Intolleranze immaginarie: quando le esclusioni fanno più danni
L’intolleranza al glutine e quella al lattosio si scatenano per meccanismi ormai ben identificati. Tuttavia, c’è la tendenza a escludere determinati alimenti senza avere conferma dell’esistenza di un disturbo. Molti test disponibili in commercio non sono scientificamente attendibili, ecco perché gli esperti mettono in guardia dal rischio di rinunciare senza ragione ad alcuni cibi con il pericolo di andare incontro a carenze. Ad oggi, le uniche intolleranze alimentari riconosciute scientificamente sono l’intolleranza al lattosio e l’intolleranza al glutine. Entrambe vengono diagnosticate mediante test specifici dallo specialista gastroenterologo. Un discorso a parte meritano le allergie alimentari, la cui diagnosi viene effettuata attraverso test cutanei e/o sierologici e che prevedono, come nell’intolleranza al lattosio e nella celiachia, l’esclusione dell’alimento della dieta. Anche in questo caso è però necessaria una valutazione specialistica allergologica per la definizione dell’iter diagnostico e terapeutico. Se si sospetta di non tollerare un alimento è sempre opportuno rivolgersi al medico. Alcune intolleranze hanno basi biologiche per le quali però non ci sono test diagnostici specifici e di cui sono ignote le cause, che vanno da alterazioni enzimatiche a condizioni individuali che modificano la capacità digestiva. I sintomi sono spesso sfumati e solo gastrointestinali.
Intolleranze immaginarie, quali rischi
C’è un esercito di «intolleranti immaginari» in Italia che cresce al ritmo del 10 per cento l’anno. Secondo le stime sono otto milioni gli italiani che senza avere una reale intolleranza hanno deciso di escludere determinati alimenti dalla loro dieta, perché li ritengono responsabili del mancato dimagrimento. Infatti, i test non validati per le allergie e le intolleranze alimentari risultano positivi nove volte su dieci, ma non hanno attendibilità diagnostica. Questo può spingere a fare scelte drastiche e adottare diete fai-da-te spesso squilibrate e dannose. L’unica strada per non correre rischi è rivolgersi ad un professionista. Per quanto riguarda i disturbi, se l’apparato digerente non funziona bene per qualsiasi motivo, si possono avere sintomi anche a prescindere da ciò che si mangia. Il cardine per la diagnosi è la ripetitività del disturbo, nel caso delle ipersensibilità ad additivi, al nichel o ad alimenti vari. Se i sintomi si ripresentano sempre dopo un certo prodotto il sospetto è elevato. Gli unici test specifici ad oggi sono quelli per il lattosio e il glutine, per gli altri deve essere seguito un protocollo di esclusione sotto la guida di un professionista.