Microplastiche trovate anche nell’uomo. L’allarme
Frammenti di materie plastiche di cui sono composti anche gli imballaggi usa e getta più comuni, come pellicole, vaschette, bottiglie, tappi e flaconi. Se fino ad oggi erano state trovate nei cibi, soprattutto nei pesci che le ingoiano in mare, ora un primo studio conferma ufficialmente come le microplastiche possano invadere anche il corpo umano.
Le microplastiche
Polietilene, Polipropilene e Polietilene Tereftalato (PET): le microplastiche sono particelle di piccole dimensioni che si trovano praticamente ovunque. I più comuni sono il ‘polipropilene’, presente ad esempio nelle sedie o nelle custodie per CD, e il ‘polietilene tereftalato’, utilizzato per produrre contenitori per bevande e per cibi. Ogni anno finiscono negli oceani otto tonnellate di plastica che vengono poi ingerite dai pesci o finiscono nel sale da cucina, così come nell’acqua del rubinetto e perfino quella in bottiglia. Ora sono state ritrovate anche nell’uomo. Intanto in Italia, a partire dal Ministero dell’Ambiente diventato “plastic free”, si stanno adottando misure per cercare di frenare l’inquinamento da plastica. In Gran Bretagna, invece, lo stesso processo è rapidamente accelerato: monouso e cannucce di plastica potrebbero essere infatti banditi a breve, entro un anno, così come i cotton fioc.
Lo studio
In questo studio otto partecipanti hanno tracciato un diario alimentare per una settimana prima di raccogliere diversi campioni di feci. La presenza di microplastiche è stata riscontrata in ogni campione raccolto, in media 20 particelle ogni 10 grammi di feci. “Si tratta del primo studio nel suo genere e conferma quanto a lungo abbiamo sospettato – dichiara l’autore che presenterà il lavoro in occasione della settimana della European Union Gastroenterology (26th UEG Week) a Vienna – e cioè che la plastica raggiunge il nostro intestino. È dirimente capire cosa comporti per la salute umana, specie per chi soffre di disturbi gastrointestinali. Le particelle di microplastica si accumulano infatti nell’intestino, inoltre le più piccole possono entrare nel circolo sanguigno e potrebbero anche raggiungere il fegato”, conclude.