Covid, una nuova ondata a novembre a causa della variante BQ1
Da Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema), arriva un allarme. L’esperto ha detto che «nelle prossime settimane è prevista una nuova ondata» di casi Covid «legata a nuove sottovarianti di Omicron». Insomma, un forte richiamo all’attenzione, perché «la pandemia non è ancora finita”. La domanda che molti si pongono è se l’immunità raggiunta con i vaccini e con le infezioni ci aiuterà a difenderci da questa nuova ondata. Intervenuto nei giorni scorsi ad un dibattito organizzato dall’Ordine dei Medici di Napoli, il professor Francesco Vaia (Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani), ha rassicurato sul fatto che affronteremo i mesi invernali con «una protezione molto performante, grazie alla campagna vaccinale e all’immunità data dai contagi. Questa immunità ibrida ci proteggerà moltissimo, dobbiamo andare avanti senza catastrofismi e con una vaccinazione di richiamo che dev’essere annuale».
MUTAZIONI
A complicare le cose potrebbero essere le nuove varianti rilevate. La scorsa settimana è stata identificata la variante di Omicron BQ1 in almeno 5 Paesi d’Europa e l’Ecdc prevede che la variante BQ1 e la sua sottovariante BQ1.1 diventeranno i ceppi dominanti da metà novembre all’inizio di dicembre. Impossibile dire al momento quanto questa variante sarà più trasmissibile o se causerà una malattia più grave rispetto alle varianti BA4 e BA5, ma quello che si sa è che ha una maggiore capacità di sfuggire all’immunità conferita dalla vaccinazione, dall’aver contratto il Covid o dagli anticorpi monoclonali disponibili.
LE VACCINAZIONI
Intanto, i medici sono concorsi sulla necessità di ricorrere al vaccino anti Covid per i soggetti fragili e quanti hanno più di 60 anni. Per quanto riguarda i vaccini per i bambini, l’Ema raccomanda di vaccinare principalmente i piccoli con malattie di base per proteggerli dal ricovero e da eventuali gravi complicazioni. Nei più piccoli il rischio è anche quello della cosiddetta sindrome infiammatoria che è legata ad una risposta iper infiammatoria scatenata a seguito del contatto con un virus, principalmente il Sars-CoV-2, in soggetti predisposti geneticamente.