previsto un pulsante rosse che collega direttamente le strutture San Paolo, Loreto Mare, Pellegrini, San Giovanni Bosco, Ospedale del Mare, Capilupi e PS Veterinario al Frullone con la Sala Operativa della Polizia di Stato. Gli ospedali Loreto mare, dei Pellegrini sono collegati con la Sala Operativa del Comando provinciale dei Carabinieri. Insomma, un vero e piano anti-aggressioni, alla presentazione del quale ha preso parte anche il presidente della Giunta Regionale Vincenzo De Luca.
CAMBIO DI PASSO
Proprio Vincenzo De Luca ha commentato: «Siamo partiti un anno fa per questo obiettivo delle telecamere per il 118. Abbiamo acquistato le ambulanze, i sistemi di videosorveglianza e oggi possiamo dire con una punta di orgoglio che abbiamo messo in servizio la prima ambulanza pienamente attrezzata per il controllo esterno, per il controllo interno e con un pulsante di collegamento con le centrali della polizia e dei carabinieri oltre che con un sistema di geolocalizzazione per cui sappiamo in ogni istante dov’è l’ambulanza e da dove chiede soccorso. Abbiamo garantito condizioni ottimali di sicurezza per il nostro personale. Questo progetto è partito a febbraio prima degli ultimi episodi. Chiariamo che le aggressioni nei pronto soccorso e sulle ambulanze ci sono in tutta Italia, anche se ovviamente quando succede una cosa del genere a Napoli fa più notizia. È chiaro che qui abbiamo avuto più episodi, ma è un problema generale».
Meningite, è allarme. L’esperto fa chiarezza
News PresaLa meningite torna a far paura. L’ultimo caso riguarda il marito della donna deceduta 10 giorni fa e ad oggi non è in pericolo di vita. Nell’ultimo mese, però, sono stati diversi i casi nella zona tra Bergamo e Brescia. Sull’argomento è intervenuto Roberto Cauda, Direttore UOC Malattie Infettive Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e Professore Ordinario di Malattie Infettive Università Cattolica Campus di Roma. Lo specialista ha spiegato che non ci sono i presupposti scientifici per parlare di epidemia, ma ha anche sottolineato l’importanza del vaccino. Dalle pagine del portale del Policlinico ha chiarito cosa sia esattamente la meningite, come si previene e quali sono i sintomi a cui fare attenzione.
La meningite
Nasce da un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale (le meningi). Si tratta di una malattia infettiva che nella maggior parte dei casi è di origine virale o batterica, esistono poi delle forme causate da funghi con una diffusione però molto limitata. Le forme virali sono le più frequenti ed anche le più benigne per le quali peraltro non esiste, salvo che per l’herpesvirus, una specifica terapia. Quando si parla di meningite, soprattutto sui media, si fa quasi sempre riferimento alle meningiti di tipo batterico, che si dividono principalmente in: meningite meningococcica, una forma particolarmente grave che può assumere carattere di meningite fulminante, meningite pneumococcica e meningite da Haemophilus influenzae; esistono poi forme di meningite tubercolare più rare. Tutte le tipologie, essendo infezioni che colpiscono il sistema nervoso centrale, sono gravi e in alcuni casi possono complicarsi con un’encefalite, dando luogo a una forma mista che può avere una grave evoluzione: la meningoencefalite. In questi giorni si parla molto di meningite meningococcica poiché nel giro di un mese sono stati isolati 5 episodi in un’area piuttosto ristretta, nella zona tra Bergamo e Brescia. Non si tratta di un’epidemia ma di un numero di casi che costituisce un focolaio, cosa tipica nella forma meningococcica che rispetto alla forma pneumococcica si tramette per via aerea. In Italia i ceppi più diffusi sono il B e il C. Nel 2015, in Toscana, si sono verificati diversi episodi dovuti al ceppo C, lo stesso sierogruppo isolato oggi nel Bergamasco.
Sintomi e fasce più a rischio
Le persone più colpite sono soprattutto i bambini sotto i 5 anni e altre fasce di età che variano a seconda del germe. Infatti le forme da meningococco interessano, oltre ai bambini piccoli, anche gli adolescenti e i giovani adulti, mentre le meningiti da pneumococco colpiscono soprattutto i bambini e gli ultra 60enni. I sintomi della meningite virale o batterica sono molto simili: esordio improvviso, febbre molto elevata, forte mal di testa, fotofobia, rigidità nucale, compromissione cognitiva e stato confusionale. Nelle forme virali, che sono le più benigne, questi sintomi hanno una caratteristica di minore gravità rispetto alle forme batteriche. La forma meningococcica rispetto alle altre ha un’evoluzione rapidissima in termini di ore e per tale ragione si chiama anche ‘meningite fulminante’.
Contagio e incubazione
Nelle forme virali il contagio avviene per via aerea e attraverso un contatto stretto e prolungato, a distanza di meno di un metro. La meningite pneumococcica non è invece una malattia di tipo contagioso perché in genere lo pneumococco parte da sinusiti, otiti, o altre infezioni delle prime vie aeree. Il periodo di incubazione oscilla da un minimo di tre giorni ad un massimo di dieci ma generalmente è di 5/6 giorni. La malattia è contagiosa soltanto durante la fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti all’esordio.
Diffusione in Italia
Il nostro Paese ha una bassa incidenza di meningite, e della malattia meningococcica in particolare, rispetto agli altri Paesi d’Europa. Ogni anno vengono segnalati tra gli 800 e i 1000 episodi di meningite globale, di cui circa 200 di meningite meningococcica. Il numero di casi registrati è abbastanza stabile e secondo lo specialista non ci sono assolutamente i presupposti scientifici per parlare di “epidemia”.
Stile di vita sano: nasce un portale guida
News PresaQuanto le scelte che compiamo a tavola sono realmente consapevoli o piuttosto frutto di mode del momento? E cosa può fare la scienza per promuovere uno stile di vita più sano? A queste domande si è cercato di oggi, in occasione della presentazione del portale AlimentiNUTrizione (www.alimentinutrizione.it), a cura del CREA Alimenti e Nutrizione, sviluppato nell’ambito del progetto SIAGRO, Sistema Informativo sui prodotti AGROalimentari italiani, finanziato dal MiPAAF.
Si tratta di un importante strumento informativo e conoscitivo, nato con l’intento di guidare anche il semplice cittadino, oggi sempre più disorientato e bersagliato dalle troppe informazioni disponibili e verificabili sul web, verso stili di vita più sani, equilibrati e sostenibili.
Il portale raccoglie, elabora ed organizza le informazioni prodotte e validate dal Centro Ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, Ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare. Gli utenti possono navigare in 6 sezioni:
Tabelle di Composizione degli Alimenti: con i dati di composizione degli alimenti degli ultimi dieci anni, aggiornati al 2019 e consultabili, ed una revisione totale dei dati precedentemente pubblicati e validati, realizzati secondo le attuali indicazioni e standard internazionali. Qui sarà possibile, in pochi semplici clic scoprire l’energia e il contenuto nutrizionale dei principali alimenti.
Consumi: con il monitoraggio dei prodotti alimentari maggiormente consumati, registrando cambiamenti e variazioni del mercato italiano.
Etichettatura: un prezioso data base con numerose etichette nutrizionali di prodotti alimentari attualmente in commercio, commentate dai ricercatori del CREA Alimenti e Nutrizione, che spiegano, inoltre, come leggere l’etichettatura dei prodotti alimentari.
Atlante virtuale della qualità sensoriale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italianiper comunicare le chiavi per la comprensione delle proprietà qualitative e sensoriali dei prodotti selezionati oggetto di studio (PAT), presenti in alcune regioni italiane.
Linee guida per una sana alimentazione (prodotte al di fuori del progetto SIAGRO),sezione dedicata al documento italiano di riferimento per una alimentazione equilibrata, rivolto ai consumatori, che raccoglie e aggiorna periodicamente le migliori evidenze scientifiche, fornendo una serie di consigli e indicazioni alimentari, elaborati da un’apposita commissione scientifica, con l’obiettivo prioritario di prevenire l’eccesso alimentare e l’obesità in Italia.
Focus specifico sulla carne bovina presente sul mercato italiano, con lo studio chimico-nutrizionale di tagli di razze allevate in Italia e di alcuni salumi, per verificare i cambiamenti intervenuti nel tempo, nel profilo compositivo. Inoltre, sono disponibili l’analisi del profilo compositivo e la valutazione del valore nutritivo delle più diffuse preparazioni alimentari a base di carne bovina. Ed un ricettario per il consumatore.
Influenza, oltre 1milione di bambini a letto
BambiniInfluenza? Mai come oggi (o quasi). In queste settimane il picco influenzale si sta facendo sentire con forza, costringendo a letto più di un milione di bimbi in tutta Italia. I dati, ad essere precisi, parlano di 1milione e 200mila bambini con tosse, raffreddore, mal d’orecchio. Ma anche moltissimi casi di diarrea e vomito. Insomma, una situazione molto complessa che coinvolge soprattutto bambini tra 5 mesi e 6 anni. I più vulnerabili, secondo gli esperti, sono i bambini che non sono più allattati con latte materno, che di per se è un fattore protettivo contro le infezioni. I problemi maggiori, avvertono i pediatri, arrivano dai virus influenzali o simil-influenzali: 700 mila bambini hanno tosse e raffreddore, mal di gola o d’orecchie. Mezzo milione di bambini ha invece una sintomatologia a carico di stomaco o intestino. Questo significa dover lottare con vomito, nausea, inappetenza, dolore addominale o diarrea. Una sintomatologia che in genere viene definita anche “vomito invernale”, perché molto comune in questo periodo dell’anno; prima inizia il vomito, poi compare la diarrea.
DISIDRATAZIONE
In caso di influenza, uno consigli più diffusi è quello di stare attenti alla disidratazione e quindi di far bere molto i bambini. Il disturbo può provocare attacchi di vomito e scariche violente, e il fatto che poi il bimbo sia inappetente lo espone al pericolo di disidratazione. E’ importante dunque non forzare il bimbo a mangiare, ma piuttosto assicurarsi che beva liquidi poco e spesso, meglio se con il cucchiaino, per non stimolare nuovamente il vomito. Di questo milione e 200 mila di bambini ammalati, 550 mila presentano anche la febbre. In genere non si tratta di una temperatura particolarmente alta: in media fra 38 e 39 gradi. Il consiglio dei pediatri è quello di non avere fretta a far tornare il piccolo all’asilo o a scuola, per evitare complicazioni e nuove infezioni.