Celiachia, 9mila diagnosi l’anno. Sintomi e rischio moda “gluten free”
Sono 6 milioni gli italiani che si considerano affetti da celiachia senza avere una diagnosi. Acquistano prodotti senza glutine sulla scia di falsi miti. In totale sprecano ogni anno 105 milioni di euro per l’acquisto di cibi a loro non necessari. Inoltre gli esperti mettono in guardia dai rischi dell’esclusione di nutrienti senza motivo. La dieta senza glutine è invece l’unica terapia possibile per i celiaci e non una scelta.
La celiachia, infatti, è una malattia irreversibile. Chi ne soffre deve nutrirsi senza glutine per tutta la vita, in ogni circostanza. Una volta diagnosticata la patologia, il Servizio Sanitario Nazionale eroga ai pazienti i prodotti dietetici fino a un tetto massimo di spesa pari, in media, a 90 euro/mese per paziente. Per i pazienti celiaci, i prodotti senza glutine sono dei salvavita.
Sintomi e diagnosi
I sintomi possono variare, ma i più comuni sono: diarrea, gonfiore addominale e meteorismo, crampi all’addome e perdita di peso. In alcune persone la celiachia potrebbe non presentare alcun sintomo.
Quando si sospetta la patologia, è importante rivolgersi al medico prima di iniziare una dieta priva di glutine. Gli esperti sottolineano che interrompere o ridurre la quantità di questa proteina prima di sottoporsi al test, potrebbe, infatti, alterare i risultati degli esami diagnostici.
La patologia viene riscontrata attraverso gli esami del sangue con sierologia per celiachia. In caso di risultato positivo, si effettua una gastroscopia con biopsie multiple a livello del duodeno.
La celiachia in Italia
In media, in Italia ogni anno vengono effettuate circa 9.000 diagnosi di celiachia. Per un totale, nel 2021, di 241.729 celiaci di cui il 70% (168.385) appartenenti alla popolazione femminile e il restante 30% (73.344) a quella maschile.
La maggioranza dei celiaci diagnosticati si trova in Lombardia (18,2%) e, a seguire, nel Lazio (10,2%), in Campania (97%,), in Emilia Romagna (8,1%). La celiachia è una patologia autoimmune cronica che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti. Nel complesso colpisce circa l’1% della popolazione generale.
I dati emergono dalla Relazione annuale del Ministero della salute. Sono raccolte anche le informazioni sulle mense – scolastiche, ospedaliere e annesse alle strutture pubbliche – che, grazie alla legge 123/2005, devono garantire il pasto senza glutine ai celiaci che ne fanno richiesta. Dalle anagrafi regionali risulta che nel 2021 le mense nazionali così organizzate sono state 37.727, di cui 27.233 scolastiche (72%), 7.475 ospedaliere (20%) e 3.019 annesse alle strutture pubbliche (8%).
Nel 2021 sono stati realizzati 433 corsi di formazione che hanno visto coinvolti circa 7.701 operatori del settore ristorativo e alberghiero. Le regioni più attive sono state Piemonte, Emilia Romagna e Abruzzo. Non sono stati attivati corsi di formazione in Friuli Venezia Giulia e Umbria.
I dati del 2021 – si fa notare nella Relazione – riflettono ancora le problematiche legate alla pandemia, tanto è vero che i corsi di formazione attivati (433) risultano ancora molto ridotti rispetto al 2019 (678) ma sicuramente in ripresa se si osservano quelli del 2020 (313). Inoltre, anche il numero dei partecipanti ai corsi di formazione risulta dimezzato (7.701) rispetto al periodo pre-pandemia (16.987) ma in leggera ripresa rispetto al 2020 (5.783).