Tempo di lettura: 2 minutiIn Europa una patologia è definita rara se ha una prevalenza inferiore a 5 casi ogni 10.000 persone. Le persone con malattie rare possono essere poche per singola patologia, ma secondo le stime sono oltre 300 milioni nel mondo e 30 milioni in Europa. In Italia la stima supera i 2 milioni, di queste una persona su cinque ha meno di 18 anni.
Queste malattie, oltre ad essere raramente riscontrate, si manifestano e hanno sintomi che possono variare da persona a persona, anche per questo il tempo medio per una diagnosi è di 4 anni, ma può arrivare fino a 7.
Oggi inizia la settimana dedicata a queste patologie. Si parte con l’evento istituzionale “Malattie rare: traguardi raggiunti e sfide future”. Le iniziative di sensibilizzazione termineranno nella Giornata Mondiale del 28 febbraio, coordinata in Italia da UNIAMO.
Il Convegno, in modalità mista (ossia in presenza presso l’Auditorium del Ministero “Cosimo Piccinno” e online), co-organizzato da UNIAMO e Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con il Ministero della Salute, viene trasmesso dalle 10.00 alle 12.30, in diretta streaming su www.salute.gov.it, sul canale YouTube del Ministero della Salute e sulla relativa pagina Facebook.
Aprirà l’incontro la proiezione del video ufficiale del Rare Disease Day 2022, ideato da EURORDIS, il cui slogan per la XV edizione della Giornata è “Share your colours”.
Ad introdurre i lavori sarà Sergio Iavicoli, Direttore generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali del Ministero della Salute, seguiranno i saluti istituzionali di Pierpaolo Sileri, Sottosegretario di Stato dello stesso Ministero della Salute e di Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS.
Seguiranno le testimonianze dei pazienti con Eva Pesaro, vice Presidente di UNIAMO e, moderati daDomenica Taruscio, Direttrice del Centro Nazionale Malattie Rare dell’ISS, e da Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO, gli interventi di: Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’ISS e del Centro di Coordinamento dello Screening neonatale, la stessa dott.ssa Taruscio, Simona Bellagambi, membro del board di EURORDIS, Andrea Urbani, Direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Mirella Taranto, capo ufficio stampa dell’ISS. Le conclusioni sono affidate a Giovanni Leonardi, Segretario Generale del Ministero della Salute.
Emicrania, realizzata la mappa dei geni responsabili
Ricerca innovazioneUno dei più ampi studi mai realizzati sull’emicrania, con 872 mila individui arruolati, ha consentito agli scienziati del consorzio International Headache Genetics Consortium di realizzare una mappa dei geni colpevoli dell’insorgenza dell’emicrania. Lo studio (pubblicato dalla rivista Nature Genetics) è tallente ampio da aver coinvolto scienziati di tre continenti, con il coordinamento dell’Università di Helsinki. In tutto sono state associate all’emicrania ben 123 regioni del genoma. Molti dei geni scoperti sono specifici per diversi sottotipi di emicrania, ad esempio per le due forme più comuni, con o senza aura (un fenomeno visivo che spesso precede gli attacchi). «Il nostro studio – spiega l’autore principale del lavoro, Heidi Hautakangas – fornisce la prima opportunità significativa di valutare le componenti genetiche specifiche, distintive e quelle che invece sono condivise tra i due sottotipi più noti dell’emicrania, con e senza aura». Inoltre i risultati rappresentano ulteriori prove a sostegno dell’origine neuro-vascolare dell’emicrania. Alcuni dei geni scoperti sono, guarda caso, il bersaglio molecolare di due farmaci di recente entrati in uso clinico contro l’emicrania.
ALIMENTAZIONE
L’emicrania, che colpisce oltre un miliardo di persone nel mondo, è un disturbo dalle origini ancora in parte misteriose, ma con una nota predisposizione ereditaria. Infatti precedenti ricerche avevano associato alcuni geni alla malattia; tuttavia ad oggi nessuno studio aveva eguagliato questo lavoro per dimensioni. Hanno visto che alcune varianti genetiche sono più comuni tra i pazienti e non si trovano se non raramente nel Dna dei soggetti sani di controllo. Grazie a questo studio è possibile immaginare ora che potrebbero esserci nuovi potenziali bersagli farmacologici nascosti nelle regioni genomiche scoperte in questo lavoro, e quindi apre la via allo sviluppo di nuove terapie. Intanto, tra le evidenze ormai dimostrate, c’è quella che coinvolge l’alimentazione. La riduzione o l’abolizione di alcuni alimenti può essere infatti utile nel ridurre le crisi. Tra questi i principali sono i cibi dalla digestione particolarmente complessa come gli agrumi, le cipolle, i crauti, le olive in salamoia, la frutta secca in guscio, il pane e la pizza caldi (appena sfornati), le banane mature, il cioccolato, i fritti, il caffè (in modica quantità al contrario può anche essere benefico), il tè e le bevande contenenti caffeina e teina, pesce secco salato. Anche latte, yogurt e panna acida dovrebbero essere consumati con attenzione. Inoltre è bene fare attenzione anche ad alcune sostanze contenute negli alimenti: in particolare ai nitrati usati per conservare salumi e insaccati, alla tiramina presente nei formaggi stagionati, al glutammato di sodio usato nei dadi per bordo e nelle zuppe pronte in busta o nella cucina cinese, ai tannini del vino rosso. Ma non fanno bene all’emicrania neppure il digiuno e le diete troppo drastiche che causano un’alterazione del livello degli zuccheri.
Malattie Rare: al via gli eventi per la settimana dedicata
News PresaIn Europa una patologia è definita rara se ha una prevalenza inferiore a 5 casi ogni 10.000 persone. Le persone con malattie rare possono essere poche per singola patologia, ma secondo le stime sono oltre 300 milioni nel mondo e 30 milioni in Europa. In Italia la stima supera i 2 milioni, di queste una persona su cinque ha meno di 18 anni.
Queste malattie, oltre ad essere raramente riscontrate, si manifestano e hanno sintomi che possono variare da persona a persona, anche per questo il tempo medio per una diagnosi è di 4 anni, ma può arrivare fino a 7.
Oggi inizia la settimana dedicata a queste patologie. Si parte con l’evento istituzionale “Malattie rare: traguardi raggiunti e sfide future”. Le iniziative di sensibilizzazione termineranno nella Giornata Mondiale del 28 febbraio, coordinata in Italia da UNIAMO.
Il Convegno, in modalità mista (ossia in presenza presso l’Auditorium del Ministero “Cosimo Piccinno” e online), co-organizzato da UNIAMO e Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con il Ministero della Salute, viene trasmesso dalle 10.00 alle 12.30, in diretta streaming su www.salute.gov.it, sul canale YouTube del Ministero della Salute e sulla relativa pagina Facebook.
Aprirà l’incontro la proiezione del video ufficiale del Rare Disease Day 2022, ideato da EURORDIS, il cui slogan per la XV edizione della Giornata è “Share your colours”.
Ad introdurre i lavori sarà Sergio Iavicoli, Direttore generale della comunicazione e dei rapporti europei e internazionali del Ministero della Salute, seguiranno i saluti istituzionali di Pierpaolo Sileri, Sottosegretario di Stato dello stesso Ministero della Salute e di Silvio Brusaferro, Presidente dell’ISS.
Seguiranno le testimonianze dei pazienti con Eva Pesaro, vice Presidente di UNIAMO e, moderati daDomenica Taruscio, Direttrice del Centro Nazionale Malattie Rare dell’ISS, e da Annalisa Scopinaro, Presidente di UNIAMO, gli interventi di: Andrea Piccioli, Direttore Generale dell’ISS e del Centro di Coordinamento dello Screening neonatale, la stessa dott.ssa Taruscio, Simona Bellagambi, membro del board di EURORDIS, Andrea Urbani, Direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Mirella Taranto, capo ufficio stampa dell’ISS. Le conclusioni sono affidate a Giovanni Leonardi, Segretario Generale del Ministero della Salute.
Un regalo sospeso per i piccoli pazienti della Federico II
BambiniUn giorno di festa e divertimento tra i piccoli pazienti ricoverati presso la Chirurgia Pediatrica del Policlinico Federico II, guidata dal professor Ciro Esposito. UNICEF Italia ha infatti consegnato a tutti i bimbi ricoverati degli speciali kit da gioco Clementoni. «L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra UNICEF Italia e Clementoni- ricorda la presidente UNICEF Campania Emilia Narciso – ed è fortemente voluta dai giovani impegnati nel volontariato. La Clementoni ha consentito una “doppia solidarietà”: il contributo economico del cosiddetto regalo sospeso ha infatti sostenuto i progetti UNICEF nel mondo e le valigette gioco sono state donate a più di 2000 bambini in Italia che si trovano in situazioni di particolare fragilità». Presso la Chirurgia Pediatrica Federico II, da poco nominata centro di riferimento regionale per la Chirurgia Mini-invasiva e Robotica Pediatrica, giungono pazienti con gravi malformazioni congenite, gastrointestinali, urinarie e toraciche, provenienti da altre regioni italiane e, negli ultimi anni, anche dall’Africa, proprio grazie al supporto dell’UNICEF.
L’IMPEGNO DELL’AZIENDA
Il professor Esposito ha voluto ringraziare la direzione aziendale «per aver sempre sostenuto e investito nella nostra chirurgia pediatrica, dotando la struttura di sale operatorie multimediali integrate, le più moderne esistenti oggi in Italia e di aver sempre mostrato grande attenzione per l’umanizzazione dei processi di accoglienza ed accessibilità dei piccoli pazienti e delle loro famiglie». E soddisfazione è stata espressa anche dalla stessa direttrice generale Anna Iervolino: «Condividiamo un momento di grande gioia e leggerezza per i bambini ricoverati presso la nostra chirurgia pediatrica. Ringrazio UNICEF per questa splendida iniziativa e ritengo che costruire delle sinergie a favore di pazienti più fragili sia importante per dare un segnale di ripresa, incoraggiamento e sostegno in questo periodo di grande complessità per le famiglie e per le reti relazionali». Anche alla fine i più felici sono stati proprio i bambini, che nonostante il peso di aver affrontare le cure possono almeno ritrovare parte del mondo che hanno lasciato a casa e giocare ritrovando un pizzico di spensieratezza.
Dipendenza da Internet: la prima mappa dei centri in Italia
PsicologiaAnche internet può creare una vera e propria dipendenza. Un disagio che influenza la salute fisica e mentale di chi ne soffre, danneggia le relazioni interpersonali, interferisce con il lavoro e causa instabilità economica. La dipendenza da Internet viene descritta come “un abuso di questa tecnologia”, con delle conseguenze negative importanti sulla propria vita (Goldberg, 1995). Per dare risposta a chi necessita di aiuto è stata creata mappatura geolocalizzata e interattiva per individuare velocemente i servizi che si occupano di dipendenza da internet. Si tratta di una guida online realizzata dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS nell’ambito del progetto CCM Rete senza fili: tante connessioni possibili.
La mappa è stata presentata nell’ambito del webinar “Disturbi da internet” ed è disponibile sulla piattaforma dove gli operatori possono censirsi. La guida, aggiornata al mese di dicembre 2021, è un elenco ragionato delle strutture socio-sanitarie che si occupano delle problematiche legate all’uso di Internet e facilita l’accesso alle risorse territoriali agevolando e riducendo i tempi d’incontro fra domanda dell’utente e risposta dei servizi. L’Istituto Superiore di Sanità inoltre metterà a disposizione tutti i Telefoni Verdi sulle dipendenze (fumo, alcol, droga, doping, gioco d’azzardo) per poter intercettare anche i disturbi legati alla dipendenza da internet.
“Offrire agli utenti alle prese con un uso problematico da internet un aiuto per indentificare subito il servizio più idoneo – dice Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS – può favorire un più facile accesso alla presa in carico e al trattamento di questa dipendenza e prevenire così la cronicizzazione del disagio”.
Secondo i dati del censimento sono 99 le risorse territoriali che si occupano dei disturbi internet correlati, di cui 83 afferenti al Servizio Sanitario Nazionale e 16 al privato sociale. Tuttavia l’offerta non è omogenea sul territorio nazionale: la Lombardia per il Nord, le Marche per il Centro e la Sardegna per il Sud e le Isole sono le regioni con la maggior presenza di risorse territoriali per le dipendenze da Internet.
Non sono giunti aggiornamenti dalle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Molise. I percorsi di trattamento offerti sono caratterizzati prevalentemente da un approccio multimodale integrato che vede nell’intervento di sostegno psicologico al paziente (93%) l’intervento maggiormente proposto, a seguire la psicoterapia individuale (91%) e l’intervento di sostegno psicologico ai familiari (82%), l’intervento psicoeducativo individuale (73%) e la psicoterapia familiare (66%), percentuali minori riguardano gli altri interventi proposti nella scheda di rilevazione.
I professionisti che compongono l’équipe sono 347 e sono soprattutto psicoterapeuti (29%), assistenti sociali ed educatori professionali (entrambi 16%), medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria (15%) e a seguire psicologi clinici, infermieri professionali, medici specialisti in neuropsichiatria infantile, stagisti, borsisti e volontari.
Artrite reumatoide, perché è essenziale una diagnosi precoce
News PresaL’artrite reumatoide è una malattia che colpisce in Italia circa lo 0,4% della popolazione e per la quale è importante mettere in campo azioni mirate a ridurre il dolore, bloccare il processo di distruzione delle articolazioni, tenere sotto controllo le patologie collegate e recuperare le funzioni motorie. Quattro obiettivi imprescindibili per aiutare chi soffre di questa malattia reumatica infiammatoria cronica che, in stretta sintesi, porta all’erosione delle articolazioni. Come spesso accade per questa famiglia si patologie, le più colpite sono le donne, soprattutto nella fascia di popolazione che va dai 35 ai 60 anni. Gli esperti solo concordi nel ritenete che per alleviare il dolore, bisogna controllare il processo infiammatorio e per questo si usano gli anti-dolorifici. Il problema a lungo andare è la potenziale tossicità di questi farmaci, che devono essere somministrati sotto stretto controllo medico, soprattutto negli anziani. Grazie a queste terapie si riduce nei pazienti la sensazione di avere le articolazioni intorpidite, soprattutto al mattino. Anche se, come è facile intuire, si tratta di rimedi che sono adatti alle forme lievi; per quelle moderatamente aggressive è necessario ricorrere a combinazioni di farmaci sintetici e biotecnologici, che riducono la portata dell’infiammazione e le distruzioni articolari.
COMORBILITÀ
Uno dei problemi che i clinici devono affrontare nella cura dell’artrite reumatoide è quello delle comorbilità, ovvero la coesistenza di più patologie. Chi soffre di artrite reumatoide, infatti, è più soggetto ad avere l’osteoporosi secondaria e patologie cardiovascolari. Motivo per il quale è necessario monitorare il metabolismo osseo e dare spazio alla terapia fisica, anche preventivamente, in modo da poter riprendere la funzione delle articolazioni. Importante nella cura dell’artrite reumatoide è anche arrivare per tempo, perché spesso manca una diagnosi precoce. L’artrite reumatoide non è complessa solo da riconoscere, ma anche da trattare, infatti, nel corso della vita i pazienti devono cambiare le terapie più volte, perché il loro organismo smette di rispondere. Le terapie più efficaci prevedono di iniettare nell’organismo del paziente degli anticorpi che sono in grado di arrestare l’effetto di alcune sostanze che inducono l’infiammazione. Questi colpiscono esattamente il bersaglio, a differenza dei farmaci di sintesi che, invece, agiscono su molti punti e possono determinare più effetti collaterali. Il problema è che si tratta di materiale proteico e ci possono essere reazioni allergiche e lo sviluppo di anticorpi contro il farmaco. Così si inibisce la sua attività. Questo significa che questi farmaci in un paio d’anni perdono efficacia. La speranza è che la scienza possa progredire sempre più e sempre più in fretta, offrendo nuove speranze di cura per chi soffre di questa patologia.
Bonus psicologico: stanziati venti milioni. Come funziona
News PresaLa pandemia ha avuto gravi ripercussioni a livello mentale. Per questo il governo ha deciso di stanziare dei fondi per il bonus psicologico. Il voucher aiuterà le famiglie ad affrontare il disagio e l’impatto di questi ultimi due anni, soprattutto sui giovani e giovanissimi.
Il bonus psicologico
Nel decreto Milleproroghe sono state inserite risorse per 20 milioni, così suddivise: 10 milioni per il potenziamento delle strutture esistenti (anche con nuove assunzioni) e altri 10 come bonus psicologo, da assegnare in base all’Isee. A fare leva sulla decisione è stata anche la forte mobilitazione social, confluita anche in una petizione su Change.org, lanciata dal giornalista Rai Francesco Maesano che ha raggiunto oltre 300mila firme.
Il deputato del Pd, Filippo Sensi, primo firmatario di un emendamento ha sottolineato che è cresciuta in maniera impressionante la richiesta di aiuto, in particolare tra i giovani, i quali sono anche più avanti rispetto alle vecchie generazioni nel superare lo stigma culturale che per lunghi anni ha interessato il disagio mentale.
Resta il problema della rete pubblica che con soli 5mila psicologi non riesce ad accogliere e a soddisfare tutte le richieste. Per questo spesso l’accesso alla terapia diventa un mezzo esclusivo di chi si può permettersi un professionista privato.
“Sono consapevole che il bonus non sia la risposta adeguata, ma se può aiutare qualcuno, non dico a risolvere i problemi, ma ad avviare un percorso, è importante. E comunque è già fondamentale che se ne parli, che si esca dal timore di confessare di avere bisogno d’aiuto”, osserva Sensi.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza ha detto che il bonus psicologico è “una prima risposta” ma allo stesso tempo è necessario anche rafforzare tutto il sistema sanitario con un’azione strutturale e sinergica.
I numeri del disagio
Una ricerca condotta a ottobre 2021, dall’Istituto Piepoli per il Cnop, il Consiglio dell’ordine nazionale degli psicologi, su un campione di circa 5.600 professionisti fa una sintesi con una riflessione: la pandemia “ha influito pesantemente sulla salute mentale” delle persone.
In particolare: il 21% dei pazienti ha interrotto il trattamento per problemi economici, il 27,5% non lo hanno avviato per lo stesso motivo. La richiesta è aumentata soprattutto tra i giovani di 18-24 anni, le donne e il ceto medio. Sono calate le richieste per gli over 55. In generale con la pandemia sono cresciuti gli stati d’ansia (+83%), i disturbi dell’umore o depressione (+72%), i problemi dell’adolescenza (+62%) e quelli di coppia e con i figli (+49%).
Vaccinazione Covid, la Campania cambia marcia
News PresaCala il numero dei casi Covid in Campania e iniziano a chiudere alcuni degli hub vaccinali che sino ad oggi hanno consentito alla regione di ottenere ottimi risultati per la campagna vaccinale. Con la giornata di ieri, a esempio, hanno chiuso 6 dei 13 hub vaccinali attualmente messi in campo dall’ASL Napoli 2 Nord. In particolare le strutture di Giugliano Lago Patria, Tensostruttura di Villaricca, Frattamaggiore, Biblioteca di Frattaminore, Palestra Comunale di Acerra e il Palazzetto dello sport di Ischia. Restano invece in funzione gli hub di Bacoli Ostrichina, Pozzuoli Monteruscello, Forio di Ischia – Piazza Municipio, Procida, Liceo Cartesio di Villaricca (solo per le vaccinazioni pediatriche), Liceo Segré di Mugnano, Palazzo LuMo di Afragola. Clicca QUI per orari e giorni del nuovo calendario.
NESSUNA PRENOTAZIONE
In compenso, per favorire quanti devono ancora sottoporsi alla vaccinazione per accedere alle strutture non serve più alcuna prenotazione, purché si sia residenti sul territorio dell’ASL Napoli 2 Nord. L’ASL in poco più di 13 mesi ha somministrato circa 2.072.244 vaccini contro il Covid di cui 1.058.144 a donne e 1.014.100 a uomini. La fascia di età che si è sottoposta di più a vaccinazione è quella compresa tra i 40 e i 49 anni con 333.676 somministrazioni. Importanti cambiamenti riguardano anche gli hub vaccinali dell’ASL Napoli 1 Centro, che sino ad oggi hanno somministrato il numero record che sfiora i 2.000.000 di dosi. Ora però le nuove esigenze della campagna vaccinale richiedono la riorganizzazione degli orari di apertura dei principali Centri Vaccinali affinché la risposta possa essere adeguata all’attuale domanda. Così, ancora una volta, per rendere più agevole la vaccinazione, l’ASL Napoli 1 Centro torna ad aggiornare il calendario della rete dei Centri Vaccinali / punti vaccinali. Clicca QUI per il calendario aggiornato. Il messaggio che arriva forte e chiaro è che nonostante la curva del contagio stia scendendo, il vaccino continua ad essere l’arma principale per vincere la battaglia contro il virus.
Maculopatia: impiantato primo mini-telescopio nell’occhio in Italia
Ricerca innovazioneQuesta è la prima volta in Italia in cui viene effettuato un impianto innovativo che restituisce in parte la vista e l’autonomia agli anziani affetti da maculopatia. Si tratta di un vero e proprio telescopio galileiano miniaturizzato: un impianto assolutamente innovativo dal nome: SING IMT™ (Smaller-Incision New-Generation Implantable Miniature Telescope). Questo è tra i primi interventi al mondo e il primo in Italia, al di fuori del trial clinico registrativo, su tre pazienti (due uomini e una donna, tra i 65 e gli 80 anni), assistiti presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS dal professor Stanislao Rizzo, direttore della UOC di Oculistica del Policlinico Gemelli e Ordinario di Clinica Oculistica all’Università Cattolica, campus di Roma.
Maculopatia, il quadro di oggi
La maculopatia è un problema sociale in crescita nel mondo occidentale a causa dell’invecchiamento della popolazione. Nel nostro Paese, è affetto da questa condizione oltre un milione di persone, 200-300.000 dei quali in forma grave.
“Questo tipo di trattamento – spiega il professor Rizzo – è riservato ai pazienti con una forma avanzata di maculopatia. La macula è la parte centrale della retina, il tessuto più nobile e sofisticato del nostro organismo, composto da cellule altamente specializzate, i fotorecettori, che trasformano uno stimolo luminoso, un’immagine, in un impulso elettrico che viaggia dalla retina al cervello, nell’area dove la visione si forma. È la macula che ci consente di vedere i dettagli, di riconoscere i volti dei nostri cari, di vedere i colori e di leggere libri o gli sms sul cellulare. La macula – prosegue il professor Rizzo – è costituita da 9 strati di cellule diverse; ad oggi non siamo in grado di ricostruirla, né di farla rigenerare (ad esempio con le staminali), né di trapiantarla, perché è troppo sofisticata”.
A chi è indirizzato il trattamento
“Oggi, a guidare la classifica delle principali cause di cecità nel mondo occidentale – sottolinea il professor Rizzo – è la maculopatia senile, un processo degenerativo che compare soprattutto dopo i 60 anni. Ne esistono due forme: quella secco-atrofica, a evoluzione più lenta, per la quale non si dispone di terapie al momento (anche se ci sono molti trial sperimentali in corso) e la forma umida, più aggressiva e veloce nell’evoluzione, per la quale da qualche anno sono stati introdotti una serie di farmaci di grande efficacia. I pazienti affetti da maculopatia spesso lamentano come primo sintomo una difficoltà nella lettura, la distorsione delle immagini, il ‘salto’ di alcune lettere mentre legge (es. non vede il centro della parola); oppure vedono lo stipite della porta o le mattonelle del bagno deformate”. “La lente intraoculare prodotta dalla Samsara Vision che abbiamo impiegato qualche giorno fa non è altro che un telescopio miniaturizzato che viene impiantato nel corso di un normale intervento di cataratta, al posto del cristallino opaco. Questo sistema telescopico consente di sfruttare la parte di macula ancora funzionante”.
“Questo intervento è indicato per le forme atrofiche secche o anche per gli esiti di una forma umida ormai inattiva che abbia dato un problema residuo permanente. Ma conditio sine qua non è che il paziente debba essere operato di cataratta e non possono accedere all’intervento pazienti già operati di cataratta, che abbiano già un cristallino artificiale già impiantato”. “L’intervento – conclude l’oculista – si effettua in Day Surgery e dura 15-20 minuti”. Poi segue la fase riabilitativa.
Una giornata per commemorare i medici caduti per Covid
News PresaL’Italia intera si prepara a celebrare la Giornata nazionale delle professioni sanitarie, una giornata che sarà dedicata quest’anno alla memoria dei medici caduti durante la pandemia. Ma la celebrazione di questa domenica avrà un sapore amaro, perché arriva a pochi giorni da una bocciatura dolorosa. Non più tardi di una settimana fa, infatti, è arrivato il no al subemendamento presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù che proponeva di concedere un risarcimento alle famiglie dei medici deceduti nella lotta al Covid. Una bocciatura che i medici stessi hanno interpretato come uno schiaffo alla memoria di chi non c’è più. Tra le reazioni più forti, quella del segretario generale dei medici di famiglia, Silvestro Scotti: «Fa male constatare che una misura così importante sia stata bocciata per un mero e direi “misero” calcolo economico – ha detto -. Anche se oggi il Covid fa meno paura, dovremmo ricordare che i medici caduti nel corso della prima ondata sono gli stessi che tutti osannavano come eroi. Un appellativo che nessun collega ha mai inseguito né voluto, ma che ora suona quasi come una beffa per i figli, le mogli e i mariti che non potranno più abbracciare i loro cari». In tutto sono 369 le lapidi che ricordano con onore il coraggio di quei medici che a mani nude e senza alcuna protezione non si sono mai sottratti al proprio giuramento. Medici che si sono ammalati e sono morti, la metà dei quali appartengono alla medicina generale. «A queste famiglie – ricorda il segretario generale FIMMG – la proposta avanzata dalla Senatrice Maria Cristina Cantù cercava di portare un minimo di conforto e di sostegno, un segno materiale dell’attenzione dello Stato ovvero di tutti noi cittadini a quel sacrificio che ha sequele ancora oggi, ovviamente, in tutte quelle famiglie. Non si dovrebbe dimenticare che parliamo di famiglie che oltre la perdita umana, sono rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento. E sono famiglie alle quali non spettano solo indennizzi materiali, ma anche attenzione per la perdita di chance che hanno subito mogli e figli. Riteniamo pertanto che chi di dovere debba allargare le sue vedute, rifare i conti e trovare le risorse necessarie per un indennizzo, anche solo per equiparare queste famiglie nei diritti a quelle di chiunque altro sia deceduto al servizio delle Stato, per terrorismo o per mafia. Perché la violenza di tutti questi eventi non può che avere eguaglianza nella risposta di uno Stato che si voglia definire civile».
L’ORDINE DI NAPOLI
Intanto, domenica, all’auditorium dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Napoli e provincia (ore 10.00) si terrà una cerimonia commemorativa. A partire da sabato sera, la facciata della sede di via Riviera di Chiaia 9/C, quella che idealmente è la “casa” di tutti i medici e gli odontoiatri, sarà illuminata dal tricolore. «Questo virus – ricorda Bruno Zuccarelli – ha colpito tutti noi con una forza inaudita. Moltissimi colleghi oggi non ci sono più, ma resta per tutti noi l’esempio di una vita spesa al servizio degli altri. Un esempio che vogliamo onorare e coltivare anche a beneficio delle generazioni future». Immagine forte in ricordo di questo sacrificio è quella donata ai medici di Napoli lo scorso anno dall’artista Luca Carnevale e che raffigura un medico con le sembianze di un angelo, uno dei tanti, troppi caduti nella lotta al Covid. Dalla sua nuvola quel medico continua ad aiutare i colleghi impegnati in prima linea, intenti a salvare vite. Un’immagine che simbolicamente vuole omaggiare l’intera categoria dei camici bianchi.
Ospedalizzazioni in discesa, ma in troppi non hanno completato la vaccinazione
News PresaGli esperti iniziano a ragionare sulla possibilità di aprire alla quarta dose di vaccino, anche se per ora la questione riguarda solo i soggetti fragili. Il prossimo 24 febbraio si terrà infatti una riunione straordinaria della commissione tecnico scientifica dell’Aifa nel corso della quale, come detto, dovrebbe essere esaminata la possibilità di autorizzare la quarta dose del vaccino anti Covid ai soggetti fragili. L’esame dei dati sarà avviato in seguito alla richiesta del Ministero della Salute anche su richiesta di diverse regioni. Intanto, sul fronte delle ospedalizzazioni sembra arrivare qualche buona notizia. I nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore sono meno di 60mila (dati del ministero della Salute), a formate dei 70.852 del giorno precedente. Purtroppo è ancora alto il numero delle vittime: 278, ma comunque in calo rispetto ai giorni scorsi. Sempre guardando ai numeri, sono 12.265.343 gli italiani contagiati dal Covid dall’inizio della pandemia.
OSPEDALIZZAZIONI
Ad essere inquietante è il quadro che emerge dall’indagine Fiaso e che rivela come il 72% dei pazienti ricoverati per Covid non ha una copertura vaccinale adeguata. Fiaso ha analizzato la condizione vaccinale dei ricoverati con polmoniti da Covid nei reparti ordinari e nelle intensive: circa il 72% dei pazienti non ha affatto una copertura vaccinale o non ce l’ha completa, perché vaccinati da oltre 4 mesi e non ha fatto la dose booster. A sviluppare sindromi respiratorie e polmonari da Covid e ad avere necessità di ricovero, dunque, sono per oltre due terzi pazienti che non godono di copertura vaccinale adeguata. Fortunatamente la curva dei ricoveri comincia a scendere rapidamente: in una settimana il numero dei pazienti Covid ricoverati è diminuito del 17% e nei reparti ordinari la diminuzione dei pazienti, rispetto all’8 febbraio, si attesta al 16% mentre nelle intensive il calo arriva al 26%. La riduzione dei pazienti, tuttavia, procede a ritmi differenti: negli ospedali del Nord il calo dei ricoveri, sia nei reparti ordinari sia nelle rianimazioni, è stato del 29%. Nelle strutture del Centro i ricoveri sono scesi dell’11% mentre al Sud e isole i pazienti si sono ridotti dell’8%.