Tempo di lettura: 3 minutiSecondo quanto emerge dalla letteratura scientifica finora disponibile, i soggetti con malattie cardiovascolari pregresse e fattori di rischio cardiovascolare possono avere un rischio più alto di ammalarsi di Covid-19, oltre che una prognosi peggiore. La rapida evoluzione dei fenomeni connessi alla pandemia causata dal SARS-CoV-2 impongono una condivisione tempestiva e continua di informazioni ed esperienze cliniche provenienti da ospedali di diverse parti del mondo, per gestire al meglio questo tipo di pazienti. Per accelerare tale condivisione e allineare tutti gli operatori sanitari in cardiologia, nasce il nuovo portale “Covid e Cuore”, un’iniziativa dell’IRCCS Multimedica di Milano, realizzata con il contributo non condizionato di Daiichi Sankyo Italia.
Il portale sarà attivo per 6 mesi, con accesso riservato ai medici, e raccoglierà e si aggiornerà con la letteratura scientifica riguardante il rapporto tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari. “Le esigenze ospedaliere nella gestione di pazienti con Covid-19 stanno richiedendo, per gli operatori sanitari in cardiologia, l’acquisizione di competenze da altre discipline nonché la modulazione dei protocolli organizzativi e di gestione delle patologie e degli interventi cardiologici. – Ha spiegato Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica di Milano, e coordinatore del comitato scientifico del progetto COVID-19 e Cuore. – Questo strumento di condivisione nasce con l’obiettivo di mettere a fuoco gli elementi utili a comprendere il rapporto tra Coronavirus e le problematiche cardiovascolari connesse, contribuendo così a costituire una guida per assicurare la gestione più efficace e sicura per i pazienti e per il personale sanitario durante questa pandemia.”
Covid 19 e apparato cardiovascolare Sebbene nella maggior parte dei casi i sintomi da COVID-19 siano prevalentemente respiratori, ci sono report dai quali emergono quadri di insufficienza cardiaca acuta, aritmie, ipotensione, tachicardia e un alto numero di eventi concomitanti soprattutto nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Inoltre, una metanalisi di 6 studi includenti 1527 pazienti con SARS-CoV-2 ha riportato una prevalenza di ipertensione, malattie cardio- e cerebrovascolari e diabete rispettivamente del 17.1%, 16.4% e 9.7%. I pazienti che hanno richiesto ricovero in terapia intensiva erano più frequentemente affetti da queste comorbidità rispetto a coloro che non hanno richiesto ricovero in terapia intensiva. In un’ampia analisi condotta in Cina, è stata anche osservata una letalità più elevata in pazienti con malattie cardiovascolari (10.5%), diabete (7.3%) e ipertensione arteriosa (6.0%), rispetto a quanto osservato nella popolazione generale degli affetti da COVID-19 (2.3%). Alcuni dati iniziali sulla popolazione italiana sembrano confermare l’aumentato rischio di letalità in soggetti con queste comorbidità.
Questi e altri dati sono disponibili sul portale con la relativa bibliografia costantemente aggiornata e una sezione repository che raccoglie i commenti relativi ai più recenti articoli scientifici pubblicati nella letteratura internazionale. “Sono già emersi, ad esempio, alcuni elementi che spingono alla riflessione su alcune terapie farmacologiche utilizzate ampiamente nel trattamento delle malattie cardiovascolari, il cui impatto sulla patologia COVID-19 è ancora da definire compiutamente (ad esempio, ACE-Inibitori e sartani), o che potrebbero avere effetti e interazioni con terapie applicate a pazienti affetti da COVID-19 (esempio, beta-bloccanti), o ancora terapie proposte per COVID-19 con possibili ripercussioni cardiache (es: aritimie gravi da colchicina). Questa iniziativa, quindi vuole avere il ruolo di uno strumento snello, ed in continuo aggiornamento per i medici interessati a queste problematiche”, ha commentato Giuseppe Ambrosio, Direttore della Cardiologia dell’Università di Perugia e membro del Comitato di Coordinamento Scientifico di COVID-Cuore.
Covid e Cuore, le altre sezioni del portale
Oltre alla letteratura scientifica, il sito contiene anche una sezione webinar, con funzioni avanzate per la condivisione e votazione in tempo reale, uno spazio per sottoporre al comitato scientifico le proprie esperienze cliniche sul tema, e una sezione ‘domande e risposte’, attraverso le quali si mettono in evidenza gli aspetti principali dei rapporti tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari nella gestione del paziente con storia di malattie cardiovascolare a rischio di COVID-19 oppure del paziente con storia cardiovascolare che sviluppa questa nuova malattia, sia per quanto riguarda gli aspetti diagnostici che le interazioni farmacologiche; infine si mettono in rilievo aspetti organizzativi di tipo ambulatoriale e ospedaliero volti alla protezione del personale sanitario e dei pazienti.
L’indagine Delphi. Un altro aspetto interessante del progetto, è l’utilizzo dell’indagine “Delphi”, uno dei metodi più noti ed usati per guidare la formazione di un’opinione condivisa da un panel di esperti indipendenti, in mancanza di evidenze forti o linee guida strutturate, al fine di supportare le scelte al letto del paziente. Il raggiungimento di tale opinione condivisa richiede un metodo strutturato in più fasi, per raccogliere informazioni dal patrimonio conoscitivo di ciascun esperto in materia ed elaborare infine una conclusione operativa.
Il progetto “Covid e cuore” dispone di un comitato scientifico autorevole, coordinato da Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica, Milano, Giuseppe Ambrosio, Direttore Dipartimento di Medicina, Università di Perugia, IRCCS MultiMedica, Milano, Serafina Valente, Segretario Generale ANMCO, Direttore Cardiologia, AOU Le Scotte, Siena. La Faculty comprende specialisti in Cardiologia, Medicina Interna, Pneumologia, Infettivologia, Epidemiologia, Farmacologia, Immunologia, Gatroenterologia, Rianimazione, Medicina d’urgenza e altri settori.
Cardarelli, il corso di accompagnamento alla nascita si fa on line
Bambini, News PresaPartorire ai tempi del Covid, è questo che preoccupa centinaia e centinaia di future mamme. Come si può portare a termine una gravidanza iniziata in un mondo che, almeno per ora, non esiste più? Se lo chiedono in molte, e altrettante hanno persino rinunciato al corso di preparazione al parto per la paura di contrarre il virus. E’ per rispondere alle esigenze di tutte queste future mamme che da questa settimana il Cardarelli di Napoli ha dato il via primo corso di accompagnamento alla nascita interamente realizzato on-line, un corso che si svolge in classi virtuali composte da ginecologi, ostetriche, anestesisti e neonatologi. «La nostra risposta ad una crisi che non può e non deve fermare attività importanti come la corretta preparazione al parto delle nostre pazienti», spiega il direttore generale Giuseppe Longo.
GRANDE ADESIONE
Grazie all’impegno di tutto il personale dell’unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia diretta da Claudio Santangelo, e con il sostegno della direzione sanitaria, in tempi record il Cardarelli ha organizzato le classi virtuali alle quali sono già iscritte più di 140 future mamme. «Quando il nostro primario ci ha evidenziato l’esigenza di implementare un corso di accompagnamento alla nascita on line – dice il direttore sanitario Giuseppe Russo – abbiamo accolto la proposta con entusiasmo. L’adesione ricevuta dalle nostre utenti ci conferma che siamo riusciti a rispondere ad un’esigenza molto sentita». Un corso del tutto gratuito che partirà proprio dal fornire alle donne le necessarie informazioni sul modo in cui affrontare il parto in concomitanza del rischio Covid-19. Le lezioni saranno in diretta e consentiranno alle future mamme, grazie alla tecnologia impiegata, di interagire con i medici per chiarire ogni dubbio o rispondere ad eventuali domande.
CONSIGLI ED ESERCIZI
Grazie al personale della Ginecologia e Ostetricia, le future mamme stanno svolgendo un corso che comprende tutti i tradizionali esercizi di respirazione (e non solo) ma che serve anche a rispondere alle tante domande specifiche che nascono dal dover sostenere il parto in un momento così delicato. In molte si chiedono se l’allattamento è rischioso e se i percorsi nascita sono divisi rispetto ad altri percorsi che possono creare rischi di contagio. «Abbiamo ricevuto moltissime mail di adesione – spiega il direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ginecologia e Ostetricia Claudio Santangelo – valuteremo la possibilità di accettare anche altre iscrizioni e, se necessario, istituire ulteriori classi virtuali». Per maggiori informazioni sul corso o per eventuali suggerimenti è possibile scrivere alla mail ostetriciaeginecol@libero.it
Trapianti, la Federico II di Napoli non si ferma
News PresaAnche in tempo di pandemia la Federico II di Napoli non molla il colpo, a anzi accelera salvando due giovani vite grazie con due trapianti i rene in contemporanea. Come fossero componenti di un ingranaggio perfetto, le equipe federiciane hanno confermato un’organizzazione che nonostante veda il Policlinico Universitario Federico II in prima linea nella lotta al Covid-19 non arretra di un passo nel dare risposte d’eccellenza a tutti i pazienti. I trapianti che hanno restituito speranza e vita a due giovani trentenni non sono certo un fatto eccezionale per la Federico II, ma sono straordinari per la capacità di riorganizzazione delle attività da parte del management e di adattamento mostrata da tutto il personale. Rispondere all’emergenza dettata dal Covid-19 ha significato infatti per la direzione strategica dell’Azienda ridisegnare la configurazione delle unità operative a vantaggio di nuovi posti di terapia intensiva e malattie infettive, adulti e pediatrici, inclusi percorsi separati per partorienti e neonati, dedicati al covid. Tutto questo non ha però inficiato le capacità di risposta per altre gravi patologie e per le attività di trapianto del rene, che al momento sono svolte in Campania solo dalla Federico II di Napoli.
LAVORO DI SQUADRA
A realizzare i due trapianti in contemporanea, coordinati dal prof. Giuseppe Servillo, responsabile del Programma aziendale Trapianti di Rene, sono state le equipe chirurgiche guidate dal professor Michele Santangelo (direttore della UOC di Chirurgia Generale e Trapianti di Rene) e dal dottor Vincenzo D’Alessandro (responsabile della UOSD Centro Trapianti e Chirurgia del Retroperitoneo), con l’indispensabile apporto dell’equipe nefrologica guidata dalla dottoressa Rosa Carrano e dal professor Stefano Federico, dell’equipe anestesiologica guida dal professor Giuseppe Servillo e delle equipe infermieristiche guidate dai dottori Adele Maiorano e Bruno Barrella.
«Due trapianti “ordinariamente straordinari” – commenta il professor Santangelo – che mi rendono orgoglioso di far parte di un’Azienda ospedaliera universitaria che è attivamente in prima linea per l’emergenza Covid, ma che continua ad erogare salute grazie ad attività determinati come queste». I due giovani, lo annuncia il professor Servillo «sono già stati trasferiti nel reparto di degenza. Un successo per tutti coloro che hanno preso parte a questo doppio intervento che ha impegnato due blocchi operatori e due equipe chirurgiche contemporaneamente».
Di gioco di squadra parla poi Vincenzo D’Alessandro, che spiega come «parte di questo successo debba essere riconosciuto ad una direzione generale che non ha mai smesso di ascoltare le esigenze di chi è impegnato nei reparti, anche nel rimodulare le attività in funzione dell’emergenza». Un grazie D’Alessandro lo ha voluto rivolgere anche a tutti i colleghi, a partire dal dipartimento assistenziale, sempre pronti a mettersi in gioco a dare qualcosa in più, «a gettare il cuore oltre l’ostacolo». Spirito di sacrificio e abnegazione che ha consentito di arrivare a questo piccolo, ma grande, miracolo di Pasqua con delle persone che nascono a nuova vita grazie alla generosità dei familiari del donatore di organi.
Allergia di stagione e sintomi da Covid-19, quando preoccuparsi?
PrevenzioneL’inizio della primavera porta con sé anche l’allergia stagionale. Chi ne soffre si trova così a dover gestire i sintomi, come l’arrossamento degli occhi, la congiuntivite, il gonfiore delle palpebre, la lacrimazione eccessiva, ma anche la tosse, gli starnuti o la congestione nasale. Il problema è che gli ultimi, tra quelli menzionati, sono sintomi riconducibili anche a COVID-19 – la malattia da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 – e possono quindi generare ansia e preoccupazione.
Allergia: quali sintomi devono preoccupare?
“Uno dei sintomi sospetti del coronavirus è la febbre che invece è assente nelle manifestazioni allergiche”, spiega professor Giorgio Walter Canonica, Responsabile Centro Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia in Humanitas e docente di Humanitas University. “La rinite allergica dovrebbe essere più facilmente distinguibile da quella virale perché di solito gli starnuti sono a salve (ovvero a raffiche), il naso cola molto (un sintomo meno comune nei pazienti con COVID-19) e la rinite può associarsi a congiuntivite (che invece è abbastanza comune nella nuova malattia da coronavirus)”.
Come comportarsi in caso di sintomi
“È bene che i pazienti allergici ai pollini che avvertono tosse e raffreddore inizino la terapia prescritta dall’allergologo con antistaminici e corticosteroidi inalatori al fine di ridurre la sintomatologia. Se dopo 4-5 giorni di terapia i disturbi non dovessero regredire, si può pensare di aver contratto COVID-19 in forma lieve se non si ha febbre e in quel caso occorre contattare il proprio medico di famiglia oppure rivolgersi ai numeri verdi regionali”.
“L’allergia ai pollini potrebbe anche manifestarsi per la prima volta (anche perché può insorgere a qualunque età), pertanto in presenza di tosse e raffreddore che fanno sospettare un’allergia respiratoria occorre consultare il proprio medico che potrà effettuare una diagnosi e indicare una terapia appropriata. Con la terapia farmacologica corretta i disturbi allergici regrediscono nel giro di qualche giorno, mentre le forme infettive restano. Raccomando infine ai pazienti che sono in trattamento continuo per l’asma di non sospendere la terapia”.
#LaCuraNonSiFerma: sui social un ringraziamento per chi resta in corsia
News PresaI nostri medici e i nostri infermieri stanno lottando in prima linea contro un nemico invisibile ma che lascia ferite ben visibili. Sono i segni rossi causati dai dispositivi di protezione che sono costretti a indossare durante turni interminabili in corsia. Ma sono anche i segni che dimostrano l’impegno senza sosta per i pazienti. Negli ospedali infatti #lacuranonsiferma. Per ringraziare tutti quelli che in questo momento sono in prima linea contro il COVID-19 Humanitas ha lanciato una challenge sui suoi canali social, chiedendo alla community di dipingere un segno rosso sul volto per mostrare solidarietà.
Una challenge sui social per ringraziare chi resta in corsia
Un modo per far sentire vicinanza a chi in questo momento rimane in corsia. Un simbolo per dimostrare che in siamo tutti dalla stessa parte, anche se impegnati su fronti diversi. Solo con l’aiuto di tutti possiamo farcela. Decine di influencer e amici di Humanitas, tra cui anche le testimonial di Sorrisi in Rosa, hanno voluto scattarsi una fotografia e sostenere l’impegno e la dedizione dimostrata ogni giorno dal personale medico. La sfida è nata per mostrare solidarietà a tutti i professionisti impegnati in prima linea contro il #covid19. Un gesto concreto: dipingere un segno rosso sul proprio volto, come quello lasciato dai dispositivi di protezione che indossano i nostri medici e infermieri ogni giorno.
Taurasi, se il miglior rosso può mettere ko il virus
News Presa, Ricerca innovazioneUn integratore a base di Turasi sta dando risultati interessanti nella lotta al Covid-19. La notizia è di quelle che farebbero credere ad una fake news, e invece è una delle più curiose tra le speranze alle quali la comunità scientifica si aggrappa in questa pandemia. Al Monaldi di Napoli, oltre ad andare avanti la sperimentazione del Tocilizumab (che sta offrendo ottimi risultati nella terapia infiammatoria) si procede anche verso traiettorie nuove e, solo apparentemente, bizzarre. La curiosità della notizia risiede nel nome del famoso vino, che potrebbe indurre qualcuno a pensare ad una terapia a base di ottimo rosso Doc dell’Irpinia. Sgombriamo il campo da ogni dubbio, non è così. A far parlare mezzo mondo è stato uno studio apparso sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Nella pubblicazione viene spiegato il ruolo del resveratrolo quale antagonista del Covid-19. In modo particolare, dalle analisi fatte in vitro, il resveratrolo (contenuto nel Taurasi) sarebbe capace di bloccare la replicazione virale di Mers, una sorta di cugino stretto del Covid-19.
SPERIMENTAZIONE
Parte da qui la sperimentazione del direttore del dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, Ettore Novellino, che ha brevettato una miscela di polifenoli, il Taurisolo, a base di resveratrolo estratto dalle vinaccie del Turasi, l’Aglianico noto come Fluxovas. In pratica Novellino ha creato un protocollo di sperimentazione che coinvolge anche il Monaldi e che prevede una formulazione aerosol nei pazienti con Tbc bacilliferi al fine di valutare la portata antinfiammatoria. Interessanti i risultati: dopo una sola somministrazione in due pazienti su tre l’Interleuchina 6 al prelievo risulta dimezzata. Un risultato molto promettente per controllare la fase infiammatoria di Sars-Cov-2 in attesa, chiaramente, dell’ok dell’Aifa per la sperimentazione. Questa, come altre ricerche, sono speranze concrete di riuscire a trovare armi efficaci contro il Covid.19, in attesa che si arrivi ad un vaccino vero e proprio. E chi sa che non possa essere anche il Taurasi a dare un contributo importante a questa battaglia.
Cuore, un portale in aiuto degli specialisti che curano i cardiopatici affetti da Covid-19
PrevenzioneSecondo quanto emerge dalla letteratura scientifica finora disponibile, i soggetti con malattie cardiovascolari pregresse e fattori di rischio cardiovascolare possono avere un rischio più alto di ammalarsi di Covid-19, oltre che una prognosi peggiore. La rapida evoluzione dei fenomeni connessi alla pandemia causata dal SARS-CoV-2 impongono una condivisione tempestiva e continua di informazioni ed esperienze cliniche provenienti da ospedali di diverse parti del mondo, per gestire al meglio questo tipo di pazienti. Per accelerare tale condivisione e allineare tutti gli operatori sanitari in cardiologia, nasce il nuovo portale “Covid e Cuore”, un’iniziativa dell’IRCCS Multimedica di Milano, realizzata con il contributo non condizionato di Daiichi Sankyo Italia.
Il portale sarà attivo per 6 mesi, con accesso riservato ai medici, e raccoglierà e si aggiornerà con la letteratura scientifica riguardante il rapporto tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari. “Le esigenze ospedaliere nella gestione di pazienti con Covid-19 stanno richiedendo, per gli operatori sanitari in cardiologia, l’acquisizione di competenze da altre discipline nonché la modulazione dei protocolli organizzativi e di gestione delle patologie e degli interventi cardiologici. – Ha spiegato Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica di Milano, e coordinatore del comitato scientifico del progetto COVID-19 e Cuore. – Questo strumento di condivisione nasce con l’obiettivo di mettere a fuoco gli elementi utili a comprendere il rapporto tra Coronavirus e le problematiche cardiovascolari connesse, contribuendo così a costituire una guida per assicurare la gestione più efficace e sicura per i pazienti e per il personale sanitario durante questa pandemia.”
Covid 19 e apparato cardiovascolare Sebbene nella maggior parte dei casi i sintomi da COVID-19 siano prevalentemente respiratori, ci sono report dai quali emergono quadri di insufficienza cardiaca acuta, aritmie, ipotensione, tachicardia e un alto numero di eventi concomitanti soprattutto nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Inoltre, una metanalisi di 6 studi includenti 1527 pazienti con SARS-CoV-2 ha riportato una prevalenza di ipertensione, malattie cardio- e cerebrovascolari e diabete rispettivamente del 17.1%, 16.4% e 9.7%. I pazienti che hanno richiesto ricovero in terapia intensiva erano più frequentemente affetti da queste comorbidità rispetto a coloro che non hanno richiesto ricovero in terapia intensiva. In un’ampia analisi condotta in Cina, è stata anche osservata una letalità più elevata in pazienti con malattie cardiovascolari (10.5%), diabete (7.3%) e ipertensione arteriosa (6.0%), rispetto a quanto osservato nella popolazione generale degli affetti da COVID-19 (2.3%). Alcuni dati iniziali sulla popolazione italiana sembrano confermare l’aumentato rischio di letalità in soggetti con queste comorbidità.
Questi e altri dati sono disponibili sul portale con la relativa bibliografia costantemente aggiornata e una sezione repository che raccoglie i commenti relativi ai più recenti articoli scientifici pubblicati nella letteratura internazionale. “Sono già emersi, ad esempio, alcuni elementi che spingono alla riflessione su alcune terapie farmacologiche utilizzate ampiamente nel trattamento delle malattie cardiovascolari, il cui impatto sulla patologia COVID-19 è ancora da definire compiutamente (ad esempio, ACE-Inibitori e sartani), o che potrebbero avere effetti e interazioni con terapie applicate a pazienti affetti da COVID-19 (esempio, beta-bloccanti), o ancora terapie proposte per COVID-19 con possibili ripercussioni cardiache (es: aritimie gravi da colchicina). Questa iniziativa, quindi vuole avere il ruolo di uno strumento snello, ed in continuo aggiornamento per i medici interessati a queste problematiche”, ha commentato Giuseppe Ambrosio, Direttore della Cardiologia dell’Università di Perugia e membro del Comitato di Coordinamento Scientifico di COVID-Cuore.
Covid e Cuore, le altre sezioni del portale
Oltre alla letteratura scientifica, il sito contiene anche una sezione webinar, con funzioni avanzate per la condivisione e votazione in tempo reale, uno spazio per sottoporre al comitato scientifico le proprie esperienze cliniche sul tema, e una sezione ‘domande e risposte’, attraverso le quali si mettono in evidenza gli aspetti principali dei rapporti tra SARS-CoV-2 e malattie cardiovascolari nella gestione del paziente con storia di malattie cardiovascolare a rischio di COVID-19 oppure del paziente con storia cardiovascolare che sviluppa questa nuova malattia, sia per quanto riguarda gli aspetti diagnostici che le interazioni farmacologiche; infine si mettono in rilievo aspetti organizzativi di tipo ambulatoriale e ospedaliero volti alla protezione del personale sanitario e dei pazienti.
L’indagine Delphi. Un altro aspetto interessante del progetto, è l’utilizzo dell’indagine “Delphi”, uno dei metodi più noti ed usati per guidare la formazione di un’opinione condivisa da un panel di esperti indipendenti, in mancanza di evidenze forti o linee guida strutturate, al fine di supportare le scelte al letto del paziente. Il raggiungimento di tale opinione condivisa richiede un metodo strutturato in più fasi, per raccogliere informazioni dal patrimonio conoscitivo di ciascun esperto in materia ed elaborare infine una conclusione operativa.
Il progetto “Covid e cuore” dispone di un comitato scientifico autorevole, coordinato da Gian Franco Gensini, Direttore Scientifico IRCCS MultiMedica, Milano, Giuseppe Ambrosio, Direttore Dipartimento di Medicina, Università di Perugia, IRCCS MultiMedica, Milano, Serafina Valente, Segretario Generale ANMCO, Direttore Cardiologia, AOU Le Scotte, Siena. La Faculty comprende specialisti in Cardiologia, Medicina Interna, Pneumologia, Infettivologia, Epidemiologia, Farmacologia, Immunologia, Gatroenterologia, Rianimazione, Medicina d’urgenza e altri settori.
Vaccinazioni antinfluenzali, l’allerta dei medici
News Presa, PrevenzioneServono le vaccinazioni antinfluenzali, prima che sia tardi. Dai medici di famiglia arriva un allarme che inquadra l’emergenza Covid in un arco temporale che va oltre quello della quarantena. Per la Federazione italia dei medici di medicina generale «non possiamo permetterci di perdere neanche un minuto, Governo e Regioni devono muoversi ora per riuscire in tempo a stanziare i fondi e provvedere alle scorte necessarie per le vaccinazioni antinfluenzale e anti-pneumococco». In altre parole i medici di famiglia pensano già a quando, dopo l’estate, al Covid si potrebbe aggiungere l’epidemia influenzale, cosa che rischierebbe di creare una tempesta perfetta.
CAMPAGNA ESTESA
Ad unirsi all’appello dei medici è Cittadinanza Attiva, così Silvestro Scotti (segretario generale FIMMG) e Antonio Gaudioso (segretario generale CittadinanzAttiva) spingono affinché il Governo e le Regioni pensino sin d’ora a mettere in piedi una campagna vaccinazione antinfluenzale e anti-pneumococcica che parta in anticipo, ad ottobre, e che preveda l’abbassamento a 55 anni della somministrazione gratuita. Indicazioni che comportano la necessità di approvvigionamenti addizionali di vaccini antinfluenzali. «Siamo consapevoli che l’emergenza Covid-19 ha costretto l’intera struttura di Sanità Pubblica del territorio nazionale e il personale sanitario a concentrare gli sforzi e le attività nella gestione dell’emergenza – dicono Scotti e Gaudioso – tuttavia è altrettanto opportuno uno sforzo di programmazione con provvedimenti che possano assicurare un efficiente svolgimento della prossima campagna di prevenzione vaccinale contro l’influenza e lo pneumococco».
SCORTE
Così come è successo per le mascherine, il rischio concreto è di trovarsi a ottobre con scorte insufficienti per le vaccinazioni; sono infatti poche le aziende produttrici di vaccini antinfluenzali e anti-pneumococcici. Ma in questo caso non bastrebbe convertire qualche azienda tessile per risolvere e avviare una produzione interna. «Il nostro Paese – ricorda Scotti – non possiede strutture produttive in grado di renderci autonomi nella produzione di vaccini con la conseguenza di non poter fronteggiare, con una produzione interna, una possibile carenza vaccinale, oltretutto dovremmo organizzare come medici di famiglia una campagna non in due mesi ma almeno in quattro favorendo il distanziamento anche negli accessi nei nostri studi per la vaccinazione, quindi iniziare prima e finire dopo il normale periodo». Di qui un appello che non può e non deve essere ignorato. Due i livelli d’azione. Scotti e Gaudioso spiegano che «è fondamentale che le Regioni approntino in tempi strettissimi una stima aggiornata del fabbisogno di vaccino e che comunichino l’incremento di richiesta coordinandosi con il Ministero della Salute. Allo stesso modo devono essere emanate quanto prima le raccomandazioni necessarie in tema di prevenzione e controllo dell’influenza, consentendo una migliore programmazione a livello regionale per completare velocemente tutte le procedure pubbliche di approvvigionamento». Una corsa contro il tempo che nessuno può permettersi di perdere.
Chi lo ha detto che gli umani non vanno in letargo? D’inverno si dorme di più
News Presa, Stili di vitaDa novembre a marzo il corpo umano va in una specie di letargo e ci si sente spesso stanchi. Secondo alcune ricerche vengono trascorsi circa 32 anni della propria vita dormendo. Ma il sonno varia anche a seconda del paese d’origine. Secondo un sondaggio internazionale, sono i giapponesi a dormire meno (meno di 6,5 ore a notte) mentre i messicani sono quelli che dormono di più (7 ore circa). Poi ci sono altri fattori che influenzano le ore di sonno. Ad esempio alcune indagini interessanti rivelano che le coppie dormono in media 7 ore a notte e meno se hanno figli. Più alto è il reddito, meno si dorme. Le persone tra i 15 e i 20 anni dormono di più mentre quelle tra i 41 e i 50 di meno. Le persone in pensione dormono maggiormente.
Colpa dei social
L’uso regolare dello smartphone ha un impatto negativo sul sonno. Una ricerca della University of Pittsburgh and the National Institute of Health (NIH) afferma che il 30% dei 2.000 partecipanti avevano disturbi del sonno e quelli più attivi su Facebook e Instagram ne soffrivano tre volte tanto rispetto agli altri.
Temperatura
Anche in inverno, dormire in un letto troppo caldo può interferire con il riposo. La temperatura migliore è quella compresa tra i 16°C e i 18°C. A queste temperature il corpo dovrebbe mantenere una temperatura neutrale. La cosa più consigliata da molti esperti è far arieggiare la stanza 10 minuti prima di andare a letto.
Chi si allena più di una volta alla settimana, dorme meglio e più profondamente. Tuttavia, gli allenamenti intensi poco prima di andare a letto possono alterare il nostro riposo. Bisognerebbe almeno far passare due ore.
In inverno il fisico richiede maggiore riposo, perché le giornate sono più corte e aumenta la produzione della melatonina, l’ormone del sonno che regola i cicli di sonno-veglia. Per ridurre questo problema ci sono anche degli alimenti che ne stimolano la produzione.
Inoltre in inverno si produce anche meno Vitamina D, che viene sintetizzata quando siamo esposti alla luce solare (bastano 10-15 minuti).
I prodotti light hanno davvero meno calorie e sono più sani?
Alimentazione, Prevenzione, Stili di vitaNon c’è un prodotto in vendita al supermercato che non abbia quasi sempre una versione light. Ma questo tipo di prodotti è sempre sinonimo di ipocalorici e sani?
Dimagrire
La scritta “light” significa che il prodotto dovrebbero contenere almeno il 30% in meno di calorie rispetto ai prodotti normali. Le categorie esistenti a livello internazionale sono consultabili qui: https://caloriecontrol.org/what-the-labels-mean/
Le etichette
Per sapere cosa si sta per mangiare, bisogna consultare l’etichetta nutrizionale (calorie a porzione), mettendo magari a paragone i diversi alimenti, perché spesso un prodotto normale contiene meno calorie di un prodotto light.
Gusto
Il grasso rende i cibi più gustosi, perché assorbe i sapori e li conserva. Per sopperire alla mancanza di sapore, spesso vengono usati estratti di altre sostanze come glutammato, glycine, chloride, lattato o lievito, che però spesso causano mal di testa, diarrea, poliuria o altre reazioni allergiche. Non si hanno risposte certe ma ci sono ricerche che hanno dimostrato come il consumo di prodotti light danneggi i reni e non è chiaro inoltre se si tratti di prodotti cancerogeni o meno.
Si tende a mangiarne di più
Anche se sono light, non significa che non facciano ingrassare, alcune ricerche confermano che contribuiscono poco o niente alla perdita di peso, perché spesso quando un prodotto è light si tende a mangiarne di più. Allora meglio mangiare un prodotto normale, ma in quantità inferiore.
Zuccheri e dolcificanti artificiali
Anche i dolcificanti artificiali andrebbero assunti con moderazione, perché molti studi hanno provato come possano interferire con il metabolismo: una dose eccessiva potrebbe aumentare il rischio di tumore.
Secondo uno studio Usa dell’University of Texas MD Anderson Center, pubblicato sull’edizione online di “Cancer Research”, cibi con un’alta concentrazione di saccarosio e fruttosio, molto diffusi nei Paesi occidentali, potrebbero aumentare il rischio di sviluppare un tumore al seno, in grado di diffondersi potenzialmente anche ai polmoni.
La convalescenza in hotel ai tempi del COVID-19
News PresaPrendersi cura dei pazienti con infezione da coronavirus significa innanzitutto trattare la malattia e le sue complicanze. Ma il ritorno alla vita normale richiede tempo, a volte diverse settimane e merita un’assistenza dedicata. Una convalescenza insomma tutta da disegnare, che è anche un assaggio dell’ospedale che verrà, a emergenza conclusa. Partendo da queste considerazioni, la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS con il Columbus COVID 2 Hospital ha ideato e realizzato un progetto di continuità assistenziale per seguire in sicurezza i pazienti usciti dalla fase acuta della malattia da COVID-19. Questo è stato reso possibile grazie alla collaborazione, in accordo con la Regione Lazio, che ha portato all’utilizzo di una struttura alberghiera (l’Hotel Marriot) a due passi dal Gemelli e dal Columbus. Si tratta dell’utilizzo di 162 camere di un albergo con tutti i confort riadattato in tempi record ad accogliere i pazienti convalescenti che, per motivi di salute o sociali, non siano in grado di rientrare subito a casa. Un concetto di continuità assistenziale che si avvale di personale medico, infermieristico e sanitario del Gemelli, dotato di tutti i dispositivi di protezione, e con soluzioni di tecno-assistenza che permetta di gestire al meglio i pazienti grazie a smart-kit per la tele-assistenza, forniti a ciascuno di loro. Una squadra di operatori sono dedicati alla sanificazione delle stanze dei pazienti e la predisposizione di settori ‘sporchi/puliti’ per il loro trasferimento nelle diverse aree dell’hotel, secondo percorsi accuratamente prestabiliti.
La convalescenza in hotel
“Questa progetto di continuità assistenziale dedicato ai pazienti Covid-19 – commenta il Dottor Andrea Cambieri, Direttore Sanitario della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – sta dando un contributo straordinario allo scorrimento del flusso dei pazienti che arrivano in numeri importanti nel Pronto soccorso del Policlinico. Il percorso assistenziale di questa malattia richiede dei passaggi di degenza ordinaria, semi intensiva e a volte purtroppo anche intensiva, con una permanenza ospedaliera lunga. Si pone quindi il problema della dimissione protetta per alleggerire il carico sui letti di degenza dell’ospedale. Grazie alla disponibilità della proprietà dell’hotel, l’albergo è oggi a disposizione per questa originale ospitalità post-dimissione ospedaliera per pazienti che non possono tornare a domicilio perché non hanno assistenza adeguata, sono in condizioni di disagio o perché – pur non necessitando più di un ricovero in ospedale – non sono ancora pronti per una ripresa della vita normale. I pazienti hanno a disposizione strumenti quali saturimetro e termometro che permette con un sistema di tele-assistenza la trasmissione in remoto di alcuni importanti parametri clinici, ma sono anche assistiti sul campo da infermieri e medici che forniscono il supporto per le fasi della convalescenza.”
“Questo progetto – spiega Christian Barillaro, responsabile della Centrale di Continuità Assistenziale del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – è finalizzato alla dimissione di pazienti in via di guarigione, clinicamente stabili o con sintomi lievi dal Gemelli, dal Columbus COVID 2 Hospital o da altri ospedali del territorio. Ma possono essere qui ricoverati anche pazienti Covid-19 positivi asintomatici o con sintomi lievi provenienti dal Pronto Soccorso o dal domicilio, attraverso l’integrazione della Centrale di Continuità assistenziale del Gemelli con la Centrale operativa aziendale dell’ASL Rm1. In questo caso si tratta di pazienti che per questioni logistiche non sono in grado di mantenere l’isolamento fiduciario”.
Al momento sono ricoverati nelle stanze singole del Marriot 96 pazienti, 42 nella sola giornata di oggi grazie a uno sforzo notevole che ha avuto inizio lo scorso 2 aprile. “L’assistenza – prosegue Barillaro – è fornita da pneumologi e geriatri del Policlinico Gemelli oltre che da un presidio infermieristico di operatori sanitari attivo giorno e notte. I pazienti sono dotati di strumenti di tele-monitoraggio che consentono di misurare attraverso device la saturazione di ossigeno, la frequenza respiratoria, la frequenza cardiaca, la temperatura corporea. I dati vengono registrati in una cartella clinica, condivisa in remoto con gli specialisti del Gemelli. ”.