Nel futuro si potrà leggere il pensiero. Lo studio
L’idea di poter leggere il pensiero riporta ai film di fantascienza più famosi, eppure la scienza negli ultimi anni sta facendo grandi avanzamenti nel campo della decodifica dei pensieri. Lo dimostra il risultato cui sono arrivati i ricercatori di uno studio pubblicato a maggio su Scientific Report (Nature): gli studiosi sono stati in grado di fotografare il pensiero che crea le frasi eliminando il suono delle parole, ovvero decodificare il codice neurale delle strutture del linguaggio umano. Lo studio potrebbe, in futuro, aiutare chi non riesce a comunicare a parole.
Coordinatore dello studio è Andrea Moro, professore di linguistica presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia. L’esperimento ha permesso di trovare dei correlati elettrofisiologici (una sorta di codice elettrico) delle strutture grammaticali di base, usate per formulare le frasi indipendenti dal suono, e avvicinarsi così alla struttura neurobiologica del linguaggio umano.
Leggere il pensiero: lo studio e gli scenari futuri
I risultati dello studio pongono le basi per costruire strumenti che aiutino a risolvere i problemi clinici di pazienti che non riescono più a parlare in modo normale. In altre parole, in futuro, le parole pensate potrebbero essere “catturate” e trasmesse a dispositivi in grado di rendere il pensiero suono. Durante la ricerca, per decodificare le frequenze elettriche della sintassi, sono stati coinvolti nell’esperimento 23 pazienti epilettici resistenti alle terapie, senza danni neurologici, ricoverati all’Ospedale di Niguarda a Milano, già sottoposti a impianto di elettrodi cerebrali allo scopo di intercettare i focolai generatori di crisi epilettiche ed eventualmente ricorrere alla terapia chirurgica dell’epilessia. L’analisi elettrofisiologica cerebrale dei pazienti coinvolti, sottoposti a stimoli linguistici, ha permesso di raggiungere i risultati. Lo studio è firmato da ricercatori dell’Humanitas, della Scuola Universitaria Superiore Iuss di Pavia, della Scuola Sant’Anna di Pisa, dell’Ospedale Niguarda di Milano e del Politecnico di Losanna.