Tempo di lettura: 2 minutiIl sole non regala soltanto una piacevole pelle dorata durante la stagione estiva: i suoi raggi collaborano con il nostro organismo durante tutto l’anno per rafforzare le nostre ossa attraverso la produzione di vitamina D.
La vitamina D si trova in alcuni alimenti (olio di fegato di merluzzo, salmone, aringhe, tuorlo d’uovo, fegato, latte, verdure a foglia verde), ma in modiche quantità, rendendo difficile riuscire a ottenere il fabbisogno necessario solo attraverso la dieta (20%). Per questo la maggiore fonte di produzione di vitamina D per le nostre ossa deriva dall’azione dei raggi solari (80%).
Prendere il sole fa bene, ma rispettando alcune regole
Prendere il sole fa bene, ma è necessario esporsi senza correre rischi per la pelle: trascorrere molte ore al sole senza un adeguato filtro protettivo può essere molto pericoloso ed è una delle più comuni cause di melanoma. D’altra parte, quando esposta alla luce solare, la nostra pelle produce la vitamina D, un prezioso alleato per il nostro corpo.
I dermatologi consigliano di esporsi al sole senza protezione solare per circa di 20 minuti al giorno, evitando le ore centrali durante l’estate.
L’esposizione al sole aiuta il corpo a produrre vitamina D in modo naturale. Sebbene questa vitamina sia essenziale per il nostro corpo, la sua carenza è una condizione piuttosto comune: si conta che in tutto il mondo circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo non abbiano abbastanza vitamina D.
Tutti i benefici del sole sulla nostra salute
1. Riduce il rischio di depressione. Alcune ricerche dicono che, dopo aver trascorso alcune ore al sole, i sintomi della depressione tendono a diminuire. La luce del sole, infatti, stimola il cervello a produrre serotonina, che migliora l’umore e favorisce la calma. Anche per chi non soffre di depressione, passare del tempo al sole produce effetti benefici sull’umore.
2. Fa dormire meglio. Prendere il sole può aiutare a regolare il ritmo circadiano del sonno e incide positivamente sulla qualità del sonno. L’esposizione al sole durante il giorno incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a regolarizzare l’equilibrio ormonale.
3. Irrobustisce le ossa. La vitamina D aiuta il corpo ad assorbire il calcio, elemento che permette alle ossa di irrobustirsi e aiuta a prevenire patologie comuni come osteoporosi e artrite.
4. Potenzia il sistema immunitario. La vitamina D aiuta il corpo a combattere le malattie, comprese le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, l’influenza, alcune malattie autoimmuni e il cancro.
5. Riduce rischio di parto prematuro.
Carboidrati: perché non possono essere eliminati dalla dieta
AlimentazioneEsistono tre macronutrienti principali: proteine, grassi e carboidrati. Per avere un regime alimentare equilibrato è necessario integrarli tutti e tre. I carboidrati sono spesso ritenuti un nemico acerrimo della linea, in realtà sono la principale fonte di energia: sostengono il funzionamento del cervello, i muscoli e gli organi.
Esistono due tipi
I carboidrati possono essere semplici e complessi. Entrambi hanno effetti diversi sul corpo. Quelli semplici si trovano negli zuccheri raffinati, farina bianca e suoi derivati, dolci, cibo da fast food, bibite gassate, ecc. Sono anche definiti “calorie vuote”. A differenza dei carboidrati complessi, i carboidrati semplici entrano immediatamente in circolazione e forniscono energia velocemente. Ma cosa succede? Avviene un picco verso l’alto del livello di zucchero nel sangue, che poi precipita altrettanto velocemente. Di conseguenza ci si sente stanchi e più inclini agli attacchi di fame.
I carboidrati complessi, invece, vengono assorbiti più lentamente rispetto a quelli semplici; ciò significa che il livello di zucchero nel sangue aumenta gradualmente. Di conseguenza saziano più a lungo. I carboidrati complessi si trovano nei prodotti integrali, riso, mais, miglio, patate, frutta, lenticchie, fagioli, quinoa, amaranto e grano saraceno. Contengono vitamina B, acido folico, magnesio, calcio, ferro, proteine e fibre. Il beneficio delle fibre deriva dal fatto che non vengono digerite, prolungando il senso di sazietà.
Anche lo zucchero è un carboidrato?
Il glucosio è la più piccola e frequente molecola di carboidrato, spesso conosciuto come destrosio o semplicemente zucchero. Il cervello e le cellule nervose dipendono dalla quantità di glucosio, solo consumando quest’ultimo avviene la concentrazione. Il glucosio viene immagazzinato come glicogeno nel sangue, nel fegato e nei muscoli. I corridori ad esempio approfittano di questo effetto con dei “pasta party” prima di una gara di corsa.
Le quantità
Idealmente, andrebbero consumati carboidrati complessi durante tutta la giornata per mantenere stabile il livello di zucchero nel sangue. Un’abbuffata, invece, provoca un’impennata del livello di zucchero nel sangue e poi un crollo.
La dieta mediterranea
Scienziati della nutrizione di tutto il mondo l’hanno studiata e hanno stabilito come la dieta mediterranea garantisca in assoluto la miglior valenza salutistica. Le porzioni di questo regime alimentare sono costituite da:
Peperoncino: uso abituale dimezza rischio di morte per infarto e ictus
AlimentazioneIl peperoncino usato abitualmente è in grado di ridurre il rischio di morte per infarto del 40% e per ictus di oltre il 60%. Basta usarlo in cucina circa 4 volte a settimana. Inoltre riduce del 23% il rischio di morte per qualunque causa rispetto a chi non ne fa uso abituale. A dirlo è uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology e coordinato dagli epidemiologi dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università dell’Insubria a Varese e il Cardiocentro Mediterraneo di Napoli.
Lo studio sul peperoncino
La ricerca ha analizzato le abitudini alimentari di 22.811 molisani il cui stato di salute è stato monitorato per un tempo medio di otto anni. Gli esperti hanno visto che usare il peperoncino 4 o più volte a settimana riduce il rischio di morte del 23%, una riduzione del rischio di morte per infarto del 40%, e una riduzione di oltre la metà del rischio di ictus.
Il primo autore del lavoro Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Neuromed ha spiegato che la scoperta più interessante è che la protezione assicurata dal peperoncino è indipendente dal tipo di dieta adottata nel complesso. In altre parole qualunque sia lo stile alimentare (sano o meno sano), l’effetto protettivo del peperoncino è uguale per tutti.
Questo studio rappresenta un punto di partenza, ma serviranno nuovi studi, spiegano gli scienziati, per scoprire i meccanismi biochimici attraverso cui il peperoncino e altre piante agiscono.
Dieta mediterranea: ripara i vasi sanguigni
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneLa dieta mediterranea, basata sul consumo di fibre, olio di oliva e poca carne, oltre a proteggere i vasi sanguigni, riesce anche a ripararli reclutando delle squadre di cellule “idrauliche”. Si dimostra quindi una fondamentale alleata dei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Lo rivela una ricerca presentata al Congresso dell’Associazione europea per lo studio sul diabete (Easd) che si svolge a Monaco di Baviera, da giovani ricercatori della Società Italiana di Diabetologia. La dieta mediterranea, dunque, aumenta i livelli circolanti delle cellule progenitrici endoteliali che intervengono a livello dei vasi danneggiati per ripararli. Lo studio è stato condotto su 215 soggetti con diabete tipo 2 di nuova diagnosi, che sono stati randomizzati in due gruppi: al primo veniva consigliata una dieta di tipo mediterraneo, al secondo gruppo una dieta a basso contenuto di grassi. Sono stati misurati in tutti i partecipanti, all’inizio dello studio e a distanza di un anno, i livelli di cellule progenitrici endoteliali nel sangue. Al termine dello studio, i soggetti che avevano seguito la dieta mediterranea presentavano un numero di cellule progenitrici endoteliali significativamente maggiore rispetto al gruppo a dieta a basso contenuto di grassi. “Il nostro studio – ha detto Maria Ida Maiorino, una delle autrici – condotto in una popolazione di individui affetti da diabete tipo 2, dimostra per la prima volta che seguire una dieta di tipo mediterraneo con una modica restrizione di carboidrati e ricca di acidi grassi monoinsaturi, si associa all’aumento dei livelli circolanti dei progenitori delle cellule endoteliali, le cellule staminali di origine midollare preposte alla riparazione dei vasi sanguigni, quando interessati da danno ischemico”. Il lavoro suggerisce quindi l’esistenza di un nuovo inedito meccanismo attraverso il quale la dieta mediterranea esercita i suoi benefici effetti sul sistema cardiovascolare.
In genere rappresenta un modello alimentare molto efficace per chi vuole mantenersi in forma e seguire uno stile di vita salutare.
Dieta del digiuno a giorni alterni. Per gli studiosi funziona
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneDi diete ce ne sono tantissime, ma per risultare sane devono essere equilibrate e tenere conto delle caratteristiche di ogni persona. Una delle diete più famose, soprattutto tra le celebrity è quella del digiuno a giorni alterni. Questa dieta, nata negli Stati Uniti ma popolarissima anche in Europa, produrrebbe, secondo una ricerca, risultati in realtà simili a quelli delle diete piu’ convenzionali.
Lo studio condotto all’universita’ dell’Illinois a Chicago su un centinaio di obesi – divisi in due gruppi – ha osservato dopo un anno, un dimagrimento del 5.3% del peso corporeo, tra chi aveva seguito un regime alimentare tradizionale, ossia che limita quotidianamente il numero di calorie assunte .
Per chi aveva scelto la dieta del digiuno a giorni alterni – ossia un giorno si mangia normalmente mentre l’altro non piu’ di 500 calorie – il dimagrimento era stato pari al 6% del peso corporeo. Lievemente di piu’.
Ma il tasso di volontari che ha smesso questa dieta durante lo studio perche’ troppo dura è stato pari al 38%, contro il 29% degli ‘abbandoni’ tra chi ha seguito le diete piu’ comuni.
L’analisi è stata pubblicata su “Jama of Internal Medicine“.
Bisogna infine aggiungere che secondo gli esperti, ogni dieta deve essere consigliata in base alle caratteristiche di una persona e in base allo stile di vita e all’attività fisica.
La ricetta per allungare la vita di 10 anni. La svela un medico svedese
Alimentazione, News Presa, Prevenzione, Ricerca innovazioneSi trova in dieci piccoli gesti quotidiani il segreto per allungare la vita di 10 anni. A rivelarlo è Bertil Marklund, il medico di Vänersborg, specializzato in salute e autore de “La guida scandinava per vivere 10 anni di più”.
Il caso è stato ripreso da media e agenzie stampa italiane e come sottolinea lo stesso Corriere della Sera, si tratta di una serie di indicazioni concrete – semplici ma efficaci – per migliorare lo stile di vita, nella consapevolezza che sia questo a pesare per il 75% sulla durata della nostra vita (la genetica solo per il 25%). Alla base di tutto c’è la considerazione che “il nostro nemico peggiore, nel quotidiano, è l’infiammazione, una minaccia subdola e costante che oltre a indebolirci, alla lunga fa ammalare i nostri organi vitali”. Da qui, il piccolo vademecum su come rafforzare il sistema immunitario per combattere i radicali liberi.
1. Movimento. L’attività fisica costante riduce il rischio di 30/40 malattie. L’ideale quindi è la palestra o la corsa tre volte a settimana. Ma quotidianamente bastano 10-12 mila passi al giorno, corrispondenti a 6-8 chilometri. In caso di lavoro sedentario davanti al pc, alzarsi ogni tre quarti d’ora.
2. Ridurre lo stress. Uno dei grandi nemici è lo stress: sprigiona adrenalina e cortisolo, aumenta radicali liberi e infiammazioni. Per combatterlo, recuperare, respirare, perdonare e perdonarsi, ridurre le aspettative.
3. Sonno. Il sonno è fondamentale per recuperare le energie: 7 le ore che servono in media, insieme a un pisolino dopo pranzo di 20 minuti, se si ha la possibilità. Tra le buone abitudini, andare a dormire e svegliarsi alla stessa ora, mettere via smartphone e tablet, fare in modo di restare al buio.
4. Sole. Dal sole arriva la vitamina D, che rinforza il sistema immunitario, contribuisce ad attenuare le infiammazioni, ci protegge da varie malattie. Per incamerare una scorta, bastano 15-20 minuti di esposizione, lavorando in giardino o passeggiando in pantaloni corti.
5. Alimentazione. Tra gli alimenti che rafforzano le difese immunitarie, ci sono antiossidanti, come Omega-3 e Omega-6, i cibi a basso indice glicemico, fibre e probiotici. Meglio limitare la carne e assumerla preferibilmente bianca, evitare i cibi precotti.
6. Bere acqua (e non disdegnare il vino rosso). Non solo l’acqua (almeno un litro e mezzo al giorno), ma anche il caffè ha un effetto positivo. Non disdegnare neanche il vino, meglio rosso che bianco, perché riduce il rischio di diabete.
7. Peso. Per il medico svedese non bisogna essere per forza magri, ma evitare il sovrappeso, tenendo sotto controllo l’accumulo sul girovita. L’ideale è il digiuno breve: niente cibo dalle 18 alle 12 del giorno dopo.
8. Bocca sana. Per avere una bocca sana (e allungare la vita di oltre sei anni, secondo alcuni calcoli) bisogna seguire la regola del due: spazzolare i denti con due centimetri di dentifricio al fluoro per almeno due minuti, due volte al giorno.
9. Ottimismo. L’ottimismo aiuta. Per cambiare la propria visione, si consiglia di creare modelli positivi dentro di noi, immagini di cui essere grati e di cui godere. E ridere, che aumenta le endorfine.
10. Affetti. Importanti sono gli affetti – dalla famiglia agli amici – che vanno curati. Questi aiutano la guarigione, allontano il rischio di morire di ictus, più elevato per chi vive solo, e di ammalarsi di Alzheimer, doppio per chi si sente solo.
Arance, un toccasana per gli occhi
AlimentazioneUn’arancia al giorno leva il medico di torno. No, non è un errore. Salvando la buona pace delle mele, che fanno bene come ricorda il proverbio, anche le arance tengono lontano il medico. In modo particolare l’oculista. Al di là della considerazione che andando di questo passo i medici inizieranno ad aver paura della frutta (si scherza naturalmente), secondo una ricerca australiana le arance aiutano a ridurre significativamente il rischio di degenerazione maculare.
Over 50
Questa malattia colpisce la retina causando una perdita progressiva della visione centrale ed è una delle principali cause di cecità: in Australia colpisce una persona su sette sopra i 50 anni. E’ una patologia legata a più fattori, che colpisce in particolare la parte centrale della retina, ovvero la macula. Purtroppo la malattia ha un andamento progressivo e può portare alla perdita completa e irreversibile della visione centrale. Nei paesi industrializzati è la prima causa di ipovisione nelle persone che hanno più di 50 anni. Secondo un’indagine condotta su 600 persone italiane con più di 50 anni la degenerazione maculare è conosciuta solo dal 32%. Chi la vive ne conosce certamente il livello di gravità, ma fra gli altri la conoscenza è talmente esigua da non sapere che basterebbe una visita medica oculistica per averne una prima diagnosi.
Lo studio
Ricercatori del Westmead Institute for Medical Research, University of Sydney, hanno analizzato la dieta di 2.000 ultracinquantenni per un periodo di 15 anni, concentrandosi sul legame tra cibo assunto e il deterioramento della vista legato all’età. Dall’analisi dei dati è emersa una stretta correlazione della malattia al consumo di arance. «Le persone che ne mangiavano da una a due porzioni al giorno – scrive la responsabile della ricerca, l’epidemiologa Bamini Gopinath, sull’American Journal of Clinical Nutrition – avevano un rischio di degenerazione maculare ridotto del 60%. Contrariamente alle aspettative – continua – non è il contenuto di vitamina C a produrre i risultati favorevoli, ma i flavonoidi, composti che si trovano in una gamma di gruppi alimentari e di bevande, che hanno dimostrato di ridurre le infiammazioni e lo stress ossidativo nell’organismo». La studiosa definisce i risultati eccitanti e innovativi, ma sottolinea che la ricerca è ancora preliminare e che saranno necessari ulteriori studi concentrati sul legame fra arance e degenerazione maculare. «Con l’avanzare dell’età raccomandiamo una dieta più sana in generale e le arance ne sono parte», aggiunge tuttavia.
Il ruolo chiave del sole come fonte di vitamina D per avere ossa forti… e non solo
PrevenzioneIl sole non regala soltanto una piacevole pelle dorata durante la stagione estiva: i suoi raggi collaborano con il nostro organismo durante tutto l’anno per rafforzare le nostre ossa attraverso la produzione di vitamina D.
La vitamina D si trova in alcuni alimenti (olio di fegato di merluzzo, salmone, aringhe, tuorlo d’uovo, fegato, latte, verdure a foglia verde), ma in modiche quantità, rendendo difficile riuscire a ottenere il fabbisogno necessario solo attraverso la dieta (20%). Per questo la maggiore fonte di produzione di vitamina D per le nostre ossa deriva dall’azione dei raggi solari (80%).
Prendere il sole fa bene, ma rispettando alcune regole
Prendere il sole fa bene, ma è necessario esporsi senza correre rischi per la pelle: trascorrere molte ore al sole senza un adeguato filtro protettivo può essere molto pericoloso ed è una delle più comuni cause di melanoma. D’altra parte, quando esposta alla luce solare, la nostra pelle produce la vitamina D, un prezioso alleato per il nostro corpo.
I dermatologi consigliano di esporsi al sole senza protezione solare per circa di 20 minuti al giorno, evitando le ore centrali durante l’estate.
L’esposizione al sole aiuta il corpo a produrre vitamina D in modo naturale. Sebbene questa vitamina sia essenziale per il nostro corpo, la sua carenza è una condizione piuttosto comune: si conta che in tutto il mondo circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo non abbiano abbastanza vitamina D.
Tutti i benefici del sole sulla nostra salute
1. Riduce il rischio di depressione. Alcune ricerche dicono che, dopo aver trascorso alcune ore al sole, i sintomi della depressione tendono a diminuire. La luce del sole, infatti, stimola il cervello a produrre serotonina, che migliora l’umore e favorisce la calma. Anche per chi non soffre di depressione, passare del tempo al sole produce effetti benefici sull’umore.
2. Fa dormire meglio. Prendere il sole può aiutare a regolare il ritmo circadiano del sonno e incide positivamente sulla qualità del sonno. L’esposizione al sole durante il giorno incentiva la naturale produzione di melatonina di notte, contribuendo a regolarizzare l’equilibrio ormonale.
3. Irrobustisce le ossa. La vitamina D aiuta il corpo ad assorbire il calcio, elemento che permette alle ossa di irrobustirsi e aiuta a prevenire patologie comuni come osteoporosi e artrite.
4. Potenzia il sistema immunitario. La vitamina D aiuta il corpo a combattere le malattie, comprese le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, l’influenza, alcune malattie autoimmuni e il cancro.
5. Riduce rischio di parto prematuro.
Stress, ecco il segreto del linguaggio
News Presa, PsicologiaSaper leggere tra le righe significa saper andare oltre il senso letterale delle parole ma, in fatto di stress, proprio le parole possono essere un valido campanello d’allarme. Già, il nostro linguaggio la dice lunga sulla nostra condizione psicofisica e può essere un campanello d’allarme.
Avverbi sentinella
Quando siamo fortemente stressati tendiamo in generale a parlare meno, ma ad usare maggiormente avverbi, in particolare: «veramente» e «incredibilmente», che possono aiutarci a gestire lo stress agendo come intensificatori emotivi che evidenziano un più elevato stato di eccitazione. Un’altra tendenza è quella a usare meno pronomi plurali come «loro», segno che siamo più focalizzati su noi stessi.
Lo studio
È quanto emerge da una ricerca dell’Università della California e di quella dell’Arizona, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli studiosi hanno preso in esame 143 persone adulte a cui è stato chiesto di indossare dei registratori, che sono stati accesi ogni due minuti per due giorni, raccogliendo complessivamente 22.627 brevi clip audio. I ricercatori hanno esaminato le registrazioni, focalizzando l’attenzione in particolare su pronomi e aggettivi. «Di per sé non hanno particolare significato, ma aiutano a chiarire cosa sta succedendo a chi parla», spiega il professor Matthias Mehl, coautore dello studio. Il team ha confrontato poi il linguaggio utilizzato da ogni volontario con l’espressione di 50 geni notoriamente legati ad elevati livelli di stress, scoprendo che l’uso di alcune parole può prevedere cambiamenti legati allo stress sul Dna.
Per denti sani basta lavarli? Rispondono gli esperti
PrevenzionePer avere un sorriso sano non basta usare lo spazzolino. Spazzolare con cura, infatti, aiuta a rimuovere la placca dai denti, ma non elimina eventuale tartaro. Ma qual è la differenza? La placca è quell’accumulo di batteri che si forma sui denti e sotto le gengive, responsabile di carie e malattie gengivali, spiegano gli specialisti dell’Humanitas. Quando la placca non viene eliminata con lo spazzolino e il filo interdentale, si mineralizza, dando origine al tartaro. In questo caso entra in gioco la pulizia dentale professionale. A differenza della placca, infatti, per eliminare il tartaro non è sufficiente l’utilizzo dello spazzolino.
Denti sani, quando fare la pulizia dentale
La detartrasi, ablazione del tartaro o più comunemente detta pulizia dei denti dovrebbe essere un appuntamento fisso un paio di volte all’anno. Si tratta di un trattamento che mantiene in salute non solo i denti, ma tutto il cavo orale, smalto e gengive compresi. Ha una durata di circa 45 minuti/un’ora e viene eseguito dall’igienista con uno strumento specifico, l’ablatore, dotato di una punta metallica che vibra utilizzando gli ultrasuoni. L’ablatore riesce a rimuovere il tartaro anche dalle superfici dentali, normalmente non raggiungibili con l’igiene quotidiana. In seguito, con uno spazzolino rotante si distribuisce una pasta a base di fluoro per lucidare eventuali asperità dello strato di smalto. Il trattamento non è doloroso, tranne se la condizione dei denti non è ottimale.
Come fare prevenzione dentale
Spazzolino, dentifricio e filo interdentale devono far parte di una routine fissa. Gli specialisti dell’Humanitas raccomandano dai 5 anni in poi la visita odontoiatrica di controllo almeno una o due volte all’anno, per prevenire in tempo e scongiurare trattamenti molto più complessi, invasivi e costosi dopo.
Smartphone ai figli: “come dargli un grammo di cocaina” avverte la psicologa
PsicologiaOggi sono tanti i bambini che posseggono uno smartphone. Secondo Mandy Saligari, psicologa esperta di dipendenze e relazioni familiari: è “come dargli un grammo di cocaina”.
La dottoressa che è a capo della clinica di riabilitazione Harley Street Charter: due terzi dei sui pazienti sono ragazzi tra i 16 e i 20 anni, ma molti sono anche più giovani. Il numero di adolescenti assistiti dalla struttura è cresciuto in maniera esponenziale nell’ultimo decennio. In un’intervista al The Independent la terapista mette in guardia i genitori dai rischi di dipendenza da social network.
Gran parte dei suoi pazienti sono ragazze tra i 13 e i 15 anni coinvolte nel cosiddetto “sexting”: l’invio di immagini sessualmente esplicite tramite il proprio cellulare. “Sono convinte che mandare una foto di loro nude a qualcuno attraverso il proprio smartphone sia normale” racconta la psicologa.
Un recente studio italiano, promosso dal ministero della Salute e dall’ordine degli psicologi del Lazio, ha provato a far luce sull’uso di smartphone & Co tra gli adolescenti e sulle loro abitudini alimentari, mostrando una correlazione: maggiore è l’uso, più alto è il pericolo di comportamenti alimentari a rischio.
In America esiste addirittura un centro di disintossicazione da smartphone e dispositivi elettronici pensato per gli adolescenti, la struttura si trova vicino Seattle.
“Perché prestiamo meno attenzione a queste cose rispetto che alle droghe o all’alcol?” Avverte Mandy Saligari.