Parkinson, l’efficacia del trapianto di feci
Il trapianto di feci da pazienti sani a pazienti malati di Parkinson può migliorare i sintomi motori di questi ultimi, come tremori e rigidità. Quella che può sembrare una bufala è invece una delle ultime frontiere nella lotta a questa malattia neurodegenerativa ed è legata alle più recenti scoperte sul suo funzionamento. In particolare, la notizia del trapianto di feci si lega allo stretto legame, ormai appurato, tra la malattia di Parkinson e la flora batterica intestinale.
Parkinson e batteri divergenti
Molto interessante a riguardo è uno studio dell’Università dell’Alabama di Birmingham che ha messo in luce come nelle feci dei pazienti con Parkinson sussistano significative differenze nella composizione dei batteri. Tra le famiglie divergenti figurano Lactobacillaceae, Bifidobacteriaceae, Christensenellaceae, Pasteurellaceae e altre. Un’altra indagine più recente ha invece trovato una correlazione con la presenza del batterio Desulfovibrio.
La proteina responsabile
Una delle convinzioni che sta emergendo è che la malattia di Parkinson sia legata ad una proteina dal nome complesso quanto il suo compito: alfa-sinucleina. Semplificando non poco, l’idea è che il cattivo funzionamento di questa proteina porti alla formazione di piccoli grumi nella parete intestinale che, attraverso il nervo vago, riescono poi a raggiungere il tessuto cerebrale e a distruggere i neuroni dopaminergici (produttori di dopamina) innescando i tipici sintomi del Parkinson: tremori, rigidità, difficoltà mantenere l’equilibrio, ma anche stitichezza, disturbi del sonno e perdita dell’olfatto.
La diagnosi del Parkinson
Il neurologo per la diagnosi clinica valuta la storia clinica e familiare del paziente e la presenza di sintomi e segni neurologici. L’indagine potrebbe inoltre richiedere l’esecuzione di esami quali la risonanza magnetica nucleare ad alto campo, SPECT DATscan, PET cerebrale, scintigrafia del miocardio e test neurofisiologici del sistema nervoso autonomo.
Sperimentazione
Alla luce dello stretto legame tra batteri intestinali e la patologia neurodegenerativa, i ricercatori hanno ipotizzato che trapiantare feci di persone sane in pazienti con Parkinson allo stadio iniziale avrebbe potuto offrire dei benefici nella sintomatologia, grazie all’alterazione benefica indotta alla flora batterica. Ed è proprio questo che è stato scoperto. A condurre l’esperimento un team di ricerca belga composto da scienziati dell’Ospedale Universitario di Ghent, della Facoltà di Medicina e Scienze della Salute dell’Università di Ghent e del VIB-UGent Center for Inflammation Research. Quanto scoperto, assieme alle conoscenze già acuiste negli anni, consentirà di arrivare nel tempo a cure sempre più efficaci e, magari, anche a vincere una battaglia che oggi sembra inarrivabile.