Dolcificanti sconsigliati per dimagrire dall’Oms. I rischi
I dolcificanti sono additivi molto usati per addolcire cibi e bevande e come edulcoranti da tavola. Ad oggi sono considerati un mezzo per la perdita di peso e la riduzione del rischio di malattie. Tuttavia l’Organizzazione Mondiale della Sanità ne ha sconsigliato l’uso nelle nuove Linee Guida. La nuova raccomandazione si basa su una revisione sistematica degli studi al fine di valutarne la sicurezza.
Secondo i dati, l’uso di dolcificanti non zuccherini “non porta alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo negli adulti o nei bambini”. Inoltre, comporta il rischio di “potenziali effetti indesiderati”, “come un aumento del rischio di diabete, malattie cardiovascolari e mortalità negli adulti”.
La raccomandazione “include tutti i dolcificanti non nutritivi sintetici, presenti in natura o modificati che non sono classificati come zuccheri presenti negli alimenti e nelle bevande”. Si tratta di: “acesulfame K, aspartame, advantame, ciclamati, neotame, saccarina, sucralosio, stevia e derivati della stevia“. La raccomandazione dell’Oms non si applica ai prodotti per la cura e l’igiene personale, come dentifrici o farmaci, né a agli zuccheri a basso contenuto calorico.
Dolcificanti, cosa dicono gli esperti
“Le nuove linee guida dell’OMS sui dolcificanti, sul tema della loro sicurezza, sono condivisibili” – dichiara il professor Andrea Natali, ordinario di scienze e tecniche dietetiche applicate e coordinatore eletto del comitato scientifico della Società Italiana di Diabetologia.
Nella popolazione adulta, sia chi usa abitualmente dolcificanti in sostituzione dello zucchero che chi consuma bevande con dolcificanti ha un rischio maggiore, rispettivamente +34% e +23%, di sviluppare diabete di tipo 2 nel corso del tempo. Chi consuma abitualmente dolcificanti rispetto a chi non li consuma ha un rischio maggiore, dal 20% al 30%, di sviluppare malattie cardiovascolari. In gravidanza il consumo di dolcificanti si associa ad un maggior rischio di parto pretermine, pari al +25%.
“Per quanto riguarda l’insorgenza del diabete – spiega il professore – è estremamente improbabile che i dolcificanti abbiano un effetto causale diretto sulle malattie. È più verosimile che chi consuma dolcificanti abbia una minore educazione alimentare, abbia o abbia avuto un profilo metabolico parzialmente alterato, abbia familiarità per diabete oppure, banalmente, si senta giustificato a mangiare di più.
Nello studio non viene preso in esame l’impatto dei dolcificanti sul controllo glicemico, ma sappiamo dalle linee guida ADA sulla terapia nutrizionale medica che il loro effetto è controverso. Per quanto riguarda le malattie cardiovascolari – considera poi Natali – questo è il dato più difficile da spiegare, non avendo i dolcificanti alcun impatto sui maggiori fattori di rischio tradizionali, quali il livello della pressione e i lipidi. Gli studi al riguardo sono ancora pochi, eterogenei nei risultati e gli aggiustamenti per i fattori di confondimento spesso incompleti. Infine, i dati sul parto pretermine – conclude l’esperto – anche se non robusti giustificano la cessazione del consumo di dolcificanti in gravidanza”.
Questo ed altri temi verranno discussi nel forum multidisciplinare “Panorama Diabete – Prevedere per prevenire” promosso dalla SID dal 21 al 24 maggio al Palazzo dei Congressi di Riccione.