Obesità, i campani sono «condannati»
Grassi come ora non lo erano mai stati, ed entro il 2020 un campano su due sembra condannato all’obesità. Il dato emerge dallo studio «Okkio alla Salute», nel quale si evidenzia come il 46% dei campani in sovrappeso sia in realtà obeso. Il problema è di salute, ma anche di economia sanitaria. All’aumentare del peso, aumenta infatti la possibilità di sviluppare malattie correlate. Diabete e patologie, coronariche e respiratorie, ma anche una minore possibilità di avere un ruolo attivo nella società. «A tutto questo – dice Annamaria Colao, professore ordinario di Endocrinologia alla Federico II di Napoli – si aggiunge la situazione diventa collegata all’ultimo decreto regionale (decreto n° 4 del 17/01/2018) che ha contribuito a rendere ancora più difficile la fruibilità di pacchetti ambulatoriali complessi per l’obesità.
Esperti a confronto
Su questo tema, declinato in tutti i suoi aspetti, si stanno confrontando a Napoli esperti del calibro di Silvia Savastano (professore associato di Endocrinologia), Luigi Barrea (nutrizionista) e Giovanna Muscogiuri (ndocrinologa). Il simposio è cominciato oggi alla presenza del direttore della scuola di medicina Luigi Califano, del professore della Sapienza di Roma Andrea Lenzi, del presidente della Società italiana dell’obesità Fabrizio Muratori con discussioni sulle complicanze endocrine e metaboliche del paziente obeso, il deficit di vitamina D, l’approccio farmacologico e le problematiche legate alla tiroide.
Il programma Opera
L’acronimo sta per Obesity programs of nutrition, education, research, assessment of the best treatment ed è lo strumento migliore per attivare ancor più concretamente la comunità scientifica in questo campo. Per Annamaria Colao «l’obesità è un problema che riguarda principalmente le categorie sociali svantaggiate, vale a dire la fascia di popolazione che presenta minori livelli di istruzione e maggiori difficoltà ad accedere all’assistenza medica, a causa dei bassi livelli di reddito. Nonostante la Campania detenga il primato per la percentuale di obesi sul territorio italiano, l’ultimo decreto regionale ha contribuito a rendere ancora più difficile la fruibilità di pacchetti ambulatoriali complessi per l’obesità demandando ai medici di base e ai pediatri la prescrizione dei singoli codici delle prestazioni incluse nel pacchetto, producendo ricette separate per ogni prestazione appartenente ad una branca specialistica diversa. Questa modalità di prescrizione del PAC non consentirà al paziente obeso di avere nessun vantaggio rispetto all’esecuzione dei singoli esami e consulenze non inseriti all’interno di un percorso assistenziale, rendendo difficoltoso una seria presa in carico dei bisogni complessi e rendendo i percorsi assistenziali non lineari e fruibili per professionisti e pazienti».