Tempo di lettura: 3 minutiIl nome della campagna e del sito è chiaro e mantiene le promesse anche in un periodo particolare di emergenza che costringe tutti a casa. Come lo fa? Assicurando innanzitutto ai 2,5 milioni di italiani l‘asma un percorso e un’assistenza mirata per fare sport e per mantenersi informati ed in forma sotto tanti punti di vista.
“Resta immutato l’obiettivo di promuovere stili di vita più sani attraverso lo sport alla base della campagna lanciata con successo a Febbraio al Ministero della Salute. Anche in questo periodo così delicato, abbiamo voluto garantire a tutti, attraverso il nostro sito (www.holasmaefacciosport.it) corsi online di attività sportive studiate per bambini, ragazzi e adulti pensati specificatamente per la tipologia e gravità di controllo dei sintomi asmatici – spiega SIMONA BARBAGLIA, Presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme e ideatrice della campagna “Ho l’asma e faccio sport” . Lo sport, anche in questo periodo di isolamento preventivo, deve essere inteso come momento di salute, socializzazione e di benessere. Per questo stiamo alimentando una vera e propria community di persone che, a maggior ragione in questo momento così virtuale, sente l’esigenza di “restare in contatto” e poter praticare in compagnia attività sportive e di condividere le proprie esperienze, magari anche grazie all’appuntamento dell’aperitivo virtuale del venerdì alle 19 dove abbiamo previsto anche la presenza di una pneumologa per rispondere a eventuali domande e dubbi su questa emergenza sanitaria tra chi ha patologie respiratorie”
YOGA ONLINE PER BAMBINI
Per i ragazzi, oltre ad attività di psicomotricità divise per tipologia d’età, sono state avviate lezioni di Yoga Online. A guidare questa attività, sono validi professionisti che hanno sviluppato delle lezioni per pazienti asmatici, a seconda dell’età, dello spazio a disposizione e soprattutto delle specifiche condizioni fisiche.
Lo Yoga è una disciplina molto appropriata nei pazienti con asma e patologie respiratorie perché coinvolge i muscoli che principalmente sostengono la respirazione (diaframma, intercostali interni ed esterni, toracici ed addominali).
“Nella filosofia yoga il respiro è il principale mezzo di scambio tra l’ambiente esterno e noi stessi e quindi in questo particolare momento di isolamento sociale per l’emergenza Covid-19 riteniamo che proporre ai bambini di praticare lo yoga, supervisionati dai propri genitori, possa essere un ottimo esercizio fisico e psico-emotivo – spiega EMILIA CIMINELLI, insegnate di yoga – Ogni volta che i bambini inspirano lasciano entrare una parte del buono esiste in ciò che li circonda ed ogni volta che espirano cedono una parte di loro stessi a ciò vive intorno a loro. Un esercizio che aiuterà a recuperare il benessere fisico e il buon umore”.
VIDEO LEZIONI DI FITNESS PER ADULTI
Appuntamenti bisettimanali (lezioni da 30 minuti il lunedì e giovedì dalle ore 18.00 alle 18.30)
“Abbiamo voluto creare sessioni diverse per tipologie diverse di persone asmatiche. La lezione del lunedì sarà rivolta ai meno giovani e alle persone affette da patologia asmatica con sintomi non sempre controllati dalla terapia – commenta VASCO GIOVANELLI, istruttore affiliato Federazione Italiana Fitness – Verranno eseguiti elementi di ginnastica dolce e di allungamento che andranno a interessare l’intero sistema motorio con conseguente miglioramento delle capacità respiratorie e psicomotorie. La lezione del giovedì sarà invece rivolta agli adulti affetti da patologia asmatica i cui sintomi sono solitamente ben controllati dalla terapia. Questo allenamento si esplicherà attraverso fasi dedicate all’allenamento cardio respiratorio alternate a fasi di pura tonificazione muscolare”
UNA VOCE ESPERTA TUTTI I GIORNI
Per garantire una costante e corretta informazione ai pazienti con patologia respiratoria ed allergica, in merito ai dubbi sulla propria salute in relazione al Coronavirus, l’Associazione ha promosso dirette facebook con il Pneumologo, l’Allergologo, la Psicologa e il Pediatra,ha realizzato delle utili FAQ per rispondere alle domande frequenti e fornisce tutti i giorni le consulenze già attive:
Spazio di ascolto psicologico, Sportello Problem solving con l’Assistente sociale, Sportello Legale e con i Medici membri del Comitato Scientifico attraverso il numero 331 2759920 e la mail info@respiriamoinsieme.org
LA RACCOLTA FONDI PER PROTEGGERE I MEDICI
In questo momento di emergenza Covid-19, le Associazioni nazionali di pazienti di area respiratoria Amici Contro la Sarcoidosi Italia Onlus, Apnoici Italiani Onlus Aps , Organizzazione Italiana Sindrome di Churg-Strauss, Associazione Pazienti BPCO Onlus, Respiriamo Insieme Aps e Un Respiro di Speranza (Lazio) si sono attivate per acquistare, attraverso contatti verificati tramite società di fabbricazione estere (Cina) e italiane (test covid-19), dispositivi di protezioni Individuali (DPI) per il personale medico e ospedaliero, per dare un contributo e aiutare i medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutto il personale coinvolto in prima linea. Si può donare attraverso il sito: https://www.gofundme.com/f/raccolta-fondi-per-medicifamiglia-pneumologie
Mascherine, quell’Italia che non si arrende
News Presa, Ricerca innovazioneFragili anche sulle cose più banali. Sì, perché se è vero che questa pandemia ci ha spinti a ritrovare unità e coraggio, altrettanto vero è che ci siano riscoperti fragili. Un’Italia dai due volti: da un lato impreparata ad un’emergenza così drammatica, dall’altro coraggiosa e generosa. Ecco, di ingegno, qualità e generosità si compone la storia di un’azienda del Nord, Mycroclean Italia, che ha saputo lanciare il cuore oltre l0’ostacolo. Tutto nasce a Gorgonzola, dove 18 operaie cuciono instancabilmente , compreso il fine settimana e mettendo anche a disposizione gratuitamente ore di duro lavoro. Il risultato sono migliaia di mascherine in fibra di carbonio, con una cucitura a barriera brevettata. Un lavoro durissimo per rispondere alle richieste che, spiega Milena Baroni (CEO Mycroclean Italia) «arrivano addirittura a 30 milioni di pezzi. Una richiesta elevatissima. Non è facile riuscire a rispondere alla domanda, ma non smetteremo di dare il massimo».
TECNOLOGIA ITALIANA
In un momento nel quale c’è una grande confusione sulle mascherine e sulla loro affidabilità, con il mercato invaso anche da protoni non sempre all’altezza, poter contare su tecnologia italiana e su un know how più che ventennale è un valore non da poco. Le mascherine che nascono a Gorgonzola alla Mycroclean Italia oltre ad essere confortevoli, cosa che in questo momento è addirittura un lusso, sono realizzate con un tessuto a barriera, con cuciture e chiusure che garantiscono che nulla possa penetrare o uscire. Sono a prova di filtrazione particellare, lavabili e sterilizzabili. Quindi possono essere riutilizzate. Un contributo importante sia per garantire la sicurezza dei cittadini, sia per aiutare quanti (al di là di medici e personale sanitario) sono a lavoro per fare in modo che il motore del paese non si fermi. Aspettando la fase due, quando finalmente potremo nuovamente uscire anche se nel rispetto di regole e distanze, è confortante sapere che ci sono storie come questa; storie di un’imprenditoria d’eccellenza e di un’italia che non si arrende.
Asma, sport e restare a casa: come vanno d’accordo? Ci pensa l’Associazione RespiriamoInsieme
News PresaYOGA ONLINE PER BAMBINI
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UNA VOCE ESPERTA TUTTI I GIORNI
LA RACCOLTA FONDI PER PROTEGGERE I MEDICI
In questo momento di emergenza Covid-19, le Associazioni nazionali di pazienti di area respiratoria Amici Contro la Sarcoidosi Italia Onlus, Apnoici Italiani Onlus Aps , Organizzazione Italiana Sindrome di Churg-Strauss, Associazione Pazienti BPCO Onlus, Respiriamo Insieme Aps e Un Respiro di Speranza (Lazio) si sono attivate per acquistare, attraverso contatti verificati tramite società di fabbricazione estere (Cina) e italiane (test covid-19), dispositivi di protezioni Individuali (DPI) per il personale medico e ospedaliero, per dare un contributo e aiutare i medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutto il personale coinvolto in prima linea. Si può donare attraverso il sito: https://www.gofundme.com/f/raccolta-fondi-per-medicifamiglia-pneumologie
Giovani e ansia da social, l’allarme degli esperti
Psicologia, Stili di vitaStati d’ansia, aggressività e insoddisfazione. Molti giovani campani manifestano quelli che banalizzando in molti definiscono problemi adolescenziali, sentimenti che in realtà rischiano di sfociare in veri e propri disturbi della personalità. «I maggiori problemi, per molti di questi giovani, stanno arrivando dai social network e dai videogame», spiega lo psicologo e psicoterapeuta clinico Diego De Luca, esperto in dipendenze comportamentali.
Privazione del sonno
«Per i più piccoli – dice – l’errore più comune da parte di molti genitori è quello di tenere le consolle di gioco nelle camere da letto dei ragazzi. Bambini che, spinti dal desiderio di superare sfide e livelli di gioco, tendono a dormire meno di 6 ore a notte». Studi recenti indicano che la maggior parte dei diciottenni(il 75%) dorme meno di 8 ore e solo il 3% dorme più di 9 ore. «Questa continua privazione del sonno, l’immersione ripetuta in mondi virtuali e la stimolazione sensoriale profonda, legata all’uso di occhiali per la realtà virtuale e cuffie, sta generando – aggiunge lo psicologo – l’aumento di molti disturbi che si manifestano precocemente, ma che diventano realmente problematici con l’andare degli anni».
Disconnessi
Video game e social network sembra siano sempre più un problema anziché una risorsa anche negli adulti. «Molti pazienti – dice il dottor De Luca – non riuscendo a trovare adeguate soddisfazioni o interazioni positive nella vita reale si perdono nel mondo virtuale. Ottenere dei like o, al contrario, non riuscire ad affermare la propria visibilità sui social diventa fonte di ansie e angosce. E il Natale, purtroppo, non fa che alimentare questi sentimenti che spesso si canalizzano in una sensazione di inadeguatezza».
L’allarme dei pediatri
Fenomeno correlato all’abuso delle nuove tecnologie, che preoccupa stavolta i pediatri di famiglia della Fimp, è la completa mancanza di attività fisica. «Bambini anche molto giovani – spiega Antonio D’Avino, segretario provinciale Fimp Napoli – arrivano nei nostri studi in condizioni fisiche preoccupanti. Sono bambini in sovrappeso, che trascorrono la maggior parte del tempo seduti ad una consolle e che addirittura ora non camminano neanche più, perché preferiscono usare gli overboard». Proprio su quest’ultima moda D’Avino lancia un allarme: «Mi rendo conto che per un genitore moderno non è semplice negare ai propri figli una consolle di gioco o uno di questi overboard, ma almeno è importante dare delle regole d’uso. Evitare di posizionare la tv nella camera da letto dei figli, limitare l’impiego al massimo a due ore al giorno e spingere i ragazzi verso qualcosa di più sano.
Futuro a rischio
Se le cose non cambieranno, nei prossimi anni ci troveremo con una generazione di adulti in cattiva salute, con malattie legate alla scorretta alimentazione, alla mancanza di attività fisica e certamente con molti problemi anche di carattere psicologico. E’ bene prendere la cosa molto seriamente e come coordinatore provinciale della Fimp Napoli mi auguro che tutte le figure professionali coinvolte nella crescita e nello sviluppo dei bambini affianchino campagne di sensibilizzazione ed informazione alle attività di educazione sanitaria e promozione di corretti stili di vita che noi pediatri di famiglia svolgiamo oramai da decenni».
Disagio psicologico al tempo del Covid-19: i consigli del CNOP
News PresaIl problema oggettivo del “coronavirus” diventa problema soggettivo in base al vissuto psicologico, alle emozioni e alle paure che il problema suscita in ogni singola persona. La “percezione del rischio” può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico che non solo sono quasi sempre del tutto ingiustificate, ma aumentano il rischio perché portano a comportamenti meno razionali e ad un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo. A parlare è il presidente CNOP David Lazzari attraverso una nota.
Il consiglio è quello quindi di affidarsi ai dati e alla comunicazione diffuse dalle autorità pubbliche e alle indicazioni di cautela e prevenzione in essa contenute. Ad esempio:
– Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
– Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
“Non cercare di placare l’ansia inseguendo informazioni spesso amplificate ed incontrollate – continua il presidente. Ricordare che l’eventuale esposizione al virus non è sinonimo di malattia, che la contagiosità non equivale alla reale pericolosità per la salute umana, che esistono indicazioni pratiche per ridurre il pericolo. Che avere timori e paure è normale ma non ansia generalizzata, angoscia o panico, che non aiutano e sono controproducenti. Un atteggiamento psicologico valido può aiutare non solo chi lo attua ma anche gli altri, innescando un circuito virtuoso, e aumentando il “quoziente di resilienza” dei singoli, della famiglia, della comunità. Ecco un vademecum per aiutare le persone a confrontarsi psicologicamente nel modo migliore possibile con il problema. Raccomandiamo comunque alle persone che sentono un particolare disagio psicologico di chiedere, senza timore o vergogna, un aiuto professionale”.
Caccia al vaccino, partono le prime sperimentazioni
Ricerca innovazioneTrovare un vaccino per il coronavirus è l’imperativo di questi mesi, e probabilmente sarà così ancora sino a dopo l’estate. Una buona notizia arriva dalla tedesca CureVac, che comincerà a giugno i test clinici sul vaccino contro il coronavirus in Belgio e Germania. Ad annunciarlo è stato il nuovo presidente del consiglio di vigilanza dell’azienda, Jean Stéphenne, parlando con alcuni giornalisti belgi. Nel mese di giugno, «al massimo a luglio», cominceranno gli studi clinici su persone adulte e in buona salute che non sono state contagiate. Poi il vaccino sperimentale sarà iniettato in persone esposte al virus e infine agli anziani, la fascia più a rischio, ha spiegato Stéphenne. Qualcosa di simile a ciò che sta avvenendo già in altre nazioni, ma che inevitabilmente richiederà tempo.
TEMPI RECORD
Se l’Europa spinge sull’acceleratore per trovare una vaccinazione efficace, non è da meno l’impegno messo in campo dagli Stati Uniti, che tra l’altro sono duramente colpiti dalla pandemia con un treno di più di 2.000 vittime al giorno. Ai banchi di partenza c’è dunque una sperimentazione su 45 volontari sani, che saranno sottoposti a iniezione di dosi sviluppate congiuntamente da Nih e la startup biotech del Massachusetts, Moderna. Il vaccino, come si legge nel comunicato dell’azienda, si chiama mRna-1273. L’obiettivo è puramente quello di verificare che non ci siano effetti collaterali di rilievo, ponendo le basi per ampliare i test . Se tutto andasse nel migliore dei modi si tratterebbe di un record assoluto: 3-4 mesi per lo sviluppo e l’applicazione di un nuovo vaccino (nel caso della Sars il vaccino fu sviluppato in 20 mesi).
IL RUOLO DELL’ITALIA
Intanto, in Italia due progetti per il vaccino sono in attesa del via libera alla sperimentazione, sul fronte dei farmaci si prepara un’altra sfida: “lo sforzo che il ministero della Salute e le Regioni stanno facendo per rendere omogeneo sul territorio nazionale il trattamento pazienti”, ha rilevato il direttore del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli. «Serve agilità – ha aggiunto – perché abbiamo bisogno di dare risposte immediate e di attivare nel modo più veloce possibile studi clinici». Un compito, questo, nel quale «l’Italia sta svolgendo un ruolo pionieristico». Il vaccino sarà un’arma cruciale contro la pandemia da coronavirus, ma in attesa dei risultati dei test le sole contromisure sono il contenimento e il rispetto rigoroso dell’igiene. I primi effetti potrebbero essere nei casi registrati anche, che continuano sì a mostrare un aumento, ma a un ritmo leggermente rallentato rispetto ai giorni precedenti.
COVID19, sperimentazione di un protocollo di Boston
News Presa, Ricerca innovazioneBoston chiama, la Campania risponde. Eh già, perché le attività contro il COVID19 negli ospedali di Pozzuoli, Ischia, Frattamaggiore e Giugliano sono sotto la lente di un centro di ricerca di Boston. Sulla falsariga di quanto si sta sperimentando al Cotugno con il tocilizumab, in provincia di Napoli si sta usando su venti pazienti (attualmente il maggior numero di casi al mondo) un approccio terapeutico basato sull’impiego di un anticorpo monoclonale prodotto con la tecnologia del DNA ricombinante e approvato per il trattamento di due malattie rare: la sindrome emolitico uremica atipica e l’emoglobinuria parossistica notturna. Il farmaco contrastala risposta infiammatoria polmonare determinata dal COVID19, ma a differenza di quanto sta sperimentando al Cotugno questo farmaco non interviene nella parte finale del processo infiammatorio, ma a monte. Il lavoro dell’ASL Napoli 2 Nord anticipa altre ricerche che stanno partendo negli Stati Uniti, con lo stesso tipo di farmaco. I primi risultati di questo studio saranno pubblicati già nei prossimi giorni su riviste scientifiche internazionali, a firma tra gli altri, di tre primari del Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli: Francesco Diurno (primario della Terapia Intensiva) Fabio Numis (primario della Medicina d’Urgenza) e Gaetano Facchini (primario dell’Oncologia).
VARIANTE
Ovviamente, la sperimentazione è ancora all’inizio ma, come spiega Facchini «i primi risultati ci paiono molto interessanti. Già nelle prossime due settimane pubblicheremo i primi dati su una rivista scientifica internazionale. L’approccio terapeutico di Boston è stato messo a punto lo scorso 11 marzo con uno studio effettuato su due pazienti. Attualmente la nostra realtà è quella che sta analizzando la casistica più numerosa al mondo. Siamo molto fiduciosi». L’approccio di Boston nell’ASL Napoli 2 Nord viene integrato dall’uso di anticoagulanti in tutti i pazienti COVID19. Questa terapia, sempre più in uso in diverse realtà italiane, è stata adottata dal confronto degli esami diagnostici e dalla condizione clinica dei pazienti. Già dai primi casi trattati a metà marzo ci i medici dell’ASL Napoli 2 Nord si sono meravigliati nel vedere che alcuni pazienti con una condizione polmonare più compromessa presentavano meno difficoltà respiratorie di altri con i polmoni in uno stato migliore. Inoltre, tutti questi pazienti presentavano resistenze del circolo polmonare elevate. «Abbiamo ipotizzato – spiega Francesco Diurno – che dipendesse da un interessamento del sistema circolatorio polmonare e che il virus potesse provocare fenomeni trombotici nel microcircolo polmonare. Da qui la scelta di trattare tutti i pazienti con una forte terapia anticoagulante adeguata. Intuizione che è stata di recente confermata dalle prime autopsie su pazienti COVID19 effettuate in Emilia-Romagana, che confermano un diffuso interessamento del sistema circolatorio periferico polmonare e non solo. Anche se siamo nelle primissime fasi, ad oggi la combinazione degli anticoagulanti con l’Eculizumab ci sta dando risultati interessanti che vogliamo presentare e mettere a disposizione della comunità scientifica internazionale». Intanto arriva già qualche buona notizia, due pazienti giovani trattati con questi protocolli terapeutici sono usciti dalla terapia intensiva e sono stati trasferiti nella degenza ordinaria.
Nasce Tutti Uniti, una piattaforma a sostegno di piccole imprese e cittadini
Economia sanitaria, News PresaGuardare a chi ci sta accanto e coltivare il senso di comunità per superare questo difficile momento. È questa la mission del progetto Tutti Uniti, una piattaforma creata da un gruppo di ragazzi italiani, localizzati in diverse parti del mondo, ma uniti dall’amore per il proprio Paese e dalla voglia di contribuire alla sua ripresa.
La piattaforma www.tuttiuniti.org rappresenta una vetrina online per associazioni, volontari e attività imprenditoriali. Una grande piazza virtuale in cui fare donazione oppure acquistare buoni da utilizzare quando l’emergenza sarà finita. Lo scopo? Dare liquidità a piccole imprese, associazioni e poter aiutare chi ha bisogno attraverso il lavoro di volontari. I fondi arrivano direttamente ai soggetti che si iscrivono e pubblicano il loro annuncio.
Tutti Uniti: come funziona
Il processo è semplice. Il titolare, dopo essersi registrato, potrà pubblicare un’inserzione per promuovere gratuitamente la propria attività commerciale sulla piattaforma, permettendo agli utenti di acquistare dei buoni (il cui valore viene stabilito dall’inserzionista) da poter utilizzare quando le attività riapriranno; in questo modo, gli acquisti effettuati consentono all’impresa di restare “attiva” anche in questa fase di chiusura e agli acquirenti di contribuire al supporto di un negozio, un ristorante o una qualsiasi altra attività che stia loro a cuore.
Le associazioni e onlus possono pubblicare su Tutti Uniti il loro profilo, affinché i visitatori del sito possano fare una libera donazione; allo stesso modo, chi intende offrirsi come volontario per aiutare concretamente chi si trova in difficoltà può compilare la propria scheda e indicare l’area geografica in cui è attivo, così da poter essere facilmente raggiunto da chi cerca un supporto in quella specifica zona, magari per svolgere semplici gesti, come fare la spesa.
“Per noi è un modo per sentirci utili e mettere a disposizione della collettività le nostre competenze – racconta il team di Tutti Uniti. “Abbiamo cercato di sviluppare una piattaforma digitale facilmente accessibile, anche alle persone con poca familiarità con la tecnologia – proseguono – una piattaforma di servizio per restare uniti e guardare con fiducia al futuro”.
Tutti uniti non ha scopo di lucro, ma vuole essere un mezzo per aiutare a ricostruire il tessuto economico del nostro Paese, affinché tutti possano tornare a produrre reddito, scrivendo una pagina di storia a lieto fine del nostro bellissimo Paese. Come dimostra il successo dei primi due giorni online, con circa 5 mila accessi, tutti uniti ce la possiamo fare.
Federico II di Napoli, telemedicina per i piccoli diabetici
News Presa«Uscire da questa pandemia è una parte della sfida, sapremo infatti di aver assolto al nostro compito solo se avremo garantito assistenza ai pazienti Covid senza privare di cure quanti da sempre combattono contro altre patologie». Ne è convinta Anna Iervolino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, che ha scelto di lanciare un sistema di telemedicina ideato per garantire assistenza ai bambini affetti da diabete, preservandoli da una maggiore esposizione al rischio di contagio.
TELESALUTE
Si chiama così il nome del servizio che è partito lunedì (6 aprile), consente ai giovani pazienti diabetici della Federico II di effettuare le visite di monitoraggio a distanza, ottenere la prescrizione di esami o di presidi per il monitoraggio. Sempre tramite internet è possibile ottenere la rimodulazione dei piani terapeutici e anche procedere al monitoraggio e alla gestione della terapia, all’aggiornamento della cartella clinica e tutto ciò che serve per una corretta gestione della patologia. «Oltre ad un enorme impegno profuso per la gestione della crisi – conclude Anna Iervolino – puntiamo a garantire la continuità delle nostre prestazioni assistenziali. Un lavoro che facciamo con grande impegno e del quale voglio ringraziare tutto il nostro personale». In modo particolare, le visite vengono effettuate secondo la modalità scelta dalla famiglia (videochiamata, telefonata, mail). Per prenotarsi è sufficiente inviare un’impegnativa di “visita diabetologica di controllo”, con codice 89.01, inserendo nella motivazione “Telesalute” all’indirizzo mail polipedamb100@gmail.com. Nel caso servano più informazioni e per chiarire dubbi è possibile telefonare allo 081.7463388, dalle 8:30 alle 14:00, dal lunedì al venerdì, oppure inviare una mail all’indirizzo diabetoped.aou@unina.it.
GRANDE APPORTO
L’impegno del Policlinico Federiciano nella lotta al Covid-19 va in realtà ben oltre la telemedicina. L’intera terapia intensiva del Policlinico Federico II è stata infatti convertita in reparto Covid-19. Diventano così 17 i posti letto a disposizione dell’emergenza, ai quali si aggiungono gli ultimi messi a disposizione con il completamento della conversione in reparto per accogliere i pazienti positivi al coronavirus. Sono stati, inoltre, completati i lavori di adeguamento che porteranno ad un ulteriore incremento di 10 posti letto, sempre in terapia intensiva. L’Azienda universitaria ospedaliera Federico II di Napoli ha attivi allo stato 16 posti di malattie infettive; dalla prossima settimana, saranno attivi anche altri 12 posti letto.
DECONTAMINAZIONE
Ogni reparto ha zone filtro che sono determinanti, perché la sicurezza degli operatori dipende non solo dai dispositivi di protezione individuale, i Dpi, ma anche dall’organizzazione dei percorsi, che devono essere tali che anche l’operatore che assiste il paziente Covid non contamini altri ambienti. Gli operatori entrano in una zona filtro, poi in una stanza dove si indossano i dispositivi di protezione individuale. Quando si esce dalle stanze di degenza Covid si segue un altro percorso, il cosiddetto “percorso sporco” che consente di abbandonare in sicurezza i dpi usati, ci si disinfetta e poi si esce per avere accesso alle altre zone di medicheria, osservazione, farmaci e così via. Tutti i reparti Covid finora attivati alla Federico II di Napoli sono separati da quelli comuni. Le attività per i cronici e gli oncologici continuano ed è essenziale garantire che questi pazienti fragili, in genere immunodepressi, non entrino in contatto con i pazienti Covid positivi.
Coronavirus: quanto può sopravvivere sulle lenti a contatto? Lo studio
PrevenzioneUna delle principali raccomandazioni per contrastare la diffusione del Coronavirus è quella di non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani. Ma cosa succede quando si indossano le lenti a contatto? Uno studio ha dimostrato che il virus può sopravvivere per molto tempo.
Coronavirus e lenti a contatto
Le lenti a contatto obbligano a una manipolazione: per inserirle, infatti, le mani dovranno inevitabilmente muoversi in prossimità dell’occhio e se non sono perfettamente pulite, il rischio di contagio può essere alto. A dimostrarlo è un recente studio pubblicato sul Journal of Hospital Infection e ripreso dalla Società Italiana di Oftalmologia che si è concentrato sulla persistenza del Coronavirus su alcuni materiali sintetici. Uno dei materiali analizzati è il silicone, con cui vengono prodotte la maggior parte delle lenti a contatto presenti in commercio.
I risultati della ricerca hanno dimostrato che il Coronavirus resiste sul silicone per ben 5 giorni. Si tratta quindi di un tempo molto più lungo rispetto ad altri materiali. Ad esempio la sopravvivenza del virus sulla plastica è di 72 ore, sul rame appena 4 ore. Inoltre gli occhi sono un canale di trasmissione particolarmente privilegiato e quindi il rischio è ancora più alto. Gli esperti, in questo periodo raccomandano di utilizzare gli occhiali, in modo da ridurre il pericolo di contaminazione. Se invece le lenti sono una scelta obbligata in questo periodo è consigliabile evitare quelle multiuso e scegliere le lenti usa e getta. In questo caso si eviterà anche di doverle sterilizzare o pulire in modo erroneo con prodotti troppo aggressivi. Inoltre, le goccioline che veicolano il virus hanno una maggiore permanenza sulla lente a contatto più che sul film lacrimale, quest’ultimo viene prodotto continuamente e contribuisce a un “lavaggio” naturale della superficie. Tuttavia, il Presidente della Società Oftalmologica Italiana Matteo Piovella ha raccomandato in una nota: ”in questo terribile periodo indossate solo occhiali da vista relegando l’utilizzo di lenti a contatto giornaliere monouso solo quando proprio non se ne può fare a meno. Le lenti a contatto oggi non vanno utilizzate più di un singolo giorno. Vanno assolutamente evitate le lenti mensili o trimestrali . Ne va della salute visiva e in alcuni casi anche della vita”.
Zanzare, possibile una trasmissione?
News Presa, Stili di vitaLe zanzare possono trasmettere il Covid-19? Se lo chiedono in molti, visto che di questo nuovo virus si sa poco o nulla. Una domanda legittima, considerando che si va ormai verso l’estate e se le zanzare fossero in grado di diffondere il virus sarebbe un bel problema. Diciamolo subito, così da sgomberare il campo da equivoci, il Ministero della Salute ritiene che quella delle zanzare che trasmettono il Covid-19 sia una vera e propria fake news. In particolare la bufala numero 10. La spiegazione è nel fatto che il nuovo coronavirus è un virus respiratorio, che si diffonde principalmente attraverso le goccioline generate quando una persona infetta tossisce o starnutisce, o attraverso goccioline di saliva o secrezioni dal naso. Inoltre, per poter essere trasmesso dalle zanzare, il virus dovrebbe in teoria superare indenne l’apparato digerente dell’insetto. Allo stesso modo dovrebbe raggiungere le ghiandole che la zanzara utilizza per produrre le sostanze anticoagulanti e anestetizzanti che inietta. Un percorso lungo e complesso che distrugge quasi tutti gli eventuali virus presenti, rendendo impossibile il contagio della zanzara.
ZIKA E MALARIA
La suggestione, abbastanza spaventosa di questi tempi, nasce evidentemente da esperienze con altri virus. Si pensi al virus Zika e alla Malaria. Nel primo caso parliamo di un flavivirus, simile al virus della febbre gialla, della dengue, dell’encefalite giapponese e dell’encefalite del Nilo occidentale. A diffonderlo sono le zanzare del Aedes. Queste zanzare sono responsabili anche della trasmissione della dengue, della chikungunya e della febbre gialla. Nulla a che fare con i coronavirus e in modo specifico con il Covid-19. Anche questa estate le zanzare saranno fastidioso, ma non certo portatrici del contagio.
AGLIO E ALTRE FAKE NEWS
Spulciando sul portale del Ministero della Salute si possono trovare anche molte altre notizie smentite come fake news, pratiche che a volte possono anche essere dannose alla salute. Non fa male, se non alla convivenza con il coniuge, la falsa notizia per la quale l’aglio sarebbe un buon alleato contro il Covid-19. L’aglio è un alimento con alcune proprietà antimicrobiche ma non ci sono evidenze di azione preventiva nei confronti del nuovo coronavirus. Sarebbe invece molto dannoso assumere antibiotici, che hanno effetto sui batteri e non certo sui virus. C’è poi chi pensa di prevenire l’infezione con le proteine o con la vitamina C, entrambe ottime alleate della buona salute se assumete nelle quantità consigliate dai medici, ma non certo con un’efficacia provata contro il coronavirus. A conti fatti, l’arma che funziona meglio contro questo nemico è il buon senso. E il buon senso per ora ci dice di restare a casa.