Acqua minerale e plastica, un connubio controverso
Bere acqua, ma non dal rubinetto. È la convinzione del 29,4% delle famiglie italiane, che evidentemente si fida poco o niente dell’acqua pubblica. Una sfiducia che resta stabile rispetto al 2021, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (40,1% nel 2002). I dati sono quelli dell’Istat, contenuti nelle statistiche sull’acqua per il periodo 2020-2022 e diffusi in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Enormi sono le differenze sul piano territoriale: si passa dal 17,3% di sfiducia nel Nord-est al 58,3% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (61,7%), in Calabria (51,1%) e in Sardegna (48,6%).
MICROPLASTICHE
Se è vero che in molti preferiscono bere acqua minerale, molti altri si chiedono se la plastica che la contiene non faccia male. Diciamo subito che la plastica usata per l’acqua non è la stessa plastica utilizzata per imballaggi o per produrre oggetti di uso comune. Per le bevande, così come per l’acqua minerale, per esempio, viene usato principalmente il PET (polietilene tereftalato). Le norme in questo settore sono stringenti e tendono a imporre dei limiti importanti per le sostanze che potrebbero trasferirsi dalla confezione all’alimento andando ad alterarlo.
LA MIGRAZIONE
Questo trasferimento di sostanze viene chiamato migrazione. Ovviamente la quantità di sostanze che potrebbero trasferirsi al prodotto dipende da molti fattori, ad esempio la modalità e dal tempo di conservazione del prodotto, le proprietà chimico-fisiche della sostanza migrante, dalla temperatura e molto altro. Anche se in piccola parte, l’acqua contenuta in bottiglie di plastica può presentare delle alterazioni.
I DATI
Secondo lo studio Experimental Comparison of Chemical Migration, sembra che ci siano 29 sostanze chimiche pericolose per la salute che possono migrare dalla plastica della bottiglia all’acqua contenuta al suo interno. Tra queste sostanze si trovano aldeidi come l’acetaldeide e la formaldeide, chetoni e ftalati. È stato osservato che la quantità di queste sostanze aumenta di 9 volte se la bottiglia viene esposta a temperature che passano da 20 a 30 °C, e di 4 volte se l’acqua rimane nella bottiglia per più di tre mesi.