Reflusso gastroesofageo: cause, sintomi, prevenzione e cura
Il reflusso gastroesofageo colpisce milioni di persone ogni anno. Si verifica quando l’acido dello stomaco risale nell’esofago. La pirosi, o bruciore di stomaco, è il sintomo più comune. In Italia, secondo le stime, circa il 30% della popolazione soffre di reflusso gastroesofageo, con una prevalenza maggiore nei mesi più freddi. Le festività e il consumo di cibi ricchi di grassi e zuccheri peggiorano la condizione. A lungo andare, il reflusso può portare complicanze più serie, come l’esofagite e l’esofago di Barrett.
Cosa provoca il reflusso gastroesofageo
Le cause del reflusso gastroesofageo sono molteplici. La principale è l’indebolimento dello sfintere esofageo inferiore, il muscolo che separa lo stomaco dall’esofago. Questo muscolo dovrebbe aprirsi per permettere il passaggio del cibo e chiudersi per impedire la risalita dei succhi gastrici. Quando funziona male, l’acido risale, provocando i sintomi del reflusso. L’obesità, la gravidanza e il fumo sono tra i principali fattori di rischio. Anche l’alimentazione è determinante, cibi grassi, cioccolato, menta, alcol, caffè e bevande gassate potrebbero favorire il reflusso. Lo stress, in particolare, può peggiorare i sintomi a causa della variazione degli ormoni che regolano la digestione.
Sintomi
I sintomi del reflusso gastroesofageo variano, il bruciore di stomaco è il più diffuso. Si manifesta come una sensazione di bruciore che parte dallo sterno e può risalire fino al collo. Spesso è accompagnato da rigurgito acido o acido in bocca. Altri sintomi includono difficoltà a deglutire, tosse cronica, raucedine e, in alcuni casi, dolore al petto . Questo dolore può essere confuso con un infarto, il che rende importante una diagnosi corretta. In casi gravi, il reflusso può causare danni all’esofago, come l’esofagite, che aumenta il rischio di esofago di Barrett, una condizione precancerosa.
Prevenire e gestire il reflusso gastroesofageo: dieta e stile di vita
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo comune ma gestibile. La prevenzione inizia con una corretta alimentazione e uno stile di vita sano. Ridurre l’assunzione di cibi che scatenano il reflusso, mantenere un peso equilibrato, evitare il fumo e ridurre lo stress possono fare una grande differenza.
Il primo passo è modificare la dieta e lo stile di vita. Può essere utile evitare alcuni cibi che aumentano il reflusso, come i fritti, i cibi piccanti, il cioccolato, il caffè, le bevande gassate e alcoliche, gli agrumi e i pomodori. Ridurre le porzioni e mangiare lentamente aiuta a prevenire la pressione sullo stomaco. Inoltre è importante non coricarsi subito dopo i pasti e aspettare almeno tre ore prima di andare a letto. Sollevare la testata del letto di 15-20 centimetri è un metodo efficace per prevenire la risalita dell’acido.
Lo stile di vita è altrettanto importante. Mantenere un peso sano è essenziale, poiché l’obesità è uno dei principali fattori di rischio per il reflusso gastroesofageo. Anche una perdita di peso moderata, pari al 10% del peso corporeo, può migliorare significativamente i sintomi. Il fumo può peggiorare il reflusso, poiché la nicotina indebolisce lo sfintere esofageo. In particolare, lo stress cronico è uno dei fattori di rischio, per questo attività come lo yoga e la meditazione possono essere utili per gestire i livelli di stress.
Cura del reflusso
Non sempre i cambiamenti nello stile di vita sono sufficienti, è fondamentale rivolgersi al proprio medico o allo specialista gastroenterologo che potrebbe prescrivere una cura farmacologica. Gli antiacidi, disponibili senza prescrizione, neutralizzano temporaneamente l’acido gastrico, offrendo sollievo rapido ma breve. Tra i farmaci disponibili esistono gli inibitori della pompa protonica (IPP) che riducono la produzione di acido gastrico e sono spesso prescritti per trattamenti a lungo termine. Secondo gli studi sono efficaci nel 70-80% dei casi. Gli H2-antagonisti, un’altra classe di farmaci, bloccano i recettori dell’istamina, riducendo anch’essi la produzione di acido. Tuttavia, un uso prolungato di IPP può causare effetti collaterali, per questo è importante attenersi strettamente alle indicazioni del medico.
Quando è necessario l’intervento chirurgico
Il reflusso gastroesofageo può portare a complicanze gravi. L’esofagite è una delle più comuni e, se non trattata, può causare ulcere esofagee che a loro volta possono portare a sanguinamenti e difficoltà a deglutire. L’esofago di Barrett è un’altra complicanza che aumenta il rischio di cancro esofageo. Secondo gli studi, circa il 10-15% delle persone con reflusso gastroesofageo sviluppa questa condizione. Quando i trattamenti farmacologici non funzionano, può essere necessario l’intervento chirurgico. Studi mostrano che il 90% dei pazienti operati sperimenta una riduzione significativa dei sintomi.