Hpv test, nuova frontiera contro i tumori del collo dell’utero
Saranno gli Ospedali Civili di Brescia insieme ad altre quattro realtà ospedaliere della Lombardia, che dispongono assieme del laboratorio di Virologia e di quello di Analisi microbiologiche, ad effettuare il test Hpv contro i tumori del collo dell’utero al posto del Pap test. Lo stabilisce il piano regionale di prevenzione 2015/2018 disposto dalla Regione Lombardia che prevede la messa a sistema dello screening con il test Hpv. Questo test, molto sensibile, permette di cercare la presenza di Dna del papillomavirus che è la causa del 95% di neoplasie del collo dell’utero e di dare risposte in tempi molto brevi, due o tre giorni al massimo. Il Pap test invece, è un esame citologico che rileva le alterazioni già in atto nelle cellule della cervice dell’utero e i risultati di quest’analisi richiedono circa 15 o 20 giorni.
L’Hpv test diventerà il principale per le donne oltre i 35 anni di età, mentre il Pap test resterà quello di riferimento per le più giovani (tra i 25 e i 35 anni). Una prassi destinata lentamente a sparire dal momento che le ragazze che oggi hanno 12 anni vengono già vaccinate contro il virus Hpv.
L’esecuzione dello screening per il tumore del collo dell’utero in Lombardia, inoltre, dal 2017 non sarà più di competenza degli ambulatori dell’Ats, ma passerà alle Asst e l’unità mobile donata dalle fondazioni Berlucchi, Asm, Golgi e Lonati, verrà concessa al Civile per garantire continuità al percorso avviato (raggiungendo le donne nelle aree più lontane della provincia), con l’impegno ad effettuare 60 sedute all’anno.
L’anno scorso hanno risposto all’invito ad eseguire il Pap test di screening 50 mila donne bresciane, il 53%, a cui si aggiunge un altro 20% dato dalle donne che lo eseguono dal proprio ginecologo; per 1500 l’esame è risultato positivo, mentre sono 10 i carcinomi individuati.