Sfida lo Stretto di Messina contro l’ictus: l’impresa di Alberto Sassoli
Mercoledì, 12 giugno, le condizioni meteomarine dello Stretto di Messina erano davvero pessime, con venti di scirocco, forti correnti e gorghi improvvisi. “Da tempo non si vedeva un mare così difficile” – raccontano gli organizzatori e la gente del posto. Eppure, l’impresa di Alberto Sassoli, professionista e nuotatore genovese, e di altri 30 ardimentosi compagni di nuotata, si è compiuta, nonostante le difficoltà e la temperatura dell’acqua intorno ai 18 gradi. Partito da Capo Peloro (Messina) alle 10:45, Alberto Sassoli ha toccato la spiaggia calabrese di Cannitello davanti a tutti, dopo 1 ora e 20 minuti, superando una distanza di 4,2 chilometri (che significa circa 1 chilometro in più di bracciate, proprio a causa delle cattive condizioni del mare).
Chi è Alberto Sassoli che ha affrontato il mare per ricordare i pericoli dell’ictus
Alberto Sassoli, 46 anni, genovese, Customer Service Representative presso Boston Scientific Italia dal 2006, è un grande appassionato di nuoto, sport che ha scandito fasi importanti della sua vita e lo ha visto gareggiare agonisticamente sin da bambino, approdare alla pallanuoto, diventare bagnino di salvataggio e, quindi, istruttore di nuoto e allenatore federale di pallanuoto. Questa traversata dello Stretto, però, ha un altro obiettivo: ricordare la madre di Alberto, scomparsa a causa di un ictus, la traversata è stata organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione di questa patologia grave che in Italia registra, ogni anno, 150mila nuovi casi, con un tasso molto elevato di invalidità. Si calcola, infatti, che gli invalidi permanenti a seguito di un ictus siano oggi più di un milione. Lavorando da più di 10 anni in Boston Scientific – multinazionale che opera nel settore dei dispositivi medici e che ha dato a questa iniziativa il proprio “sostegno non condizionato” – Alberto sa bene quanto si possa fare per la prevenzione e il trattamento di questa patologia, ma anche quanto ci sia ancora da fare per stimolare l’attenzione del pubblico.
Per questo, e per fare arrivare a quante più persone possibili un messaggio forte, Alberto Sassoli ha affidato la propria testimonianza ad A.L.I.Ce. Italia Onlus, Associazione Italiana per la Lotta all’Ictus Cerebrale.
L’associazione
Grazie alla struttura territoriale che copre in modo capillare l’intero Paese, A.L.I.Ce. ha sostenuto questa iniziativa allestendo in prossimità della partenza un desk informativo presso cui un teamdi neurologi e di emodinamisti ha effettuato per l’intera giornata test medici gratuiti ai presenti, misurazioni della pressione arteriosa, controlli sulla Fibrillazione Atriale, elaborazione di schede del rischio da consegnare al medico curante, distribuzione di materiale informativo sulle terapie disponibili, da quelle farmacologiche ai nuovi dispositivi per la chiusura dell’auricola sinistra del cuore. Nove i medici coinvoltiche, per l’occasione, hanno prestato la loro opera volontaria, mettendo a disposizione la loro professionalità per la popolazione presente.
“Nonostante le statistiche ci dicano che, nel nostro Paese, i casi di ictus cerebrale sono diminuiti nel corso degli ultimi anni, ci troviamo comunque di fronte ad una catastrofe sociale” – dichiara la professoressa Carmela Casella,medico neurologo e coordinatrice regionale A.L.I.C.eSicilia Onlus. “Più persone sopravvivono all’ictus, maggiore è, infatti, la dimensione della disabilità da affrontare”. A sua volta, la professoressa Rosa Musolino – Presidente Onoraria A.L.I.Ce. Messina Onlus– ricorda che “in Italia, sono quasi 1 milione le persone che convivono con le conseguenze invalidanti della malattia, il cui peso – anche se con diversi livelli di complessità – è destinato ad aumentare anche per via dell’invecchiamento della popolazione”.
“L’ictus cerebrale – commenta infine la Dottoressa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus“è una patologia che comporta un onere gravoso anche dal punto di vista socio-economico, ma che può essere scongiurata nell’80% dei casiattraverso il riconoscimento e il trattamento dei principali fattori di rischio quali fibrillazione atriale, ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, alimentazione non corretta, scarsa attività fisica. È nostro compito, quindi, sensibilizzare la popolazione, perché prevenire l’ictus è possibile. La nostra Associazione affianca da sempre le persone colpite da ictus con l’obiettivo di creare una rete di contatto e condivisione con chi ha già vissuto la medesima esperienza, fornendo informazioni sia sulla prevenzione primaria, sia sulle opportunità disponibili nelle complesse fasi del post-ictus”.
La fiducia riposta da Alberto Sassoli e da A.L.I.Ce in questa iniziativa è stata ripagata; l’affluenza dei visitatori, gli screening effettuati, i contributi alla raccolta fondi lo testimoniano, riconfermando la necessità di un impegno costante per aumentare la consapevolezza sui rischi dell’ictus, patologia grave, che ha dimensioni e impatto sociale pesanti ma che, con le nuove terapie, si può prevenire, curare, superare e sconfiggere.