Infarto fa invecchiare il cervello dai 6 ai 13 anni. Lo studio
Nel 2020 le malattie del sistema circolatorio sono state la prima causa di morte in tutti i paesi dell’UE, inclusa l’Italia. Nel nostro Paese, il 44% delle morti è dovuta a infarto e ictus.
Quando l’esito non è mortale, le conseguenze dell’infarto del miocardio si manifestano nel lungo periodo anche per la salute mentale. Negli anni successivi, infatti, avviene un affievolimento della memoria e delle facoltà esecutive.
A dimostrare l‘accelerazione del declino cognitivo è un ampio studio pubblicato su Jama Neurology e guidato dalla professoressa Michelle C. Johansen della Johns Hopkins University (Baltimora, Usa). «Questi risultati indicano che la prevenzione dell’infarto può essere una strategia anche per proteggere la salute mentale nelle persone anziane», hanno osservato i ricercatori.
Declino cognitivo dopo un infarto: invecchiamento da 6 a 13 anni
Il team di studiosi ha analizzato i dati di 6 studi condotti tra il 1971 e il 2019. In totale il campione esaminato è stato di 30.465 persone con età media di 64 anni, nessuno dei quali aveva precedenti di infarto del miocardio, demenza o ictus al momento della prima valutazione cognitiva.
«Il declino della cognizione globale dopo l’infarto del miocardio equivaleva da 6 a 13 anni di invecchiamento cognitivo – ha spiegato Johansen – rappresentando un importante problema di salute pubblica».
I cambiamenti cognitivi sono arrivati negli anni a seguire. Hanno mostrato un più rapido declino rispetto quanti non avevano avuto problemi di cuore. Questo declino si è presentato sotto tre aspetti: cognizione in senso globale, memoria, funzioni cognitive.