Tempo di lettura: 2 minutiSe c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è a guardarci da falsi miti e vere e proprie bufale. Ecco allora che acquista ancor più interesse il vademecum che l’Istituto superiore di sanità ha scelto di pubblicare sul proprio sito, sfatando quelle credenze che da sempre influenzano i nostri comportamenti, a volte anche mettendo a rischio la nostra salute. Abbiamo deciso di pubblicare alcune delle risposte alle credenze più comuni o a quelle già curiose, per iniziare l’anno nel migliore dei modi. fake news
La carne rossa fa venire il cancro?
Non vi è evidenza scientifica che la carne rossa non lavorata, assunta nelle giuste quantità e nell’ambito di una dieta variata, sia un agente cancerogeno certo. Per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza costituisce un alimento molto importante per fornire i nutrienti necessari come il ferro e la vitamina B12. fake news
Ricongelare prodotti decongelati fa male?
Il prodotto scongelato si può ricongelare solo se precedentemente cotto. È possibile scongelare, cuocere e ricongelare un prodotto; mentre è assolutamente sbagliato scongelare e ricongelare senza che il prodotto sia stato cotto.
Se si beve moltissima acqua si perde l’appetito e si dimagrisce?
Bere troppa acqua, così come berne troppo poca, è nocivo per la salute perché, tra gli altri effetti, può determinare la diluizione degli elettroliti nel sangue, specialmente il sodio e il potassio, che hanno una funzione essenziale nel bilancio dei liquidi tra l’interno e l’esterno delle cellule.
Può la cannella essere usata per curare il diabete?
Aggiungere polvere di cannella agli alimenti che consumiamo può renderli più gradevoli al gusto, ma non esistono prove scientificamente valide che questa abitudine aiuti a combattere il diabete.
Mangiare i carboidrati a cena fa ingrassare?
È falso! Si tratta di una errata convinzione: non conta infatti in che momento della giornata si mangino carboidrati, ma piuttosto quanti se ne introducono quotidianamente e di quante calorie totali si compone la nostra dieta.
In Italia nessuno controlla la sicurezza degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole?
I controlli alimentari, in Italia, sono efficaci e lo confermano anche i rapporti della Commissione Europea. Tali controlli sono applicati in ogni fase della produzione, lavorazione, importazione e distribuzione di alimenti.
Fibrosi cistica, un nuovo approccio con la riprogrammazione cellulare
News PresaChi soffre di fibrosi cistica sa bene che la priorità è quella di poter accedere a cure personalizzate e più efficaci per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita. Ora, uno studio congiunto tra un team di ricercatori del Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, del Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma e del Centro di Riferimento Regionale per la Fibrosi Cistica della Regione Lazio, reso possibile grazie al generoso sostegno della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, oltre che da fondi istituzionali dell’Istituto Superiore di Sanità e della Sapienza Università di Roma, ha aperto la strada in questa direzione. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista “European Respiratory Journal” e coordinato dalla Dott.ssa Adriana Eramo dell’ISS e dal Prof. Marco Lucarellidella Sapienza Università di Roma, ha evidenziato la possibilità di espandere in coltura, con grande efficienza e in grande quantità, le cellule staminali respiratorie dall’epitelio nasale di ogni paziente con fibrosi cistica utilizzando un nuovo approccio di riprogrammazione cellulare.
STAMINALI
«A partire da queste cellule staminali respiratorie – sottolinea la dottoressa Eramo – si possono ottenere modelli di malattia cosiddetti ex vivo, mediante speciali colture differenziative per cellule respiratorie e mediante la generazione di organoidi che riproducono in forma miniaturizzata e tridimensionale il tessuto respiratorio difettoso del paziente». Utilizzando questi modelli è stato possibile approfondire gli accertamenti diagnostici e di caratterizzazione dei genotipi dei pazienti e delineare il rapporto tra genotipo (l’insieme delle varianti genetiche della malattia) e fenotipo (l’insieme dei caratteri fisici determinati dalle mutazioni) valutando gli effetti delle specifiche mutazioni geniche sulle corrispondenti proteine difettose nelle cellule di ogni singolo paziente. Nello studio è stata valutata l’efficacia di farmaci specifici nel correggere la proteina CFTR mutata (responsabile della patologia) ripristinandone la funzionalità. In particolare è stata evidenziata l’efficacia su tre specifiche varianti genetiche rare di malattia tuttora orfane di cura, del farmaco (associazione di ivacaftor, tezacaftor ed elexacaftor) recentemente approvato in Italia per alcune mutazioni più frequenti.
NUOVE PROSPETTIVE
L’approccio descritto, e in particolare gli organoidi originati dall’epitelio nasale, prosegue ladottoressa Eramo, sono risultati estremamente adatti per saggi farmacologici e potranno permettere, in studi futuri, di individuare, validare e proporre cure più efficaci e personalizzate per tutti i pazienti con fibrosi cistica. Inoltre, i farmaci già disponibili per alcuni pazienti con specifici genotipi ed altri che arriveranno potranno rapidamente essere valutati in questi modelli ed eventualmente proposti, dopo il vaglio degli organismi regolatori, per le varianti di fibrosi cistica che risulteranno responsive ex vivo, guidando la terapia personalizzata. Soddisfazione da parte degli addetti ai lavori per i risultati emersi dagli studi dei gruppi di ricerca, perché le terapie personalizzate si presentano come una strada sempre più promettente ed efficace anche per chi è ancora orfano di cura. La fibrosi cistica, è giusto ricordarlo, è la malattia genetica rara più frequente in Italia. È causata da mutazioni del gene CFTR, cioè da alterazioni a livello del DNA del gene causa della malattia. A oggi, su questo gene, sono state individuate migliaia di mutazioni di diverso tipo, che determinano altrettante varianti genetiche di malattia (descritte con il termine “genotipo”), anche rarissime. Per la loro rarità, la maggior parte di queste mutazioni sono poco studiate e spesso le persone che le presentano nel loro genotipo non hanno accesso alle terapie di precisione esistenti, al momento disponibili solo per le mutazioni più comuni.
Asma grave: farmaco risulta efficace nei bambini
BambiniI bambini con asma grave che non rispondono alle terapie da oggi avranno a disposizione un farmaco (dupilumab), già utilizzato per la dermatite atopica e l’asma negli adulti. Il medicinale riduce drasticamente i sintomi e gli accessi ospedalieri, come dimostra lo studio multicentrico internazionale, a cui ha partecipato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.
L’asma è la malattia cronica più comune nei bambini. Si parla di asma non controllato quando i pazienti non rispondo alle terapie (anche per scarsa aderenza alle stesse) e quando nonostante i trattamenti farmacologici presentano frequenti riacutizzazioni dei sintomi. Negli Stati Uniti sono circa 75.000 i bambini tra i 6 e gli 11 anni che vivono con una forma da moderata a grave non controllata della malattia. In generale, i bambini affetti da asma da moderato a grave non controllato rappresentano circa il 3% di quelli con asma.
Asma grave, i risultati dello studio
Durante lo studio multicentrico internazionale sono stati coinvolti 408 bambini tra i 6 e gli 11 anni con asma non controllato da moderato a grave. A metà dei pazienti è stato somministrato un placebo (gruppo di controllo) e all’altra metà il farmaco (dupilumab). La scelta dei pazienti a cui dare il farmaco e quelli a cui dare il placebo è stata causale (randomizzata). Né i pazienti né i medici che li hanno seguiti erano a conoscenza di quale gruppo avesse ricevuto cosa (doppio cieco). La sperimentazione è durata 52 settimane.
Il farmaco si è dimostrato estremamente efficace nel ridurre le riacutizzazioni, nel migliorare la funzione polmonare e il controllo dell’asma nei bambini. Nello specifico ha ridotto il numero di accessi ospedalieri e ambulatoriali dei bambini asmatici del 60% contro il 20% di quelli sottoposti a placebo. La spirometria è migliorata del 25% rispetto a coloro che hanno assunto il placebo. Gli eosinofili, le cellule sangue che indicano l’infiammazione allergica, sono diminuiti del 70%. Tutti i bambini che hanno ricevuto il farmaco hanno dimostrato un migliore controllo dell’asma contro il solo 30% di coloro che hanno ricevuto il placebo. La qualità di vita è migliorata del 60% sia nei pazienti che nelle loro famiglie contro il 35% di coloro che hanno assunto il placebo.
«I pazienti in età pediatrica con asma da moderato a grave non controllato rappresentano una popolazione particolarmente vulnerabile – sottolinea il professor Alessandro Fiocchi, responsabile di Allergologia e Fibrosi Cistica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma -. La prospettiva di poter contare su una nuova terapia che si è dimostrata efficace nel ridurre i principali segni e sintomi di questa malattia in presenza di un profilo di sicurezza favorevole è particolarmente importante».
Medici di famiglia, con Omicron si rischia il caos
News PresaCon la diffusione di Omicron il peso della pandemia è finito in gran parte sui medici di medicina generale, che dai loro studi sono chiamati non solo a visitare decine e decine di pazienti ogni giorno, ma anche a rispondere a telefonate, messaggi e mail. Un delirio che sta rischiando di mandare in tilt gli studi e che di certo crea più di un disagio ai pazienti stessi, che spesso restano senza avere risposte o indicazioni su come gestire la malattia. Rispondere a tutti va infatti oltre le umane possibilità, e più di una volta figli e nipoti si trovano a dover cercare una soluzione, provando a contattare la guardia medica o qualche medico nella cerchia delle proprie amicizie. Ma quali sono le “regole” alle quali si devono attenere i medici di famiglia. Iniziamo col dire che lo studio deve essere aperto almeno 5 giorni a settimana e i medici devono rispondere al telefono fino alle 20. In molti casi il medico di famiglia raggiunge (o a supera) il tetto massimo dei 1500 assisti, in questi casi è previsto che si facciano almeno 3 ore al giorno di studio, e nel resto del tempo si deve essere reperibili. Un capitolo a parte è quello delle ricette, che si possono inviare per mail o whatsapp, così come è prevista l’assistenza telefonica contemplata nell’accordo siglato a luglio del 2020. Tutte queste regole possono variare da regione a regione, anche se il quadro generale è sempre questo. Medici di famiglia
OSSIGENO
Un segnale che più di altri è allarmante è la carenza di bombole d’ossigeno. In molte regioni le farmacie stanno tornando ad esporre cartelli sui quali si legge “le bombole d’ossigeno sono terminate”. Un incubo che ci riporta con la mente ai giorni più bui della pandemia, quando a centinaia restavano a casa in attesa di una chance, di una bombola che poteva fare la differenza tra la vita e la morte. Fortunatamente Omicron è una variante meno “cattiva”, ma anche più infettiva. Questo significa che, seppur con un tasso di ospedalizzazione minore, una volta che io contagio si sarà diffuso a macchia d’olio nel paese, i casi gravi saranno comunque molti. Facile capire perché sia ancora oggi molto importante tenere alta la guardia, usare mascherine e tenere sempre le mani pulite. E poi i vaccini. Fare la dose booster è cruciale, perché solo così il Covid passerà quasi certamente come una semplice influenza. Meglio pensarci prima, che trovarsi pentiti quando ormai è troppo tardi.
Omicron è il virus più veloce della Storia
News PresaOmicron è il virus più contagioso della Storia. Lo ha stabilito Roby Bhattacharyya, infettivologo del General Hospital in Massachusetts, che lo ha messo a confronto con il morbillo, uno dei virus più trasmissibili conosciuti. Se con il morbillo vengono contagiate 15 persone in 12 giorni, con Omicron ne vengono contagiate 216 nello stesso arco temporale.
La variante Omicron
I numeri
Nel frattempo il bollettino Covid aumenta e oggi si contano 68.052 nuovi casi e 140 morti, il tasso di positività è al 15,3% (-6,6% rispetto a ieri). Da oggi più di mezza Italia è in zona gialla: oltre a Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e le Province autonome di Bolzano e Trento si aggiungono Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia. Il governo infatti pensa a nuove misure per frenare la quarta ondata del virus.
Gravidanza: forte protezione con seconda dose nel terzo trimestre
PrevenzioneIl vaccino contro il Covid-19 nelle donne incinte produce alti livelli di anticorpi in tutte le fasi della gravidanza, tuttavia si arriva al parto con livelli più alti se la seconda dose è effettuata nel terzo trimestre. Inoltre i livelli aumentano ancora se viene effettuata la terza dose di richiamo poco prima del parto. I dati emergono da uno studio condotto da ricercatori della Weill Cornell Medicine e del NewYork-Presbyterian Hospital, pubblicato su Obstetrics & Gynecology.
Vaccino in gravidanza, lo studio
Lo studio ha preso in esame i livelli di anticorpi contro la proteina Spike del virus SARS-CoV-2 nel sangue di quasi 1.400 donne al momento del parto e in altrettanti campioni di sangue del cordone ombelicale dei neonati. I risultati hanno mostrato che gli anticorpi erano generalmente rilevabili al momento del parto, sia nel sangue materno che in quello cordonale, tra tutte le donne completamente vaccinate, indipendentemente dai tempi della loro prima dose di vaccino. Come previsto, nelle donne che non avevano completato il ciclo vaccinale entro il momento della nascita, i livelli di anticorpi erano molto inferiori. Invece, nelle 20 donne che avevano riferito di aver ricevuto una dose di richiamo nel terzo trimestre i livelli erano molto più elevati della media.
Altri studi avevano già dimostrato come l’infezione da Covid-19 tenda ad essere più grave durante la gravidanza e ad aumentare i rischi di parto pretermine, di mortalità alla nascita e altri esiti avversi per i neonati. Lo studio quindi conferma l’importanza della vaccinazione per le donne incinte.
Un vademecum per sfatare bufale e fake news
Stili di vitaSe c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è a guardarci da falsi miti e vere e proprie bufale. Ecco allora che acquista ancor più interesse il vademecum che l’Istituto superiore di sanità ha scelto di pubblicare sul proprio sito, sfatando quelle credenze che da sempre influenzano i nostri comportamenti, a volte anche mettendo a rischio la nostra salute. Abbiamo deciso di pubblicare alcune delle risposte alle credenze più comuni o a quelle già curiose, per iniziare l’anno nel migliore dei modi. fake news
La carne rossa fa venire il cancro?
Non vi è evidenza scientifica che la carne rossa non lavorata, assunta nelle giuste quantità e nell’ambito di una dieta variata, sia un agente cancerogeno certo. Per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza costituisce un alimento molto importante per fornire i nutrienti necessari come il ferro e la vitamina B12. fake news
Ricongelare prodotti decongelati fa male?
Il prodotto scongelato si può ricongelare solo se precedentemente cotto. È possibile scongelare, cuocere e ricongelare un prodotto; mentre è assolutamente sbagliato scongelare e ricongelare senza che il prodotto sia stato cotto.
Se si beve moltissima acqua si perde l’appetito e si dimagrisce?
Bere troppa acqua, così come berne troppo poca, è nocivo per la salute perché, tra gli altri effetti, può determinare la diluizione degli elettroliti nel sangue, specialmente il sodio e il potassio, che hanno una funzione essenziale nel bilancio dei liquidi tra l’interno e l’esterno delle cellule.
Può la cannella essere usata per curare il diabete?
Aggiungere polvere di cannella agli alimenti che consumiamo può renderli più gradevoli al gusto, ma non esistono prove scientificamente valide che questa abitudine aiuti a combattere il diabete.
Mangiare i carboidrati a cena fa ingrassare?
È falso! Si tratta di una errata convinzione: non conta infatti in che momento della giornata si mangino carboidrati, ma piuttosto quanti se ne introducono quotidianamente e di quante calorie totali si compone la nostra dieta.
In Italia nessuno controlla la sicurezza degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole?
I controlli alimentari, in Italia, sono efficaci e lo confermano anche i rapporti della Commissione Europea. Tali controlli sono applicati in ogni fase della produzione, lavorazione, importazione e distribuzione di alimenti.
Ecco la pillola antivirale che ci aiuterà a difenderci dal Covid
Ricerca innovazioneLa pillola rossa contro il Covid-19 sarà disponibile in Italia a partire da oggi. Inutile fiondarsi in farmacia per farne scorte, il molnupiravir (questo il nome del farmaco prodotto da Merck con il nome commerciale di Lagevrio) non è acquistabile liberamente dai cittadini. Il criterio di somministrazione sarà lo stesso dei monoclonali, con centri di prescrizione medica nei principali ospedali. Il nuovo farmaco è stato sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics e nella fase iniziale l’Italia ha acquistato 50mila trattamenti. È anche bene sfatare il mito per il quale le pillole anti Covid-19 siano la soluzione definitiva alla pandemia, certo sono un’arma efficace se usate all’esordio della malattia, ma nulla a che vedere con i vaccini. In particolare il molnupiravir è un antivirale che al momento ha un’autorizzazione in condizioni di emergenza e, sottolinea l’agenzia italiana del farmaco, deve essere impiegato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse da 200 milligrammi 2 volte al giorno, è di 5 giorni. Il farmaco è indicato per i pazienti che potenzialmente hanno un rischio molto elevato di sviluppare una forma grave di Covid-19. Ma a chi spetta stabilire quali siano i “candidati” ideali al trattamento? La determina del Ministero della Salute spiega che «la selezione del paziente è affidata ai medici di medicina generale, ai medici delle USCAR e, in generale, ai medici che abbiano l’opportunità di entrare in contatto con pazienti affetti da Covid di recente insorgenza e con sintomi lievi-moderati».
EFFICACIA
Come detto, al momento i dati sull’efficacia del farmaco descrivono un 50% circa di riduzione del rischio di ospedalizzazione ad un mese dall’inizio trattamento. Anche se un successivo aggiornamento della casa farmaceutica ha ridotto al 30% per cento l’efficacia attesa del trattamento. A tranquillizzare i cittadini più scettici nei confronti di farmaci e nuove terapie sono gli effetti collaterali “blandi” che si sono registrati: live diarrea, nausea, vertigini e cefalea. Anche se, è bene sottolinearlo, il farmaco al momento non è raccomandato alle donne in gravidanza. Il molnupiravir non è il solo farmaco che si candida ad essere un’arma in già contro il Covid-19, Aifa ha infatti già fornito indicazioni per l’uso anche per un altro antivirale, il Paxlovid, prodotto da Pfizer, con una efficacia sulla riduzione delle ospedalizzazioni all’89%. Sul sito, citando Ema, Aifa ricorda però che «Paxlovid non deve essere usato con alcuni specifici medicinali perché, a causa del suo meccanismo d’azione, può portare ad aumenti dannosi dei livelli nel sangue di tali medicinali, oppure perché, al contrario, alcuni medicinali possono ridurre l’attività di Pax- lovid». Questo secondo antivirale arriverà presumibilmente entro marzo e il nostro paese ha giù acquistato 200mila trattamenti.
Covid: impennata di nuovi casi +80,7%. Aumentano decessi +16,1%
News PresaIl virus corre veloce, spinto dalla nuova variante. Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 22-28 dicembre 2021, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi contagi +80,7% (320.269 vs 177.257) e dei decessi + 16,1% (1.024 vs 882). Anche gli attualmente positivi lievitano al+55,9%(598.856 vs 384.144), le persone in isolamento domiciliare +56,8% (587.622 vs 374.751), i ricoveri con sintomi +20,4% (10.089 vs 8.381) e le terapie intensive del +13,1%(1.145 vs 1.012). «Da due mesi e mezzo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si rileva un aumento dei nuovi casi, che nell’ultima settimana ha subìto un’ulteriore impennata, superando quota 320 mila, sia per l’aumentata circolazione virale, sia per l’incremento del numero dei tamponi». La media mobile a 7 giorni dei nuovi casi è schizzata da 27.199 del 22 dicembre a 45.753 il 28 dicembre (+68,2%) e il rapporto positivi/persone testate ha raggiunto il 37,8%, indicando che in assenza del calo dei tamponi nei giorni festivi il numero dei nuovi casi sarebbe ancora maggiore.
Super Green pass e quarantene, ecco le nuove regole
News PresaNiente più quarantena per chi ha il vaccino da meno di quattro mesi e per coloro che hanno fatto la dose booster. Inoltre, super Green pass esteso ad ogni ambito di vita, dal lavoro allo svago, obbligatorio ad esempio per treni, bus, metro e tutti gli altri mezzi di trasporto. Ma anche per entrare in alberghi, andare a fiere, impianti sci e tanti altri luoghi di socialità e svago servirà il super Green pass. E infine, prezzi calmierati per le mascherine Ffp2 (che in molti casi diventano obbligatorie). Le misure del Governo per chiudere quest’anno sono ormai pronte, ed è un bene visto che il numero dei contagi è arrivato quasi a 100mila. Una buona notizia è certamente quella che riguarda i prezzi delle mascherine Ffp2, con prezzi che saranno il frutto di specifici accordi tra la struttura commissariale e le farmacie.
LAVORO
Slitta invece al prossimo Cdm l’ipotesi dell’estensione del Super green pass a tutti i lavoratori, un provvedimento da sempre sostenuto dal ministro per la funzione pubblica Renato Brunetta, ora anche dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, dal ministro della Famiglia, Elena Bonetti (in quota Iv) e dagli stessi governatori. A sollevare dubbi su questa misura, già in cabina di regia, sono stati Lega e Cinque Stelle. Il ministro Giancarlo Giorgetti – pur non escludendo che se ne possa discutere in un prossimo Cdm – avrebbe sottolineato la necessità in caso di portare avanti, di pari passo, anche una presa di responsabilità da parte dello Stato: se si volesse estendere l’obbligo del super pass ai luoghi di lavoro che di fatto diventerebbe un “obbligo vaccinale” per i lavoratori, il ragionamento, lo Stato dovrebbe assumersi la responsabilità per eventuali conseguenze da vaccino ed elencare i “fragili” esenti dall’obbligo.
QUARANTENE
Il decreto prevede che la quarantena precauzionale non si applica a coloro che hanno avuto contatti stretti con soggetti confermati positivi al COVID-19 nei 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla guarigione nonché dopo la somministrazione della dose di richiamo. Fino al decimo giorno successivo all’ultima esposizione al caso, ai suddetti soggetti è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 e di effettuare – solo qualora sintomatici – un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno successivo all’ultima esposizione al caso. Infine, si prevede che la cessazione della quarantena o dell’auto-sorveglianza sopradescritta consegua all’esito negativo di un test antigenico rapido o molecolare, effettuato anche presso centri privati; in tale ultimo caso la trasmissione all’Asl del referto a esito negativo, con modalità anche elettroniche, determina la cessazione di quarantena o del periodo di auto-sorveglianza.
Covid, i medici di Napoli chiedono obbligo vaccinale
News PresaI medici di Napoli lanciano un appello al Governo affinché venga introdotto al più presto possibile l’obbligo vaccinale. «Non c’è più tempo», dice il presidente dell’Ordine partenopeo Bruno Zuccarelli, «spero che il Governo valuti e introduca senza ulteriori indugi l’obbligo per tutti i cittadini. La variante Omicron non lascia spazio a possibili interpretazioni, abbiamo bisogno di livelli di copertura ancor più alti di quelli attuali se vogliamo evitare di dover ricominciare a convertire strutture ospedaliere per garantire assistenza ai pazienti colpiti dal Covid». A fronte di un indice di contagio che in città, come nel resto d’Italia, cresce ormai in modo esponenziale, i medici partenopei lanciano dunque un grido d’allarme affinché la politica intervenga con un cambio di rotta che «per quanto impopolare – dice Zuccarelli – non è più procrastinabile. Benché al momento il numero casi gravi non sia paragonabile con quanto visto nel corso della prima ondata, continuando in questo modo ci troveremo presto in una condizione drammatica». Unico argine ad un contagio ormai irrefrenabile è il vaccino, che di fatto ha salvato il Paese da quello che altrimenti sarebbe stato già oggi un nuovo disastro sanitario. «Solo con l’obbligo vaccinale – prosegue Zuccarelli – sarà possibile limitare i danni che inevitabilmente saranno prodotti da questa variante. Così come è necessario tornare a prestare attenzione alla sanificazione degli ambienti e all’igiene delle mani, norme che vengono troppo spesso disattese. Nel corso della prima ondata eravamo riusciti a comprendere l’importanza di una corretta igiene delle mani e degli ambienti, ora pare invece che un’eccessiva confidenza con il virus ci abbia riportato ad esporci a grandi rischi”. Zuccarelli chiede anche un maggior intervento nella sanificazione dei locali pubblici e dei mezzi di trasporto, che restano luoghi di grande rischio soprattutto se, come spesso sta avvenendo in queste festività, si determinano degli assembramenti. “In questi giorni – conclude il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli – ci giochiamo le nostre chance di riuscire a contenere l’ondata di Omicron. Solo con l’obbligo vaccinale avremo una copertura sufficiente ad evitare che l’emergenza si trasformi nuovamente in catastrofe».
RICONVERSIONI
Intanto, sempre stamane l’ASL Napoli 1 Centro ha annunciato che l’ospedale Loreto Mare tornerà nel giro di cinque giorni ad essere Covid Hospital. A rendere necessario il provvedimento – si legge nella nota diffusa oggi – è una situazione dei contagi in continua escalation, che richiede una rapida e concreta rimodulazione dell’offerta dei posti letto dedicati alla rete Covid-19 in funzione sia dei nuovi casi che quotidianamente si registrano che delle stime dei modelli previsionali. Nelle ultime settimane si sta assistendo infatti ad un considerevole incremento dei casi di positività al Covid-19 e del numero dei pazienti che necessitano di ricovero ospedaliero. «È necessario garantire un’offerta assistenziale adeguata a sostenere l’aumento di casi di Covid-19 – spiega il direttore generale Ciro Verdoliva -. Una decisione che non avremmo voluto dover prendere, ma che ora si rende imprescindibile». Entro lunedì 3 gennaio, dunque, al presidio ospedaliero Santa Maria del Loreto Nuovo di Napoli (c.d. Loreto mare) saranno riattivati 50 posti letto di degenza ordinaria Covid-19 che si aggiungono ai posti letto dedicai al Covid-19 e già attivi al P.O. Ospedale del mare (24 p.l. di terapia intensiva presso le strutture modulari e 47 p.l. degenza ordinaria area day surgery). La direzione generale dell’ASL Napoli 1 Centro ha anche disposto – per garantire continuità di cura ai pazienti affetti da patologie che non posso essere sospese o rinviate – il trasferimento temporaneo delle Unità Operative di Ematologia e Oncologia al presidio ospedaliero San Giovanni Bosco. Per garantire la necessaria assistenza dei pazienti Covid vengono temporaneamente sospese tutte le attività assistenziali dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale del San Giovanni Bosco con la redistribuzione del personale presso le degenze ordinarie Covid dei presidi ospedalieri Santa Maria di Loreto Nuovo (c.d. Loreto mare) e Ospedale del Mare.