Tempo di lettura: 4 minutiDonazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule sono tornati ai livelli di prima della pandemia. I dati emergono dal report 2021 del Centro nazionale trapianti, che ha tracciato il bilancio positivo dell’anno appena trascorso. Dopo la brusca frenata del 2020, quando l’impatto della prima ondata del Covid aveva portato a un calo complessivo del 10%, nel 2021 la Rete trapianti è riuscita a riorganizzare la propria attività nel nuovo contesto dell’emergenza e a recuperare completamente, segnando un +12,1% sul fronte delle donazioni di organi e del 9,9% su quello dei trapianti.
Donazioni: cresce il sud
Nonostante le terapie intensive siano finite spesso sotto pressione durante l’anno (e infatti le segnalazioni di potenziali donazioni in rianimazione sono cresciute, ma solo del 4,8%), il numero dei prelievi di organi è tornato sopra quota 1.700, come prima del Covid: complessivamente le donazioni nel 2021 sono state 1.725 contro le 1.539 del 2020 (+12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). Complessivamente il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti: meglio del 2020 (20,5) ma anche del 2019 (22,8). Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna si confermano le regioni con il maggior numero di donazioni in rapporto alla popolazione, con un tasso rispettivamente di 64, 47,7 e 37,4 per milione. Le regioni del Centro-Sud restano ancora molto indietro rispetto a quelle settentrionali ma sono tutte in recupero: in particolare molto positivo il bilancio della Basilicata (che sale da 5,3 a 18,1), dell’Abruzzo (+8,6) e di Puglia e Sicilia (+5,4).
A spingere verso l’alto l’attività di trapianto è anche il calo delle opposizioni al prelievo degli organi rilevate nelle rianimazioni: nel 2021 i “no” si sono fermati al 28,6%, contro il 30,2% dell’anno precedente. Circa quattro opposizioni su cinque sono state decise dai familiari del deceduto, negli altri casi il diniego era stato registrata in vita. Il miglior risultato è stato ottenuto in Veneto (tasso di opposizione del 18,8%, -4,4 rispetto al 2020), e anche nelle regioni meridionali la situazione è in netto miglioramento: per la prima volta la Campania ottiene un risultato più positivo della media nazionale (27,8% di “no”, un anno prima l’opposizione era al 37,7%), e diminuzioni tra il 6 e il 17% si sono registrate anche in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, oltre che in Abruzzo, Umbria e Liguria.
Trapianti: Lombardia, Veneto ed Emila Romagna Leader
Sono stati 3.778 i trapianti eseguiti in Italia nel 2021, 341 in più rispetto al 2020 (+9,9%): si tratta del terzo miglior risultato di sempre nel nostro Paese. Di questi, 3.416 interventi sono stati realizzati grazie agli organi di donatori deceduti (+9%). In particolare, l’aumento più significativo è stato riscontrato nei trapianti di fegato (1.376, +14,5%), ma sono cresciuti tantissimo anche quelli di pancreas (passati dai 41 del 2020 ai 55 del 2021). Più 7,6% per i trapianti di rene, che sono sempre quelli più numerosi (2.051, oltre la metà del totale), in salita anche i trapianti di cuore (251, +5,5%), mentre rimane più contenuta l’attività di trapianto di polmone: 115 interventi eseguiti, lo stesso numero di 12 mesi prima. La regione nella quale sono stati effettuati più trapianti è stata ancora una volta la Lombardia (686), seguita da Veneto (523) ed Emilia Romagna (486), che ha fatto registrare anche la crescita maggiore dei volumi di intervento: +24,3% rispetto al 2020. Per quanto riguarda i soli trapianti da vivente, è il Veneto a guidare la classifica nazionale (76), davanti a Emilia Romagna (64) e Lazio (46).
Midollo, è ancora record
Ancora una volta l’attività di donazione e trapianto di cellule staminali emopoietiche ha registrato una crescita, circostanza che era avvenuta anche nel 2020, nonostante la pandemia. I trapianti da donatori non consanguinei sono stati ben 931 (+6,4%), mentre le donazioni effettive sono arrivate a quota 300 (+4,2%) di cui ormai quasi il 90% prelevate da sangue periferico (più semplice e rapido), mentre diminuisce ancora la donazione “tradizionale” da midollo osseo vero e proprio. Positivo anche il bilancio delle nuove iscrizioni al Registro dei donatori di midollo osseo IBMDR. Sono stati 24.227 i nuovi donatori potenziali registrati nel 2021 (nel 2020 erano stati 20.960): siamo lontani dai livelli del 2018 e 2019 ma pesano ancora le restrizioni alle attività sociali che limitano le possibilità di reclutare nuovi donatori nelle piazze, nelle università e nelle scuole. In totale gli iscritti attivi al Registro sono comunque saliti a 469.650 (+1,9%).
Molto positivo il bilancio per quanto riguarda i trapianti di tessuti umani: nel 2021 ne sono stati effettuati 18.506, oltre 4mila in più rispetto all’anno precedente (+29,7%). In quasi metà dei casi (9.047) si è trattato di trapianti di tessuto muscolo-scheletrico (+33,8%), ma sono in aumento tutte le tipologie di intervento (membrana amniotica +71,8%, cornea +17,5%, cute +13,5%, valvole cardiache +12,9%, mentre i trapianti di vasi sanguigni sono addirittura raddoppiati). Più contenuto l’aumento delle donazioni, che sono state 9.968 (+6,9%), di cui 6.695 di cornea (+6,6%). Da segnalare il primo caso di donazione e trapianto di tessuto adiposo.
Dichiarazioni di volontà, mai così tanti sì
Il 2021 è stato un anno di ripresa non solo sul fronte dell’attività clinica, ma anche su quello della cultura della donazione. Negli ultimi 12 mesi sono state recepite 3.201.540 dichiarazioni di volontà, di cui 2.204.318 consensi alla donazione (68,8%) e 997.222 opposizioni (31,2%): la percentuale di “sì” è la più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione dell’opinione dei cittadini maggiorenni in materia avviene prevalentemente all’anagrafe comunale al momento del rinnovo della carta d’identità. Un risultato positivo considerato che nel 2020 le opposizioni erano state il 33,6%, due punti e mezzo in più. Il calo dei “no” è distribuito in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale (a migliorare sono 20 delle 21 regioni e province autonome italiane): segno che la nuova campagna nazionale “Donare è una scelta naturale”, lanciata nell’aprile 2021 da Ministero della Salute, CNT e associazioni di settore, ha influito positivamente sulle scelte dei cittadini. Sono diminuite anche le astensioni: nel 2021 gli italiani che hanno rinnovato la CIE rimandando la scelta sulla donazione sono stati il 44,3% contro il 48,2% dell’anno precedente. Complessivamente le dichiarazioni di volontà registrate nel Sistema informativo trapianti al 31 dicembre 2021 erano 11.960.876, di cui 8,7 milioni di sì e 3,2 milioni di no.
Cancro, studi sugli animali che non si ammalano
Ricerca innovazioneEsistono animali che sembrano immuni al cancro. E il caso degli elefanti, che nonostante le dimensioni e una vita media ben più longeva degli uomini, non sviluppano la malattia. Circostanza che ovviamente non è sfuggita ai ricercatori che nel corso del tempo hanno cercato di comprendere il perché di questa resistenza. A quanto pare il segreto di questa “immunità” al cancro legata alla presenza di 20 copie del gene p53, noto per essere in grado di sopprimere l cellule tumorali e prevenire le mutazioni genetiche che scatenano il cancro. Tanto per fare un raffronto, gli esseri umani ne hanno solo una copia. Già questo basterebbe a spiegare come mai solamente il 5 per cento degli elefanti sviluppa il cancro in confronto al 17 per cento degli umani. Un nuovo studio ha poi chiarito che esiste anche un secondo fattore che protegge gli elefanti dal cancro, un vero e proprio gene anti-cancro che si comporta come una sorta di zombie: torna in vita dopo la sua “morte” e uccide le cellule cancerose.
Angelo Fortunato
Sulla scia di queste evidenze si muove una nuova ricerca, opera di uno scienziato italiano, che ha scelto di concentrare i propri studi su una forma di vita decisamente più piccola, e meno complessa, ma anche questa resistenze al cancro.
ESTRUSIONE
Angelo Fortunato, questo il nome del nostro connazionale che attualmente vive in Arizona, ha guardato al Tricoplax aderens, tra i più semplici organismi multicellulari. «Questo organismo – dice – sembra essere capace di riparare il danno subito dal DNA dopo un irraggiamento con i raggi X, e successivamente sembra in grado di estromettere, o meglio estrudere, le cellule che si suppone siano danneggiate». Un meccanismo molto interessante, perché quello che i ricercatori credono è che questa capacità di estrudere le cellule malate possa esistere anche in organismi più complessi, come i mammiferi. Ora fortunato ha avviato un nuovo studio che si concentra stavolta sulle spugne, organismi che pare abbiano la stessa capacità e resistenza al cancro. «Le spugne – aggiunge Fortunato – sembrano essere molto resistenti alla danno del DNA e riescono a tollerare delle quantità di radiazioni che sono del 100 volte maggiori di quelle che è in grado di sopportare un mammifero». Le cellule delle spugne oltre a riparare il danno al DNA vanno incontro ad una trasformazione cellulare. Un’attività di riparazione in cui sono attivati alcuni geni già noti per il coinvolgimento in questi meccanismi, mentre di altri è ancora sconosciuta la fusione. Proprio su questo si potrebbero concentrare studi futuri, poiché il cancro è una malattia evolutiva, spiega il ricercatore, si può imparare molto. «È importante studiare questi organismi che apparentemente sono molto lontani dagli studi classici che riguardano il cancro – conclude Fortunato – per poter apprendere delle informazioni che questi organismi hanno sviluppato nel corso della loro evoluzione».
Green pass: verso proroga per chi ha la terza dose
News PresaAd oggi non ci sono evidenze scientifiche sul beneficio di altri richiami oltre la dose booster. Per questo motivo, il Governo lavora per una proroga oltre i sei mesi della scadenza del green pass per chi ha già fatto la terza dose.
La situazione potrebbe in parte risolversi con una raccomandazione che arriverà martedì sul tavolo del Consiglio affari regionali dell’Ue. Quest’ultima indica che alle persone con vaccinazione completa, guarite dalla malattia o con un test negativo, non potranno essere imposti nuovi tamponi o quarantene, indipendentemente dalla situazione epidemiologica del loro Paese di origine, si legge in una bozza del documento. E la validità del Green pass resta di 9 mesi.
Intanto in Italia dall’inizio della pandemia i contagiati sono vicini a quota 10 milioni, mentre sono 2,7 milioni quelli attualmente positivi. I morti (227) in calo rispetto ai giorni precedenti, mentre si registra un lieve incremento (+9) dei ricoverati in terapia intensiva: sono 1.685. Scende al 14,9% il tasso di positività. Da oggi salgono a cinque le regioni in arancione: alla Valle d’Aosta si aggiungono Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia, per un totale di 11,7 milioni di persone.
Per quanto riguarda le vaccinazioni, è stato superato il traguardo del milione di dosi ai bambini tra i 5 e gli 11 anni, pari al 28% della popolazione di questa fascia d’età.
Green pass, attenzione al messaggio sulla scadenza
News PresaIl Green Pass, o meglio la paura che possa non essere più valido, sta creando scompiglio tra moltissimi pazienti in diverse regioni d’Italia. Il perché lo denunciano i medici di famiglia della FIMMG Campania, che da sabato stanno ricevendo messaggi dai propri assistiti con richieste di spiegazioni e di aiuto. «Stiamo ricevendo centinaia di messaggi allarmati da pazienti convinti che dal 1 febbraio il loro Green Pass non sarà più valido – dicono i camici bianchi-. Purtroppo il Ministero della Salute sta inviando una comunicazione scritta in modo poco chiaro, che sta generando una grave confusione». Il messaggio del Ministero della Salute – spiegano ancora i medici di famiglia – inizia con un’allarmante dichiarazione: dal 1 febbraio la certificazione verde COVID-19 non sarà più valida in Italia a seguito del passaggio da nove a sei mesi della durata di validità della certificazione per vaccinazione oppure per guarigione post vaccinazione (articolo tre del decreto legge numero 221 del 24 dicembre 2021)». Poi l’invito a prenotare la dose di richiamo (booster) entro il 30 gennaio 2021 «così potrai ottenere la nuova certificazione che avrà una durata di sei mesi dalla data di somministrazione del vaccino». Ciò che non viene messo sufficientemente in luce è che chi ha fatto la dose di richiamo o, nel frattempo, ha avuto il green pass di guarigione, non deve tenere conto di questo avviso. I medici di famiglia della FIMMG Campania auspicano che il Ministero possa correggere queste comunicazioni per rendere chiaro come l’avviso di scadenza del Green Pass riguarda solo i cittadini che non hanno fatto la dose di richiamo e che non sono in regola con gli obblighi vaccinali.
MESSAGGI AI DEFUNTI
La cosa incredibile è che questo messaggio pare stia arrivando tramite e mail ed sms a diversi pazienti ormai deceduti, quasi una beffa per tante famiglie che hanno perso i propri cari a causa del Covid e non solo. Ne hanno prova i medici di famiglia che al momento della registrazione di un paziente anziano per la vaccinazione per agevolarlo avevano inserito la propria mail. «In diversi casi abbiamo ricevuto il messaggio di scadenza del green pass anche per persone che ormai non ci sono più», rivelano. Non è un dettaglio che ad accorgersi di questo errore di comunicazione siano proprio i medici di famiglia, accusati da più parti di sparire nel fine settimana, ma di fatto gli unici ad essere sempre attenti alle esigenze dei pazienti. Proprio loro, nonostante fosse sabato, hanno rincuorato i pazienti preoccupati, chiarendo che se si è in regola con la vaccinazione quel messaggio non è da considerarsi. Intanto, sul fronte del Covid almeno una buona notizia sembra arrivare. A quanto pare l’enorme diffusione di Omicron, e la sua minore virulenza, potrebbe portarci presto ad una quasi normalità e segnare di fatto la fine della pandemia. Tuttavia gli esperti ci vanno con i piedi di piombo, perché già in molti casi il Covid ha dimostrato di saper mutare e creare problemi sempre nuovi. Inoltre, non ci si può dimenticare che in molte parti del mondo milioni di persone non hanno ancora ricevuto neanche la prima dose di vaccino.
Dieta chetogenica. Di che si tratta?
AlimentazioneL’alimentazione ha un impatto su ogni parametro della salute umana. Proprio per questo negli ultimi tempi si parla di nutriceutica. La nutrizione usata come strumento di prevenzione e cura delle patologie. In ogni caso, qualunque sia l’obiettivo, vale sempre la regola che ogni dieta va intrapresa con il supporto di uno specialista e mai da soli. Ogni regime alimentare infatti, può andare bene in una determinata situazione, ma creare gravi problemi in un’altra. Tra le diete di cui si sente parlare c’è la dieta chetogenica o low carb. Questa dieta si basa su un regime alimentare sviluppato, negli anni Venti del Novecento, ad Harvard, dai ricercatori, Stanley Cobb e William Gordon Lennox, come cura alternativa al digiuno per l’epilessia. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, Peter Huttenlocher, neurologo all’Università di Chicago, finalizzò la scoperta dei grassi a catena media MCT – Medium-chain triglycerides, fortemente chetogenici, come l’olio di cocco. Tale scoperta si rivelò essenziale per modificare le percentuali dei macronutrienti nella dieta chetogenica, rendendola più facile e accessibile. Tuttavia, l’interesse per questo regime alimentare rimase ancora basso, fino agli anni Novanta del Novecento in cui, negli Stati Uniti, ripartirono gli studi sulla dieta chetogenica. Oggi, inizia a destare interesse nel mondo scientifico come strumento per contrastare alcune patologie, come il diabete o l’obesità.
La dieta chetogenica, si basa sul principio per cui l’organismo, una volta esaurite le fonti esterne di glucosio, entra in uno stato di chetosi (che non ha nulla a che vedere con la chetoacidosi: stato patologico grave che si può verificare solo in determinate condizioni di malattia) iniziando così a bruciare i grassi come fonte di energia.
La dieta chetogenica pone alla base della piramide alimentare i grassi, come olio di cocco, olio d’oliva, burro chiarificato, avocado; seguiti da un giusto quantitativo di proteine di buona qualità e, infine dai carboidrati, come verdure – che saranno abbondanti – e in parte frutta. Secondo alcuni studi un regime alimentare del genere ha, in breve tempo, conseguenze benefiche sull’organismo, non solo in termini di perdita di peso, ma anche di aumento delle energie, delle capacità mnemoniche, miglioramento della qualità del sonno, riduzione di dolori articolari o muscolari.
“Tuttavia – ha spiegato Fabrizio Mellone – per molte persone, soprattutto nel nostro Paese, si tratta di un’alimentazione insostenibile per lunghi periodi di tempo.” “Per questo abbiamo creato, all’interno di Lightflow, Carbolight: i prodotti sono composti prevalentemente di fibre come l’inulina, l’oligofruttosio e l’amido resistente. Le fibre sono nutrienti fondamentali per la buona salute del microbiota intestinale e, dunque, di tutto il corpo.”
Covid: sedute online psicologi efficaci per il 65 %. Lo studio
News Presa, PsicologiaIn questi lunghi mesi di pandemia da Covid-19, centinaia di indagini a livello internazionale hanno analizzato gli effetti negativi del COVID-19 sul benessere psicologico. Numerosi sono i sintomi comportamentali descritti, sia in chi è stato contagiato dal virus, sia in chi, invece, è stato vittima di fattori indiretti come: lunghi periodi di quarantena, perdita del sostegno sociale e sovraesposizione a fenomeni di infodemia. Tutte le ricerche scientifiche svolte nell’ultimo anno sono concordi nell’indicare come la pandemia e le misure di quarantena stiano seriamente impattando la salute mentale. Questo ha sopraffatto i sistemi sanitari di molti paesi e, naturalmente, ha colpito gli operatori sanitari che combattono in prima linea. “Quando COVID-19 ha colpito per la prima volta, i professionisti della salute come psicologi e psicoterapeuti non erano considerati “servizi essenziali”. Questo significava che gli psicologi non erano autorizzati a vedere i clienti faccia a faccia, e tutte le sessioni dovevano essere spostate su piattaforme di telemedicina. D’altra parte, l’aumento dei problemi di salute mentale durante l’epidemia di COVID-19 ha ulteriormente rafforzato il bisogno generale di assistenza. In questo contesto, si è entrati, forzatamente e velocemente, in una nuova era di telepsicologia, senza però avere dati scientifici e una reale guida metodologica su come traslare gli interventi di persona in interventi online”, afferma Antonio Cerasa, neuroscienziato del l’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina (Cnr-Irib). Per rispondere al bisogno di conoscere in dettaglio come la pandemia ha cambiato il lavoro di psicologi e psicoterapeuti, il Cnr-Irib, in collaborazione con l’Università della Calabria e Università Magna Graecia di Catanzaro, ha intervistato, tramite un questionario online, oltre 200 psicologi per comprendere come questa pandemia abbia influito sulla loro attività clinica. Lo studio è stato pubblicato su Journal of Affective Disorders Report.
Psicologi e telemedicina. Lo studio
Durante i vari lockdown, gli psicologi italiani hanno ammesso che la pandemia ha fortemente influito sulla loro pratica clinica (60%) e per questo che la maggior parte (85%) ha utilizzato le varie forme di modalità online per continuare il lavoro terapeutico sui pazienti. Il 65% degli intervistati ha rilevato di non aver avuto particolari problemi nella traslazione alla telepsicologia, così come la maggior parte dei loro pazienti ha riportato un feeling positivo con questa nuova modalità di rapporto clinico. Quasi il 60% degli psicologi ha rilevato un aumento nel numero di nuovi pazienti, i quali, per la maggior parte non erano stati mai infettati dal virus. Questa nuova ondata di pazienti è stata caratterizzata prevalentemente dalla presenza di sintomi specifici quali: ansia, depressione e disturbi del sonno. Anche nei pazienti già in trattamento si è notata una recrudescenza di sintomatologie pregresse durante la pandemia sempre relativamente a queste tre tipologie di sintomi. Infine, un altro dato interessante che gli psicologi hanno rilevato durante il sondaggio riguarda la tipologia di pazienti che faceva ricorso a nuove cure post-pandemia. Il profilo più vulnerabile alle nuove forme di disturbi psicologi sono le donne, impiegate, con bassa scolarità, di età tra i 26 e i 45 anni, non sposate. I risultati di questo studio possono fornire strumenti ai decisori politici per orientare al meglio gli interventi a sostegno della salute mentale.
Green pass, ecco le attività accessibili senza carta verde
News PresaGreen pass sì, green pass no. Mentre continuano a levarsi proteste da più parti sulle regole da fissare per affrontare questa nuova fase della pandemia, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha firmato il Dpcm che indica in modo chiaro e dettagliato quali attività commerciali (a partire dal 1 febbraio) dovranno richiedere il green pass e quali no. Esigenze alimentari e di prima necessità, esigenze di salute, esigenze di sicurezza ed esigenze di giustizia, sono le quattro categorie indicate dal Dpcm che, di fatto, trasferisce l’onere del controllo ai titolari degli esercizi e dai responsabili dei servizi. Vediamo allora nel dettaglio a quali attività si potrà accedere dal 1 febbraio senza il green pass.
ALIMENTARI E PRIMA NECESSITÀ
Commercio al dettaglio in esercizi specializzati e non specializzati con prevalenza di prodotti alimentari e bevande (ipermercati, supermercati, discount di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimenti vari), escluso in ogni caso il consumo sul posto; commercio al dettaglio di prodotti surgelati; commercio al dettaglio di animali domestici e alimenti per animali domestici in esercizi specializzati; commercio al dettaglio di carburante per autotrazione in esercizi specializzati; commercio al dettaglio di articoli igienico-sanitari; commercio al dettaglio di medicinali in esercizi specializzati (farmacie, parafarmacie e altri esercizi specializzati di medicinali non soggetti a prescrizione medica); commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici in esercizi specializzati; commercio al dettaglio di materiale per ottica; commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico e per riscaldamento.
SALUTE
È sempre consentito l’accesso per l’approvvigionamento di farmaci e dispositivi medici e, comunque, alle strutture sanitarie e sociosanitarie nonché a quelle veterinarie, per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura, anche per gli accompagnatori.Questi ultimi però, per rimanere all’interno delle strutture residenziali, socio assistenziali, sociosanitarie e hospice dovranno aver fatto il booster oppure avere l’esito di un tampone negativo effettuato non oltre le 48 ore precedenti se hanno solo due dosi di vaccino o sono guariti dal virus.
SICUREZZA
È consentito l’accesso agli uffici aperti al pubblico delle forze di polizia e delle polizie locali, allo scopo di assicurare lo svolgimento delle attività istituzionali indifferibili, nonché quelle di prevenzione e repressione degli illeciti.
GIUSTIZIA
È consentito l’accesso agli uffici giudiziari e agli uffici dei servizi sociosanitari esclusivamente per la presentazione indifferibile e urgente di denunce da parte di soggetti vittime di reati o di richieste di interventi giudiziari a tutela di persone minori di età o incapaci, nonché per consentire lo svolgimento di attività di indagine o giurisdizionale per cui è necessaria la presenza della persona convocata.
È uscito il nuovo romanzo di Alessandra Sala, parla di amore e malattie rare
News PresaC’è anche un bimbo affetto dalla glicogenosi 2 o malattia di Pompe tra i personaggi del nuovo romanzo di Alessandra Sala, edito da Libraccio Editore e disponibile nelle librerie da qualche giorno.
Protagonista de “Il gusto dolce dell’amore” è la cinquantenne Nora, che dopo la morte del marito, apre una scuola di pasticceria per bambini rifugiati. I suoi piccoli allievi sono bambini scappati dalla guerra, dalla povertà, alla ricerca di un pizzico di serenità e di una cura per una malattia rara. Se è vero che il cibo crea i legami, sono proprio questi che lei decide di coltivare. Nello stesso tempo affitta una parte della sua grande villa a Jasmine, trentenne designer e scrittrice che, dopo la morte del suo bambino, è in fuga da sé stessa.
Unendo zucchero e farina con tanta pazienza, Nora mescola anche i sentimenti, le paure e le angosce dei suoi piccoli allievi, di Jasmine, dei suoi nonni, di una colorata assistente sociale e di un affascinante veterinario che regala il suo tempo libero ad una associazione di volontariato. Un vestito rosa, una bambola, un muffin a forma di cuore e le piume blu cobalto di un pappagallo faranno riaprire la protagonista alla vita e all’amore, nel riscoprire emozioni che pensava di aver dimenticato.
Alessandra Sala, autrice del libro, traccia il profilo psicologico di una donna non più giovanissima, che si trova a dover riprendere in mano la sua vita reinventandosi un lavoro, cercando di non lasciarsi sopraffare dai ricordi. Un percorso difficile per chi fino a quel momento ha vissuto all’ombra di un uomo che, per colpa delle sue ossessioni, l’ha resa un’appendice di sé stesso.
Nella storia, dipanata in brevi capitoli introdotti da rimandi musicali, l’autrice dà voce a diversi personaggi: dalla creativa Jasmine ai cinque bambini costretti a scappare dalla propria terra, tra i quali anche il piccolo Nadir Francesco, in fuga dalla Libia alla ricerca di una cura salvavita per la sua malattia rara.
Alessandra Sala, essendo responsabile stampa dell’AIG – Associazione italiana glicogenesi, che si occupa dei diritti di malati rari, non tralascia di sottolineare in questo libro come l’amore può essere declinato anche donando il proprio tempo libero agli altri: infatti, è portando il sole nella vita degli altri che la protagonista della storia riuscirà a trovarlo anche per sé stessa.
Pandemia, ecco perché potremmo essere ad una svolta
News PresaPotremmo essere veramente alla fine della pandemia. Benché sia stata l’Italia la prima ad essere colpita in Europa dal virus di Wuhan, ora è il Regno Unito a mostrare i segnali di una possibile uscita dalla pandemia. Del resto stato David Nabarro, massimo esperto e inviato speciale dell’Oms per il Covid-19, a dire che la situazione Covid in Gran Bretagna «ci dà motivi di speranza». Nabarro ha ripetuto alla Bbc il messaggio sostanzialmente già lanciato ieri, ovvero che la fine della pandemia è a portata di mano nel Regno Unito, anche se ancora ci vorrà tempo. «L’obiettivo a cui puntiamo tutti è una situazione in cui questo virus è presente, ma la vita è organizzata in modo che non venga interrotta». Il perché di questa posizione “privilegiata” della Gran Bretagna rispetto ai contagi è legato alle scelte adottate, decisioni politiche hanno avuto un prezzo anche molto alto in termini di vite umane perse. Nel Regno Unito oggi sono più del 90% i cittadini immunizzati con i vaccini o protetti per essersi ammalati di Covid, un numero enorme con ora consente al Primo Ministro di eliminare restrizioni Green Pass.
OMICRON
A far migliorare le cose è certamente stata la diffusione della variante Omicron, rivelatasi (almeno per ora) molto diffusiva ma anche poco virulenta. Altra buona notizia è che la terza dose di Pfizer riporta gli anticorpi neutralizzanti a livelli sovrapponibili a quelli che si ottenevano con due dosi di vaccino contro la versione originaria di virus SARS-CoV-2, quella dalla quale è scoppiata poi l’attuale pandemia. La conferma è arrivata da uno studio condotto dalle due aziende e pubblicato su Science. Lo studio ha dimostrato che dopo due dosi di vaccino i livelli di anticorpi neutralizzanti contro Omicron erano 22,8 volte inferiori rispetto a quelli contro il virus di Wuhan, con 20 dei 32 sieri analizzati che non avevano nessuna capacità neutralizzante contro la nuova variante. Con la dose booster, invece, la copertura era tornata a livelli precedenti.
L’ITALIA
Intanto, anche in Italia le cose non vanno male. L’incidenza settimanale nazionale si è stabilizzata mentre cala l’indice di trasmissibilità Rt. I dati certificano una situazione sostanzialmente stabile rispetto alla diffusione del virus e a nuovi ricoveri e decessi, tanto da lasciar timidamente credere di essere ormai in vista di una diminuzione e di una discesa della curva. Stabile, infatti, il tasso di occupazione in terapia intensiva: è al 17,3% (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 20 gennaio) rispetto al 17,5% della rilevazione al 13 gennaio. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 31,6% (rilevazione giornaliera del Ministero della Salute al 13 gennaio) contro il 27,1% del 13 gennaio. Tuttavia, se i dati Covid aprono ad un pizzico di ottimismo, non bisogna confondere questa minore virulenza con la possibilità di un liberi tutti. Ancora per molto tempo sarà importante rispettare il distanziamento e l’uso delle mascherine, e sarà di certo determinante che la maggior parte dei cittadini abbia le tre dosi di vaccino. Solo così potremo uscirne presto.
Donazioni e trapianti: l’Italia torna ai livelli pre-Covid
News PresaDonazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule sono tornati ai livelli di prima della pandemia. I dati emergono dal report 2021 del Centro nazionale trapianti, che ha tracciato il bilancio positivo dell’anno appena trascorso. Dopo la brusca frenata del 2020, quando l’impatto della prima ondata del Covid aveva portato a un calo complessivo del 10%, nel 2021 la Rete trapianti è riuscita a riorganizzare la propria attività nel nuovo contesto dell’emergenza e a recuperare completamente, segnando un +12,1% sul fronte delle donazioni di organi e del 9,9% su quello dei trapianti.
Donazioni: cresce il sud
Nonostante le terapie intensive siano finite spesso sotto pressione durante l’anno (e infatti le segnalazioni di potenziali donazioni in rianimazione sono cresciute, ma solo del 4,8%), il numero dei prelievi di organi è tornato sopra quota 1.700, come prima del Covid: complessivamente le donazioni nel 2021 sono state 1.725 contro le 1.539 del 2020 (+12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). Complessivamente il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti: meglio del 2020 (20,5) ma anche del 2019 (22,8). Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna si confermano le regioni con il maggior numero di donazioni in rapporto alla popolazione, con un tasso rispettivamente di 64, 47,7 e 37,4 per milione. Le regioni del Centro-Sud restano ancora molto indietro rispetto a quelle settentrionali ma sono tutte in recupero: in particolare molto positivo il bilancio della Basilicata (che sale da 5,3 a 18,1), dell’Abruzzo (+8,6) e di Puglia e Sicilia (+5,4).
A spingere verso l’alto l’attività di trapianto è anche il calo delle opposizioni al prelievo degli organi rilevate nelle rianimazioni: nel 2021 i “no” si sono fermati al 28,6%, contro il 30,2% dell’anno precedente. Circa quattro opposizioni su cinque sono state decise dai familiari del deceduto, negli altri casi il diniego era stato registrata in vita. Il miglior risultato è stato ottenuto in Veneto (tasso di opposizione del 18,8%, -4,4 rispetto al 2020), e anche nelle regioni meridionali la situazione è in netto miglioramento: per la prima volta la Campania ottiene un risultato più positivo della media nazionale (27,8% di “no”, un anno prima l’opposizione era al 37,7%), e diminuzioni tra il 6 e il 17% si sono registrate anche in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, oltre che in Abruzzo, Umbria e Liguria.
Trapianti: Lombardia, Veneto ed Emila Romagna Leader
Sono stati 3.778 i trapianti eseguiti in Italia nel 2021, 341 in più rispetto al 2020 (+9,9%): si tratta del terzo miglior risultato di sempre nel nostro Paese. Di questi, 3.416 interventi sono stati realizzati grazie agli organi di donatori deceduti (+9%). In particolare, l’aumento più significativo è stato riscontrato nei trapianti di fegato (1.376, +14,5%), ma sono cresciuti tantissimo anche quelli di pancreas (passati dai 41 del 2020 ai 55 del 2021). Più 7,6% per i trapianti di rene, che sono sempre quelli più numerosi (2.051, oltre la metà del totale), in salita anche i trapianti di cuore (251, +5,5%), mentre rimane più contenuta l’attività di trapianto di polmone: 115 interventi eseguiti, lo stesso numero di 12 mesi prima. La regione nella quale sono stati effettuati più trapianti è stata ancora una volta la Lombardia (686), seguita da Veneto (523) ed Emilia Romagna (486), che ha fatto registrare anche la crescita maggiore dei volumi di intervento: +24,3% rispetto al 2020. Per quanto riguarda i soli trapianti da vivente, è il Veneto a guidare la classifica nazionale (76), davanti a Emilia Romagna (64) e Lazio (46).
Midollo, è ancora record
Ancora una volta l’attività di donazione e trapianto di cellule staminali emopoietiche ha registrato una crescita, circostanza che era avvenuta anche nel 2020, nonostante la pandemia. I trapianti da donatori non consanguinei sono stati ben 931 (+6,4%), mentre le donazioni effettive sono arrivate a quota 300 (+4,2%) di cui ormai quasi il 90% prelevate da sangue periferico (più semplice e rapido), mentre diminuisce ancora la donazione “tradizionale” da midollo osseo vero e proprio. Positivo anche il bilancio delle nuove iscrizioni al Registro dei donatori di midollo osseo IBMDR. Sono stati 24.227 i nuovi donatori potenziali registrati nel 2021 (nel 2020 erano stati 20.960): siamo lontani dai livelli del 2018 e 2019 ma pesano ancora le restrizioni alle attività sociali che limitano le possibilità di reclutare nuovi donatori nelle piazze, nelle università e nelle scuole. In totale gli iscritti attivi al Registro sono comunque saliti a 469.650 (+1,9%).
Molto positivo il bilancio per quanto riguarda i trapianti di tessuti umani: nel 2021 ne sono stati effettuati 18.506, oltre 4mila in più rispetto all’anno precedente (+29,7%). In quasi metà dei casi (9.047) si è trattato di trapianti di tessuto muscolo-scheletrico (+33,8%), ma sono in aumento tutte le tipologie di intervento (membrana amniotica +71,8%, cornea +17,5%, cute +13,5%, valvole cardiache +12,9%, mentre i trapianti di vasi sanguigni sono addirittura raddoppiati). Più contenuto l’aumento delle donazioni, che sono state 9.968 (+6,9%), di cui 6.695 di cornea (+6,6%). Da segnalare il primo caso di donazione e trapianto di tessuto adiposo.
Dichiarazioni di volontà, mai così tanti sì
Il 2021 è stato un anno di ripresa non solo sul fronte dell’attività clinica, ma anche su quello della cultura della donazione. Negli ultimi 12 mesi sono state recepite 3.201.540 dichiarazioni di volontà, di cui 2.204.318 consensi alla donazione (68,8%) e 997.222 opposizioni (31,2%): la percentuale di “sì” è la più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione dell’opinione dei cittadini maggiorenni in materia avviene prevalentemente all’anagrafe comunale al momento del rinnovo della carta d’identità. Un risultato positivo considerato che nel 2020 le opposizioni erano state il 33,6%, due punti e mezzo in più. Il calo dei “no” è distribuito in modo abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale (a migliorare sono 20 delle 21 regioni e province autonome italiane): segno che la nuova campagna nazionale “Donare è una scelta naturale”, lanciata nell’aprile 2021 da Ministero della Salute, CNT e associazioni di settore, ha influito positivamente sulle scelte dei cittadini. Sono diminuite anche le astensioni: nel 2021 gli italiani che hanno rinnovato la CIE rimandando la scelta sulla donazione sono stati il 44,3% contro il 48,2% dell’anno precedente. Complessivamente le dichiarazioni di volontà registrate nel Sistema informativo trapianti al 31 dicembre 2021 erano 11.960.876, di cui 8,7 milioni di sì e 3,2 milioni di no.
Omicron, allarme per i bambini: casi in aumento
BambiniSe da un lato la variante Omicron si sta caratterizzando per una virulenza moderata in persone che hanno fatto le tre dosi di vaccino, d’altro canto non si può dire la stessa cosa per le infezioni pediatriche. A lanciare un allarme molto chiaro è stata Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria e professore ordinario presso l’Università di Napoli Federico II che in un’intervista alla Rai ha spiegato: «L’incidenza dei contagi nei bambini sta aumentando drammaticamente, i vaccini non decollano e si sta verificando anche un incremento dei ricoveri in ospedale e nelle terapie intensive». In aumento sono in particolare i contagi nella fascia dai 5 agli 11 anni, che al momento rappresenta all’incirca il 30% dei casi diagnosticati nell’intera popolazione tra 0-19 anni, una fascia di età non ancora coperta dalle vaccinazioni. Anche nella fascia 16-19 anni si nota un incremento, che secondo gli esperti sottolinea la necessità del richiamo vaccinale. L’allarme sulla popolazione pediatrica arriva anche dalla Regione Campania, che in una nota ha criticato il dato dei contagi. Secondo l’Unità di Crisi «I dati rilevati dalle Aziende Sanitarie (campane) sui positivi registrati in età scolastica nella settimana 11-17 gennaio 2022 ammontano a 25.745». Contagi che riguardano le fasce d’età 0-5 anni: 7.442, 6-10 anni: 10.881, 11-13 anni: 7.422 per un totale da 0-13 anni di 25.745 contagiati.
MIS-C
Uno dei pericoli del Covid nei bambini è quella che gli esperti chiamano Mis-C, ovvero la Sindrome infiammatoria multi sistemica che può essere innescata da Sar-Cov-2 nei bambini e ha un’età mediana di presentazione a 9 anni. Il 70% dei bambini affetti da Mis-C può arrivare a richiedere un ricovero in terapia intensiva a causa di manifestazioni cliniche severe, quali miocardite o pericardite. Si tratta di infiammazioni multi organo che però possono interessare anche il cervello, oltre che il cuore e chiaramente anche l’apparato respiratorio. I bambini ricoverati sono quasi tutti non vaccinati, nella maggior parte dei casi figli di genitori non vaccinati. Questo è un dato particolarmente significativo che dimostra quanto la vaccinazione sia importante non solo per le fasce più alte della popolazione ma anche per i più piccoli.