Ascensori, pc e telefonini: quei contatti pericolosi
«Teniamoci distanti oggi per abbracciarci più forte domani». L’appello partito dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, viene rilanciato da ogni ospedale d’Italia. Ma quali consigli si possono dare a chi lavora in un momento così difficile? Prima di tutti si sono mossi intuendo la portata del problema, quando ancora la parola pandemia era un tabù, i medici del lavoro. Lo spiega la presidente della Società italiana di medicina del lavoro e professore ordinario all’Università di Messina Giovanna Spatari: «Abbiamo colto i segnali e ci siamo attrezzati. Ma il problema principale è stato che le persone non erano pronte: non avevano consapevolezza del problema. Il nostro impegno è stato anche quello di far capire che le precauzioni sanitarie, finalizzate a contenere la circolazione del virus, non potevano valere solo per gli ambiti lavorativi, ma dovevano essere utilizzate anche nei contesti familiari».
Un messaggio difficile da far passare, quando ancora il pericolo del virus sembrava lontano. Così chi rispettava le distanze a lavoro, poi si ritrovava in ambienti pubblici o privati affollati. Ma, spiega Spatari, non è tardi, «ora più che mai siamo chiamati a un’enorme responsabilità. Ciascuno deve fare la sua parte». Per le aziende questo significa «agevolare l’applicazione delle norme che sono state poste a tutela della sanità pubblica. Si pensi allo smart-working, dove possibile, al rispetto delle distanze delle postazioni di lavoro, alla sanificazione dei locali e così via». Proprio in questo contesto il ruolo del medico del lavoro è centrale, da svolgere in sinergia con tutte le altre figure deputate alla prevenzione del rischio.
Più nel dettaglio, Andrea Magrini (ordinario di medicina del lavoro all’Università Tor Vergata di Roma) ricorda che la trasmissione del virus avviene tramite le goccioline di saliva, che possono investirci direttamente o che possono contagiare attraverso il contatto con superfici infette. «Questo secondo aspetto – dice Magrini – è molto sottovalutato. Non possiamo azzerare il rischio, ma possiamo ridurlo di molto». Ecco perché il consiglio è di «disinfettare accuratamente pc, tablet o smartphone. Sono strumenti che adoperiamo di continuo e che possono tenderci una trappola inattesa». Non meno pericolose sono le maniglie delle porte e i tasti degli ascensori. «Bene lavare le mani e usare gel disinfettante». Magrini considera, invece, meno utili i guanti monouso al di fuori degli ambenti sanitari: «Si contaminano e dovrebbero essere sostituiti di continuo, ma chiaramente non è possibile. Al limite, possono servire a ricordarci di non portare le mani al viso, al naso o alla bocca. I guanti sono invece indispensabili se si deve prestare assistenza a chi certamente è positivo al virus». Il medico consiglia di evitare, per quanto possibile, i mezzi pubblici, dove i poggiamano sono evidentemente un rischio. «Meglio spostarsi in moto o in auto».
Tra le cose più difficili, scardinare le abitudini come quella di fermarsi al distributore in ufficio per un caffè, una bibita o uno snack. Quanto ai condizionatori d’aria degli uffici, Magrini spiega che «non ci sono evidenze rispetto a problemi causati da questi impianti. Comunque, è sempre bene favorire una buona areazione aprendo le finestre».
Fonte: Il Mattino – Speciale Salute & Prevenzione