Cancro al colon, l’eccellenza del Policlinico San Marco
Una diagnosi di cancro del colon retto non è una sentenza definitiva, oggi esistono tecniche chirurgiche mininvasive che possono eliminare completamente il tumore, anche con procedure e tecnologie che aiutano i chirurghi a individuare tutti i linfonodi coinvolti. A fare la differenza è però la capacità di una struttura sanitaria di garantire al paziente una presa in carico globale, con un iter completo di diagnosi, cura e terapia del tumore del colon retto nel quale siano coinvolte le migliori professionalità oltre, come detto, a tecnologie d’avanguardia e terapie moderne. In questo senso si distingue l’Unità operativa complessa di Chirurgia Generale e Oncologica e del Centro di Chirurgia laparoscopica avanzata del Policlinico San Marco diretta dal professor Stefano Olmi. Negli ultimi anni, infatti, il professor Olmi ha sviluppato tecniche innovative in questo settore e la chirurgia del Policlinico si è specializzata nell’utilizzo della laparoscopia. «Si tratta di una tecnica ormai consolidata – spiega Olmi – ma non sempre in Italia proposta a tutti i pazienti candidabili. Ci consente grande accuratezza e minima perdita di sangue lavorando attraverso piccoli “fori”, grazie a una telecamera con tecnologia 4 K che ingrandisce e magnifica le immagini e a strumenti estremamente avanzati. Alla chirurgia si associano inoltre terapie mediche chemioterapiche e radioterapiche che verranno eseguite prima o dopo la chirurgia, in relazione allo stadio, localizzazione del tumore, età e condizioni cliniche del paziente».
LAPAROSCOPIA
Molti i vantaggi dell’approccio laparoscopico che, rispetto alla chirurgia “open”, garantisce un minor dolore postoperatorio, una più veloce ripresa della funzionalità dell’apparato gastroenterico. Ma anche una rapida ripresa della normale attività del paziente, oltre all’assenza delle infezioni della ferita e, nel caso di patologie tumorali, la possibilità di preservare le difese immunitarie in modo da poter iniziare immediatamente le cure oncologiche necessarie. Tutto questo si traduce in salute e maggiori possibilità di superare la malattia. Un vantaggio non da poco vista l’incidenza del tumore del colon retto. Stando alle ultime rilevazioni disponibili, infatti, in Italia il tumore del colon-retto è la seconda neoplasia per incidenza nelle donne (con 17.000 nuovi pazienti ogni anno) e la terza per gli uomini (con 20.000 nuovi casi ogni anno)
IMMUNOFLUORESCENZA
Se la chirurgia laparoscopica è il miglio approccio nell’ottica di un intervento poco invasivo, un’altra arma oggi disponibile è l’immunofluorescenza: un dispositivo che, attraverso l’iniezione nella zona su cui si interviene di una sostanza chiamata Verde Indocianina che colora di verde il circolo sanguigno, permette di evidenziare e quindi asportare tutti i linfonodi, controllare la vascolarizzazione dei segmenti di intestino e prevenire la comparsa di fistole. «I vantaggi sono veramente tanti – conferma il professor Olmi – grazie al colorante riusciamo ad individuare tutti i linfonodi sede di metastasi tumorale ed eliminarli in modo radicale. Altro vantaggio è che il colorante Verde Indocianina, mettendo in evidenza i vasi sanguigni, ci dice se gli estremi dell’intestino sui quali andiamo ad intervenire sono ben vascolarizzati e possono essere quindi uniti senza che si vada incontro ad un problema che poi sfocerà in una colostomia». Non a caso l’Unità operativa complessa diretta dal professor Olmi ha operato un gran numero di pazienti anziani evitando di sottoporli a colostomia, che purtroppo è invece molto frequente in altre strutture.
COVID
Aspetto importante dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Generale e Oncologica e del Centro di Chirurgia laparoscopica avanzata del Policlinico San Marco, è poi quello di essere ormai da tempo “Covid free”. Un risultato reso possibile dai serratissimi controlli posti in essere su pazienti e personale, che oggi è interamente vaccinato. Questo ha permesso all’Unità operativa di andare avanti nei trattamenti e nelle diagnosi nonostante tutto, garantendo il rispetto dell’imperativo fissato dal professor Olmi: far ruotare l’assistenza e l’organizzazione delle cure attorno al paziente, così da garantirne non solo la salute ma anche il benessere.