Fumo, alcol e cattiva alimentazione nemici della fertilità maschile
La fertilità varia da persona in persona, tra donne e uomini, e cambia anche nel tempo nel medesimo individuo, a seconda dell’età e dello stile di vita. Nelle donne, la fertilità è legata all’età: con il passare degli anni la riserva ovarica diminuisce, fino ad arrivare al completo esaurimento con la menopausa. Nel caso degli uomini, invece, le capacità riproduttive sono maggiormente influenzate da fattori esterni, come cattive abitudini, sostanze tossiche, tabacco, alcool, ecc.
La dottoressa Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione, Responsabile del Centro IVI Roma, chiarisce i dubbi su questo tema, spiegando alcuni concetti chiave relativi alla fertilità. “Trattamenti chemioterapici, interventi chirurgici, tabacco, consumo di alcol o droghe, anabolizzanti, alimentazione, stress, tossine… tutto ciò che può produrre disfunzioni ormonali influisce sulla fertilità“, ha specificato la dott.ssa Galliano, “ma, soprattutto nelle donne, l’età è un fattore determinante. In Italia, per ragioni sociali, le donne iniziano a cercare la prima gravidanza, in media, dopo i trentadue anni; mentre il picco della fertilità si raggiunge intorno ai 25 anni. La maggior parte delle donne non è consapevole del fatto che dopo i 35 anni la qualità e la quantità degli ovuli diminuisce. La diminuzione della qualità dello sperma è dovuta molto probabilmente più a fattori ambientali quali inquinamento, cattive abitudini, stress, fattori socio ambientali in generale”.
“Per tutte queste ragioni” ha affermato Daniela Galliano, “raccomandiamo un check-up della propria fertilità non appena si capisce di volere un figlio. In particolare, in caso di coppie sotto i 35 anni è bene rivolgersi ad un centro specializzato dopo aver cercato la gravidanza per un anno. Mentre, per le coppie al di sopra dei 35 anni, consigliamo di rivolgersi a un esperto dopo 6 mesi di tentavi non andati a buon fine. Inoltre, è bene tener presenti una serie di segnali che possono indicare delle anomalie”.
“Le donne a volte sottovalutano segnali come cicli irregolari, diradati nel tempo. In questi casi, è importante recarsi subito da uno specialista, informarsi, prendere decisioni consapevoli. Le donne possono essere soggette a diverse patologie che, se affrontate in tempo, non precludono una futura maternità. La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) si può diagnosticare facilmente durante l’adolescenza e un cambiamento nello stile di vita può fare la differenza. L’endometriosi è una patologia che può richiedere anni per essere diagnosticata, perché il sintomo caratteristico, cioè un ciclo molto doloroso, rischia di essere sottovalutato”. Dopo aver effettuato tutti i controlli e acquisito le informazioni necessarie, si possono prendere le dovute decisioni. “In caso di diagnosi sfavorevoli” ha continuato la dottoressa, “la scelta migliore è condurre uno stile di vita sano e procedere alla preservazione della fertilità, attraverso la crioconservazione degli ovociti, il prima possibile. Anche gli uomini dovrebbero crioconservare il proprio liquido seminale, dato che si tratta di una procedura molto semplice che assicura la possibilità di utilizzare, in futuro, i propri gameti per diventare genitori”.
“Chiaramente oggi disponiamo di numerose tecniche per la fecondazione assistita” ha concluso Daniela Galliano, “da quelle più semplici, come il monitoraggio del ciclo e l’inseminazione artificiale, idonee per pazienti giovani con problematiche non gravi; alle tecniche più avanzate. La fecondazione in vitro si rivolge alle coppie che hanno problemi più complessi di infertilità, come scarsa qualità del liquido seminale oppure tube non permeabili”.
“Per conoscere lo stato della propria fertilità –conclude la specialista – è consigliabile rivolgersi a centri specializzati. I primi test da effettuare sono: un’ecografia pelvica, un esame del sangue ormonale e un’analisi del liquido seminale. Quindi, a seconda delle alterazioni riscontrate, si procede all’esecuzione di esami più approfonditi. Durante la prima visita il medico considera fattori come l’età, l’ormone anti-Mülleriano e i risultati degli esami su tiroide, vitamina D, clamidia; oltre che test delle tube, test genetici, test specifici in caso di aborti ripetuti o i risultati di una consulenza genetica sulla coppia”.
“Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie” ha continuato la dott.ssa Galliano, “si pianifica il tipo di trattamento. Questo processo dura circa tre settimane. Tra la prima e la seconda settimana viene eseguita una prima diagnosi, essenziale per identificare l’idonea tipologia di percorso da intraprendere”.