Miele: antinfiammatorio naturale, ma dipende dall’uso
Negli ultimi anni è aumentata la consapevolezza dell’impatto degli zuccheri sull’alimentazione. Il mondo occidentale e parte di quello in via di sviluppo sono interessate dall’emergenza di obesità e diabete. Nel frattempo gli studi si sono concentrati sul diverso apporto nutrizionale dei vari zuccheri. Gli scienziati dell’Università canadese di Toronto hanno approfondito le proprietà del miele attraverso una revisione di studi.
Lo studio sul miele
Gli scienziati hanno fatto riferimento a una meta-analisi di studi compresi nei database MEDLINE, Embase e Cochrane Library. L’effetto del miele è stato valutato su: adiposità, controllo glicemico, lipidi, pressione sanguigna, acido urico, marcatori infiammatori e marcatori di steatosi epatica non alcolica. Hanno scelto un totale di 18 studi controllati (fino al 4 gennaio 2021) in cui i partecipanti seguivano una dieta sana. Gli zuccheri quindi non superavano il 10% dell’apporto calorico giornaliero, come consigliano le linee guida mondiali. I partecipanti assumevano ogni giorno 40 grammi di miele, proveniente da più fiori, che corrisponde a circa due cucchiai, per 8 settimane.
Cosa emerge
Dai risultati dello studio è emerso che il miele ha ridotto la glicemia a digiuno, il colesterolo totale e quello cattivo (LDL), i trigliceridi e ha influito positivamente anche sul fegato grasso. Sono aumentati anche i livelli di colesterolo buono (HDL) e di alcuni marcatori dell’infiammazione.
Quale miele e quanto
Per quanto riguarda il miele, quello di acacia, trifoglio e grezzo si sono rivelati superiori per il controllo glicemico e i livelli lipidici. Infatti, perde molte proprietà salutari dopo la pastorizzazione (cottura a 65° per almeno 10 minuti).
Il miele grezzo ha batteri probiotici, inclusi i lattobacilli, che migliorano la regolazione del sistema immunitario. La lavorazione riduce la quantità di batteri probiotici. Le fonti botaniche dei vari tipi di miele invece sono generiche e i dati relativi pochi.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, includono il miele nella loro definizione di zuccheri liberi o aggiunti. Tuttavia, secondo gli autori, il miele non è paragonabile agli altri zuccheri liberi, perché ha proprietà superiori. Sebbene il miele contenga circa l’80% di zuccheri (come fruttosio e glucosio), è un composto complesso di zuccheri comuni e rari, proteine, acidi organici e altre sostanze bioattive.
Nello specifico, gli zuccheri rari sono il 14% e moderano l’effetto del fruttosio e del glucosio. Invece, l’isomaltulosio presente funge da prebiotico favorendo la crescita di Lactobacillus acidophillus, Lactococcus lactis e Saccharomyces cerevisae, batteri utili per un microbioma intestinale sano.
Il miele ha anche proprietà farmacologiche, come effetti antinfiammatori e antitumorali, un effetto antiobesogenico e protegge dai radicali liberi e le malattie legate all’invecchiamento.
Come in molte cose, vale il principio della moderazione. Le dosi quotidiane raccomandate sono le stesse che valgono per lo zucchero aggiunto totale. Secondo l’Oms circa 25 grammi al giorno. Gli esperti infatti sottolineano che le componenti del miele funzionano “a soglia”. Nelle giuste quantità portano benefici, ma esagerando si riduce l’impatto dei componenti buoni e aumenta quello degli zuccheri semplici classici (cioè il glucosio e il fruttosio).